lunedì 10 dicembre 2012

Sibialiria: "Guerra alla Siria? monti o bersani per me pari sono..."


Ama la pace e non la guerra



Monti e la Siria: vogliamo parlarne?

Gli ultimi sviluppi della guerra dell’Occidente e delle Petromonarchie alla
Siria (sofisticati armamenti consegnati ai “ribelli”, dispiegamento di
missili Patriot in Turchia, invio - ormai alla luce del sole - di
“istruttori militari”....) e la recente, agghiacciante, dichiarazione di
Napolitano al Consiglio supremo della Difesa (l’Italia è pronta per nuove
missioni di pace”) pongono i compagni e le organizzazioni, che promettevano
il loro impegno qualora si fosse manifestato un “attacco esterno” alla
Siria, di fronte a precise scelte.
Una è continuare a far finta che in Siria sia in corso un’altra “primavera
araba”, per sostenere la quale la principale (e l’unica) cosa da fare è
abbaiare – insieme al Governo Monti, i suoi partiti e i suoi mass media –
contro il “regime di Assad”, additando nel contempo come “rossobruni” coloro
che non si uniscono al coro; un’altra è aderire ad uno dei tanti ineffabili
appelli che si limitano ad invocare per la Siria una generica “fine delle
violenze” e/o “l’invio di una delegazione internazionale composta da
personalità di alto livello allo scopo di discutere con i principali attori
politici per aprire la strada a una soluzione politica del conflitto
armato”; l’altra è mobilitarsi contro il Governo Monti anche per quello che
sta facendo alla Siria.
Una scelta quest’ultima, ancora oggi, fatta da pochissimi compagni.
Eppure il Governo Monti ha dapprima rotto le relazioni diplomatiche con
Damasco, poi  comminato sanzioni (anche per alimenti e apparecchiature
medicali!), poi riconosciuto ufficialmente i “ribelli”
(prima quelli del CNS ora quelli della Coalizione) quali “legittimi
rappresentanti del popolo siriano”, poi – seguendo lo stesso copione della
guerra alla Libia – ha inviato, più o meno nascostamente, soldi, armi e
mercenari (come i quattro arrestati ad agosto alla frontiera con il Libano),
poi ha negato il visto di ingresso a parlamentari siriani venuti ad
incontrare loro colleghi italiani, poi ha spalleggiato la Turchia nelle sue
provocazioni....
E tutto questo mentre notizie di “armi di distruzioni di massa” in mano ad
Assad e di “bombardamenti indiscriminati sulla popolazione”
continuano ad inondare i nostri mass media. Quasi a sottacere le ormai
centinaia di autobombe fatte esplodere (nei mercati, nelle strade, davanti
gli ospedali...) dai “ribelli”; le migliaia di civili inermi assassinati dai
“ribelli” per non essersi schierati contro Assad; le centinaia di migliaia
di profughi che scappano dalla guerra e dalla pulizia etnica e religiosa
imposta dai “ribelli”.
Eppure la denuncia di questo massacro, ordito anche dal Governo Monti,  ha
trovato poco spazio  in manifestazioni come Il NoMontiDay del 27 ottobre,
nonostante l’invito rivolto dalla Rete NoWar.
Sarebbe più che mai opportuno uscire da ambiguità, resistenze e reticenze –
sostanzialmente, le stesse di quelle che, un anno fa, hanno impedito il
nascere di un movimento di massa contro la guerra alla Libia -  che trovano
il loro essere nella illusione che, in un modo o nell’altro, la distruzione
di uno “stato canaglia”, pur se per mano dell’Occidente, può sprigionare un
movimento di massa, un’altra “primavera araba”. La sorte toccata alla Libia
è sotto gli occhi di tutti.
E sono stati proprio gli orrori della Libia (e dell’Iraq, e
dell’Afghanistan...) a cementare, purtroppo, la stragrande maggioranza della
popolazione siriana in oceaniche manifestazioni pro Assad. Non a caso per la
Siria, il copione imposto dall’Occidente, si è concretizzato subito, (già
dal marzo 2011) in assalti militari condotti da mercenari; un ininterrotto
crudele stillicidio di attentati, esecuzioni, assalti.... mirante a far
collassare la Siria.
Altro che “manifestanti, a mani nude, repressi dal regime” idolatrati, in
Italia, in qualche manifestazione.
Fermiamo la guerra di Monti alla Siria.
Se ci riuscissimo, acquisiremmo nei riguardi del popolo siriano quella
credibilità indispensabile per fortificare le istanze di democrazia che
hanno animato le vere “primavere arabe”. Se, invece, non facciamo nulla, se
fingiamo che la Siria - come ieri la Libia - non esista, la prossima vittima
sacrificale sarà l’Iran e poi la Bielorussia, e poi il Venezuela e poi
Cuba... E forse, l’intero pianeta, con una nuova guerra mondiale.
Fermiamo la guerra di Monti alla Siria.
Una guerra di aggressione che è doppiamente funzionale, all'apparato
industriale e militare, alla rapina di risorse e a creare intorno a questa
un sistema di consenso funzionale alla democrazia delle bombe.
Fermiamo la guerra di Monti alla Siria.
P.S. Ovviamente “Monti” o “Bersani”, la cosa non cambia.


Rete No War www.sibialiria.org

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