mercoledì 25 gennaio 2012

Comunicazione di massa e censura governativa.. dagli Usa, passando per la Cina sino all'Italia repubblicana...




Negli Stati Uniti, il Congresso esamina leggi (SOPA e PIPA) che possono impedire lo scambio di contenuti in rete – e, qualora fossero adottata, riguarderanno gli utenti di Internet in molti paesi. In Cina, la campagna annunciata dal presidente Hu Jintao per “promuovere l’identità culturale” del paese comprende un rafforzamento della censura su certi contenuti che circolano in rete. Ma in tutto il mondo, internet continua a mettere in relazione gli esseri umani senza alcuna intermediazione di governi o imprese – e in casi sempre più numerosi, a facilitare movimenti che rovesciano dittature e sfidano il potere economico. Qual è il futuro di Internet, in mezzo a queste tendenze tanto contraddittorie?

Ai primi di gennaio, il sociologo Manuel Castells ha dato al programma Abierta Europa, della radio e televisione pubblica spagnola, un’intervista di enorme importanza per il dibattito su questi temi. Noto per opere che hanno affermato nuovi concetti (come la trilogia “L’età dell’informazione”, pubblicata in Italia da Università Bocconi editore) e, più recentemente, per la sua scommessa che sia possibile mantenere Internet come spazio per una “cultura della libertà”, Castells sostiene quattro punti di vista principali:

- Sta nascendo un’era della “auto-comunicazione di massa”. Nelle sue analisi precedenti, e in quelle di altri autori, si è già parlato in una “era della comunicazione condivisa”, che dovrebbe sostituire la “comunicazione di massa”. Castells aggiunge, ora, un altro dato. Oltre a far circolare il contenuto dei grandi media, ciò che crea lo scambio di contenuti in piccoli gruppi, i cittadini stanno diventando capaci di parlare alle masse. Le reti sociali permettono di moltiplicare i messaggi trasmessi da piccoli gruppi questi quando sono in grado di sensibilizzare la società. Questo è successo, ad esempio, nelle rivoluzioni tunisina ed egiziana.

- Le grandi aziende con base in Internet sono alleate, nella lotta per la libertà – ma devono essere regolamentate: Google, Facebook e altri hanno grande potere di influenza sulla rete. Tuttavia, il loro modello di business le spinge a opporsi a misure autoritarie di controllo. Hanno imparato a navigare in rete; hanno necessità di moltiplicare la circolazione di contenuti di ogni genere, per aumentare i ricavi. Ciò nonostante, Castells sostiene la creazione di consigli per regolamentare Internet nel pubblico interesse. Possono garantire, ad esempio, la neutralità della rete, impedendo che una parte degli utenti abbiano privilegi rispetto ad altri.

- L’idea di una “internet d’élite” non regge ai fatti: 1,7 miliardi di persone sono connesse – un quarto della popolazione totale del pianeta. Mai un mezzo di comunicazione ha raggiunto un livello così massiccio. Ma questo numero si espanderà ancora, e presto, grazie alle tecnologie che portano internet ai cellulari, cioè a 4,7 miliardi di esseri umani.

- Niente è garantito- Allo stato attuale, anche i controlli stabiliti dai governi sulla rete (come ad esempio la censura su alcune parole chiave, in Cina) sono deboli. Per ora, l’orizzontalità radicale di internet è contro la logica delle autorità – che è quella di controllare le informazioni. L’unica garanzia per mantenere la rete libera è la mobilitazione permanente dei cittadini.

Democrazia Km 0

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