mercoledì 4 ottobre 2017

Viterbo - Santa Rosa, la beata gabbata, santa per equipollenza


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Viterbo – Le feste di Santa Rosa sono ormai alle spalle, ed è giunto il momento della riflessione sul culto e sulle manifestazioni di fede, che tutti i viterbesi rivolgono alla loro amata Santa, che per quanto riguarda le procedure canoniche, è sempre relegata in sala di aspetto. Sono passati ormai vari anni da quando scrissi una lettera indirizzata a Papa Francesco, per sollecitare l’iscrizione della nostra protettrice nel Catalogo dei Santi (senza peraltro ottenere alcuna risposta). Successivamente feci continue richieste in tal senso al Vescovo Lorenzo Chiarinelli, e poi al suo successore Lino Fumagalli. 

Adesso, sembra che finalmente qualcosa si muova per la nostra Patrona. Infatti, per sanare la situazione canonica della nostra Santa, non essendo necessario un nuovo processo, si può ricorrere alla formula di “santità per equipollenza”. Nei fatti, il Centro Studi S. Rosa che ha già trascritto il Processo di Canonizzazione di S. Rosa, voluto da Papa Callisto III nel 1457, è all’opera costantemente per studiare tutta la documentazione conservata nel Monastero e altrove. 

I risultati saranno di grande utilità per comporre la “positio” canonica della nostra Santa, da presentare alla Congregazione dei Santi, per “mettere a posto le carte”.

Le notizie in nostro possesso ci dicono che adesso manca solo che il vescovo di Viterbo, Lino Fumagalli, inoltri una richiesta formale alla Congregazione dei Santi, per l’avvio del processo di equipollenza. 

La Congregazione potrà così istruire il fascicolo, nominando un postulatore, al quale sarà affidato il compito di redigere tutti i documenti necessari per il completamento della prassi canonica. Nella sua opera De Servorum Dei beatificazione et de Beatorum canonizatione , Benedetto XIV ha formulato la dottrina sulla canonizzazione equipollente, alla quale si ricorre quando il Papa estende precettivamente a tutta la Chiesa il culto di un servo di Dio, non ancora canonizzato, mediante l’inserimento della sua festa, con messa e ufficio, nel Calendario della Chiesa universale (Martirologio Romano).

In questo atto pontificio — scrive Fabijan Veraja nel suo libro Le cause di canonizzazione dei santi (Libreria Editrice Vaticana, 1992) — Benedetto XIV ravvisa gli estremi di una vera canonizzazione, cioè di una sentenza definitiva del Papa sulla santità del servo di Dio. Questa sentenza, però, non è espressa con la solita formula di canonizzazione, ma mediante un decreto obbligante tutta la Chiesa a venerare quel servo di Dio con il culto riservato ai santi canonizzati.

Nel recente Papa Francesco, in seguito alle numerose suppliche presentate alla Santa Sede da vescovi e superiori francescani, ha proceduto alla canonizzazione equipollente della beata Angela da Foligno (1248-1309) . Per tale canonizzazione, secondo la dottrina di Benedetto XIV, si richiedono tre elementi: Il possesso antico del culto; la costante e comune attestazione di storici degni di fede sulle virtù o sul martirio; la ininterrotta fama di prodigi.

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Santa Rosa a giudizio degli esperti del Centro Studi omonimo, risponde perfettamente a questi requisiti (che sono sotto l’occhio di tutti), e quindi probabilmente presto, potremo vedere colmata questa grave lacuna, che la vede ancora esclusa dal Catalogo dei Santi. Un altro aspetto che sarebbe molti importante da rivedere, visto che la Congregazione dei Santi esaminerà la pratica, è il giorno dell’iscrizione. 

E’ bene sapere che il sei marzo, suo dies natalis, è una data che nasce solo da una supposizione. Infatti, non si trova scritta in nessun documento. Invece sarebbe da preferire la data del quattro settembre, giorno in cui nel 1258, Papa Alessandro IV ordinò la traslazione del sacro corpo, che guidò personalmente, dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio, al Cenobio di San Damiano, perché esistono bolle papali che l’affermano. Inoltre per tradizione secolare, il popolo e la città di Viterbo, hanno sempre festeggiato Santa Rosa, il 4 settembre.

Tra l’altro, si può tranquillamente postulare, che alla solenne processione della traslazione abbia partecipato anche il famoso Capitano del Popolo Raniero Gatti. Infatti, da una sua deposizione fatta ai magistrati viterbesi nel corso del processo di Selva Pagana, leggiamo tra l’altro questa frase: “…nel periodo 1257-1258 nulla poteva essere fatto in Viterbo, senza il mio ordine”. A maggior ragione, un personaggio rappresentativo come Raniero Gatti, non poteva mancare in una processione che vedeva la presenza del papa Alessandro IV, e di quattro cardinali.


Giovanni Faperdue 

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