venerdì 6 maggio 2016

Roma - Ultimo assalto delle mummie capitoline...



Cosa sta accadendo a Roma? Soltanto un colpo di sole primaverile di un Cavaliere sul viale del tramonto? No. Sta accadendo qualcosa di più vasto e complesso, con implicazioni che vanno ben al di là dei confini della Capitale e che saranno determinanti per stabilire quando (“quando”, non “se”) anche in Italia potrà decollare un grande movimento di liberazione anti-Unione Europea ed anti-immigrazione. Non si tratta di un senile rimbambimento, ma di una difesa disperata contro il pericolo che le elezioni romane possano sancire la nascita di una destra moderna (ma non “europea”, cioè al guinzaglio degli americani), libera dal berlusconismo e dal cancro della “unione dei moderati”.
Il Cavaliere era l’unico che potesse ostacolare (“ostacolare”, non “impedire”) un tale sviluppo, e fin dall’inizio si è prodigato in questa direzione. Prima con una candidatura chiaramente inadeguata, con targa “moderata” e filo-rom. E poi, quando ha visto che la Meloni continuava ad andare come un treno, con il ritiro del povero Bertolaso e la confluenza su un altro “moderato”, il miliardario di sinistra (o di pseudo-sinistra) Alfio Marchini.
Non che Marchini abbia la minima possibilità di vincere – malgrado i suoi soldi – stretto com’è tra il candidato della non-sinistra renziana, Giachetti, e l’unico candidato di una Sinistra degna di questo nome, Stefano Fassina. In realtà, ciò che interessa al Cavaliere (e ai suoi ispiratori) è di guadagnare un anno di tempo. Impedire che le elezioni romane possano ufficializzare la nascita di un Fronte Nazionale italiano (come quello che si sta raccogliendo attorno all’asse Salvini-Meloni) e che questo fronte possa egemonizzare l’elettorato di destra, mandando definitivamente in soffitta i vecchi arnesi del riciclaggio centrista e quelli più patetici di una Destra-destra da loro rinnegata e certamente non praticata.
Le elezioni romane – lo comprende chiunque sappia leggere i sondaggi – saranno vinte al secondo turno dal fronte degli incazzati e non dal fronte dei moderati. Nel caso di un ballottaggio fra la grillina Raggi e la Meloni, da quest’ultima, sulla quale confluirebbe anche il voto dell’elettorato centrista. Ma, ove la Meloni dovesse essere fermata e il ballottaggio si svolgesse fra la Raggi ed un qualunque “moderato” (non importa se mimetizzato a destra o a sinistra), a vincere sarebbe la grillina, sostenuta da tutto l’elettorato populista, di destra e di sinistra.
L’obiettivo di Berlusconi (che i sondaggi sa leggerli) non è dunque quello di far vincere il candidato renziano; cosa che non gli dispiacerebbe, ma che è praticamente impossibile. Il suo obiettivo è di non far vincere la Destra, perché questa Destra vincerebbe senza di lui, anzi contro di lui e contro i suoi sostenitori.
Ma c’è un disegno più vasto, di cui forse il Cavaliere non si rende pienamente conto. Siamo alla resa dei conti nell’Unione Europea, alla vigilia dell’implosione, tra la sostanziale archiviazione di Schengen e la mobilitazione di tutti i settori economici contro la prospettiva del funesto trattato “transatlantico” voluto dagli Stati Uniti. Ogni tornata elettorale (dalla Francia alla Germania, dalla Spagna all’Austria, dalla Slovacchia alla Polonia) è una campana a morto per questa cosiddetta Europa e per i suoi sponsor americani.
L’ultimo campanello d’allarme è suonato l’altro giorno in Austria, dove il primo turno delle presidenziali ha visto una vittoria schiacciante del candidato della destra – diciamo così – lepenista. Al secondo posto è arrivato un altro candidato populista, sia pure un populista di sinistra. Quasi del tutto cancellati i due partiti tradizionali, il democristiano e il socialidemocratico. E non è tutto, perché – secondo le previsioni – questa volta non dovrebbe funzionare il “modello francese” (tutti contro la Le Pen al secondo turno) e il ballottaggio potrebbe facilmente incoronare un Presidente della Repubblica che il mainstream occidentale indica sprezzantemente come “di estrema destra”.
Ma sono altri gli appuntamenti elettorali che preoccupano Obama e la Clinton, Bergoglio e la Merkel: l’ormai prossimo referendum inglese per l’uscita dall’Unione Europea, e le elezioni presidenziali francesi del 1917. Ecco il motivo reale che ha indotto tanti ambienti (ben al di là del “cerchio magico” del vecchio Berlusca) a guardare all’operazione Marchini come all’ultima spiaggia. Occorre ad ogni costo scongiurare il pericolo dell’elezione a Sindaco di Roma della “Le Pen italiana”, perché un evento del genere sarebbe assolutamente clamoroso ed avrebbe un inevitabile effetto di trascinamento sui due appuntamenti elettorali che decideranno quando (ripeto: “quando” non “se”) l’UE sarà archiviata ed i popoli europei potranno riprendere a lavorare per i loro interessi. Questo “quando” dovranno deciderlo gli elettori romani: tirare dritto, o sedersi in poltrona e concedersi una non salutare pausa di riflessione.

Intanto, mummie, zombi ed altri cadaveri della politica sciamano fuori dalle tombe, in uno scenario da film horror degli anni ‘60. Biascicano litanie centriste e sgomitano per assicurarsi un posticino fra le terze file di un invocato partito dei moderati. 
Michele Rallo  - ralmiche@gmail.com

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