lunedì 29 dicembre 2014

Lazio stantio – Zingaretti e Polverini, se non è zuppa è panbagnato




Dopo due anni si torna a parlare di alcuni misfatti avvenuti in
Regione durante il “governatorato” della Polverini. Al di là della
curiosità sui nomi di coloro che sono finiti sotto processo, siccome
gli italiani in questi ultimi tempi sono particolarmente soggetti a
perdita di memoria anche dei fatti più recenti, sarà bene rammentarli
agli smemorati così come si sono svolti.

Le elezioni del 2010, nelle quali la signora Polverini venne preferita
alla signora Bonino per pochi voti dagli elettori del Lazio,
soprattutto quelli delle province periferiche, portarono in consiglio
regionale due consiglieri di matrice radicale: Giuseppe Rossodivita e
Rocco Berardo.

Furono costoro, certamente antesignani dei “5 stelle”, a promuovere in
consiglio regionale una politica di buon esempio chiedendo che i
denari pubblici concessi ai gruppi consiliari fossero soggetti a
controllo pubblico mettendo in web tutto l'iter del loro uso e
iniziando essi stessi a dare l'esempio con la pubblicazione di quanto
li riguardava.

La conoscenza dei dati pubblicati dai radicali scatenò la curiosità
dei media e come prima conseguenza, analizzando per comparazione le
somme gestite dai radicali con quelle di gruppi ben più numerosi,
vennero fuori una serie di ipotesi assai sconcertanti.

Fu allora che il PD, volendo dimostrare di essere il primo della
classe, seguì l'esempio dei radicali e mise in web il rendiconto delle
sue spese. E fu allora che vennero fuori i primi misfatti addebitati
alla destra con feste private organizzate con i soldi concessi ai
gruppi dagli amici della Polverini ecc...

EMa fu anche allora che la Guardia di finanza di Rieti cominciò ad
occuparsi della gestione dei soldi concessi al Gruppo regionale del PD
di cui era tesoriere il consigliere regionale dell'epoca Mario Perilli
eletto nel collegio di Rieti a causa di un'inchiesta condotta da Mondo
Sabino, inviata in copia da un anonimo alla Procura di Rieti.

Come tutti sanno questi fatti costrinsero la Polverini a dimettersi e
furono indette nuove elezioni.

Alla presentazione delle liste, il PD del Lazio, animato come sempre
dalla sindrome del primo della classe, candidò Zingaretti, tratto
dalle file della burocrazia di partito, che immaginò subito una azione
di repulisti all'italiana. Nessuno dei consiglieri uscenti, tutti rei
dei misfatti della gestione dei fondi concessi al Gruppo, deve tornare
alla Pisana.

A questo punto il cittadino pensò: finalmente tutti a casa, finalmente
un esempio di serietà, una inversione di tendenza!

Ma l'ingenuo cittadino forse non sapeva che lo Zingaretti è un ex PCI
diventato democristiano e per lui il repulisti si applica come fa la
sacra romana chiesa “ promoveatur atque amoveatur”. In parole povere:
“per rimuoverli dalla regione promuoviamoli in parlamento o altrove”.
E così fu.

Claudio Moscatelli, Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Francesco Scalia e
Daniela Valentini son diventati senatori, Esterino Montino, sindaco di
Fiumicino, Enzo Foschi, nella segreteria del sindaco di Roma Marino.
L'unica cenerentola, Mario Perilli di Fara Sabina che, pur essendo il
tesoriere del gruppo regionale, tornato| a casa, ha dovuto subire
anche l'umiliazione di rientrare in consiglio comunale per grazia
ricevuta e all'opposizione!

Diversa la sorte dei due consiglieri regionali radicali, colpevoli di
aver scatenato quel casino, ai quali lo Zingaretti, d'accordo con il
Bersani, non volle fornire la copertura del PD per agevolarne la
rielezione in consiglio regionale.

Ma i radicali avevano messo in moto un processo che non poteva più
essere fermato. Così due anni dopo, sono questi i tempi della
giustizia quando funziona, le intenzioni del repulisti di Zingaretti
vengono messe a nudo e la “promozione” degli ex consiglieri regionali
diventa un vero e proprio boomerang.

Oggi costoro sono tutti indagati, anche se con lo scudo della
autorizzazione parlamentare tranne il negletto Perilli, anche lui
ridiventato peones tra i peones suoi paesani sabini.

Con costoro sono indagati anche altri 33 protagonisti-compari che
hanno collaborato con loro nella allegra gestione dei soldi concessi
dalla Regione Lazio al Gruppo del PD. Una vera festa della allegra
gestione dei soldi pubblici concessi ai partiti per mantenersi al
potere e per foraggiare amici e sostenitori.

Intanto noi tutti continuiamo ad essere torchiati dal fisco per
mantenere questa allegra orgia a base di denari pubblici. Ma forse ce
lo meritiamo!?!?

(Per chi volesse conoscere meglio come venivano usati i soldi gestiti
dal gruppo PD nella provincia di Rieti suggerisco la lettura della mia
inchiesta estraibile dal sito www.mondosabino.it dal titolo “Il bue
disse cornuto all'asino” e buona lettura con l'augurio di un 2015
migliore...chissà!)

Gianfranco Paris - Mondo Sabino

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