giovedì 1 maggio 2014

Grande Germania mangia piccola italia ...!



Tizio ha una azienda piccola, Caio ha una azienda grossa. Entrambi decidono di unirsi in una azienda unica. Instauratosi la discussione sulle regole di funzionamento dell'unione chi altri prevale, tra i due, se non il più grosso e potente ?

Le regole vengono dunque fissate quali:
1) rigide,
2) a vantaggio di Caio e svantaggio di Tizio, naturalmente.
Questo è quanto accaduto tra tizio Italia e Caio Germania, quando si sono uniti, tramite euro, nella Bce, assieme ad altri cinque soggetti, complessivamente, sui 17 dell'Unione Europea . Gli altri dieci hanno mantenuto la propria moneta, in base all'ovvio principio che non si può costruire una unione monetaria se prima non vi sia una unità politican (e non si può costruire una unità politica se questa non sia voluta dalla volontà popolare, aggiungerebbero perlomeno gli inglesi, che oltre ad aver conservato la sterlina risultano ancor oggi ampiamente euroscettici).
Che cosa ha fatto la Germania nei confronti dei paesi ad essa più deboli ?


Ha imposto una cambio di valuta:
1) fisso,
2) a proprio vantaggio.
Perché ?
Perché specula prestando soldi ai paesi deboli e godendone gli interessi come investimento remunerativo. Nel tradizionale regime di cambio variabile, il paese debole, quando sia in difficoltà, può svolgere varie operazioni, tra le quali ad esempio svalutare la propria moneta, il che riduce automaticamente l'entità reale del debito estero ove conteggiato nominalmente nella propria valuta (ti devo x lire, che fino a ieri equivalevano a 100 automobili, ma oggi, dopo la svalutazione, equivalgono a sole 80 automobili, sicchè io pago il mio debito impoverendomi di meno in termini di beni reali), ma simultaneamente favorisce le esportazioni del paese svalutante rispetto a quello forte: prima comperavi una mia auto, che costa z lire, con y marchi, dopo la svalutazione invece z lire = (y - k)marchi, quindi i tuoi cittadini la pagano di meno, comperandone un maggior numero.


Ma proprio questo era il terrore dei tedeschi, ai quali non sfuggiva la raggiunta potenza industriale (eh, sì) dell'Italia della lira, oggi impropriamente detta "liretta", con un termine offensivo, cercando propagandisticamente di far credere che l'Italia della lira fosse un paese malandato (falso, poiché é vero il contrario: disastrato è divenuta l'Italia dell'euro, a causa di esso e della delocalizzazione neoliberista).


Per poter speculare ricavando rendite da prestiti-investimento esteri la Germania è riuscita ad imporre una regolamentazione euro ritagliata a suo uso e consumo, ma a danno dei paesi meno forti.
Il contratto è iniquo, e dagli iniqui contratti, come quello della moneta debito a cambio fisso Bce-Bundesbank, si recede, uscendone.


Fuori dalla trappola per topi euro-debito, subito: altrimenti si finisce soffocati dall'impoverimento indotto, fino a scivolare nella tragedia greca.


Il gioco inevitabilmente finirà da solo, col tempo, e lo dimostra la storia di tutte le unioni a cambio fisso (che fine fece persino il gold standard?), e finirà per irrisolvibili problemi creditizi: non si può continuare a risucchiare valore da un paese che sia stato impoverito, come sanno bene i dirigenti dell'operazione, i quali cercano di rastrellare più valore possibile finché sono in tempo.


Ma più aspettiamo ad uscire, recuperando la nostra sovranità monetaria più avanza la pauperizzazione e più ritarda la ripresa, strutturalmente impossibile a priori finché perduri la frode della moneta debito e del cambio fisso. Lo conferma anche il professor Bruno Amoroso, già allievo di Federico Caffè, e docente di economia alla Roschild University (Dk). Lo confermano i dati e le analisi del prof Alberto Bagnai, docente di economia politica all'Università di Pescara.Lo confermano 7 premi Nobel per l'economia. Giacinto Auriti aveva dunque visto giusto, ma non era il solo. E la asfissiante propaganda falsa e bugiarda di regime euro non può nascondere la verità: l'euro è una truffa a vantaggio dei forti e devastazione dei meno forti.

Un disastro epocale da eliminare al più presto.


Vincenzo Zamboni

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