martedì 31 dicembre 2013

Riflessioni sulla democrazia costruita dal potere finanziario



La Corte Costituzionale è composta da 15 membri ed è nominata per due terzi dalla politica: un terzo da Napolitano, che ci ha scandalosamente infilato anche Giuliano Amato (amato solo dai gestori del sistema) e  un terzo dai partiti in Parlamento, mentre gli altri 5 vengono designati dalla Corte di Cassazione, Consiglio di stato e Corte dei Conti.  

Dal 2005, con premi di maggioranza (mutuati dalla Legge Acerbo del 1924) e le liste bloccate (per garantire l’elezione delle persone scelte dagli oligarchi dei partiti), riconosciuti come incostituzionali dalla Corte Costituzionale,  si sono svolte tre elezioni politiche che hanno portato alla nomina di tre PARLATOI e del Presidente della Repubblica, Napolitano.

Proprietari del teatrino, impresari, registi, attori, figuranti , sono allo sbando. Napolitano si affretta a dire che è tutto regolare e che la stessa Corte nella scrittura della sentenza chiarirà SICURAMENTE che la sentenza sul “Porcellum” non ha valore retroattivo ( allora, ci spieghi Napolitano come mai fu invece retroattiva quella sul “porcellonem” Berlusconi ), mentre è cosa assai delicata sul piano istituzionale, ma semplicissima su quello razionale, che se i parlamentari non scelti dagli elettori (lista bloccata) sono stati eletti con modalità incostituzionali , la loro elezione è nulla; così come è doppiamente nulla la elezione di quei parlamentari assegnati non sulla base dei voti di lista o di collegio, ma con il premio di maggioranza.

Lo stesso Napolitano fu eletto Presidente della Repubblica (il 10 maggio 2006, con 543 voti), con i decisivi voti dei parlamentari divenuti tali per via della applicazione di tale, incostituzionale, premio di maggioranza elettorale.

Ma ciò su cui la Corte Costituzionale non poteva pronunciarsi, poiché non chiamata a decidere da alcun ricorso, è questione costituzionalmente ancor più grave:  tra i cittadini che hanno esercitato il proprio diritto di voto , nel 2008, oltre il 10% è stato ingiustamente privato di una propria rappresentanza.

E’ pur vero che mentre si grida al trionfo per un sindaco di New York eletto con il consenso di meno del 20% degli aventi diritto al voto, avere un parlamento composto da partiti che hanno ottenuto il consenso di circa il 68% degli aventi diritto al voto consentirebbe di affermare che siamo più in grado noi degli USA di rappresentare il volere del popolo; ma un conto è scegliere di rinunciare ad un diritto inutile,  come anch’io faccio dal 2008, un altro conto è avere milioni di cittadini privati del loro diritto costituzionale, civile, politico e sociale di esercitare la propria sovranità, sancita dal primo articolo della Costituzione Repubblicana.

Nelle future battaglie per avere una legge elettorale che, attraverso un sistema proporzionale puro, rispetti i nostri diritti civili credo vada adeguatamente utilizzata anche la regola assoluta americana del  “No taxation without rappresentation”, visto che i gestori del potere sono idolatri dell’american way of life, e che i loro titolari sono molto sensibili all’incasso delle nostre tasse e dei nostri tributi che vanno a loro (per pagare gli oltre 80 miliardi annui di soli interessi del debito pubblico che ci hanno imposto attraverso la circolazione della loro moneta debito ).

Letta e Alfano, su input di Napolitano, hanno reagito alla eclatante sentenza della  Corte Costituzionale, (eclatante proprio perché eccezionalmente corretta nel rispettare principi costituzionali e democratici), ventilando la necessità di una nuova legge elettorale che sia imperniata sul bipolarismo e sul voto di preferenza. Ovviamente non sono ignoranti (almeno in questa materia) né votati al ridicolo e sanno che obbligare partiti e liste elettorali a sottoporsi ad alleanze forzate con i maggiori partiti graditi al sistema , di centrodestra o di centrosinistra, è anch’essa una violazione della sovranità individuale e di libertà culturale, politica e di associazione,  ma per loro natura di servitori della grande finanza (...)

Fernando Rossi


La democrazia bipolare
La democrazia bipolare


lunedì 30 dicembre 2013

DISCORSO DI FINE ANNO AL PRESIDENTE ILLEGITTIMO DELLA EX REPUBBLICA ITALIANA GIORGIO NAPOLITANO


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Signor Presidente (e già su quest’incipit ci sarebbe da discutere poiché come si può definire Presidente della Repubblica un eletto da un Parlamento illegittimo che a sua volta è stato eletto con un sistema di voto giudicato incostituzionale?) sono un cittadino italiano e in questa fine 2013, anno che, anche grazie a lei e al suo operato oramai sessantennale, può tranquillamente essere definito “anno horribilis” per il mio Paese, forse ancor più del 2012, vorrei io, membro della Nazione, parlare a lei. (Attenzione, l’aggettivo “mio” al posto di un “nostro”, relativamente al sostantivo Paese, l’ho usato di proposito poiché ho l’assoluta percezione che questa Nazione non abbia mai rappresentato la sua Patria, diversamente credo si sarebbe comportato in altra maniera durante tutta la sua vita, politica e non.).
Le parole che le rivolgo a poche ore dal suo discorso di fine anno (sempre che non decidiate, lei e la sua combriccola, di non tenerlo, evitando così una quasi certa debacle di audience che potrebbe essere addirittura più significativa di quella dell’anno scorso), vorrebbero essere una sorta di suggerimento e, nonostante io non sappia cosa dirà al Paese, certo è che potrei mettere la mano sul fuoco che di quanto io dirò, lei non farà cenno nemmeno sotto tortura, ma sono un inguaribile sognatore e mi auguro una sua “redenzione”. Ovviamente quel che le dirò è pensiero assolutamente personale, e non mi permetto di coinvolgere chicchessia nella mia iniziativa, ma nonostante ciò, credo che molti potrebbero trovarlo consono ai sentimenti che provano nei suoi confronti, in quelli della maledetta classe politica che ci governa da anni e da lei però abbondantemente benedetta, e in quelli che hanno verso l’intero Parlamento, occupato illegittimamente da una “larga intesa” e da finti scissionisti che giocano a tenere il piede in due staffe, per provare ad essere dalla parte giusta quando sarà il momento (senza sapere che per loro la parte giusta potrà essere solo quella da cui provengono poiché nessun altra formazione presente in Parlamento con un numero di deputati degno per definirla tale accetterebbe questi giochi infantili e prevedibili atti solo a tentare di salvarsi il fondoschiena dall’immensa pedata che tra poco riceveranno dal Paese tutto).
Per prima cosa ci terrei a sapere da lei perché a quasi novant’anni, considerato il momento storico e la sua specialità nel “voltagabbana professionistico”, non fa la cosa più sensata per salvare almeno parzialmente la faccia e farsi ricordare, non tanto per l’incalcolabile numero di azioni deprecabili commesse durante la sua carriera politica, giunte all’apoteosi con gli stupri di gruppo alla Carta Costituzionale (concertati con il resto del “branco” ma progettati nei particolari solo con i più spietati dei suoi compagni di merende: Mario Monti e Mario Draghi, nonostante la stessa Costituzione sia stata in parte scritta anche da lei visto che fece parte della Costituente. Come dire? Una sorta di padre che dà la figlia in pasto ai compari dopo essersela ripassata per bene!), quanto per essere il politico (mi spiace ma Presidente non posso chiamarla più, per me non lo è, a prescindere dal dispositivo e dalle motivazioni che la Consulta darà alla propria sentenza) che ha vuotato il sacco.
Pensi che bello Napolitano, se lei avesse il coraggio di dire TUTTO, ma proprio tutto agli italiani. Perché non ci racconta la Storia esattamente come è andata, a partire magari dalle vere motivazioni per cui abbiamo accettato la “politica del rigore”, fallimentare già prima di essere messa in pratica, imposta da Berlino, o meglio della Bundesbank per salvarsi da una sicura bancarotta nel lungo periodo. Tanto lei sapeva perfettamente degli studi della Fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft, presieduta dall'economista Bernd Raffelhüschen che nel 2011 sostenevano come per la Germania il quadro non fosse assolutamente allegro poiché la riforma fiscale, quella pensionistica (con generose integrazioni delle minime), l’aumento delle prestazioni sanitarie per alcune malattie tipiche della cosiddetta terza età (ad esempio l'Alzheimer), faranno esplodere nei prossimi anni il debito tedesco. Una cifra per tutte tratta dallo studio? Secondo il professore nel 2050 lo Stato tedesco e i länder dovranno spendere 1.360 miliardi di euro solo per le pensioni. Una cifra colossale, se si pensa che l'attuale debito pubblico della Germania (quello "esplicito") è intorno ai 1.900 miliardi. Oltretutto Raffelhüschen  in quello stesso studio aveva dichiarato che l’Italia sarebbe stato il Paese con il più basso incremento di spese per pensioni, sanità e assistenza per anziani. Inoltre sottolineava come il saldo primario italiano fosse molto incoraggiante. In questo senso, si legge nello studio, “l'Italia non solo precede chiaramente la "locomotiva" Germania, ma anche tutti gli altri stati dell'Euro a 12. E dunque l'Italia può contare, a lungo termine, su uno sviluppo positivo delle finanze pubbliche”. Nonostante ciò lei e i suoi compari decideste il “golpetto” pur di insediare Monti e aiutare i vostri amici tedeschi a salvarsi il fondoschiena grazie al massacro del mio Paese, della Grecia e del resto dei P.I.G.G.S.
Vede Napolitano, se ci spiegasse senza nascondere nulla chi ha preteso che entrassimo nell’euro e i veri perché darebbe finalmente un senso alle domande che in tanti si fanno da tempo. Se ci illuminasse sul Trattato di Lisbona (con la sempre esistita “larghintesa” già all’opera: firma sul documento di Prodi e D’Alema, ratifica del tutto da parte del Governo di B.), se ci dicesse una buona volta perché il M.E.S. e il Fiscal Compact (definiti dall’esimio giurista Giuseppe Guarino “carta straccia”) sono stati ratificati senza chiedere nulla ai cittadini né, tantomeno, spiegandogli di cosa si trattasse, istruendo come al solito i vostri organi di disinformazione prezzolati attraverso il finanziamento pubblico a non farne parola (sempre che non sia per l’ovvia ragione che se dicevate qualcosa vi sarebbe scoppiata la bomba in mano!), forse gli italiani potrebbero capire e forse, addirittura difendersi.
Napolitano, pensi, potrebbe addirittura spiegare le ragioni che portarono l’Italia (e tanti altri) a non esigere dalla Germania il pagamento dei danni di guerra provocati con il secondo conflitto mondiale da loro scatenato (come del resto il primo e come quello in atto “economicamente” in questi anni) che avrebbe causato l’ennesimo default dell’economia teutonica (terzo in un solo secolo!!!), mentre ora loro pretendono che tutti (Grecia compresa) vadano in default per salvare loro. Del resto essendo lei nel nostro Paese da ben trentasei anni il punto di riferimento per il Council for Foreign Relashionship degli Stati Uniti in Italia dovrebbe saperlo perfettamente (anche se io sinceramente fatico a capire come la Nazione che da sempre si dichiara l’anticomunista per eccellenza si possa essere affidata a un ex P.C.I per così tanto tempo, tra l’altro a prescindere che le loro Presidenze o il Parlamento fossero democratici o repubblicani. Forse perché loro, come tanti di noi, sapevano perfettamente che lei comunista non lo è mai stato, o meglio, lo è stato quando le conveniva esserlo (tipo alla fine della guerra, per confondersi con i partigiani e i repubblicani e così salvarsi la pellaccia), o come lo fu infatti nel 1956, all’indomani dell’invasione dei carri armati sovietici a Budapest quando, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti comunisti di primo piano lasciarono il P.C.I, mentre “l’Unità” definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, lei chino ai diktat di Mosca si profondeva in elogi ai sovietici. L’Unione Sovietica, infatti, secondo la sua visione, sempre molto vicina alla parola regime (sic! n.d.a.), sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo» un’affermazione degna di un cervello veramente disumanamente opportunista.
Dev’essere stata una scena surreale sentirle pronunciare frasi come: “l’intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d’Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all’Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente abbia contribuito, oltre che ad impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo.” per chi magari fosse stato suo camerata nel 1942 quando lei entrò a far parte non di “un gruppo di giovani anti­fascisti” come scritto, ovviamente travisando i fatti, sulla sua biografia pubblicata dal Quirinale sul suo sito, ma del Guf (Gruppo universitario fascista’). Infatti, da documenti ben noti a chi la Storia la segue da tanto tempo, si evince non solo che lei collaborò attivamente alla rivista dal titolo “IX Maggio” parto del Guf stesso, ma che fu anche membro della giuria del convegno nazionale di critica cinematografica dei Guf, e che, non pago, si cimentò anche “in un esperimento di regia con la compagnia del Teatro Guf. La cosa interessante (anche se il termine adatto dovrebbe essere: disgustosa) per un ora sedicente nei siti ufficiali “giovane antifascista”,  è che lei decise di entrare a far parte del Guf e di conseguenza appoggiare il “regime” (parola che mi dà l’idea lei ami moltissimo) dopo che erano passati già ben venti anni di dittatura, quando già erano state decise le leggi razziali, quando il patto di alleanza con Hitler e il successivo assurdo ingresso in guerra. Quindi, iniziare a frequentare il Guf nell’autunno 1942 tutto può essere fuorché una scelta antifascista caro lei (magari qualcuno si starà ancora chiedendo come mai poco fa ho usato il termine “voltagabbana professionistico”). E, nonostante ciò, poi lei ha anche il coraggio di mettersi la kippah e di andare a elemosinare consensi alla comunità ebraica o fare discorsi di un’ipocrisia disarmante nella giornata della memoria.   
Riguardo quindi il suo comunismo per convenienza (lei è sempre stato solo un fervente “convenientista”) basti ricordare come la definiva il suo caro amico Henry Kissinger ovvero “il mio comunista preferito” stigmatizzando in una battuta la sua inconsistenza ideologica. Per quanto mi riguarda ho paura (anzi, ne sono certo!) che dentro di lei l’onestà intellettuale ed ideologica latiti da un bel pezzo, sempre che sia esistita almeno per un parsec.
Per tornare ai fatti d’Ungheria vorrei solo sottolineare, per chi non avesse seguito i fatti, come nel 2006 proprio dall’Ungheria arrivarono frasi del tipo “Napolitano non venga a Budapest. Con il Pci appoggiò i russi invasori” o ancora più eclatanti come le parole di Balasz Piri: “La comunità dei veterani del 1956 sente che quest’uomo non deve partecipare alle commemorazioni del ’56 ungherese. Chissà cosa direbbero quelli che sono stati impiccati in seguito alla repressione». Lei però, indossò la sua bella facciua di bronzo e ci andò lo stesso. Come suo costume poi rivoltò la frittata e, senza un minimo di vergogna, ebbe il coraggio di recitare queste parole sulla tomba di Imre Nagy: “Ho reso questo omaggio a nome dell’Italia, di tutta l’Italia, e nel ricordo di quanti governavano l’Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a sostegno dell’insurrezione ungherese e contro l’intervento militare sovietico”. Lei, uomo senza dignità non ebbe il coraggio di fare nemmeno una dichiarazione sulle possibili responsabilità sue e dei suoi «compagni» di partito. Non solo, dalla sua bocca non uscì nemmeno l’abbozzo una richiesta di perdono alle vittime (forse 25.000), ma un’affermazione che dimostrava la sua camaleontica capacità di cambiar bandiera non appena cambia il vento con la quale definì il comunismo come «male assoluto».
Vede Napolitano se lei ci spiegasse un po’ di cose su Moro, su Ustica, su Piazza Fontana, sull’Italicus, sull’Accademia dei Georgofili, sulla Banca Nazionale dell’Agricoltura, dicendo veramente TUTTO quello che sa, magari qualche famiglia riuscirebbe a trovare un po’ di pace. Così come se facesse un po’ il punto della situazione MPS. Se ci facesse ascoltare un inaspettata ma assolutamente integra copia delle intercettazioni delle sue telefonate con Mancino, che tanto interessano i magistrati che indagano sui rapporti Stato mafia, in tanti si tranquillizzerebbero o si preoccuperebbero (a seconda dei casi).
Napolitano, perché non ci spiega per bene il motivo per cui quando lei nel 1997 era Ministro dell’Interno e Carmine Schiavone svelò quanto succedeva e come succedeva in quella conosciuta come la “terra dei fuochi” grazie alla camorra, lei e lo Stato tutto non faceste assolutamente NULLA?
Tra l’altro lei, Napolitano è napoletano, di conseguenza campano, quindi non è intervenuto pur sapendo che ciò che stavano confessandole accadeva a pochi passi da casa sua e metteva a repentaglio la vita di suoi corregionali?
Capisce perché all’inizio ho detto che non credo che lei si senta italiano? Perché a mio avviso lei non si sente neppure campano o napoletano. Lei per sua sfortuna si sente lei e basta e il suo immenso Ego, pari forse solo a quello di Monti o di tanti dittatori visti all’opera sul pianeta, le impedisce qualunque tipo di emozione, sensazione, percezione o sentimento. Già perché se lei fosse davvero il Presidente della Repubblica italiana e fosse un “uomo”, forse tanto di quanto è accaduto, compresi i suicidi (dei quali a un certo punto avete dovuto far dar notizia visto il numero impressionante), forse si sarebbe potuto evitare.
Tornando comunque alle mie proposte per salvarle se non l’anima almeno il nome: perché per esempio non ci svela quello che le hanno detto (anche se ovviamente non sarà tutto) Christine Lagarde del FMI e tutti gli amici del suo protetto varesino Monti, da Goldman Sachs a JP Morgan e compagnia bella.
Napolitano, lei fa parte della vita politica italiana dal 1953, lei è un superstite della Prima Repubblica (e anche questa cosa avrebbe dovuto far pensare già ai tempi della sua prima elezione. Infatti da sempre mi chiedo: perché eleggere Presidente un rappresentante di ciò che era icona del male, della corruzione, del clientelismo più sfacciato etc…etc…? Difficile trovare una risposta, a  meno che in fondo, come io sostengo, non fosse cambiato nulla. Semplicemente si era cominciato a usare nuovi linguaggi per continuare a fregare i cittadini italiani (notoriamente molto bravi a imbottirsi il cervello con il pensiero di altri che poi credono sia frutto delle proprie elucubrazioni), che grazie al rimbambimento televisivo, anzi mediatico in generale, attuato da B. e poi, ovviamente, anche dagli altri, ha perso completamente ogni riferimento per stabilire quel che è vero o falso. Sarebbe come se ora, deposto il Parlamento illegittimo, si andasse a nuove elezioni e il Movimento 5 Stelle uscito vincitore a mani basse (come tra l’altro Merryl Lynch prevede per le prossime eventuali elezioni), dopo le dovute dimissioni del Presidente Illegittimo (lei) accettasse che al Quirinale salissero D’Alema o, addirittura B… le pare possibile?
Vede Napolitano lei non se ne rende conto, ma in questo momento è in una condizione ottimale per fare quanto le chiedo, poiché qualunque cosa avesse voglia di dire al massimo potrebbe provocare la sua morte, che del resto si sta già comunque provocando da sola per questioni anagrafiche. E allora non è meglio liberarsi di tutta l’immondizia che la “farcisce” da decenni ed essere ricordato come “il martire” piuttosto che come “il traditore”?
Oltretutto così facendo eviterebbe la sempre più probabile richiesta di impeachement nei suoi confronti, che ovviamente è più che fondata e che, salvo un miracolo firmato “burattinai internazionali”, la porterà ad essere il primo presidente della Storia d’Italia ad essere dismesso, un bel ricordo da lasciare ai nipotini, non c’è che dire. Certo gli lascerà anche tanti, tanti soldini e case e chissà cosa… ma sarà tutto così sporco e, tra l’altro, non è detto che se lei e i suoi scagnozzi doveste continuare così non riusciate a far diventare davvero gli italiani dei rivoluzionari (incredibile dictu) e, a quel punto, chissà dove finirebbero case, soldini, nipotini e chissà cosa.
Vede Napolitano, se lei confessasse, se mettesse il popolo in condizione di sapere, molto probabilmente non solo verrebbe parzialmente riabilitato, ma avrebbe sessanta milioni di alleati contro chi a quel punto le vorrebbe male, mica roba da poco.
Questa è solo una minima parte di quanto avrei da dire, ma per il momento mi fermo qui, mi pare che basti.

Solitamente a questo punto bisognerebbe che le facessi gli auguri di rito, il classico “Buona Fine e Buon inizio” ma il Buon Inizio visto quanto ha fatto da quando è in vita non mi sento proprio di augurarglielo, però un sincero augurio di Buona Fine non glielo nego di certo.
Stefano Davidson

Bioregionalismo, spiritualità laica ed ecologia profonda come risposta evolutiva per questa società urbanizzata


Calcata - Vista da Santa Maria


(Questo testo è un documento storico da me presentato all'incontro della Rete Bioregionale Italiana, tenuto al Circolo Vegetariano VV.TT. di  Calcata dal 9 all'11 maggio 2003  - P.D'A.)


Strettamente parlando, da un punto di vista delle finalità, la spiritualità laica e l’ecologia profonda affondano il loro esistere nella coscienza. L’uomo si è interrogato sulle forze della natura e sulla vita e questo interrogarsi ha prodotto la spiritualità, l’ecologia profonda è un approfondimento in senso materiale di questa ricerca. Entrambi gli approcci partono dall’esistente, dal modo di percepire noi stessi e la realtà che ci circonda, il primo è un approccio in senso metafisico mentre il secondo prende in esame il fisico ma non v’è differenza fra i due aspetti se non nel modo descrittivo.

Nell’ecologia profonda come nella spiritualità naturale si sottintende un ’quid’ che impregna le trame della vita. Tale ’quid’ è stato descritto come sorgente di tutte le cose, indipendentemente dal chiamarlo ’spirito’ o ’forza vitale’. Dall’interrogarsi iniziale siamo giunti a tutte le filosofie gnostiche, alle religioni d’oriente come pure alle grandi religioni monoteiste in cui, sia pur con angolazioni differenti, si inneggia al grande mistero della vita, questa è anche l’esigenza dell’ecologia che sempre tiene in conto il delicato equilibrio dell’insieme delle manifestazioni vitali. Spesso mi son trovato a descrivere l’esigenza di estrinsecazione spirituale dell’uomo come la nascita della prima virtualizzazione. Attraverso il pensiero e la speculazione intellettuale è infatti sorta la virtualità, l’immaginare, il presupporre vero sulla base di un pensiero (di un credere) e questa proiezione, una ’vis’ umana specifica, è forse presente anche nel resto dei viventi, chissà? Ad esempio nelle teorie del karma si descrive la vita individuale degli esseri come un percorso evolutivo che parte da una scintilla dell’intelligenza che poi si differenzia in miriadi di forme, a volte contrapposte, che son però strettamente collegate l’una a l’altra ed in continua ascesa verso la stessa finalità. Una unità questa che non è mai venuta meno anche durante il cosiddetto "percorso karmico" ma per via dell’illusione, ovvero la virtualità del pensiero, appare disgiunta ed imperfetta (e quindi perfettibile?). L’ecologia profonda, dal punto di vista materiale, è un aiuto a capire che non c’è nel contesto generale della vita un dietro od un avanti che non sia strettamente consequenziale, che non compartecipi della stess a sostanza di base e che perciò è impossibile scindere, pena l’estinzione stessa della vita.

Ed ora una domanda: come faremmo a vivere su questa Terra se tutti decidessimo di ritirarci in eremitaggio, di ritornare alla terra come si dice in gergo, senza immediatamente sconvolgere, distruggere definitivamente, il già precario equilibrio di questo pianeta? La Terra ospita ormai diversi miliardi di persone, perlopiù riunite in aree urbane, è pur vero che parecchie specie animali sono in netta diminuzione ma per contro molte di quelle addomesticate dall’uomo (essenzialmente per scopi voluttuari o di carenza affettiva) superano in numero gli umani stessi e come gli umani che vivono nelle città anch’essi son concentrati in grandi allevamenti. Se ognuno di noi dovesse andare a vivere in campagna, immaginando una società egualitaria, avremmo forse a disposizione non più di duecento metri di terreno a testa senza contare le zone desertiche, i ghiacciai, le alte montagne, se in più volessimo portare con noi anche i nostri "pets" dovremmo dividere quel piccolo spazio con cani e gatti, se poi volessimo mangiar carne dovremmo dividere ulteriormente la nostra casa con pecore, mucche, conigli, maiali, etc. Si fa presto ad immaginare la calca che si verrebbe a creare nei nostri duecento metri quadrati di terra, non solo ma come potremmo produrre in quel piccolo orticello abbastanza cibo per tutti i membri della nostra personale comunità rurale? Va da sé che questa tipo di scelta è impensabile per la massa come pure, per altre ragioni persino più serie, è impensabile che la vita possa continuare a lungo sul pianeta se continuiamo a sfruttare le risorse per soddisfare le esigenze di consumo parossistico dei grandi agglomerati urbani.

I lemming, quel popolo di roditori che in caso di sovraffollamento periodicamente emigrano in massa, avrebbero già intrapreso il loro viaggio finale (che come tutti sappiamo finisce nelle gelide acque del mare del nord) per riequilibrare la natura. In parte un tale comportamento autodistruttivo sta avvenendo anche nella nostra società, con l’aumento delle guerre, dei suicidi, delle perversioni, della stupidità. Ma non è ancora sufficiente a trovare quell’equilibrio naturale di sopravvivenza e questo perché l’uomo ha l’arroganza di ritenersi un essere "superiore" alle altre specie e perciò ogni soluzione deve comprendere la continuazione del gioco attualmente in programma e cioè la fissità della nostra specie come dominante.

Ma a questo punto re-inserisco il concetto di "spiritualità naturale o laica". A dire il vero questa spiritualità non può assomigliare punto alla precedente spiritualità religiosa ma deve necessariamente tener conto del contesto vitale in se stesso, ovvero dell’ecologia. Una spiritualità ecologica in cui non si perseguano scopi immaginari (paradisi, inferni, etc.) ma in cui ci si occupi esclusivamente del presente stato dell’esistenza. Una presa di coscienza ’individuale’ di come è possibile il riequilibrio al contesto della vita senza ritenere che la nostra sia una funzione di controllo, di dominio (o di sudditanza ad una ipotetica divinità altra). Ognuno di noi dovrebbe già da ora affrontare il suo personale corso di sopravvivenza sapendo che tutto quello che noi rubiamo oggi dovrà sicuramente essere pagato domani, questo nel caso del sovrappiù, mentre se il nostro respirare, mangiare, vivere rientra nell’insieme del vivere, respirare, mangiare di ogni altro essere vivente potremmo finalmente goderci la vita, senza aver colpe da espiare, senza dover abbandonare il nostro modo di vita urbanizzato e fortemente sociale che -evidentemente- salvo il famoso riequilibrio di cui abbiamo detto, ha contribuito alla fioritura di questa bellissima nostra specie.

In questa fase della storia millenaria dell’uomo abbiamo privilegiato il secondario, il superfluo, a scapito del primario, ovvero il cibo, l’acqua, l’aria. E’ importante per noi esseri umani integrati analizzare le ragioni di questo sviamento. Uno sviamento che senz’altro è stato necessario per scoprire il valore di tesi astratte come l’arte, la scrittura, l’estetica, l’etica, ma che non può continuare ad occupare tutto lo spazio possibile del nostro esistere. Ad esempio dobbiamo essere consapevoli dello sforzo e del significato profondo insito nella ricerca e produzione del nostro cibo quotidiano.

Descrivo ora l’excursus storico sulla nostra evoluzione. La storia dell’uomo è molto semplice e rispecchia i quattro mutamenti fondamentali della vita. L’uomo nella sua corsa evolutiva compie quattro salti stagionali. All’inizio egli succhia il latte, alla base del latte c’è la verdura e la carne e ciò diviene il suo cibo, poi ancora oltre c’è la terra ed ecco l’uomo che la divora ma oltre la terra c’è lo spirito e l’uomo nutrendosi di "spirito" completa un altro ciclo di spirale nella scala dell’evoluzione. Questa simbologia può essere tradotta così: il latte rappresenta il momento in cui l’umanità si pone reverente verso la nutrice, la natura, che lo accudisce e lo sostiene nel suo grembo (potremmo dire che corrisponde al momento del "paradiso terrestre"); subentra poi la capacità di auto-sostenersi e di ricorrere a tecnologie appropriate per ricavare da se stessi il nutrimento (corrisponde al momento della fondazione patriarcale); ecco quindi il momento del massimo sviluppo tecnologico e sociale in cui l’uomo tende a divorare, a consumare, persino la terra che lo sostiene (il momento della decadenza consumistica e dell’idolatria scientifico religiosa); infine viene il momento della coscienza indifferenziata, l’uomo vien toccato dallo "spirito" si compenetra in esso e ritrova la sua unità primigenia (corrisponde al quid originario, alla consapevolezza di Sé), il ciclo si ripete passo dopo passo. E’ evidente che questo momento storico è segnato da un grande sbalzo fra il massimo del materialismo ideologico o religioso a quello di un ritorno alla consapevolezza non duale.

Come possiamo affrontare condizioni o contingenze apparentemente diametralmente opposte? Innanzi tutto c’è da considerare una cosa: la spinta evolutiva nell’uomo non è indotta da ideologie di massa, il pensiero di massa serve solo al mantenimento della compattezza psicofisica della specie, l’indice del cambiamento è sempre e solo rappresentato da forme pensiero, pseudopodi, che si irradiano verso possibili sbocchi evolutivi, questi pseudopodi non rappresentano che una piccolissima percentuale della massa, si tratta di minoranze….. Le due minoranze attualmente in antitesi, nel "programma" di sviluppo dell’intelligenza umana, son rappresentate da una parte dall’accentramento individuale del potere (lobby ideologiche ed economiche auto-foraggianti) e dall’altra da una rete smagliata di piccole persone che emanano forme pensiero collegate al tutto (una sorta di sincretismo universale).

Questi cicli o percorsi storici si manifestano allo stesso tempo sia nell’arco di una sola vita individuale che in stagioni o onde storiche, ere cosmiche. Mi sembra che questo momento di transizione, fra una condizione e l’altra dell’umano, sia dedicato all’aspetto distruttivo di ogni sovrastruttura di pensiero, un azzeramento dei canoni precostituiti. Infatti oggi come non mai la pulsione verso l’uscita dagli schemi fissati provoca uno stato sismico mentale (scossoni psichici) al corpo-massa dell’umanità. Basterebbe sapere che, come avviene nel processo realizzativo del sé, ogni singola cellula del corpo sociale umano deve essere toccata e deve essere in grado di percepire individualmente la reale possibilità evolutiva in corso. E mentre la tendenza egocentrica agisce sulla massa con meccanismi di aggregazione forzata (vedi la massificazione informativa) al contrario "l’aumento" della coscienza avviene sui piani emotivi individuali. Dobbiamo essere consapevoli di ciò quando, come precursori, proponiamo un indirizzo bioregionale che non potrà certamente usare i mezzi della controparte ma deve comunque comprenderli organicamente e da lì evolversi. Solo così può sciogliersi il senso di differenza e la coscienza può ri-trovare il suo spazio. L’interno dell’uomo è ancora tutto un mondo da esplorare ma anche l’esterno è altrettanto infinito ed inconoscibile. Per questo si ripropone sempre la via di mezzo, la moderazione, come unica strada possibile per la continuità della specie. La consapevolezza non-duale integra non divide. E’ per questo che nell’ecologia del profondo e nella spiritualità laica si narra del ritorno alla Terra, ascoltandone il suo messaggio, pervenendo così a quell’integrazione con essa. Godendo della silenziosa gioia di vita, qui e d ora. Una gioia che non ha costrutto, nessuna causa, nessun meccanismo da soddisfare, nessun possesso, solo è…. Si chiama esistenza.

Ma attenzione… tale visione non ipotizza il ritorno al primitivismo bensì individua nelle attuali condizioni della società avanzata l’occasione di un riequilibrio. La continuità della nostra società, in quanto specie umana, richiede una chiave evolutiva, una comprensione globale, per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l’intero pianeta (forse sarebbe meglio dire con l’universo) l’esperienza vita. Questa è la scienza dell’inscindibilità della vita. Ne consegue che anche l’economia umana può e deve tener conto di questa visione per avviare un progresso tecnologico che non si contrapponga ma che sia in sintonia con i processi vitali. La scienza e la tecnologia in ogni campo di applicazione dovranno rispondere alla domanda: "E’ ciò ecologicamente e spiritualmente compatibile?" I macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti, come pure la socialità e la cultura, dovranno essere realizzati in termini di sostenibilità. Se questo stimolo si manifesta nella mente umana allora sarà necessario un rapido processo di riconversione e riqualificazione industriale ed agricola che già di per se stesso sarà in grado di sostenere l’economia. Infatti la sola "riconversione ecologica" favorirà il superamento dell’attuale stato di "enpasse" impartendo grande spinta allo sviluppo economico e sociale. Una grande rivoluzione comprendente il nostro far pace con il pianeta e con gli esseri viventi che lo abitano.


Paolo D'Arpini

domenica 29 dicembre 2013

Bibbia, la sacralità mancata non piace a chi ci campa sopra ... Minacce di morte a Mauro Biglino





Giorni fa è pervenuta nei nostri uffici la notizia shock relativa all'arrivo di minacce di morte verso il nostro autore Mauro Biglino.

Il mandante firmato FLCM ha fatto arrivare una lettera presso il Centro Kundalini Yoga dove  l’autore ha tenuto una Conferenza sul suo nuovo libro “La Bibbia non è un libro sacro”.

La lettera accompagnata da una pallottola richiede che vengano sospese tutte le conferenze dell’autore da qui in avanti altrimenti provvederanno loro a farlo tacere eliminando la sua persona, minaccia estesa anche al resto della sua famiglia.

Mauro Biglino nel suo lavoro porta alla luce le realtà che emergono dalla vera Traduzione letterale dell’Antico Testamento che differisce in larga parte rispetto a ciò che da sempre la Teologia racconta, da anni tramite i suoi libri e le sue conferenze diffonde ciò che scaturisce dalla semplice lettura dell’Antico Testamento così come si manifesta senza filtri e manipolazioni, non si professa portatore di verità assolute, si limita a riportare quanto viene scritto grazie alla sua conoscenza dell’ebraico antico, cosa che gli ha consentito di lavorare per diversi anni per conto delle Edizioni San Paolo proprio come traduttore.

Come mai si vogliono mettere a tacere tali rivelazioni? Si sta forse giungendo verso quella che è la realtà dei fatti, piuttosto scomoda a chi cerca di manovrare le nostre menti e azioni?

Quello che è certo è che questo lavoro non terminerà , noi continueremo ad andare avanti, questa sera la conferenza ci sarà e con la presenza della Polizia in sala.

La verità sta venendo a galla e non è più possibile fermarla!

Uno Editore - Macrolibrarsi

sabato 28 dicembre 2013

Altra shoah, altra verità.... "Dubitare non è reato!" Lo ha deciso il giudice Maria Cristina Muccari



ROMA, ASSOLTO IL PROF CHE NEGÒ L’OLOCAUSTO: «NON È REATO»

All'alunna 16enne disse: «Gli ebrei sono furbetti, bisogna stare attenti»


  
di Michela Allegri
 
FONTE : http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_assolto_prof_olocausto/notizie/412317.shtml
 
Esprimere la propria opinione non è un reato. Nemmeno se un insegnante dice a una studentessa di origine ebraica, i cui nonni hanno vissuto la tragedia dei campi di sterminio, che l'Olocausto è tutto sommato una montatura cinematografica.

Nemmeno se l'idea manifestata è «aberrante» e «lesiva della sensibilità» di una ragazzina, come scrive il giudice Maria Cristina Muccari nelle motivazioni della sentenza di assoluzione emessa nei confronti del professor Roberto Valvo, ex docente di Storia dell'arte al liceo artistico Ripetta, finito sul banco degli imputati con l'accusa di discriminazione razziale o religiosa, per aver propagandato teorie negazioniste di fronte a Sofia, 16 anni, fiera delle proprie origini. Valvo è stato assolto con formula piena: per il magistrato, nonostante «abbia fatto commenti e osservazioni certamente censurabili moralmente», non ha mai inteso «propagandare tali sue idee». La condotta di «propaganda», infatti, è tale solo quando destinata a un uditorio vasto. E quel giorno, in classe, c’erano solo tre studenti.

NEGAZIONISMO
Era il 31 ottobre 2008, e la maggior parte degli alunni del liceo aveva aderito a uno sciopero. Tre ragazzi che frequentavano la IV C, però, avevano partecipato alle lezioni. In cattedra c’era Valvo che, come in un normale giorno scolastico, aveva fatto l'appello. Pronunciando il cognome di Sofia, era rimasto incuriosito e le aveva chiesto quali fossero le sue origini. Lei aveva risposto che la sua famiglia era ebrea. «Ah, gli ebrei sono furbetti, bisogna stare attenti!», aveva replicato il docente. A quel punto, in privato, Sofia aveva chiesto a Valvo cosa ne pensasse della Shoah. E lui aveva risposto: i numeri dell'Olocausto (sei milioni di ebrei morti) non sono autentici e la tragedia della Shoah dovrebbe essere ridimensionata. Ma non è tutto: per il professore, i video dei campi di concentramento sarebbero stati girati da una sfilza di registi.

IL CONSIGLIO DI CLASSE
Le stesse tesi, il professore le aveva ribadite due settimane dopo, durante un consiglio d'istituto: «Quel campo di concentramento è una scenografia costruita dagli americani. Non c’è neanche un’appartenenza con la cultura italiana. Allora parliamo di Foibe», avrebbe detto secondo Virgilio Mollicone, un altro docente sentito come testimone al processo, che all'epoca dei fatti aveva appena accompagnato gli studenti ad Auschwitz. Anche in questo caso, per il giudice, «nel riportare le teorie negazioniste certamente aberranti e risibili sotto il profilo storico culturale, Valvo lo ha fatto però con modalità del tutto asettiche», senza manifestare sentimenti di odio o superiorità razziale. In sostanza - conclude il magistrato - «l'ipotesi di reato non sussiste», perché l'imputato ha semplicemente espresso un’opinione personale. E, nonostante «l'adesione a dette teorie in altri paesi europei, quali l'Austria e la Francia costituisca di per sé reato, in Italia non è punita».

«È una sentenza importante, perché afferma un intoccabile principio sulla libertà di opinione», ha commenta l'avvocato Giuseppe Pisauro, difensore dell'insegnante. Ma per Ruben Della Rocca, assessore alle Relazioni istituzionali della comunità ebraica di Roma, il problema va oltre la singola sentenza: «Al di là della decisione del Tribunale su questa vicenda - ha commentato Della Rocca - in Italia, sarebbero necessari confini legislativi più rigidi contro chi nega la shoah».



Nell'immagine soprastante la mappa del campo di Auschwitz 1 .... in cui sono evidenziati le destinazioni dei vari edifici ed in cui sono evidenziati, il teatro, ... le piscine,...  la biblioteca.... l'ospedale...

venerdì 27 dicembre 2013

Viterbo escatologica - Ovvero: "Se la merda non è solo biologica...." - Lettera aperta del sen. Michele Bonatesta al sindaco di Viterbo Leonardo Michelini



VITERBO. Essì, caro sindaco di Viterbo, ing. Leonardo Michelini“ siamo nella mmerda ! “
Eppropio, Viterbo, la sua città, la nostra città é (quasi)… sommersa dalla mmerda.

Da quella vera, purtroppo.
Non solo da quella che si intende per metafora, quando tutto va male.

Eggià perché… perché anche in questo caso non è che - a Viterbo -  la situazione si possa intravedere molto differente.
Ma oggi non è di ‘ merda per metafora ‘ che intendiamo parlare, egregio sindaco Michelini..
Nossignore.
Quella di cui parliamo oggi, infatti, è… la cacca dei cani.
Sissignore: la cacca dei nostri carissimi e fedeli amici a quattro zampe che non risparmia nessun angolo del centro storico e non risparmia nemmeno le periferie.
La cacca che non risparmia i marciapiedi dei quartieri periferici.
La cacca che non risparmia le aree verdi, laddove esistono, laddove dove i cani sono liberi di correre e… di fare i loro bisogni quando chi li de-tiene in casa li porta fuori per la loro …  ora di aria.
Eccerto; se poi,  alla ‘ cacchina ‘ dei cani che i pedoni rischiano sempre di trovarsi attaccata sotto le scarpe (se non guardano bene dove mettono i piedi) aggiungiamo i rifiuti, le foglie secche macerate dall’acqua, le pozzanghere causate dalla pioggia,  ecco che possiamo tranquillamente tornare alla metafora, laddove metafora e realtà si uniscono e si confondono… nella cacca..
Essì: a questo punto posiamo tranquillamente dire che… gente, siamo nella mmerda !
Posiamo dire che… gente, Viterbo è nella mmerda dei cani e… non solo.

A ricordarcelo, carissimo sindaco Michelini, è stata - questa volta - la signora Ofelia Fiorentini.
La signora Ofelia Fiorentini che ha scelto noi perché la rappresentassimo nei confronti del Comune di Viterbo, del sindaco di Viterbo.
Perché noi ci facessimo portavoci, egregio sindaco Michelini, della sua protesta nei confronti del Comune di Viterbo.

Epproprio, illustrissimo sindaco Michelini.
La protesta.

La signora Ofelia Fiorentini è venuta a cercarci per ‘ lamentare ‘ lo stato di indecenza in cui versano le strade del capoluogo a causa della ‘rumenta ‘ esistente… anche sui marciapiedi.
Epproprio, caro sindaco Michelini.
La signora Fiorentini ha usato proprio questo termine: la rumenta.
La ‘ rumenta’ che a Genova - ci ha spiegato - indicherebbe la… sporcizia.
Viterbo è sporca, dunque, ha denunciato la nostra cordiale interlocutrice ed è sporca soprattutto - ha tenuto a sottolineare - nella zona del quartiere Cappuccini.
Sporcizia a parte, le strade sono piene di buche e di toppe ed i marciapiedi sono sempre più sconnessi con grave pericolo per i pedoni che ci si avventurano.
Senza contare, dicevamo, gli avvallamenti dove - con la pioggia - si creano veri e propri ‘ laghetti ‘ croce e delizia di pedoni ed automobilisti.
‘ Delizia ‘ degli automobilisti che provano l’ebbrezza dell’acqua plaining  ogni volta che, in velocità, entrano in uno di questi improvvisati ‘ laghetti ‘, ‘ croce ‘ dei  pedoni che non possono in alcun modo sottrarsi alla doccia che le auto riservano loro.
Chissà perché, mentre la signora Ofelia Fiorentini ci raccontava queste cose, a noi venivano in mente le immagini che tanto hanno fatto discutere in questi giorni la stampa nazionale ed i telegiornali di tutte le emittenti.
Essì, ci sono venute in mente le docce disinfestanti con il tubo, riservate agli ospiti deiCie.
Eggià, quando la signora Fiorentini ci ha parlato delle disavventure dei pedoni per colpa degli automobilisti, abbiamo pensato immediatamente agli immigrati sotto il getto gelido e violento dell’acqua che li avrebbe dovuti… disinfestare.
Chissà perché !?
Tutto il contrario, in realtà, di quello che avviene per le strade di Viterbo, egregio sindacoMichelini, quando piove e quando gli automobilisti non vogliono capire che non sono loro i padroni delle strade, che esistono anche i pedoni, i pedoni che non devono essere… disinfestati.

Eggià: i pedoni, signor sindaco.

Quelli che ( e qui torniamo all’inizio del nostro discorso) sono costretti a impegnarsi ed a districarsi  in sempre più complicate gimkane per evitare di appiccicarsi sotto le suole le tante ‘ cacchine ‘ dei cani che si incontrano, cacchine che poi potrebbero essere portate in casa, magari sui tappeti o… in machina se la loro condizione  di pedoni si alterna a quella di automobilisti.
La signora Ofelia Fiorentini, nel farci il suo racconto non era certo divertita, signor sindaco, ma ha sempre mantenuto un tono ed un linguaggio estremamente corretto, estremamente rispettoso.
Siamo noi, caro sindaco Michelini, che trasformiamo il linguaggio corretto e niente affatto irriverente - seppure non affabile - della signora Ofelia Fiorentini nel nostro ‘solito ‘ linguaggio.
Un linguaggio , egregio sindaco Michelini, il nostro, spesso irriverente, appunto, ma che aiuta a capire meglio le cose, che meglio riesce ad interpretare gli stati d’animo, le sensazioni delle persone.
Un linguaggio - il nostro - che non disdegna la satira, un linguaggio - il nostro - che arriva diretto al punto,  senza inutili e vuoti giri di parole.
Un linguaggio - il nostro - esimio ing. Michelini, che vuole essere ‘ il linguaggio del popolo incazzato ‘ (giustamente) , il linguaggio che anche a lei capita sicuramente di ascoltare per la strada, differente dal linguaggio dei salotti ma proprio per questo ancor più da… ascoltare.
Dicevamo dei cani, dunque, e dicevamo dei ‘ regalini ‘ che questi ultimi  non possono fare a meno di lasciarci di tanto in tanto, regalini più o meno abbondanti, regalini più o meno… consistenti.
Regalini che i proprietari di cani sarebbero tenuti a raccogliere dalla strada e dai marciapiedi e dai prati verdi, signor sindaco, e che  molti in effetti raccolgono mentre tanti altri evitano di farlo.
Lei li avrà visti, signor sindaco, questi suoi bravi concittadini che vanno in giro con il loro amato ‘ fido ‘ al guinzaglio o sciolto e, in una mano, il fatidico…  sacchetto e paletta.
Paletta per raccogliere i ricordini, sacchetto per riporli e poi gettarli.
Ma qui, egregio sindaco Leonardo Michelini, qui - ci diceva la signora Ofelia Fiorentini - qui comincia il dramma di chi sa di essere un bravo cittadino, un cittadino ligio alle regole, un cittadino che conosce le leggi e che le vorrebbe rispettare.

Essì.
Eggià.
Epproprio, signor sindaco.

Le vorrebbe rispettare ma… non può !

A Viterbo, nella sua città, nella città di arte e di cultura, nella città che vorrebbe diventare città turistica, nella città che ora può vantare anche il trasporto  della Macchina di Santa Rosa come patrimonio intangibile dell’umanità, nella città universitaria di Viterbo, nella ex Città dei Papi che ora aspetta con ansia anche l’arrivo del nuovo Papa Francesco, nella Viterbo delle belle donne e delle belle fontane, carissimo sindaco Michelini, il…ricordino la cacchina… la mmerda dei cani che i proprietari raccolgono con la paletta e poi conservano nel sacchetto, i sacchetti di mmerdaper farla breve - signor sindaco - dove li mettiamo ?

Essì.
Eggià.
Epproprio.

Dopo averla raccolta, la ‘ cacchina ‘ del nostro amico Fido, egregio sindaco Leonardo Michelini, il cittadino ligio e rispettoso, dove la mette ?
La signora Ofelia Fiorentini ci ha garantito che qualche cassonetto, forse qualche cestino più che qualche cassonetto, da qualche parte di Viterbo, in qualche quartiere periferico di Vitreo, sicuramente c’è.
Non c’è niente dentro le mura, non c’è niente nel centro storico di Viterbo.
Sarà per questo che il centro storico, le vie e viuzze del centro storico sono piene di ‘cacchine ‘ che nessuno raccoglie ?
Perchè non si saprebbe dove buttarle?
Perché, per farlo, si dovrebbe andare da un capo all’altro della città ?

E’ questa, signor sindaco la città turistica nella quale Lei vorrebbe trasformarela Viterbo città di arte e di cultura e… di Santa Rosa ?

Pensa forse che i turisti proprietari di cani decideranno di ‘ saltare Viterbo ‘ nei loro programmi, nei loro tours,  solo perché non potrebbero smaltire  i rifiuti organici dei loro fedeli amici a quattro zampe ?
O pensa forse, signor sindaco, che i turisti potrebbero essere disposti ad andarsene in giro per Viterbo,  a vedere e fotografare monumenti e fontane, a visitare chiese e pregare Santa Rosa sempre con il loro bravo sacchetto pieno di… mmerda attaccato alla cintola ?
Per poi portarselo, magari, al ristorante?
Per poi portarselo, magari, in auto o sul pullman ?
Per poi riportarselo, magari, a casa, a Roma o in un’altra città, dopo una giornata così trascorsa nella città dove Dante elogiò le acque del Bulicame ?
Davvero, signor sindaco, pensa che Viterbo potrà mai diventare la città turistica che noi tutti vorremmo, e lei primo tra tutti - sicuramente - egregio ing. Michelini, se Viterbo continuerà ad essere off limits per i nostri amici a quattro zampe ed i loro proprietari, se Viterbo continuerà ad essere così inospitale verso chi non è disposto a viaggiare senza farsi accompagnare dal suo ‘ compagno ‘ a quattro zampe ‘ ?

Nossignore,  signor sindaco.

Questo è un problema ‘ di mmerde ‘ che però - per Viterbo - non può essere considerato un problema di merda ( in senso volgarmetaforico) se visto nell’ottica di un turismo ancora tutto da scoprire, ancora tutto da realizzare.
Nelle altre città turistiche non è come a Viterbo.
Anche i cani sono considerati i benvenuti se… accompagnati dai loro padroni e dai loro… portafogli.
Anche a loro sono riservati i diritti riservati ai ‘ turisti a due gambe ‘, anche i loro proprietari hanno diritto a comportarsi da… turisti civili.
Siamo noi che dobbiamo ancora dimostrare - purtroppo -, signor sindaco, che… siamo civili.
E giacché siamo in tema di civiltà, pur rimanendo in tema di bisogni corporei, signor sindaco, ci permetta di chiudere questa nostra chiacchierata con un altro ‘ richiamo ‘.
Il ‘ richiamo ‘ al rispetto per le esigenze corporali delle persone, degli… animali a due gambe e due piedi.
Di noi tutti, insomma.

A Viterbo esiste, da sempre, il problema dei gabinetti pubblici.

Non si può pensare di portare turisti a frotte nella nostra Città dei Papi e di… Santa Rosa se non ci preoccupiamo - dopo aver fatto mangiare e bere di qualità ed in abbondanza i turisti ( che significano soldi, che significano economia, che significano lavoro)  non si può non pensare - dicevamo - anche  ai loro bisogni corporei.
Ai cessì, signor sindaco.
Ai cessi pubbici, signor sindaco.
Magari a  quelli chimici, signor sindaco.

Essì.
Eggià.
Epproprio.

Per le persone, egregio sindaco Michelini,  la ’ storia ‘ della paletta e del sacchetto per la popo’ non funziona così come - per la pipì- non  può bastare un muro dietro l’angolo in un Paese che non vuole essere… sessista.
Allora, caro sindaco, prendiamo spunto dalla garbata reprimenda che sia noi che Lei abbiamo ricevuto dalla signora Ofelia Fiorentini e avventuriamoci in uno scatto di orgoglio.

Nossignore.
Nossignori.

Viterbo non è una città… di mmerda.
Non siamo, a Viterbo, nella mmerda.
Né per colpa dei cani, né per colpa dei viterbesi.

Nossignore.

Ora, signor sindaco, ci aspettiamo che a Viterbo - centro e periferia - facciano finalmente la loro comparsa quantomeno i bagni chimici per i viterbesi e per i turisti.
Ora ci aspettiamo, signor sindaco, che a Viterbo, in tutti i quartieri di Viterbo, centro e periferia, finalmente facciano la loro comparsa i contenitori per i sacchetti con la… popò di Fido.


O no ?


Sen. Michele Bonatesta