domenica 5 marzo 2017

Per il cambiamento speriamo in un enorme meteorite...



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Che film realizzerebbe oggi Nanni Loy di fronte allo scenario immondo di una classe politica opaca e inquietante, come quella che ci regala ormai da anni un costante crescendo di nequizie  che solo menti dedite al satanismo potrebbero concepire? Difficile o forse impossibile dirlo! Un fatto è certo: siamo ormai – è del tutto evidente – al “pobullismo mediatico”! Vediamo perché, procedendo con ordine.

Assistita da un autorevole esponente del progressismo giornalistico come Beppe Severgnini (quello che, in vista del referendum del 4 dicembre scorso, si affidava, turandosi il naso, al BastaunSì dell’Obama sull’Arno) e da una autentica eccellenza accademica, il Bildenbergheriano geopolitologo Lucio Caracciolo, la nota conduttrice di otto e mezzo, mercoledì seraha ospitato, a beneficio dei telespettatori, uno scampolo di post-giornalismo di raro pregio.

Tema: “chi comanda nel mondo”. Traduzione: il populismo dilagante! Svolgimento: “famoje male”!

Tra altre amenità - tipo “Grillo e Trump una sola cosa”,  piuttosto che “distacco tra Grillo e la base del Movimento” - spicca quella del neo direttore di “Sette” (inteso come numero cardinale e non come sostantivo riferito a congregazioni editoriali accomunate da affinità elettive) che supera tutto e tutti: “se c’è quello (Trump, ndr), tutti possono fare tutto”, con allusione esplicita, furbetta e di denigrazione, alla sindaca di Roma, ormai chiamata in causa gratuitamente, alla bisogna e a discrezione del lanciatore di sterco di turno. Più che mai dopo le vicende - torbide a prescindere, secondo il pensiero mediatico dominante, qualunque sia la decisione raggiunta - dello stadio della Roma, su cui oggi – novella, ennesima tegola, stando alle cronache locali del tiggì 3 - incombono le nubi della discordia col governatore “governativo” della regione Lazio, Zingaretti.

E sì, perché ormai è cosa fatta: con l’avvento della sindaca pentastellata al Campidoglio, il nuovo genere del giornalismo d’oltRaggio è cosa legittima, del tutto praticabile e addirittura auspicabile, oltre che tangibile, anzi leggibile o visibile, secondo il medium usabile!

Un esempio fresco di tipografia: Ugo Magri per La Stampa. “Gli scienziati della politica non hanno fatto nemmeno in tempo a calcolare l'impatto degli scandali romani, che già devono rifare i conti alla luce dell'inchiesta Consip, e domandarsi se i danni di immagine per Renzi saranno tali da pareggiare o addirittura superare quelli subiti dai grillini a causa della Raggi

Neanche i più abili giocolieri delle tre carte di scuola partenopea avrebbero potuto fare meglio e di più: “Impatto degli scandali romani”, “danni di immagine tali da pareggiare o superare”…. tutto ad alludere ad un dimensione di gravità equivalente, o addirittura superiore, tra le vicende dei giovani inesperti grillini e quelle di vecchi caporali e caporioni della cosa pubblica, incalliti nel malaffare!

Per la Rai, poi, magistrale, nell’ultimo linea notte di venerdì, la sottolineatura, a cura di Maurizio Mannoni, della durata degli interrogatori davanti ai giudici della Raggi e del padre di Renzi! Il primo, ovviamente, molto più lungo quindi,…. a buon intenditor!

In un quadro sempre più mediaticamente desolante, dunque, questa settimana all’unisono, la televisione del Cairo e quella del ca…..none (col quale teniamo in piedi, tutti insieme appassionatamente, grazie all’estorsione in bolletta della luce, la gioiosa macchina del servizio pubblico televisivo), nel patetico tentativo di occultare sotto il tappeto sempre più grande dell’omissione di servizio pubblico le loro inadempienze (si fa per dire), hanno offerto pagine di “teppismo televisivo” mai viste prima:
·         da un lato il salotto Gruberiano ha regalato (mercoledì) ai telespettatori solo accenni ai macabri scricchiolii provenienti dalle vicende del padre del piccolo principe di Rignano, per poi fingere di infierire (venerdì) col fuoco incrociato delle domande della coppia di giustizieri dell’informazione, Gruber-Cerno,
·         dall’altro i tiggì Rai (un-due-tre stalla!) – zerbino ai piedi maleodoranti della classe politica che infesta da anni, con spavalda arroganza, gli scranni del Parlamento! – hanno oltrepassato le colonne d’Ercole dell’indecenza giornalistica, propinando al mondo il neologismo giuridico dell’abuso di cognome.

Avete capito bene: abuso di cognome! Tutto il tema dell’approfondimento giornalistico su quello che si presenta come lo scandalo colossale delle intrusioni illegittime nel più grande appalto d’Europa, nascosto dietro la foglia di fico dell’abuso di cognome! Ci prendono (o almeno ci provano) per soggetti capaci di intendere tanto quanto i nostri attributi pendenti di sesso maschile, pronti sempre a berci ogni panzana senza reagire.

Per fortuna è ogni giorno sempre più chiaro a tutti che “iI potere fabbrica le vere fake news, ….e milioni di persone – loro lo sanno assai bene - si comportano in modo contrario rispetto a ciò che vorrebbero i grandi media

E allora, se non il contenuto del film che farebbe oggi Nanni Loy, almeno il titolo, quello, potremmo facilmente immaginarlo: “abuso di coglione“, o almeno tentativo d’abuso. Alzi la mano chi si chiama fuori e preferisce ancora essere abusato!

Adriano Colafrancesco



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