martedì 17 marzo 2015

Catastrofismo lieve - Confusione o indigestione di Burroughs?



La confusione è voluta e studiata. Funzionale ai poteri. La fine si avvicina

Ci avete fatto caso? Da un po’ di tempo abbondano nei media parole straniere, di non facile ed immediata comprensione. Spread, fiscal crunch, jobs act, default, quantitative easing…. E mi fermo, per rispetto delle vostre coronarie.

Ricordo, con affetto e gratitudine, il professore di latino e di greco che ebbi la fortuna di avere al liceo, a Milano. Si chiamava Dino de’Castro, fratello del più famoso scrittore Diego.

Era un educatore, prima di tutto. Fra le tante fulminee verità che ci regalò, una mi sembra adatta a quello che sto dicendo: “Tanto meno si sa, tanto più confusa e lunga è la spiegazione che si cerca di dare”. Vero. Come vera, e mi si perdoni la breve digressione, fu un’altra affermazione: “le donne, quando non capiscono, si sentono affascinate ed attratte”. Altrettanto vero e dal sottoscritto tattica usata con notevole successo.

Ma torniamo alla situazione attuale, che, più che economica, è politica e sociale.

Se volete fare un passo indietro, avrete una visione più ampia e più comprensibile. Abbiamo assistito al crollo definitivo, epocale e, per grazia di Odino, irripetibile della peggior mistificazione del secolo scorso: il socialcomunismo ha per sempre chiuso la sua storicamente breve, umanamente insopportabilmente lunga, apparizione sul palcoscenico della Storia.

Giù il Muro.

Fine delle trasmissioni.

I “fratelli” del liberalcapitalismo festeggiarono a champagne: erano convinti di aver vinto la lunga guerra, più o meno fredda a secondo del momento.

Errore.

Errore micidiale.

Anche i presunti vincitori non sono altro che zombie, morti che camminano.

La riprova è l’imbarbarimento strutturale della “finanza creativa” che tutti –tutti!- hanno adottato. Ci investono con torrenti di analisi economico-finanziarie, per giustificare la crescente difficoltà di vivere. Giocano con moneta cartacea che ha lo stesso valore di quella del monopoli. Costruiscono strutture aggrovigliate (non avete neppure l’idea di quello che c’è dietro: i fondi spazzatura, di cui nessuno parla più, tra l’altro, sono solo un giochetto da asilo. Tanto per capirci). Fanno girare numeri e carta, per permettere sia la produzione, sia l’appropriamento di beni e servizi, che sempre più si accentrano nelle mani di pochi.

Il fatto è che si sta tornando al Medioevo, senza peraltro la spiritualità e la sensualità dei cosiddetti tempi bui.

Vogliono utilizzare anche e soprattutto gli strumenti finanziari e monetari per cancellare la “classe di mezzo”, cosa in parte già riuscita. Vogliono annichilire l’auto identità della gente, per portare tutto il mondo, in un disegno secolare, ad un unico governo di pochissimi, con miliardi di persone messe a tributo, considerate solo dei tubi digerenti che consumano quello che la televisione ci trasmette. Il consumismo come legge.

Hanno bisogno della confusione, soprattutto mentale.

Tassare gli armatori greci è vietato dalla loro costituzione.

Hanno creato una polizia assolutamente insindacabile: la eurogenfor, libera da ogni rendicontazione.

Le banche sono libere e sciolte da ogni controllo: si auto controllano e si auto assolvono da sole.

In Africa c’è una deliziosa guerra coloniale, coi massacri quotidiani. E ci sono dentro tutti, nessuno escluso.

Il papa indice un giubileo extra: maligno come sono ci vedo una guerra sotterranea fra la curia romana ed i cardinali divisi in correnti, tradizionalmente. Sono nei guai anche loro.

L’antica, secolare guerra tra cristianesimo ed islam, cioè tra Europa ed arabi, viene utilizzata per egemonie continentali, soprattutto dai criminali del terzo millennio: le multinazionali.

Dire le cose in modo semplice, tale che ciascuno, anche un analfabeta possa capirle, è preistoria della comunicazione. Si privilegia la cronaca nera, con limiti ben precisi però, si dà enorme spazio alle nudità femminili, con qualche sprazzo di balenio di natiche maschili, per coprire tutto lo spettro dei tele dipendenti. Si ciancia di micro variazioni di statistiche, per abituarci al loro volere. Ma nessuno dice che se anche lo spred andasse a zero, non si sarebbe creato un posto di lavoro in più.

Se ci pensate bene, senza remore, in modo laico, senza preconcetti, converrete che tutto questo ricorda, romanticamente, la “Messa da requiem” di Verdi, una delle pagine di più alta arte musicale di sempre.

E’ la fine, col caos previsto ed inevitabile di una costruzione non basata sul lavoro, sulla dignità, sul sangue, ma fintamente ancorata all’oro. Negli Stati Uniti quando ci si presenta, ci si chiede: “Quanto guadagni all’anno?”. In certi paesini della Lombardia invece non si dice “buon giorno”, ma “buon lavoro”: Insopportabili eversori!

La confusione del consumismo finge di darci la gioia, per fregarci la felicità, o almeno la sua ricerca.

Non dura molto, questo marasma. La fine è cominciata.

Sarà terribile.

Fabrizio Belloni



Commento "poetico" disfattista aggiunto:

"Sorridi, sei in una scatola in mondovisione
carne sopra alle poltrone dentro case di cartone
la mia nazione trema nel TG all'ora di cena
mangio merda e bevo puttanate anche stasera
migliori amici che si fanno in vena, mentre va in cancrena la mia testa piena, ho un nuovo problema.
I raggi del sole non scaldano più sti ragazzi
spariscono i tag sui palazzi, ci fanno a pezzi
siamo niente, facciamo la guerra tra poveri
vedo cadaveri, zombie tra i semafori
papaveri da oppio nei giardini
droghe nuove per i vostri cazzo di bambini."


(Nina Raur)

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