lunedì 9 settembre 2013

Dare sapore all'assenza - Processo umano a Silvio Berlusconi... il bene ed il male



Comunque finisca la vicenda giudiziario - parlamentare di Berlusconi (un “aiutino” dall’Alta Corte di Strasburgo che lo tolga dai guai, sarebbe la sua scappatoia più indolore), la carriera politica di questo grande manipolatore dell’immaginario collettivo, se non è proprio finita, poco ci manca, anche in virtù dell’età alquanto avanzata del personaggio.



Ma con Berlusconi mai dire mai, in Italia tutto è possibile. Certo che se si dovesse arrivare ad un “grazia” non sarà tanto facile per Berlusconi e i suoi seguaci, far passare inosservata questa ennesima beffa per gli italiani.


Se fossimo in un paese dove la giustizia non subisce condizionamenti, Berlusconi sarebbe andato in galera e forse avrebbero anche buttato via la chiave, ma ATTENZIONE: gli avrebbero dovuto far compagnia tanti, ma veramente tanti, “compagni di merende” di tutti gli altri partiti, dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando ovviamente per il centro ed dal mondo imprenditoriale.


Questo per dire che la politica in Italia, un sistema democratico determinato dalla manipolazione dell’elettorato attraverso le disponibilità finanziarie, basato sugli “affari”, gli scambi, il controllo delle leve di potere e relativa mungitura della vacca, non esclude nessuno dal malaffare, essendo proprio questo lo scopo principale di chi si presenta sulla scena politica.


E la stessa cosa riguarda il mondo industriale dell’imprenditoria, regolato dalle leggi del capitalismo e del liberismo di mercato, una giungla per la quale lo Stato è un peso, magari da utilizzare per farsi finanziare o soccorrere, ma sempre comunque un fastidio, che deve, al massimo, avere il ruolo di “regolatore” tra i vari pescecani.


Comunque sia, sarebbe bene che il politico Berlusconi esca al più presto di scena e se non altro proprio lui, da pseudo anticomunista doc, farebbe il peggior scherzetto ai cosiddetti avversari (in realtà questi bau bau “rossi” sono solo nella sua propaganda) che si ritroverebbero dall’oggi al domani privati del “mostro” per antonomasia con il quale spaventare un elettorato, oramai di bocca buona, e carpirgli un po’ di voti: l’avete mai sentita: “Compagno vota a sinistra, altrimenti vince Berlusconi”, penso proprio di si.


Ma lasciamo perdere il futuro, che già di per sé stesso il passato è alquanto delicato da trattare, visto che non si può parlare di Berlusconi senza essere considerati dei filo o degli anti, a prescindere.


Ma noi, che ce ne può fregare di meno di accuse del genere, ci proveremo ugualmente.


Dunque, Berlusconi non è stato altro che un imprenditore squalo, arrampicatore e spregiudicato come quasi tutti gli imprenditori di successo in questa società capitalista e iperliberista, “prestato” alla politica. Come tale non si è mai fatto scrupolo di utilizzare ogni appoggio, anche massonico che poteva garantirgli spazi di potere e guadagni ed anche in questo ha mostrato le sue qualità camaleontiche e sguscianti visto che è passato indenne dalle acque limacciose che spesso caratterizzano le vicende massoniche.


La massoneria, infatti, è come il gioco delle scatole cinesi, non sai mai in quale esatto contesto massonico ti trovi, anche perché pullulano e proliferano a seconda delle epoche storiche, determinate lobby (è errato considerarle, a posteriori “deviate”), che assumono una determinata veste (connaturata alle strategie massoniche dell’epoca), creano rivalità, lotte intestine per il potere, e poi, non è raro, che vengono smantellate dalla “Grande Obbedienza”, che ha deciso di mutare le strategie globali. E questi “cambi”, dove spesso volano per aria molti “stracci”, sono sempre traumatici e non è facile uscirne indenni.


Innegabile quindi in Berlusconi un suo talento e una poliedricità di atteggiamenti fuori del comune, soprattutto nell’organizzare e nel disegnare strategie realistiche, mentre per quanto riguarda la cultura e la sostanza politica, oggi come oggi, è noto che ci si avvale di “consiglieri,”, di fior di professori e politologi che ti scrivono discorsi e ti supportano nel muoversi nella politica e nella legislazione Istituzionale.


Ma la vera carta vincente di Berlusconi è stata la perfetta conoscenza dei meccanismi mediatici atti a influenzare l’immaginario collettivo, l’esperienza delle TV gli ha consentito spesso di sbaragliare gli avversari. Anche il fatto di riempire le piazze con gente e bandiere, organizzando pullman da tutta la penisola, mutuato dalle tradizioni di sinistra, ha evIdenziato la sua abile padronanza dei meccanismi elettoral – pubblicitari. Di suo ci ha messo, aiutato in questo dalla Seconda Repubblica che ha trasformato i partiti, privati di ogni substrato ideologica o identificazione nel sociale, in vere e proprie “botteghe”, la accentuazione fino all’inverosimile nel considerare e far percepire alle masse il messaggio politico come la réclame di un prodotto.


Di certo non siamo in presenza di un grande politico con un suo senso dello Stato, come lo sono stati, nel bene e nel male i vari Togliatti, Fanfani, Moro, Craxi e persino Andreotti, anche perché Berlusconi, come la maggior parte degli imprenditori, non ha una sua ideologia politica vera e propria, ma una serie di convinzioni, adattabili alle circostanze, mentre la sua etica, è la stessa che sostanzia il mondo degli affari, del business. Non lo dice esplicitamente, ma di sicuro lo pensa, che occorrerebbe far diventare il “ricco”, ancora più ricco, in modo che così possa aiutare e trovare lavoro anche per il povero: il capitalismo come missione.


Entrando nel calcio, un baraccone che era quello che era, ha finito per snaturarlo ancor più di qualsiasi pur falso valore sportivo, adeguandolo alle sponsorizzazioni, alle televisioni, ai grandi ingaggi. Anche qui un gigantesco mercato dove si vende il prodotto “calcio”.


Lo stesso ha fatto con l’uso della Televisione dove vi ha introdotto, o forse meglio vi ha accentuato, quella cultura americanista, da majorette, spettacoli demenziali, gran chiasso e tette al vento, inframmezzate da una spaventosa serie di stacchi pubblicitari. E anche qui un orgia di ingaggi di mezzi busti, intrattenitori e giullari a cifre spaventose, strappandoli in tal modo alla concorrenza. E come ha cambiato il mondo del calcio, dal peggio, al massimo del peggio, così ha cambiato, e sempre in peggio, il modo di fare televisione.


E ne ha ingaggiati di collaboratori: dai vecchi rivoluzionari contestatori, i comunisti al caviale che fumavano spinelli e cantavano “Contessa”, a buona parte della “famiglia” Berlinguer, tutti a libro paga – e che paghe! – dell’azienda Mediaset.


Ma cosa rappresentava veramente Berlusconi per la nazione? Di certo gli interessi della piccola e media impresa e del mondo artigianale e del commercio, ma non solo, ed anche i desideri dei ceti medi, quelli moderati e conservatori, in questo rimpiazzando, con veste laica, la vecchia democrazia cristiana.


Per comprendere la collocazione socio politica di Berlusconi, però, bisogna considerare il suo avversario storico, l’imprenditore, altrettanto squalo, Carlo De Benedetti. (questi, più che di genere “imprenditoriale”, è di genere “speculativo finanziaro”) che oltretutto ha un vantaggio su Berlusconi, in quanto ha, come disse Prodi, (giustificando il perchè della svendita a De Benedetti della SME) un certo “taglietto sul pisello”. Certo Berlusconi ha sempre imbarcato nelle sue fila fior di altri “circoncisi”, si è sempre prosternato a Gerusalemme, concedendo tutto e di più, mica è scemo, ma volete mettere l’appartenenza di “razza”, che in quel l’ambito conta e come?


De Benedetti con i suoi non indifferenti media, La Repubblica e l’Espresso, avvalendosi di tutta una serie di circostanze storiche che hanno dissolto il vecchio PCI, del resto totalmente occidentalizzato da Berlinguer, ha potuto mettersi in tasca la sinistra, contribuendo alla sua trasformazione in un area “liberal”, oltretutto totalmente devasta dalla ideologie neoradicali che hanno definitivamente messo in sordina la lotta di classe e il marxismo leninismo. Quindi, generalizzando e semplificano, alla piccola e media impresa di Berlusconi, si contrapporrebbe il mondo finanziario.


Ma attenzione: queste sono appunto semplificazioni, perché gli intrecci tra queste realtà sociali ed economiche sono frequenti, le distinzioni molto approssimate e tanto per dirne una, anche lo stesso Berlusconi con le sue finanziarie e la Mediolanum (la banca di Ennio Doris), non scherza.


Per la grande industria, del resto oramai passata in buona pare nelle mani della finanza internazionale, il discorso è più complesso e possiamo dire che questo mondo e la stessa Confindustria, ondeggiano da una parte e dall’altra nell’evidente intenzione di “prendere” da tutte le parti.


Una cosa è certa: qualunque sia il tipo di governo che esce dalle elezioni, centro destra o centro sinistra, Berlusconi o meno, per non parlare dei governi dei “tecnici”, per il popolo sono lacrime e sangue.


Per comprendere come e perché Berlusconi è arrivato al capolinea bisogna considerare un particolare che ha fatto saltare tutti gli equilibri internazionali che gli garantivo il potere, anche in virtù della legge dell’alternanza: parliamo degli accordi del governo Berlusconi con Putin e Gheddafi, nel delicato settore energetico, settore dove, guarda caso, si era recentemente infilato anche l’eterno rivale De Benedetti con tutto il mondo finanziario a lui attiguo. Ma adesso non era più uno scontro tra “squali”, qui la faccenda trascendeva la politica nazionale e toccava delicati ambiti geopolitici sui quali gli Occidentali non transigono.


Berlusconi era arrivato a stipulare quegli accordi, che ledevano fortemente gli interessi occidentali, non certo per una visione Euroasiatica, o una ideologia antioccidentale, che non ha mai avuto, anche se, in un certo senso ricalcava le vecchie politiche terzo mondiste e di equilibrio nel vicino oriente, dei governi della prima repubblica, ma per il semplice fatto che essendo un imprenditore aveva valutato sicuramente vantaggiosi per una certa imprenditoria a lui vicina e per il paese stesso, quegli accordi energetici. E almeno su questo aveva ragione, anche considerando la funzione importantissima che per noi ha sempre avuto la “quarta sponda”.


Mal gliene incolse, però.


Se i governi Berlusconi erano sempre stati tollerati, perché in definitiva erano pur sempre interni al mondialismo e al quadro occidentale, adesso con questo scantonamento, di ordine geopolitico, il governo Berlusconi non era assolutamente accettabile, tanto più che erano già in piedi i prossimi progetti per l’eliminazione di Gheddafi e il confronto sostenuto con la Russia di Putin.


Se ricordate, la prima reazione occidentale, al di là degli strali di stampa, fu il viaggio a Washington di Fini, il quale tornato in Italia, procurò subito la fuoriuscita di un gruppetto di parlamentari dal Pdl. Ma Berlusconi non era uno sprovveduto, e reagì come reagiscono tutte le coalizioni governative sul filo del rasoio dei numeri: si “comprò” qualche parlamentare e ristabilì la maggioranza governativa. Tra squali….


Ma oramai le grandi decisioni erano state prese. Non gli bastò neppure l’ignobile tradimento nei confronti di Gheddafi, pochi mesi prima ricevuto con tutti gli onori e tanto di bacio all’anello e quindi non solo ignobilmente abbandonato, ma partecipando persino al massacro della Libia. E non gli basto questo voltafaccia, perché contro Berlusconi partirono subito tre manovre di devastante portata: un attacco mediatico giudiziario circa puttanelle e “bunga bunga”; un attacco borsistico alle sue aziende e la solita carta di una giustizia ad orologeria che calibrava tempi e modi con cui arrivare alle condanne.


Ora noi sappiamo benissimo, che da Mani Pulite in avanti, la politica in Italia si fa con la magistratura, quasi come se fosse una lobby che appoggiata sotto traccia dai servizi segreti e dalla maggioranza dei mass media, diventa devastante. Solo gli ingenui e gli imbecilli possono ritenere che la magistratura agisca sempre e solo di fronte alle frodi, alle ruberie e alle malversazioni. Certo si muove sì, di fronte a questi richiami di giustizia e pulizia che sono sua materia, ma dietro una evidente regia, al momento opportuno e scegliendo cosa tirare
fuori dai cassetti, sempre pieni di corruzione in democrazia, e cosa invece lasciare ancora a dormire.


Il fatto che Berlusconi abbia ragione sull’uso di una magistratura ad orologeria, non vuol dire che sia innocente, tutt’altro, vuol dire che, in altri ambiti, per esempio, l’uso della magistratura avrebbe magari potuto devastare anche il PD, mandare in galera i suoi esponenti, volendo, con le opportune pezze di appoggio dei soliti Servizi: dalle cooperative rosse a vari partecipazioni capitalistiche di uomini di sinistra, che sarebbe stato ugualmente facile sbattere in prima pagina, ma non viene fatto.


Credete forse , tanto per fare un esempio, che veramente nella Sicilia mafiosa, a trescare e ad avere collusioni con la mafia erano soltanto uomini dell’area Berluosni o ancor prima il solito Andreotti?


Ma quando mai: tutti avevano e hanno collusioni con la mafia, anche se in grado diverso a seconda se si è partiti di governo o di opposzione, anche il Pci i suo accordi con la mafia, li faceva e come, perchè la mafia è un potere vero sul territorio e su quel territorio non ci potevi stare senza accordi con quel potere,


Siamo sempre lì, si considera e si imbastisce il processo del secolo, su un certo scandalo e malaffare e si ignorano gli altri, che restano nei cassetti in attesa di tempi opportuni. La domanda è d’obbligo: chi dirige il gioco? E la risposta è facile, considerando che l’Italia è un paese colonizzato e subordinato al sistema atlantico.


Ecco con questo articolo che forse scontenterà un po’ tutti quelli che vorrebbero tutto bianco o tutto nero, tutti i ladri da una parte e tutti gli onesti dall’altra, una realtà che in questa repubblica corrotta con una democrazia adeguata ad una società consumista, non esiste proprio.


Con questo articolo, dicevamo, cerchiamo di far ragionare tutti con la propria testa al di là delle etichette politiche e dei condizionamenti emotivi.


Maurizio Barozzi

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