domenica 25 marzo 2018

B.R.: "Aldo Moro non rivivrà..."


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Come ogni anno, in un costante e ormai quarantennale crescendo di ipocrisia giornalistica, in questi giorni si celebra il ricordo di una delle più tragiche vicende che hanno attraversato la storia del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi - il caso Moro – con immancabili tentativi di depistaggio per lo più fondati sulla denuncia di improbabili rigurgiti del terrorismo brigatista.

Quest’anno, però, Il disappunto per l’immorale, disgustoso e complice silenzio del servizio pubblico televisivo sugli aspetti più controversi della vicenda è in grande parte lenito dal prezioso contributo del sito di Claudio Messora, Byoblu, con la inquietante e più che autorevole intervista, suddivisa in 5 tappe, al deputato Gero Grassi, autore del libro “Aldo Moro, la verità negata”.

Ascoltare, meditare e diffondere è un’unica cosa, ma soprattutto un dovere!

1° atto – Il politico Aldo Moro
Nel 1974, a Washington, il 25 settembre, Henry Kissinger dice a Moro “Presidente lei deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Presidente, lei o la smette o la pagherà cara, molto cara”.

Dalle minacce del Presidente Usa Harry Kissinger fino all’incrocio tra via Fani e via Stresa a Roma, la strada è breve ma disseminata di angoli oscuri. Oggi non più così scuri

Nella P2 ci sono imprenditori, politici, giornalisti, magistrati, uomini delle forze dell’ordine. Addirittura durante il “Caso Moro” – quindi il 16 marzo/9 maggio – quattro generali dei carabinieri da Milano, Torino, Genova e Roma, con quattro gazzelle e quattro appuntati vanno a “Villa Wanda” ad Arezzo, e quando la Anselmi li interroga (nella “Commissione P2”), loro dicono che sono andati lì per comprare gli abiti della “Lebole” con lo sconto di Gelli. Vengono arrestati in Commissione.

Il 17 marzo, in Italia si apre una disputa storica che permane: trattativa sì o trattativa no? Curioso che quando Cossiga viene interrogato, alla domanda: «Chi è il capo del partito antitrattativista?», risponda: «Eugenio Scalfari di “Repubblica”». E come fai, perché, che c’entra Scalfari? Non lo capisci! Ma Cossiga non parla a vanvera. Cossiga è criptico, ma se dice una cosa ha le sue motivazioni, almeno così a me ha insegnato questa storia del caso Moro. Alcuni dicono Andreotti, che scrive: «Le lettere di Moro sono moralmente irricevibili». E Moro gli risponde dal carcere: «Presidente Andreotti, lei passerà alla triste cronaca. La storia non le appartiene. Lei è un uomo cinico senza mai un momento di umana pietà»

“La morte di Moro non è l’omicidio di una persona soltanto, ma di un’idea di Stato e di mondo. Moro non è stato ucciso solo quel 9 maggio: viene ucciso ogni qualvolta, a tutti i livelli, dalle sedi pubbliche a quelle private ed anche a quelle istituzionali, non si ha il coraggio di ricordare che quest’uomo venne assassinato da quelli che per quarant’anni hanno oscurato la verità ingiustamente. Parliamo di organi dello Stato che si sono preoccupati di chiudere la stagione del terrorismo con una verità, da raccontare agli italiani, che non esponesse il paese al disamore verso la giustizia e verso la verità, preferendo quella “possibile” a quella… “vera”. 

Adriano Colafrancesco

Risultati immagini per sfregio alla tomba di moro


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Commento di Marinella Correggia: Sulla vicenda Moro e l'orribile quadrilatero BR-SISMI-CIA-Mafia http://popoffquotidiano.it/2018/03/16/fantasma-moro-si-agita-ancora-sui-misteri-ditalia/

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