venerdì 29 settembre 2017

Italia obbediente si adegua alle richieste USA di aumentare la spesa militare al 2% del PIL. Altri soldi rubati al sociale per accontentare le mire egemoniche di Trump


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In occasione della visita di Trump a Roma del 24 maggio 2017 provai a mostrare anche un cartello con la scritta "L' Italia dica no al riarmo chiesto da Trump". Potete vedere  nel video la scritta su un cartello celeste nel video della Polizia di Stato dopo il sequestro: https://youtu.be/EKkKy1Wuk9M

Il giorno successivo si sarebbe svolto a Bruxelles un incontro di Trump con i paesi NATO e il presidente USA avrebbe chiesto che gli alleati  portassero le loro spese militari al 2% del PIL come promesso da tempo.

Il giorno 26 settembre 2017 nella Commissione Difesa della Camera D'Arienzo, relatore PD sul bilancio 2016 della Difesa e sulle previsioni per il 2017, ha proposto alla commissione di invitare il governo ad aumentare le spese militari al 2%. 
Di seguito il dibattito (?) nella Commissione Difesa sull' aumento delle spese militari al 2%. Sinistra Italiana e M5S addirittura non hanno detto una parola su questo tema, forse assenti o disinteressati.

Marco Palombo

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P.S.  Nella nuova formulazione D'Arienzo chiede solo di "Affrontare il tema delle spese militari" , ma ricordando che "sono attualmente il 1,..% mentre l' Italia si è impegnata a portarle al 2%". Dal resoconto pubblicato sul sito si capisce un cosa diversa da quella scritta effettivamente nel documento approvato dalla Commissione Difesa.  "è necessario affrontare il tema delle spese militari, che nel 2016 ammontano all'1 per cento del PIL, ma che, per rispettare gli impegni formali sottoscritti in sede NATO, dovrebbero attestarsi al 2 per cento del PIL entro il 2024"

M.P.

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Interventi: 

Massimo ARTINI (Misto-AL-TIpI) manifesta perplessità sulla formulazione letterale dell'osservazione riferita all'incremento delle spese militari in vista del raggiungimento dell'obiettivo fissato in sede NATO del 2 per cento del PIL.
  Rileva, infatti, che per raggiungere l'obiettivo del 2 per cento del PIL l'Italia dovrebbe incrementare la propria spesa militare di un valore molto elevato in termini assoluti, portandola a cifre che in Europa sono uguagliate soltanto dal Regno Unito e dalla Francia. Analogo discorso può farsi per la Germania, che dovrebbe aumentare la propria spesa, secondo stime approssimative, di 100 miliardi di euro. È, a suo giudizio, più corretto, invece, considerare anche altri parametri per valutare l'impegno di un Paese e il suo contributo al sistema di difesa internazionale: da una parte ponderando le spese militari in valore assoluto; dall'altra, considerando anche gli impegni dei vari Paesi nei teatri di crisi e la partecipazione a missioni internazionali. Serve, in altre parole, una valutazione non meramente quantitativa, ma anche qualitativa.
  Carlo GALLI (MDP) esprime un giudizio assai critico sulla proposta di relazione del relatore, sottolineando la genericità e la vaghezza dell'osservazione sull'incremento delle spese militari. Rileva, in particolare, che non viene detto nulla sulla maniera in cui dovrebbe essere impiegata la spesa militare aggiuntiva e sulle modalità con le quali articolare tale incremento.Pag. 80Ritiene inoltre che non sia consono al ruolo della Commissione esprimersi in termini così vaghi e semplicistici. Preannuncia pertanto il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta del relatore.

  Vincenzo D'ARIENZO (PD)relatore, sottolinea come l'osservazione cui si è fatto riferimento evidenzi semplicemente la necessità che l'Italia rispetti l'impegno assunto a livello internazionale in sede NATO: vale a dire quello di raggiungere entro il 2024 l'obiettivo di destinare alla spesa militare un importo pari al 2 per cento del PIL nazionale. Si tratta di un impegno confermato negli ultimi anni dai diversi Governi che si sono succeduti. Se non si ritiene possibile o giusto raggiungere l'obiettivo, occorre che il Governo si attivi nelle sedi internazionali per svincolarsi dall'impegno già sottoscritto. In ogni caso, riformula la propria proposta di parere, per fare riferimento non più alla necessità di «incrementare» le spese militari, ma a quella di «affrontare il tema delle» spese militari.


giovedì 28 settembre 2017

L'Italia è salva? Sì, col cappio...


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... resta difficile non condividere le recenti affermazioni di Pietrangelo Buttafuoco che parla, testualmente di “sistema dell’informazione abominevole”, ma, soprattutto, si ha l’esatta misura del decadimento morale e politico del nostro  Paese col cappio al collo imposto da una casta di governanti, tali, solo per concessione di poteri prevaricatori sovranazionali.

Proprio così: una casta di governanti, spesso autoeletti, che sta lì dove sta per concessione di poteri prevaricatori ed estranei, per non dure avversi, agli interessi del nostro Paese!

Forse non tutti sanno – per fare un solo esempio - che Francia e Germania hanno, la prima nella sua costituzione e la seconda nella giurisprudenza della sua corte costituzionale, elementi di tutela che impediscono disposizioni europee contrarie ai loro rispettivi principi e interessi nazionali.

L’Italia, per contro, col nuovo testo dell’art. 117 della Costituzione (*) - che recita testualmente “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea e dagli obblighi internazionali” - ha una norma che la pone in una situazione di subordinazione passiva alla UE, nonché di inferiorità alla Francia e alla Germania.

Una norma che, mentre sottopone il legislatore a vincoli inderogabili - vero e proprio cappio della Unione Europea - è in evidente contrasto con l’art. 11 della Costituzione, laddove dice che “L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni” e tradisce palesemente uno dei suoi Principi Fondamentali.

Ma di tutto questo neanche il talk più intraprendente, traghettato insieme ai vari Giannini e Zoro de’ noantri dalla Rai alla tivvù del Cairo, contentino mediatico per i palati più fini, parla!

Guai a entrare davvero nel merito dei problemi, a dir poco drammatici, nei quali i Paese sprofonda!

La mistificazione, fondata sull’omissione di servizio pubblico, è ormai regola ferrea e inderogabile! Nel sistema televisivo pubblico, per definizione, spregiudicatamente e sfrontatamente, in quello privato senza ritegno e peggio ancora, subdolamente, come è il caso de La7

Adriano Colafrancesco



(*) Riforma Napolitano-Renzi-Boschi-Verdini, modifica dell’art. 117: Costituzione e vincoli europei diventano tutt’uno

martedì 26 settembre 2017

Emigrazione ed immigrazione inutili e dannose


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L'attuale forte emigrazione dall'Africa all'Europa deve cessare,
ogni Stato europeo deve inviare una commissione economica ad uno Stato africano per ricostruirne l'economia

Ci sono infatti due tipi prevalenti di emigrazione che gravano attualmente sull'Europa, e in particolare sull'Italia:
quella causata da guerre e massacri, come in Siria e un po' in tutto il Medio Oriente;
quella per ragioni economiche, come in particolare in Africa.

Quest'ultima non contribuisce per nulla alla soluzione dell'arretratezza economica africana, ma anzi l'aggrava perché sottrae continuamente forze giovani  e adulte,
le più importanti per la soluzione del problema. E così impoverisce ulteriormente quei paesi.

Il tentativo di bloccare questa immigrazione è già in atto, con gl'interventi sulla Libia e sull'Egitto; e dev'essere corretto e completato.

Solo, però, a patto che l'Italia e l'intera Europa s'impegnino alla soluzione definitiva del problema africano in loco,  attraverso l'istituzione di centri di sviluppo economico in ognuno di quei paesi - in particolare nell'Africa subsahariana.

Sarebbe perciò opportuno un incontro di tutti i paesi europei per decidere questa forma d'intervento, forse anche più accettabile da tutti;
cui dovrebbe seguire poi l'intervento effettivo da parte di tutti, la creazione in loco dei centri di sviluppo economico. Una Commissione europea coordinerà questo intervento di un continente in aiuto dell'altro.

Arrigo Colombo - arribo@libero.it


Movimento per la Società di Giustizia e  per la Speranza
Università del Salento - Lecce, Italy

venerdì 22 settembre 2017

"L'amore con più partner" di Carlo Consiglio - Recensione


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La nostra società è largamente basata sulla famiglia che è, almeno apparentemente, una struttura monogamica. Ma vi sono molte eccezioni, tanto da domandarsi quanto la pretesa monogamia umana sia naturale e quanto sia invece una moda culturale. L'autore, il prof. Carlo Consiglio, ha voluto esplorare le alternative alla monogamia, sia consultando la letteratura che riguarda varie popolazioni umane, sia, essendo uno zoologo, dando un'occhiata al mondo animale. In quest'ultimo vi sono varie soluzioni, tra le quali la monogamia è piuttosto rara. Poiché tutti o quasi i caratteri degli animali sono adattamenti all'ambiente, l'A. ha esaminato vari caratteri morfologici, fisiologici, etologici, psicologici e genetici della specie umana, confrontandoli con quelli dei nostri più vicini parenti (le scimmie antropomorfe). 

La conclusione è stata che molti caratteri quali il dimorfismo sessuale, la grandezza dei testicoli, la presenza di uno scroto bene sviluppato, la grandezza del pene (maggiore che in tutti gli altri Primati), la particolare forma del pene (dilatato all'apice anziché appuntito), il polimorfismo degli spermatozoi (tra i quali alcuni hanno funzione di uccidere o di bloccare spermatozoi di altri maschi), i seni penduli, il volume e densità dell’ejaculato, la velocità e forza degli spermatozoi, l'ovulazione nascosta nella donna (caso rarissimo tra i mammiferi), l’orgasmo femminile (attraverso cui la donna può regolare il numero di spermatozoi trattenuti), il tappo vaginale, la preeclampsia (patologia che consente l’interruzione della gravidanza), la percezione della somiglianza, la posizione del missionario, le spinte pelviche, la sorveglianza, la masturbazione, lo stupro, la velocità di evoluzione ed il gene dell’infedeltà costituiscono adattamenti alla poligamia e specialmente alla poliandria (rapporto di una femmina con più maschi). 

Si conclude che gli antenati dell'uomo hanno praticato rapporti con più partner per milioni di anni, fino alla recente invenzione dell'agricoltura; probabilmente la scoperta del nesso tra inseminazione e gravidanza ha indotto i maschi ad impedire alle femmine l'accesso a più partner (ma non sempre con successo!).

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(Recensione del libro di Carlo Consiglio: L'amore con più partner, con prefazione di Luigi De Marchi, editore Pioda, Roma)

giovedì 21 settembre 2017

Civitavecchia Capranica Sutri Orte. Avanti con la linea ferroviaria


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Il Vice Ministro dei Trasporti On Riccardo Nencini ha ricevuto il 20 settembre 2017, presso la sede del Ministero in Piazza Porta Pia, una delegazione di comitati,  associazioni e amministratori interessati alla riapertura della linea ferroviaria Civitavecchia CapranicaSutri Orte. Buona la presenza degli amministratori fra questi Il Sindaco di Gallese Danilo Piersanti, l’assessore alla cultura e turismo del Comune di Spoleto Camilla Laureti, Roberto Congedi delegato Comune di Barbarano. Tra i presenti l’on Oreste Pastorelli membro commissione ambiente della Camera dei deputati. Per le associazioni e comitati hanno partecipato Bariletti Gabriele Vice Pres Osservatorio regionale trasporti, per il Comitato ferrovia Chiricozzi Raimondo, Mazzoni Maurizio e Gabriele Pillon, Di Lauro Gianluca Pres Associazione Tuscia in Treno, D’Ottavi Luigi Dirigente avvocatura Comune di Roma, Filosa Aldo e Luciano Lalli AICS Comitato Viterbo. Purtroppo anche alcune assenze per impedimenti come quella del Sindaco di Blera Elena Tolomei e del sindaco di Capranica neo eletto presidente della Provincia di Viterbo Pietro Nocchi .

L’importante riunione è avvenuta dopo l’approvazione all’unanimità della legge 128/2017 sulle ferrovie turistiche dalla Camera e dal Senato.

I comitati e le associazioni  ritenendo l’approvazione della legge un primo passo, hanno chiesto al Vice Ministro dei trasporti, la revoca dei decreti di sospensione della tratta Capranica Sutri Orte e di dismissione della tratta Civitavecchia CapranicaSutri; in secondo luogo la istituzione di un tavolo di lavoro al quale siano invitati a partecipare i Sindaci dei Comuni interessati, i rappresentanti dei Ministeri dei trasporti e dei Beni culturali, la Regione Lazio, l’Interporto Centro Italia di Orte, l’Autorità Portuale di Civitavecchia, Fondazione Fs, RFI , Trenitalia e rappresentanti della soc UIRNET che ha realizzato la Piattaforma logistica nazionale, con la finalità di porre in essere iniziative volte alla riapertura completa della linea ferroviaria al servizio turistico prima quindi merci e viaggiatori;  terzo punto impegno finanziario per procedere alla riapertura per step.

L’on Riccardo Nencini nel condividere le proposte avanzate dai responsabili del comitato ha confermato che saranno necessari nuovi decreti per l’abrogazione dei decreti di dismissione e di sospensione, non dovrebbero però  incontrarsi difficoltà per la loro emissione in quanto ora esiste la legge per le ferrovie turistiche. Ha suggerito al Comitato e agli amministratori presenti di coinvolgere le amministrazioni interessate alla linea nel supportare l’azione che si è deciso di prendere, in maniera che siano ben chiare e comprensibili le motivazioni che fanno divenire prioritaria la ferrovia Civitavecchia CapranicaSutri Orte, al momento della decisione dei finanziamenti per le ferrovie turistiche, che dovrà essere presa. Potrebbe così  essere anche possibile la istituzione di  un laboratorio o tavolo così come proposto dal comitato per programmare la riapertura completa della linea. Il Vice Ministro dei Trasporti ha poi ricordato l’accordo siglato sul quadrato nord-ovest di Roma. Tale documento divenuto legge può vedere l’inserimento a pieno titolo della ferrovia Civitavecchia Orte, in quanto rispondente alle esigenze del trasporto ferroviario. 
Su proposta dei comitati e associazioni il Sindaco di Gallese, Danilo Piersanti ha assunto il compito di promoter per le ulteriori iniziative istituzionali.
I comitati e le associazioni e gli amministratori hanno ringraziato l’on Riccardo Nencini, dichiarando apertamente la loro soddisfazione per le aperture fatte. Il 20 settembre 1870 presso Porta Pia è stata aperta una breccia che ha concretizzato l’utopia risorgimentale portando al compimento dello Stato italiano. Il 20 settembre 2017 presso Porta Pia l’on Nencini ha favorito l’apertura di una nuova fase che rende più attuabile la ferrovia dei “DUE MARI”.
                                                                                                                             
Raimondo Chiricozzi


COMITATO PER LA RIAPERTURA DELLA LINEA FERROVIARIA CIVITAVECCHIA CAPRANICA ORTE
E PER LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA TUSCIA
Tel 0761652027 – 3683065221 email: comitato.civitavecchia.orte@gmail.com Via Resistenza, 3 – 01037 Ronciglione VT

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lunedì 18 settembre 2017

Wikileaks: "Distruggere il pianeta? 200 bombe posson bastare... (quelle che detiene israele)"


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Israele ha 200 testate nucleari: lo scrive l’ex segretario di Stato repubblicano Colin Powell, in una delle sue migliaia di email private hackerate e diffuse da Wikileaks. Il numero è evocato in un messaggio in cui discute con un amico della capacità delle armi nucleari del Paese mediorientale. 

Benché si creda ampiamente che Israele abbia sviluppato testate nucleari alcune decenni fa, il Paese non si è mai dichiarato come Stato nucleare. L’esistenza del suo programma nucleare è considerato top secret dai governi israeliano e americano. Powell, attraverso un portavoce, ha tuttavia riferito all’Ap che si riferiva a stime pubbliche e che la mail è stata scritta dieci anni dopo che ha lasciato il governo, senza ricevere più briefing dell’intelligence su materiali classificati. 

Segretario di Stato dal 2001 al 2005, Powell ha giustificato l’uso di account privati di email con l’inadeguatezza del sistema informatico statale, assicurando comunque di non aver mai ricevuto materiale classificato e chiedendo di fare una distinzione tra il suo caso e quello del server domestico della Clinton dove passava gran parte delle mail legate alla sua attività istituzionale.


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*Israele non ha mai ratificato il Trattato sulle armi nucleari*

*Israele non ha mai ratificato il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e non è soggetto al regime di controllo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica,
(http://www.treccani.it/enciclopedia/agenzia-internazionale-dell-energia-atomica/) pur avendo accettato volontariamente di operare in accordo con i regolamenti di sicurezza della stessa Agenzia. Nell’aprile scorso ha allarmato l’opinione pubblica internazionale la notizia che nel vetusto nucleo di alluminio del reattore nucleare di Dimona, nel sud di Israele, ci sono evidenze di 1.537

imperfezioni. Lo ha rivelato uno studio presentato ad un convegno scientifico a Tel Aviv. I timori per le condizioni del reattore “erano palpabili” durante i lavori dell’assise. Il reattore – che Israele ricevette dalla Francia agli fine degli anni ’50 ed entrato in funzione per la prima volta alla fine del 1963 – per restare in un pezzo unico dovrebbe essere operativo, secondo le stime, per 40 anni. Tuttavia il problema principale è che i reattori di quella generazione hanno il nucleo insostituibile.

Laura Ferrari  

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Mio commentino: “Il fatto è che queste soffiate “hackerate” hanno essenzialmente la funzione di informare i nemici di sion: “State attenti che possiamo distruggervi”. La storia di Sansone e dei filistei si ripete!” (Paolo D'Arpini)

domenica 17 settembre 2017

Kim, zitto zitto, ha vinto! Usa impotenti contro la Corea del Nord


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La Corea del Nord ha messo in ginocchio gli Stati Uniti ed è incredibile come i media italiani si rifiutino di rappresentare i fatti correttamente. La realtà, in estrema sintesi, è che il paese più ricco e potente mai apparso sulla faccia della terra è stato messo in ginocchio da uno dei paesi più poveri, deboli e isolati del mondo.

A causa di una serie di incredibili circostanze internazionali, tutte favorevoli a Kim Jong-un, gli Stati Uniti non possono fare altro che stare a guardare la Corea del Nord mentre sviluppa esultante il suo programma nucleare.

Che gli Stati Uniti siano paralizzati è reso evidente dal comportamento di Trump. Quando la Casa Bianca ritiene assolutamente prioritario abbattere un nemico, scavalca l’Onu e passa all’attacco frontale. Accadde con Saddam Hussein. Ricordiamo che l’invasione dell’Iraq del 2003 avvenne senza l’autorizzazione dell’Onu.
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LA COREA DEL NORD HA MESSO IN GINOCCHIO GLI STATI UNITI

Ben diverso è oggi il comportamento di coloro che guidano la Casa Bianca. A ogni nuovo test missilistico o nucleare, Trump fa due “mosse”, sempre le stesse, nessuna delle quali contempla l’avvio di un’azione militare. La prima mossa è quella di precipitarsi al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per chiedere, con voce supplice, di inasprire le sanzioni. È evidente che Trump chiede l’intervento dell’Onu perché non può difendersi da solo. Quando un uomo forte chiede aiuto agli altri è perché si sente debolissimo. La seconda mossa di Trump è quella di rivolgersi, con voce piangente, a Russia e Cina per chiedere loro di fare qualcosa. È evidente che Trump chiede aiuto a Putin e Xi Jinping perché non può aiutarsi da solo.

Le ragioni per cui Trump non può attaccare la Corea del Nord sono quattro.

La prima è che la Corea del Nord ha una delle artiglierie più grandi del mondo. Con il minimo sforzo, sarebbe in grado di devastare Seul, anche mediante il lancio di bombe chimiche. La seconda ragione è che dispone di circa 60 testate nucleari. In caso di invasione americana, ne lancerebbe almeno una contro il Giappone o contro la base Usa a Guam. La terza ragione è che Cina e Russia sono molto più amiche di Kim Jong-un che di Trump per cui non sarebbero disposte a sparare contro il dittatore nordcoreano e si guardano bene dal prendere misure concrete che possano portare alla sua caduta. Ogni tanto accontentano Trump, introducendo qualche nuova sanzione, ma poi si oppongono all’unica sanzione davvero efficace che sarebbe l’embargo totale del petrolio. La quarta ragione è che la Corea del Nord non è una minaccia così grave per gli Usa o, comunque, non è una minaccia così grande da giustificare una guerra nucleare con milioni di morti. Gli americani sanno che il dittatore nordcoreano non attaccherebbe mai per primo e sanno anche che il suo programma nucleare ha una natura puramente difensiva. Il ragionamento dell’americano medio è semplice e si riassume come segue: “Se noi non attacchiamo Kim Jong-un, lui non ci attaccherà”.

Trump non attacca perché non può attaccare. Non è questione di volontà individuale; è questione di forze oggettive, che sono tutte favorevoli a Kim Jong-un.

Alessandro Orsini

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sabato 16 settembre 2017

Francobolli di stato "anomalo" - L’Italia non c’è più!


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 “l’Italia non c’è più!" disse Giampaolo Pansa...

Non siamo più uno stato! Peggio: siamo ormai un stato privatizzato, che dipende da interessi sovranazionali che, sempre di più, tendono a escludere forme di controllo popolare.  

Non siamo più uno stato e, tantomeno, siamo più una repubblica. Ossia una res pubblica che si cura della cosa pubblica anziché di quella privata. Siamo, a tutti gli effetti: un paese messo in mano a marionette manovrate coi fili dall’alto, capitanate da un capocomico fiorentino più impresentabile dell’ormai bollito cainano di Arcore.

La conferma, inesorabile, semmai ve ne fosse stato bisogno, viene dalle ultime gravi vicende che vedono additati come “eversivi” servitori dello stato, come il colonnello Sergio di Caprio - al secolo “capitano ultimo”, noto alle cronache per la cattura del boss Totò Riina - o il capitano del Noe Giampaolo Scafarto.

I fatti: il 17 luglio la pm di Modena Lucia Musti denuncia Scafarto e il suo ex capo De Caprio al Csm, parlando di due colloqui privati: con De Caprio nella primavera 2015 sul caso Cpl Concordia e con Scafarto nel settembre 2016 sul caso Consip. Definisce (così sembrerebbe, stando ai condizionali delle cronache televisive) i due come “spregiudicati”, in “delirio di onnipotenza” e riporta affermazioni, a loro attribuite, del tipo “Se vuole ha una bomba in mano e può farla esplodere”, “Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi” che di per sé non attestano in alcun modo intenzioni e fini destabilizzatori, ma piuttosto semplici constatazioni.

Tanto, però, basta per scatenare le grida di allarme della quasi totale classe politica che parla di colpo di stato e di complotto anti-Renzi. Tanto avanza per scatenare i tiggì nazionali a rilanciare il presunto scandalo, per mettere in piedi le solite marchette di laude e difesa dell’ex premier, vittima di oscure persecuzioni personal-genitoriali.

A nessuno vengono in mente le domande più ovvie:
·         perché tanto zelo a scoppio ritardato? Perché la pm di Modena non denunciò ai vertici dell’Arma, quasi tre anni fa, quei comportamenti, se davvero li giudicava pericolosi e lesivi per le più alte figure di governo,
·         che interesse avrebbero e per conto di chi, i militari accusati, a mettere in atto azioni destabilizzatrici contro la classe di governo?

Una sola cosa è certa: i nemici dello stato (anzi del non stato) sono certamente infiltrati nelle istituzioni: o nell’arma dei Carabinieri o in Parlamento! E una domanda si impone con forza: viviamo ancora in una Res Pubblica o siamo stati calati nell’abominio di in una Renz Pubblica?

Agli italiani la scelta! Con Di Caprio o con Riina?

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Adriano Colafrancesco

Trapianto di cultura - L'Italia cambia pelle ed anche il cuore...


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Ancona - Proteste di immigrati e buonisti congiunti


Malgrado i provvedimenti previsti da Minniti il trasbordo di immigrati continua ininterrotto.  Nel frattempo il gobierno Gentiloni cerca di far rientrare in calendario la legge sullo Ius Soli. Però consiglierei prudenza, viste le conseguenze che tale legge potrebbe comportare (http://paolodarpini.blogspot.it/2017/09/pd-e-ius-soli-qualcosa-che-dovremmo.html).  

Dalle proiezioni di voto conseguenti  all'istituzione della nuova legge  risulta che il PD andrebbe verso una perdita in voti dal 2 al 5%, che andrebbe ad aggiungersi alla fuga di elettori disgustati dalle politiche vessatorie e disastrose del rottamatore (vaccini, vitalizi, incompetenza, corruzione, banche, disoccupazione, debito pubblico, etc.),   il che significa che il PDrenzi potrebbe anche precipitare, andando a finire nel novero dei "partitini" sotto il 10%. 

Eppure alcuni piddini buonisti  affermano che l'integrazione, con le centinaia di  migliaia di immigrati (ma ormai sono milioni) che attraccano sulle nostre coste, sarà possibile. Anzi che questi "rappresentano il nostro futuro". E portano l'esempio delle popolazioni barbariche che giunsero in occidente verso la fine dell'Impero Romano e furono integrate, dopo un certo periodo di tempo, sia nella cristianità che nella cultura latina. Non sarà così invece per le invasioni odierne di africani e mediorientali intenzionati a tenersi la loro cultura anzi a far cambiare religione usi e costumi agli europei. 

Lo dimostra il fatto che i maomettani, anche dopo due o tre generazioni in Europa, continuano a mantenere le loro tradizioni, continuano a costruire moschee ed a chiedere cambiamenti istituzionali per l'affermazione della loro fede. Iniziando dall'istruzione scolastica, con la richiesta di interruzione di riti tradizionali (natale, pasqua, etc.) e con  la pretesa di introdurre nei programmi educativi l'apprendimento dell'arabo e dei principi "sociali" dell'islam  (sharia, etc.) 

La trasformazione culturale passa anche attraverso il sistema alimentare (halal) che prevede la macellazione per sgozzamento  di armenti senza stordimento, ed a tal proposito vedasi le ricorrenti carneficine pubbliche (eufemisticamente chiamate "festa del sacrificio") compiute con le benedizioni dei nostri politicanti ed addirittura con la loro partecipazione. 

Ma la dimostrazione evidente che un'integrazione fra le culture europee (sopratutto quelle laiche)  ed islamiche è impossibile sta nella storia. Durante la conquista dei Balcani da parte dei muslim gran parte delle popolazioni dell'est Europa (albanesi, croati, macedoni, ceceni, etc.) fu convertita all'islam ed ancora mantiene quella fede con le conseguenze che tutti conosciamo. 

Qualcuno, sempre fra i buonisti,  insiste nel dire “se non è possibile l'integrazione almeno sarà possibile una convivenza...”, ma l'esempio della possibile convivenza la vediamo, ad esempio, in Siria dove sotto il governo laico di Assad i cristiani e le altre minoranze  hanno facoltà di esistere mentre nelle zone conquistate dai “credenti” di fede sunnita la situazione è ben diversa... chi non si converte a Maometto è passato a fil di spada o deve nascondersi. 

Poi c'è il fattore demografico. 

Gli italiani spaventati dalla crisi economica e pervertiti dal consumismo e dalla devianze sessuali non fanno più figli mentre i musulmani, indipendentemente dalle condizioni economiche in cui si trovano, e avvantaggiati dall'assistenza che ricevono in Italia, continuano a figliare. Una popolazione italiana sempre più anziana, viziata ed imbelle, facilmente soccombe ad una popolazione giovane decisa a tutto. E lo scopriamo giornalmente dalle cronache "mondane" che, malgrado la censura (o l'auto-censura), non possono nascondere quel che sta avvenendo... 

Aggiungo che la stragrande maggioranza dei nuovi immigrati è composta da maschi forzuti e capaci di azioni decise. 

Mi viene in mente anche un altro fatto significativo che è andato evidenziandosi sempre più in questi ultimi anni. 
Qui in Italia, nord o sud che sia, le persone impaurite dalle continue aggressioni e furti tendono a farsi  un cane. Molti -soprattutto le donne sole- tengono in casa diversi animali e spesso trattasi di cagnoni belli grossi che fungono da “difesa personale”. I musulmani al contrario odiano i cani, che sono considerati persino più impuri dei maiali, ma sono abituati a fare comunella fra correligionari. Non vedo mai, passeggiando per strada od ai giardini pubblici, un musulmano da solo,  girano sempre in gruppi numerosi. 

Sapete cosa significa ciò? Il proverbio dice che l'unione fa la forza. Quindi traetene le dovute conclusioni e consideratene le conseguenze.



Paolo D'Arpini 


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Scrive F.M. a integrazione dell'articolo: “Tutti sanno, ormai da più di un secolo, che uno degli slogan più in uso nel mondo islamico rivolto a noi occidentali infedeli è: “Prima vi invaderemo e poi vi domineremo”, non solo questo, ma ne esistono altri che dimostrano che alla fine tutto il pianeta sarà islamizzato. Grazie ad una serie di incontri con i saggi dell’Islam abbiamo appreso che per il Corano l’Uomo nasce musulmano, ma poi per problemi ambientali, culturali e superstiziosi si allontana fino ad abbracciare altre religioni. Lo scopo di un vero musulmano quindi è quello di riportare “sulla retta via la pecora smarrita”, prima con le buone e alla fine se necessario anche con le cattive.”

venerdì 15 settembre 2017

Le statistiche del Vispo Tereso: "L'occupazione aumenta, il PIL cresce!" - Notizie diramate “ad usum Delphini”


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Nella Francia del Seicento, al tempo dei Tre Moschettieri, l’istruzione dei figli del Re era affidata a precettori d’alto lignaggio, che per la bisogna si servivano di libri stampati ad hoc, con testi da cui era stata accuratamente tolta ogni parte che contenesse riferimenti a fatti scabrosi che avrebbero potuto turbare l’augusto allievo. Una cura particolare era dedicata al primogenito, destinato alla successione al trono, il Delfino. Lui studiava su libri pensati solo per lui, stampati in copia unica, che recavano l’indicazione “ad usum Delphini”, cioè per l’uso personale del Delfino.

Nel tempo, la locuzione è entrata nel linguaggio comune, a indicare un testo utile ad una sola persona – e poi ad una categoria o ad una parte politica – ma comunque censurato, privato accuratamente di ogni riferimento giudicato inopportuno; fino al punto (ma al tempo di D’Artagnan non era così) di stravolgerne il significato.

Prendiamo – per esempio – il recente rapporto dell’ISTAT sulla occupazione nel mese di luglio. Nella sua versione originale è una cosa seria, attendibile, ben fatta, come è nella tradizione del nostro istituto di statistica. Poi, però, c’è la versione “ad usum Delphini”: non falsificata, ma censurata, emendata, purgata da ogni elemento che possa turbare la sensibilità del pargolo. Pargolo che – nella fattispecie – è il popolo italiano, cui devono essere taciuti particolari giudicati poco edificanti.

Non so chi si sia incaricato dell’intervento censorio. So solamente che la versione ammannita attraverso i media è stata la seguente: balzo in avanti dell’occupazione, tornata ai livelli pre-2008, quando scoppiò l’ultima crisi (non “la crisi”) che diede un altro colpo all’occupazione. Nel dettaglio, questi erano i numeri: a luglio gli occupati sono stati 59.000 in più rispetto a giugno, pari a un incremento percentuale dello 0,3%; nel frattempo, però, è aumentato anche il tasso di disoccupazione, salito all’11,3%, con un incremento dello 0,2%.

Naturalmente, i commentatori del minculpop si sono arrampicati sugli specchi per spiegare come, se l’occupazione cresce, cresce anche la disoccupazione. Ma questa è poca cosa, a fronte dei proclami roboanti del governo – Gentiloni e Padoan in testa – grondanti orgoglio e autocompiacimento per gli “straordinari risultati” ottenuti. Su tutti, comunque, ha svettato il solito furbastro toscano, il quale ha rivendicato a merito del Job’s Act il grande balzo in avanti (Mao Tse-tung si starà rivoltando nella tomba), annunziando all’incredula platea dei disoccupati italiani che «abbiamo creato un milione di posti di lavoro». Quasi a voler dare uno scappellotto al povero Gentiloni; un avvertirlo che ogni fatto positivo – ammesso che ci sia – deve essere accreditato all’eredità del grande timoniere (chiedo ancora perdono alla memoria di Mao Tse-tung) e non ascritto all’attivo del suo successore.

Naturalmente, a voler prendere per buone le valutazioni entusiaste degli allegri compari, ci sarebbero da osservare tante cose. Per esempio che, in un momento di crescita di tutta l’eurozona, il nostro zero-virgola rappresenta comunque il fanalino di coda. O, per fare un altro esempio, che anche i pochi nuovi posti di lavoro considerati stabili non lo sono affatto; perché le “tutele crescenti” del Job’s Act hanno di fatto cancellato l’occupazione a tempo indeterminato. O, ancora, che per “posti di lavoro” si intendono anche le assunzioni a tre mesi in un call-center a 400 euro al mese. O, infine, che per “occupati in Italia” si intendono anche gli stranieri che sono venuti a prendere posti di lavoro qui da noi (e a sottrarli agli italiani).

Ma tutto ciò rientra nella polemica politica. Sul piano tecnico, invece, a sbugiardare i testi “ad usum Delphini” ci pensa ancora una volta l’ufficio studi della Confartigianato (quello che la stampa chiama “la CGIA di Mestre”). Ebbene, la CGIA ha reso noti i dettagli che gli addetti all’informazione del popolo italiano avevano ritenuto di censurare. Apprendiamo, così, che – a fronte di un ritorno al numero dei posti di lavoro del 2008 – è diminuito di molto il numero delle ore lavorate: meno un miliardo e cento milioni di ore, pari al 5%. La qualcosa comporta che – rispetto all’anno di riferimento – gli occupati hanno lavorato meno, che hanno guadagnato meno, e che le aziende hanno prodotto meno.

Inoltre, anche a voler prendere come riferimento il 2008 (anno in cui la nostra socialità era stata massacrata già da lungo tempo) c’è da tener presente – osserva la CGIA – che tutti gli indicatori economici sono in forte diminuzione: il PIL del 6%, i consumi del 3%, il reddito delle famiglie del 7%, e gli investimenti di ben il 24,5%.

Altro che le barzellette del Vispo Tereso!

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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