venerdì 7 dicembre 2012

Viterbo - Il bullicame, la callara, le terme dei papi ed il "pozzetto" della discordia


Due mondi - Dipinto di Franco Farina


Il pozzetto della callara, pietra dello scandalo.....
Care amiche, cari amici, oggi parleremo del “pozzetto” oggetto misterioso per tante persone e per questo descritto dettagliatamente nell'articolo che segue. E’ un pezzo importante della storia del nostro bacino termale e del suo “uso” e, qualche volta, “abuso”....


Per fare chiarezza sulla sub concessione rilasciata dal Comune di Viterbo alle Terme dei Papi, oggi parlerò di tre temi: il pozzetto; la quantità pattuita di 14 litri al secondo e l’uso geotermico.

Il “pozzetto” (23-25 litri al secondo, a 58 gradi centigradi) è certamente la fonte più ricca, tra quelle che alimentano le Terme dei Papi. Per la cronaca oltre a questa ci sono le fonti S. Caterina (6-8 litri al secondo a 33-34 gradi centigradi) e la “callara” del Bullicame (circa 10 litri al secondo a 58 gradi centigradi). La storia del “pozzetto” inizia nel 1956 con l’apertura delle Terme Inps. Subito dopo la trivellazione dei nuovi pozzi termali Gigliola e Uliveto, all’interno del perimetro Inps, la Cooperativa Terme che gestiva l’impianto Comunale, lamentò una diminuzione del gettito di acqua dal Bullicame, e fu perciò autorizzata a perforare un pozzo nell’area di sua pertinenza. Durante questa operazione si spezzò la trivella. Siccome il pozzo così perforato già erogava circa 4 litri al secondo, che erano sufficienti per colmare la mancanza di acqua termale lamentata dalla Cooperativa, la perforazione fu interrotta e il pozzo prese il nome di “pozzetto”. Poi nel 1993 accadde qualcosa di strano al Bullicame e a tutte le emergenze nella zona che denunciarono una forte carenza d’acqua, con forte abbassamento di tutti i livelli. La Regione, anche se in ritardo, se ne accorge tanto che in data 2 novembre 2006, scrive una raccomandata al Comune e alla S.G.T. (attuale Terme dei Papi) nella quale tra l’altro afferma: “Nel 1993 la S.G.T. Srl, ha provveduto ai lavori di riperforazione del pozzetto andando ad intercettare la falda in profondità. In esito a tali lavori la portata emungibile è passata dai precedenti 4 lt/s agli attuali 25 lt/s, quella del Bullicame si è ridotta, mentre quella dei pozzi Gigliola ed Uliveto, della concessione ex Inps è andata ad annullarsi. Da un esame della documentazione agli atti d’ufficio, non risulta che la captazione del pozzetto sia stata mai autorizzata dall’Amministrazione Regionale”.

All’interno dell’Associazione “Il Bullicame” ci sono diversi soci che ricordano benissimo il giorno in cui arrivarono alle Terme dei Papi i camion con le attrezzature per riperforare il “pozzetto”. E ricordano anche che l’operazione fu fatta nottetempo per evitare che qualcuno vedesse cosa stavano facendo.

Intanto ad oggi, i pozzi Gigliola e Uliveto sono sempre a secco e il prof. Vincenzo Piscopo ha dimostrato che chiudendo il “pozzetto” , i due pozzi ritornano attivi.

Merita un accenno anche il limite dei 14 litri al secondo al quale si dovrebbero attenere le Terme dei Papi. Tale quantità è chiaramente stabilita nel contratto stipulato tra il Comune e le Terme dei Papi. Nell’appalto concorso il Comune chiedeva l’ammodernamento del suo stabilimento termale e in cambio di tutte le opere, concedeva 14 litri al secondo di acqua termale per una durata di 20 anni (che scadranno il prossimo 31 marzo 2013).

Dalle relazioni del Prof. Giuseppe Pagano risulta che le Terme dei Papi usino una quantità di acqua termale nettamente superiore, che si aggira intorno a oltre 40 litri al secondo.

A proposito poi dell’uso geotermico per il quale le Terme dei Papi hanno fatto un ricorso al Tar, sostenendo che non possono curare i pazienti con l’acqua a 58 gradi centigradi. La prima cosa che va detta è che con le nuove leggi regionali l’uso geotermico è assolutamente vietato. Poi una bella notizia. Per abbassare la temperatura delle acque destinate alla cura dei pazienti, suggeriamo di miscelare l’acqua a 58 gradi con quella della sorgente S. Caterina, che ha una temperatura di 33-34 gradi centigradi. In questo modo possono ottenere lo scopo, evitando di far transitare l’acqua negli scambiatori di calore per il riscaldamento dello stabilimento e dell’albergo Niccolò V.

Una considerazione finale: la “callara” del Bullicame prima della costituzione dell’ Associazione “Il Bullicame” era sempre collassata e molto al di sotto del livello di sfioro. Adesso che tutto il bacino è sotto l’occhio vigile di questa Associazione, la “callara” è sempre piena e le vasche libere sono sempre alimentate. Forse è un miracolo della santa Associazione del Bullicame?

Giovanni Faperdue


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