domenica 31 luglio 2011

Norvegia: una serie di indizi che inseriscono Israele tra i sospetti



Il massacro commesso il 22 Luglio 2011 in Norvegia si è sviluppato in un contesto verso il quale merita la pena prestare attenzione.

Ci sono stati due attentati, uno contro la sede del governo e un altro nell’isola di Utoya, con una differenza di due ore tra i due. Nell’isola di Utoya si celebrava un campo-riunione della Lega Giovanile dei Lavoratori del Partito Laburista (Arbeidaranes Ungdomsfylking, AUF secondo le sue sigle norvegesi) il cui rappresentante, Eskil Pedersen, è uno dei difensori più importanti del boicottaggio di Israele in Europa, e con posizioni di grande importanza.

L’implicazione della Norvegia nel boicottaggio di Israele è fondamentale. Il boicottaggio universitario venne guidato da una delle istituzioni accademiche più importanti della Norvegia, l’Università di Bergen, che ha l’intenzione di imporre un boicottaggio accademico contro Israele per un comportamento che qualifica simile a quello dell’Apartheid (YNET, 24 gennaio 2010); la accompagnò il rettorato dell’Università di Trondheim, dove venne si discusse e votò se unirsi o meno al boicottaggio accademico contro Israele.

Il ritiro di investimenti è inoltre stato esteso al commercio di armi, e nel settembre del 2009 venne cancellato l’investimento nell’Elbit, impresa di armamenti israeliana. E non solo è stata vietata la vendita di armi a Israele, ma nel giugno del 2010 il Ministro dell’Educazione norvegese fece un invito internazionale affinché questa posizione di boicottaggio delle imprese di armamenti israeliane fosse condivisa dal resto della comunità internazionale , di fronte all’assassinio da parte di Israele di nove attivisti turchi nell’attacco alla Flottiglia.
Il boicottaggio norvegese è appoggiato massicciamente dalla popolazione e, secondo fonti israeliane, nell’anno 2010 il 40% dei norvegesi dichiarava di non acquistare prodotti israeliani.

Israele non ignora queste azioni. Di fatto, il 15 di Novembre del 2010 la stampa israeliana pubblicò che la “Norvegia incita all’odio contro di noi” (fonte: ynetnews.com), dando luogo ad un grave conflitto diplomatico. Israele accusò il governo norvegese di finanziare e fomentare l’istigazione spudorata contro Israele. In questo caso la protesta era per il finanziamento e la partecipazione della Norvegia nella diffusione di opere che informavano sulla sofferenza infantile a Gaza.

I norvegesi inoltre hanno contribuito a distribuire nei festival del cinema di tutto il mondo un documento intitolato “Tears of Gaza” («Lacrime di Gaza»).

E’ inoltre stato pubblicato recentemente un libro scritto da due medici norvegesi che furono gli unici stranieri a Gaza a concedere interviste durante l’Operazione Piombo Fuso. Il libro, che accusa i soldati dell’Esercito di Israele di uccidere deliberatamente a donne e bambini, è un successo di vendite in Norvegia. L’ambasciata israeliana in Norvegia ha protestato energicamente contro l’implicazione delle autorità nella presunta demonizzazione di Israele.
Curiosamente, il “terrorista” norvegese accusato di questo massacro, Anders Behring Breivik, è stato segnalato come titolare di un blog chiamato «Fjordman» ed i suoi messaggi appaiono da tempo con collegamenti in “Jihad Watch” e “Gates of Vienna”. Il blog di Fjordman mostra che Breivic è un estremista neocon che odia gli immigrati e specialmente i musulmani e, oltre ad essere pro-israeliano “perché la lotta di Israele è anche la nostra lotta”.).

Potrebbe essere che, alla fine, i tentacoli di Israele non siano tanto lontani da questa strage; alla fine non sarebbe stata la prima che commette né, purtroppo, sarà l’ultima.

Giorgio Vitali

sabato 30 luglio 2011

Equivita e l'avvelenamento del pianeta: "La specie umana sempre più a rischio"



Nel 2004, con la “Dichiarazione internazionale sui Pericoli dell’inquinamento chimico”, presentata all’UNESCO, Luc Montagnier esordiva dichiarando “La specie umana è a rischio”. Oggi lo è assai di più.

Uno studio universitario condotto da Greenpeace e GM freeze, riportato da “The Ecologist”, dimostra che il glifosate, ingrediente primo di vari diserbanti e in particolare del Roundup, (quello di gran lunga più diffuso, sia nelle colture tradizionali che – in dosi 4 volte maggiori – in quelle geneticamente modificate) è causa di cancro, malformazioni neonatali, squilibri ormonali e malattie neurologiche quali il Parkinson.

Risultati uguali o simili sono stati ottenuti con numerosi altri studi (un esempio fra tanti: quello dell’Università di Saskatchewan, Canada). Poiché in tutto il mondo viene fatto un uso massiccio di glifosate (non solo in agricoltura, ma anche nei parchi pubblici e luoghi residenziali, come avviene in Italia senza che sia adottata la minima misura di precauzione!) gli studiosi ne hanno chiesto il ritiro dal mercato, denunciando anche l’effetto gravissimo e prolungato che il glifosate ha sull’ambiente, con la creazione di piante “resistenti” ad esso. Più di 20 specie di infestanti naturali, dette “superweeds” (e oggi oggetto di grande allarme) hanno reso incontrollabili, specie in Brasile, Argentina e US, quasi 6 milioni di ettari di coltivazioni, e indotto le aziende chimiche a produrre diserbanti sempre più tossici.

La notizia non è del tutto nuova: studi accademici sul glifosate, di cui uno commissionato dalla stessa Monsanto (che produce il Roundup), avevano, già a partire dal 1980, reso noti gran parte di questi effetti.

La rivista Cancer pubblicava il 15/3/1999, uno studio svedese (Hardell e Eriksonn) sulla connessione tra glifosate e linfoma non-Hodgkin.
Inoltre, già nel 1999 la Charles Benbrook Consultants segnalava, analizzando 8.000 siti sperimentali, che l’impiego di diserbante aumentava, con gli Ogm, di 4 volte in media rispetto alle colture tradizionali (proporzione confermata in numerosi studi recenti, incluso il IAASTD, delle Nazioni Unite). Per non citare i dati allarmanti, mai presi in considerazione, sul livello di inquinamento da glifosate nelle falde acquifere degli USA.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA denuncia oggi all’opinione pubblica l’incalzare allarmante delle notizie sui danni provocati dai veleni chimici, pesticidi in particolare.

Ecco solo alcune di esse (altre sono consultabili sul sito www.equivita.it).

1) Uno studio condotto dell’Università di Berkeley e la Columbia University ha dimostrato, monitorando le popolazioni della California e dello Stato di New York, che le donne esposte ai pesticidi in gravidanza mettono al mondo figli meno intelligenti della media (talvolta con quoziente intellettivo assai ridotto).
Ma la denuncia va ben oltre: In Europa i cancri infantili sono aumentati in modo preoccupante; di questi, il 70% sono dovuti a fattori ambientali. Senza considerare la popolazione adulta: i cancri maschili in Francia sono aumentati del 93% negli ultimi 25 anni (vedi film francese “I nostri figli ci accuseranno”, potente denuncia dell’inquinamento agro-chimico e dell’abuso di pesticidi e fertilizzanti).
Gli studiosi raccomandano di abolire l’uso dei pesticidi a partire dalle zone abitate: “la maggior parte dei parassiti che si trovano nelle nostre case, orti e giardini, possono essere controllati senza di essi”.

2) Uno studio eseguito dall’Università di Sherbrooke Hospital Centre, in Canada, ha dimostrato che le tossine trasferite nel Dna delle piante per attaccare gli insetti predatori (come ad esempio la tossina Bt) si ritrovano nel 93% dei campioni di sangue prelevati dalle donne incinte e dai cordoni ombelicali dei neonati. Si hanno buoni motivi di temere che questo possa essere fonte di allergie, aborti, difetti neonatali e forse anche cancro.

3) In uno studio di alcuni anni fa di G.E. Seralini e altri, “Differential Effects ofGlyphosate and Roundup on Human Placental Cells and Aromatase” (“Environmental Health Perspectives”, 2009) si afferma, attraverso uno studio di biologia cellulare, che il glifosate è tossico per le cellule umane placentarie JEG3 con concentrazioni più basse di quelle utilizzate in agricoltura. L’effetto aumenta con la concentrazione e il tempo, o in presenza di coadiuvanti. Si denuncia infine che il Roundup, oltre ad essere un potenziale distruttore endocrino, può indurre problemi di riproduzione.
Tale studio è particolarmente importante perché effettuato su cellule umane, mentre la maggioranza delle ricerche nella UE vengono ancora effettuate sugli animali.
Ci preme a tal riguardo mettere in evidenza che, anche nel caso di danni provocati da Ogm, i test su animali hanno consentito alle aziende produttrici delle sostanze analizzate di interpretarli a loro piacimento. I risultati dei test sono stati considerati pienamente validi quando si voleva consentire il via libera agli ogm, mentre si è negata ad essi ogni validità quando erano poco funzionali agli interessi economici, affermando in questo caso la scarsa predittività per l’uomo della sperimentazione animale.

La risposta della UE

Ambigua, in questa situazione, la posizione della Commissione Europea, che, contro il volere della grande maggioranza dei cittadini, ha sempre sostenuto la diffusione degli Ogm e, di riflesso, dei pesticidi.
Un’ambiguità che si manifesta in azioni vistosamente contraddittorie.
- Da un lato l’Unione Europea denuncia la pericolosità dei pesticidi, emana regolamenti su di essi (gennaio 2009) per ridurne l’uso e pubblica l’elenco delle sostanze da bandire (che in futuro dovrà via via essere integrato), in quanto più pericolose delle altre. L’elenco comprende 22 sostanze, tra le quali figura il glufosinate.

- Dall’altro lato l’ UE attiva ogni strumento in suo possesso per promuovere l’autorizzazione di nuovi Ogm. Tra questi, il mais Bt 11 e il mais Bt 1507, entrambi contenenti due modifiche: oltre ad esservi inserita la tossina Bt (modifica che li rende essi stessi pesticidi), sono modificati per resistere proprio al glufosinate. Essi comportano dunque un impiego massiccio del suddetto diserbante (un uso, come abbiamo detto, di 4 volte superiore a quelle delle colture tradizionali).
E’ stato inoltre di recente rivelato (in “Roundup and Birth Defects. Is the Public Being Kept in the Dark?” apparso su GMWatch) che i dati relativi al Roundup sono stati manipolati e censurati (ad esempio per la teratogenicità rilevata sugli animali) per autorizzare la sua immissione sul mercato UE. Non solo: la Commissione ha anche fatto slittare la revisione dell’erbicida, prevista per il 2012, al 2015, quando (è già stato stabilito) non saranno usati i requisiti più stringenti del nuovo Regolamento del 2009, ma i criteri vecchi, molto più permissivi!

Conclusione

La regolamentazione dei pesticidi è fondata attualmente su una classificazione della tossicità derivante principalmente dal test Ld50 (Dose letale 50). I test su animali, tuttavia, non sono in grado di identificare la risposta umana a tali sostanze. E' noto che i roditori reagiscono diversamente ai pesticidi, avendo, ad esempio, maggiore capacità di neutralizzare gli effetti nocivi degli organofosfati (lo dimostra anche il fatto che, in modo opposto, vengono reclamizzati dei rodenticidi “innocui per l’uomo” da chi vende prodotti per la disinfestazione).


Per giungere ad una corretta valutazione di tossicità occorre modificare la classificazione dei pesticidi stilata dall'OMS in base alle reazioni dei roditori considerando esclusivamente i dati umani a disposizione. Questa conclusione ci giunge da un team di ricercatori internazionali, dopo aver monitorato, tra il 2002 e il 2008, la degenza di 9.302 srilankesi che hanno tentato di suicidarsi ingerendo un pesticida. Tale studio ha rilevato il tasso di letalità di molte sostanze di uso comune nonché evidenziato le notevoli difformità tra le classificazioni OMS e gli effetti sull'uomo.

Il Comitato Scientifico Equivita si unisce a tale raccomandazione ricordando l’esistenza di metodi assai più affidabili, esaurienti e predittivi (nonché più rapidi ed economici) della sperimentazione animale, basati principalmente su cellule o tessuti umani. Ad esempio la tossicogenomica, che consente di osservare il modo in cui una determinata sostanza chimica altera la funzione dei geni all’interno della cellula, e di verificare la risposta biologica, le reazioni di riparazione e anche le modifiche a lungo termine.

EQUIVITA condanna, a fronte delle gravi evidenze riportate, l'uso dei pesticidi e degli Ogm in agricoltura. E’ tempo di ritirare dal mercato il glifosate e ogni sostanza dimostratasi pericolosa senza attendere la scadenza delle autorizzazioni UE!

EQUIVITA condanna infine la visione politica che antepone gli interessi privati delle industrie alla tutela della salute umana e all’equilibrio della biosfera


Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
E-mail: equivita@equivita.it
Sito internet: www.equivita.it

venerdì 29 luglio 2011

Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi - Carta degli intenti




Fatta l’Italia, fatti gli italiani, dopo 150° anni di speculazioni crescenti, ed impennatesi esponenzialmente oggi nella grave aberrante iper-speculazione della mala della Green Economy Industriale, ora abbiamo bisogno di rifare il paesaggio identitario, rurale, storico e naturale, d’Italia, e di farlo risorgere e restaurarlo a 360°!

Il gruppo, dall’eloquentissimo nome “Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi”, nato su facebook, ma già attivo anche nella realtà delle relazioni umane e sul territorio, ha ormai raggiunto e ampiamente superato la simbolica soglia “dei 1000” iscritti, nonostante si sia costituito solo da pochissimi giorni!

Vi è un malumore dilagante, enorme, in tutta la Nazione, da un capo all’altro della penisola e sulle sue isole, che sta trovando così sfogo e forme di coordinamento ed organizzazione, attraverso il canale iniziale del social network di internet facebook, per reagire contro la mala della Green Economy Industriale, che tiene quasi del tutto in mano l’informazione di molte tv nazionali, e ha creato una macchina di controllo mediatico fittissima, atta a non dare voce, e a gettare fango su chi sta cercando di fare emergere tutta la Verità relativa al sistema di fondamentalismo fanatico interessato falso-verde, neo-industrialista, mistificatorio, e iper-speculativo, cresciuto sul tema, strumentalizzato oltre ogni immaginazione, dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Una macchina impressionante della menzogna che ha trasformato immoralmente le energie rinnovabili, che con forme virtuose di utilizzo dovevano negli intenti iniziali, salvare il nostro Pianeta, nel più grande e devastante per lo stesso Pianeta, business fraudolento di inizio millennio!

La gravità di quanto avvenuto, se da un lato distrugge l’ambiente ed il paesaggio in ogni dove ed in ogni direzione con impianti di dimensioni mastodontiche a fini puramente economici, dall’altro sta erodendo democrazia e libertà, oltre che calpestando diritti fondamentali dei cittadini.

Il gruppo pertanto indirettamente persegue anche l’obiettivo, altra faccia della stessa medaglia della protezione del paesaggio, di salvare anche la stessa “filosofia buona di fondo” delle energie rinnovabili, da queste aberrazioni mostruose industriali ed oligopolistiche che le stanno snaturando profondamente, e rubando di fatto ai cittadini medesimi!

La forza del vasto crescente gruppo sta anche nella sua costitutiva apartiticità ed al contempo apertura a tutti senza distinzioni alcune a tutti coloro che stanno percependo in tempo tutta la gravità della catastrofe falso-verde in corso!

Anche da diverse associazioni nazionali, ormai nella sostanza del tutto pseudo-ambientaliste, scivolate nella macchina speculativa della Green Economy, numerosi sono coloro che stanno prendendo le distante dai loro direttivi degenerati, e stanno sostenendo queste nuove realtà organizzative espressione della necessità di reagire e di salvare la vera “ecologia”, dall’ ecologia malata e strumentalizzata che oggi l’ Italia subisce come un flagello!

Il Gruppo è totalmente aperto a chiunque sia contrario e sensibile alla devastazione del paesaggio da impianti industriali fotovoltaici ed eolico sulle aree verdi.


In quasi tutto il territorio nazionale è in scandaloso corso una installazione selvaggia di impianti industriali fotovoltaici a terra in zone agricole e naturali e sui laghi, e di eolico, con torri di media e mega altezza (fin anche oltre 100 m ,e anche 150 m), tanto in mare quanto sulla terraferma, spesso anche senza alcuna informazione del cittadino. Viene calpestata il più delle volte ogni buona norma per la distanza degli impianti da abitazioni e presenze umane. Chi ne viene danneggiato, case sparse ed agriturismi, non è giusto che debba subire i danni materiali da deprezzamento dell’immobile oltre le spese per difendere i propri beni da tali scempi, e danni morali e psico-somatici da impatto ambientale (acustici, visivi, elettromagnetici) per 20 anni fino a dismissione dell’impianto. Inoltre essendo autorizzazioni “rinnovabili” è probabile che avendo già una predisposizione possano rimanere per sempre operanti in loco. Quindi dobbiamo batterci sia per noi stessi che per le bellezze naturali d’Italia, prima vanto e attrazione turistica, ora deturpate da questi mostri che dovrebbero produrre energie “pulite” alternative e non distruttive del territorio, che pertanto pulite non sono. Siamo favorevoli alle energie alternative, ma sui tetti e tettoie di tutti gli edifici recenti, per l’autoconsumo, sopra i capannoni industriali, nei parcheggi, autostrade ecc., purché si eviti di sottrarre i terreni all’agricoltura e ai paesaggi ricchi di verde della nostra nazione.

Siamo stati tutti in prima linea nella lotta contro la “Pazzia del Nucleare”, e lo abbiamo fatto perché credevamo e crediamo davvero nella possibilità di produrre energia pulita per rispettare ambiente e paesaggio insieme, attraverso il fotovoltaico ubicato sui tantissimi tetti inutilizzati degli edifici recenti, ed è per questo che affermiamo che sarebbe un crimine continuare ad appioppare il falso nome di “energie pulite” al mega e medio eolico e al fotovoltaico nei campi e sui laghi con cui si vuole oggi distruggere la nostra nazione, l’Italia, il giardino bello del Mediterraneo con la cornice del suo incantevole mare, la più bella nazione del mondo culla di cultura e vita, da millenni!


I principi fondanti delle richieste di questo gruppo: sono sintetizzati nel nome del gruppo stesso "Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi", e, alla luce dell'attuale tecnologia eolica falcidia uccelli e paesaggio, si aggiunga "e nel mare";

Pertanto:

-) Sì solo al fotovoltaico sui tetti di tutti gli edifici recenti – e sottolineiamo “recenti” per evitare di dare lo spiraglio ad altri disastri della Nazione da iper-sfavorire, dei suoi centri, palazzi e luoghi storici;

-) No al mega e medio eolico ovunque per il suo danno paesaggistico di portata chilometrica.

Il principio forte e nuovo, e più onnicomprensivo, che viene lanciato da questo comitato, è la “DECEMENTIFICAZIONE”, che noi chiediamo per la nostra Nazione, la sua bonifica dal cemento, di cui questa mala della Green Economy Industriale è figlia (vedi basamenti di cemento di torri eoliche e pannelli nei campi), e quindi la sua rinaturalizzazione, in cui crediamo, e che vogliamo e che sappiamo, in coscienza e scienza, essere davvero fattore strategico per la nostra vita e crescita culturale umana ed economica!

Di fronte alla noncuranza con cui taluni difendono il fotovoltaico industriale a terra, sebbene quasi tutti, sono persone più o meno direttamente collegate al nero business sottostante, ci chiediamo retoricamente “quanti hanno un’idea di come viene prodotto il cibo che tutti noi consumiamo”!?

Solarizziamo pertanto tutti tetti gli sconfinati tetti degli edifici recenti, e solo dopo averlo fatto valutiamo cosa serve ancora all' Italia davvero, e vediamo un po' intorno a noi, solo allora, cosa offrono i vari “pifferai magici” per poi decidere con saggezza; la stessa saggezza di chi dirà si oggi solo al fotovoltaico sui tetti per salvare campi, mare e cielo, vita, nerezza paesaggio!

Sui tetti delle brutture della modernità del cemento i pannelli fotovoltaici non possano peggiorare in alcun modo tali orrori, al più su questi edifici recenti i pannelli possono dare un tocco di estetica! Tutt'altro il discorso per edifici storici e centri storici dove ai normali pannelli occorre sostituire e pensare, se proprio anche lì dei privati vogliano ubicarvi impiantini solari, a soluzioni iper-integrate, innovative e di zero impatto estetico!

Alcune associazioni falso-ambientaliste stanno tentando di favorire soluzioni miste tra fotovoltaico ed agricoltura, con serre fotovoltaiche, panelli sospesi ecc. che comunque sottraggono la risorsa “Sole”, al mondo vegetale e pertanto di dubbia efficacia e di conclamata dannosità paesaggistica, pur di favorire ancora la fotovoltaicizzazione ed iperelettrificazione speculativa dei campi, sulla cui nocività per innumerevoli fattori (dall’ uso dei diserbanti, ai campi elettromagnetiche, ai componenti nocivi dei pannelli, come per il Tellururo di Cadmio, l’Arseniuro di Gallio, ecc.) oggi colpevolmente da parte delle autorità pubbliche preposte (Asl, ARPA, ecc.) ancora non si indaga adeguatamente, con il grave rischio di avere tra qualche anno un’emergenza del tipo di quella “amianto” causata da una eccessiva superficialità iniziale!

Le stesse associazioni, mere scatole svuotate degli originari valori statutari ecologisti, si dicono, strumentalmente, “favorevoli all’ubicazione dei pannelli fotovoltaici in zone agricole”, che essi definiscono “degradate”! “Degradate” !? Ma non si deve assolutamente introdurre in queste logiche il concetto stesso di zone degradate!!! Sarebbe iper-sbagliato! Nelle cave, ad esempio, si facciano laghi, si piantino piante, si coltivi! Nelle aree degradate agricole, inquinate, cementificate, le si de-cementifichi, le si bonifichi dagli inquinanti e le si ri-naturalizzi! Le si rimboschisca, se si ha davvero a cuore i clima del globo, e soprattutto il microclima e la biodiversità! Le si facciano tornare campi e pascoli fertili e produttivi!

Le aree degradare dall'uomo ad hoc esistono già e si chiamano "zone industriali" preesistenti, e tante con tanti lotti inutilizzati ancora, o dismessi, e son pure già urbanisticamente infrastrutturate ad hoc per la sicurezza, e programmate non certo per viverci!

I pannelli fotovoltaici vadano su tetti di tutti gli edifici recenti, migliaia di ettari inutilizzati e biologicamente morti, di nullo valore estetico! Solo dopo averli occupati ci metteremo a tavolino e decideremo cosa altro ci serve in termini energetici! E faremo eventualmente altre concessioni, come sistema Italia, ma intanto anche la tecnologia delle rinnovabili sarà avanzata, più efficiente e di minore impatto, rispetto a quella attuale di eolico e fotovoltaico, tecnologicamente disponibile sul mercato, e che siamo costretti ad affrontare!

Il concetto di area degradata pro-fotovoltaico è pericoloso, pericolosissimo, si presta a mille invenzioni diaboliche da parte delle male lobbies di speculatori politico-imprenditoriali, scoraggia ogni futuro intervento di restauro paesaggistico, di cura del paesaggio che deve partire proprio dalle aree degradate e che deve essere il contributo che da noi tutti più deve giungere alla cultura amministrativa italiana, dove deve divenire pratica prioritaria!

Ed inoltre in un circolo vizioso, tale concetto porta a degradare strumentalmente aree oggi non tali, al fine di favorirvi la speculazione, quasi fisiologicamente “mafiosa”, della Green Economy Industriale, fisiologicamente tale poiché fondata non sui doni della terra o del sole e del vento, ma sui nostri incentivi pubblici, e poiché depreda noi tutti non solo dei nostri denari, ma anche del nostro vitale habitat e del nostro paesaggio, il libro aperto al cielo della nostra storia ed identità, la scenografia della piacevolezza della nostra esistenza! Paesaggio che questa estesa mala distrugge incostituzionalmente ed immoralmente come nulla mai sin ad oggi nella storia umana, con rapidità ed estensità inaudite!

Si deduce oggi dalle ultime normative che: sono utilizzabili terreni da almeno 5 anni non coltivati per l’ubicazione dei pannelli nei campi per impianti industriali, cioè volti alla vendita dell’ energia”! Ma che significa?! Sono follie! Si vuole far passare per degradati terreni non coltivati da 5 anni almeno? Ma son proprio quelli i terreni più naturalmente fertili!! Ma si è smarrito ogni rapporto con la natura, con la scienza millenaria dell’agricoltura: sono i terreni a riposo, quelli più arricchiti di humus, quelli a più alto potenziale di fertilità! Si è dimenticato, nella pazzia speculativa dell’industrializzazione chimica dell’agricoltura che fa oggi massiccio uso di abbondanti, e anche nocivi, fertilizzanti chimici, concetti come il “riposo dei terreni”, le “rotazioni delle colture”, il “maggese”! I terreni "degradati" non esistono! E se esistono non devono esistere più!

Tutta la degenerazione del tessuto socio-politico ambientalista italiano si evince nella delittuosa scomparsa di qualsiasi politica di rimboschimento, e di riforestazione vera, estesa, partecipata e razionale dell’Italia, che dovrebbe essere la priorità di ogni impegno in favore del clima e del microclima e non solo, del suolo, della salubrità dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e dell’economia silvo-agro-pastorale. Invece si concedono finanziamenti pubblici fortissimi per una speculazione, quella industrializzante del fotovoltaico a terra che desertifica artificialmente vetrificando migliaia di ettari ed ettari di territorio, depauperandone l’ humus vitale, cancellandone la biodiversità, ed estirpandone ogni cultura, anche persino della vite e dell’ olivo, delle blasfemie, in nome di politiche di facciata contro i cosiddetti “surriscaldamenti climatici” ed il conseguente rischio di naturale desertificazione cui ampie zone dell’ Italia e del Mediterraneo sono sottoposte, come dichiarato dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite-ONU (si pensi solo ad esempio alla Puglia). Siamo al paradosso più totale ed umanamente intollerabile! Ed è questa una denuncia forte che il comitato lancia affinché il mondo politico-amministrativo italiano ripercorra con decisone la strada dei rimboschimenti, come stanno facendo numerosi paesi europei e del mondo, dall’ Inghilterra alla Cina, abbandonando la mala strada innaturale e esecrabile della industrializzazione all’energia delle campagne!

Urge una rievangelizzazione alla cultura dell’ elementarità della natura della nostra società e di tutta la nostra presente e futura classe dirigente! Quella odierna, di destra sinistra e centro, ha fallito non solo davanti al popolo italiano, davanti alla costituzione che calpesta! Ha fallito il suo ruolo storico davanti alla Natura, e questo è gravissimo! Anche questa è una missione culturale, tra le missioni politiche-ambientaliste fondanti! Un impegno per la vita e per la bellezza della nostra sacra nazione Italia!

le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolari.le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolariDa tutta Italia, come prima iniziativa del comitato, di fatto spontaneamente costituitosi intorno a questo gravissima deriva della nostra democrazia che la Green Economy Industriale odierna fortemente rappresenta, con il grave logorarsi conseguente ed il venir meno anche delle più elementari garanzie e del rispetto dei diritti dei cittadini e dei principi sanciti dalla Costituzione italiana, Si leva un appello forte al Governo e al Parlamento tutto perché intervengano facendo rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto, ed un appello ogni uomo politico italiano, di qualsiasi schieramento, perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!

Chiediamo il taglio in maniera retroattiva di tutti gli incentivi pubblici per tutti gli impianti eolici e fotovoltaici già realizzati, di qualsiasi potenza, industriali, cioè destinati alla produzione di energia prioritariamente per la vendita e non per l’autoconsumo, e l’azzeramento del meccanismo mistificatorio e falso-ecologista dei “certificati verdi”, ma una tassazione permanente per tutti questi impianti per il danno immane che arrecano al Paese e alla qualità della vita dei cittadini, ovunque in rivolta contro questi orrori industriali ubicati sulle campagne, in mare e persino sui laghi! Una “tassa sul brutto” che scoraggi definitivamente e che renda economicamente del tutto sconvenienti ulteriori simili sfregi e tentativi speculativi ai danni del paesaggio italiano!

In tutto il percorso autorizzativo degli impianti industriali da rinnovabili i cittadini, scientemente, nella maggior parte dei casi, non sono stati messi adeguatamente a conoscenza degli iter autorizzativi, né tantomeno dei progetti, della loro entità e dell’impatto sui luoghi e sulle economie locali. La mancanza di rispetto del diritto dei cittadini locali da parte delle amministrazioni, nel coinvolgimento e nell’informazione, previsti a norma di legge per queste tipologie d’industrie, è vergognosa, soprattutto alla luce dei fatti ormai noti di errori grossolani di progettazione, falsità e di anomale omissioni e dimenticanze,

Si tagli il finanziamento statale a questa frode assurda della Green Economy Industriale, che, strumentalizzando e calpestando al contempo

l’ “ecologia”, grava pesantemente sui cittadini e sulle casse dello Stato, con bilanci da intere finanziarie, senza alcun beneficio per l’ambiente, ma anzi con innumerevoli danni ad esso ed al paesaggio italiano tutelato dalla Costituzione italiana, art. 9, tra i principi fondamentali.

Un danno incalcolabile all’economia del Bel Paese fondata sul paesaggio attraverso il turismo! Una speculazione che inoltre disperde le ricchezze finanziarie statali, le volatilizza, poiché gran parte dei guadagni finiscono all’estero attraverso il coinvolgimento nelle proprietà di questi impianti di istituti bancari stranieri e ditte estere, con sistemi di scatole cinesi, che portano talvolta, o meglio spesso, a società off-shore con sede nei paradisi fiscali!

Anche ed ancor più all’indomani del referendum contro il nucleare, con il quale gli italiani hanno espresso la volontà di favorire forme di produzione dell’energia davvero ecocompatibili e pulite, il fotovoltaico industriale che vetrifica e desertifica i campi, sottraendo spazio alle colture, ai pascoli e alla vita selvatica, ed il mega e medio eolico che falcidia i volatili e sfigura catastroficamente il paesaggio quotidiano di ognuno di noi, devono essere fermati, e sostituiti da una politica volta a favorire le produzioni di energia rinnovabile in forme davvero pulite, eticamente parlando ed ecologisticamente, che sostituiscano le forme industriali sopra accennate fisiologicamente di grave impatto ambientale: occorre favorire pertanto l’autoproduzione di energia del sole con pannelli fotovoltaici ubicati sui tetti degli edifici recenti, superfici queste biologicamente morte, inutilizzate, estesissime per centinai e centinaia di ettari; le ubicazioni su di esse dei pannelli capta sole hanno pertanto un impatto nullo ambientale ed estetico, con azzeramento del consumo di vivo suolo, e massimo rispetto del paesaggio e degli edifici, luoghi e centri storici. Si pensi alle enormi superfici dei capannoni industriali, di scuole, altri istituti, ospedali, caserme, uffici pubblici, condomini, civili abitazioni di epoca recente, parcheggi coperti, stazioni ecc. ecc. Non solo, in tal modo si aiutano direttamente i privati che installando i pannelli sui tetti di loro proprietà ne conseguono immediati sgravi in bolletta, senza più alcuna speculazione ai loro danni e ai danni delle casse dello Stato intero! Prima si inizi, con la politica dei piccoli passi, a solarizzare i tetti degli edifici recenti, all’indomani del recente referendum, rimandando alla fine di tale operazione, la valutazione di ulteriori strategie energetiche, dopo aver ponderato i virtuosi risultati così ottenuti dal paese in termini energetici!

Inoltre un appello a tutti gli enti preposti ai controlli sulle autorizzazioni rilasciate, a tappeto, si laddove per situazioni omertose o altro non vi siano esposti, sia laddove ci siano già esposti alla Magistratura per irregolarità, falsità ed omissioni! Autorizzazioni che devono essere revocate in autotutela a difesa dei cittadini vittime di tali soprusi e vengano riconosciuti i danni morali e materiali subiti.

Si chiede al Governo una moratoria urgente per gli impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici, considerata la necessità di verificare le procedure adottate da Comuni e Province che in molti casi risulterebbero difformi e irregolari, e soprattutto al fine di impedire la catastrofica e generalizzata devastazione che la loro realizzazione comporterebbe per grandissime aree dell’intero paese, che verrebbero stuprate profondamente e snaturate senza neppure poter trovare precedenti storici oggi, per descriverne sensitivamente l’ immane portata!

L’appello ad un impegno politico-trasversale forte per salvare, con l’economia di questo nostro Paese, forse per la prima volta nella sua storia, anche il paesaggio e la natura, che questi impianti falso-ecologisti, e dalle falsissime e artatamente gonfiate ricadute occupazionali, di eolico e fotovoltaico industriali, distruggono ignominiosamente!

La crescente rete di persone incontratasi su facebook costituirà un Comitato Nazionale legalmente riconosciuto che sia anche portavoce e cassa di risonanza forte di tutti e possa presentare delle mozioni ai responsabili dell’ambiente! Un comitato che nasce già dalla confluenza di tantissime realtà associative, e comitati locali e nazionali e di tantissimi cittadini italiani e non amanti del paese più bello del mondo!

Vogliamo essere quanto più apartitici possibile, o pan-partitici, la lotta per la difesa del territorio è appena iniziata e chi condivide questo nostro approccio alla soluzione dei problemi di tipo ambientale è invitato ad iscriversi su facebook al link: “Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi” link: http://www.facebook.com/groups/192311587488270

C' è un ITALIA sotto attacco da SALVARE, da Bonificare, da Ricostruire, da Restaurare, da DECEMENTIFICARE, da Rinaturalizzare, e dobbiamo farlo senza "destra" e "sinistra", e allo stesso tempo con la "destra" e con la "sinistra", consapevoli che son entrambe le due parti inscindibili e complementari del corpo di ognuno di noi! Un eclettismo costruttivo verso un NEO-AMBIENTALISMO finalmente VERO !

Info: victoriaelena@alice.it

giovedì 28 luglio 2011

28 luglio 2011, Blera (Vt): "Rete Italiana Ecovillaggi in conclave.."




Con il patrocinio del Comune di Blera, da giovedi' 28 luglio a domenica 31 luglio 2011, in localita' il Vignale, presso Civitella Cesi, nel comune di Blera (Vt), la Cooperativa agricola "il Vignale" ospitera' il XV Incontro nazionale della Rete italiana dei villaggi ecologici.

Il tema di quest'anno e': "Ecovillaggi: la transizione fuori e dentro di noi".

Ogni giorno verranno affrontate tematiche diverse che riguardano la vita comunitaria non solo all'interno e all'esterno della comunita', ma anche come viene vissuta dentro e fuori di noi:

- primo incontro tematico: Azioni e semi di consapevolezza sul territorio: agire localmente e pensare globalmente;

- secondo incontro tematico: Ricerca interiore e relazioni: io e gli altri;

- terzo incontro tematico: Dal sogno alla realizzazione: i primi passi dell'ecovillaggio;

- quarto incontro tematico: Tradizione e transizione: natura, altra economia e societa' solidale.

Il programma e' ricco di workshop di approfondimento che si svilupperanno nelle varie fasi della giornata e l'iniziativa e' aperta a tutti, anche ai bambini di qualsiasi eta' che avranno un loro spazio dedicato.

Il programma dettagliato e' consultabile alla pagina web www.mappaecovillaggi.it/article9057.htm

La Cooperativa "il Vignale"

Per informazioni: 3471714294 (Daniele), 3483816391 (Fabiana), 3895864091 (Mauro), e-mail: ilvignale@gmail.com

mercoledì 27 luglio 2011

Presse intergalactique: "Le Processus d’Ascension est simplement une croissance de la conscience dans nouvelles dimensions..."



Il y a beaucoup de discussions à propos de la Terre et l’humanité progressant vers la 4e Dimension ou sautant la 4e Dimension pour aller directement à la 5e, ou à propos d’êtres de la 9e Dimension canalisant des informations, que nous puissions utiliser sur notre changement vers une autre dimension, supérieure. Alors que veut dire exactement tout ceci?

Ce que cela ne veut pas dire est que nous allons changer de planètes. Ni que cela signifie que la Terre deviendra toute « bien » et que toutes les « mauvaises » personnes disparaitront soudainement. Ni que des créatures viendront du ciel emporter les élus, et sauver nos vies d’une mort certaine pendant que l’apocalypse se déploie autour de nous.

Voyez-vous, nous le sommes déjà ! DANS toutes ces dimensions. Nous ne les avons jamais quittées. Nous sommes simplement incapables d’être vraiment conscients de ces différentes dimensions et de les utiliser dans nos vies quotidiennes. C’est comme essayer de prendre conscience de vivre dans une ville quand nous ne sommes âgés que d’un an, et savoir quels magasins et quels services sont là pour notre usage et notre confort. C’est impossible. Enfin, moi personnellement, je ne connais aucun nourrisson dans l’histoire qui ait été assez au courant pour savoir qu’il ou elle a vécu dans une ville. La plupart ne réalisent même pas qu’ils « vivent » dans une « maison ».

Le Processus d’Ascension est simplement une croissance de la conscience, tout autant que la capacité à fonctionner en puisant dans cette croissance, qui nous rend plus apte à accomplir des choses, à créer notre réalité tandis que nous apprenons à nous accorder et à vivre à partir de cet état d’extase qui vient à nous lorsque nous sommes capables de permettre cette connection d’une façon consciente.
Lorsqu’une personne expérimente la 5e Dimension, il ou elle expérimente l’état de Connection avec la Terre et l’Humanité. L’état d’Intégrité et le sentiment d’être, expérimentant et rayonnant l’Amour absolu et complet. Lorsqu’une personne expérimente toutes les dimensions, elle expérimente l’état d’Unité.

Mais alors que nous entreprenons notre processus d’ascension, ces expériences de la 5e Dimension et de l’Unité sont fugaces et temporaires. La plupart du temps, elles se produisent durant les états de méditation et d’apaisement de l’esprit, et se révèlent tellement intenses que nous n’arrivons pas à fonctionner sur une base quotidienne quand nous sommes dans cet état. Par exemple, nous ne sommes plus capables de conduire une voiture ou d’avoir une conversation avec quelqu’un. La bonne nouvelle, c’est que plus nous pratiquons notre processus d’ascension, plus ces périodes d’extase s’allongent et se reproduisent, jusqu’à ce que nous soyons en mesure de les ressentir comme une vibration constante de notre être. Cela devient une sensation, un sentiment, un état, une vibration sous-jacent de notre corps, de notre être dans notre vie quotidienne. Et en même temps, l’intensité est telle que nous POUVONS fonctionner dans la vie de tous les jours. Non seulement nous le pouvons, mais nous fonctionnons bien mieux puisque dans notre vie quotidienne, nous nous sommes délestés de tant de souffrance, de négativité, de peur et de confusion.

Ressentirons-nous encore la douleur, la perte ou la guerre? Oui. C’est parce que, que vous le vouliez ou non, nous existons dans la réalité de la 3D aussi, et ne nous déplaçons pas hors d’elle. La réalité de la 3D est riche d’expériences comme d’un large choix de jeux des contraires- De plus, plus les gens existeront ici dans la réalité de la 3D en existant aussi consciemment dans la réalité de la 5D ou des dimensions supérieures, plus il sera rapide et aisé pour tout le monde de faire le saut de conscience. Plus nous puisons dans la conscience supérieure, et plus nombreux nous serons à puiser dans cette conscience, plus il nous devient facile alors de manifester une existence bien au-delà de notre appréciation proprement individuelle de ce qu’est le bonheur. Ne vous inquiétez pas, il y a plein de personnes qui veulent jouer à la douleur et à la guerre, et ils peuvent y jouer entre eux. Laissant en paix les gens qui ne veulent pas jouer à ce jeu. Ca, c’est la différence entre exister uniquement en 3D et exister dans une plus large conscience. Vous aurez à choisir quels jeux jouer.

Inelia Benz

Texte d'origine http://www.ascension101.com/
Traduit par Nicole pour LaPresseGalactique.com

martedì 26 luglio 2011

Umberto Bianchi: "La globalizzazione è contro l'identità del luogo"




Il travagliato periodo di crisi, politica, economica, ma anche morale, che il nostro paese sta attraversando, sta riproponendo a tutti coloro che possiedono un minimo di coscienza antagonista, quella mai sopita e completamente abbandonata riflessione sul “che fare?” di leninista memoria.

Una riflessione che ha recentemente subito un’impennata, determinata dall’accelerazione della crisi del centro destra italiota e dall’insufficiente caratura politica del centro sinistra e quindi dalla prospettiva dell’apertura di nuovi spazi di consenso, precedentemente catalizzati attorno ai due grandi schieramenti politici nazionali. Ecco allora tutto un fiorire di iniziative, convegni e via discorrendo, tutti appunto incentrati su quel tanto travagliato “che fare” testè citato. L’appello dell’amico Mariantoni, le iniziative di Alba Mediterranea, la Confederatio, il Centro Studi Socialismo Nazionale, il raduno di questi giorni di Monte Livata, il Manifesto Fasciocomunista e via discorrendo, rappresentano in qualche modo il sintomo di un profondo disagio, la punta di un iceberg che però, se non sarà accompagnato da proposte concrete, rischia di rimanere nell’ambito del “tanto rumore per nulla” a cui certi ambienti ci hanno, da troppi anni oramai, abituato. Esiste una soluzione al paradosso di un ambiente che dell’azione pura ha fatto il proprio mito fondante e che, invece, vive da troppo tempo oramai, una fase di ristagno che ha tanto il sapore di un processo di epocale decadenza?

La soluzione si chiama chiarimento. Sui punti programmatici, innanzitutto, ed in conseguenza, anche sull’azione. Cominciamo con il dire che, accanto al rispetto per la specificità di ogni singola persona, gruppo o associazione con cui ci si trovasse ad interagire, vi sono alcuni “paletti”o punti fermi che dir si voglia, non oltrepassabili, pena lo snaturamento e l’annullamento degli obiettivi che ci si vorrebbe porre. Una sola parola sopra tutte: Globalizzazione. Se siamo in grado di dare, di tale termine, una definizione esaustiva e di comprenderne la piena portata, allora potremo essere in grado di agire di conseguenza. Se per Globalizzazione oggidì intendiamo l’occidentalizzazione forzata dell’intero orbe terracqueo, attraverso un processo volto a fare dell’economia l’unico leit motiv della vita dei popoli, attraverso l’imposizione a tappe forzate del liberismo economico, allora cominciamo a capirci. Se a base di questa Globalizzazione, inoltre, poniamo l’asserzione dell’incontrovertibile esistenza di astratti valori universali quali libertà, uguaglianza, pace, giustizia, etc., che vanno imposti urbi et orbi, attraverso la guida di alcune nazioni “elette”, portando per conseguenza all’omologazione universale ed al conseguente annullamento delle singole identità, allora avremo fatto un altro passo avanti.

E’ chiaro allora che, da tutte queste elementari considerazioni discendono a cascata tutta una serie di conseguenze.

O si è CON o si è CONTRO la Globalizzazione, non esistono soluzioni mediane. Quanto qui affermato implica il fatto che, chiunque si presenti all’edificazione di un progetto antagonista in questo senso, di qualunque eredità culturale o ideologica fosse portatore, dovrà aver compiuto quell’opera di necessario chiarimento al proprio interno, tale da poter procedere coerentemente, evitare in tal modo di venire a perdere il proprio tempo. Dunque, se un liberale, un marxista, un un cattolico o un destro positivo, ci si dovessero presentare animati dalle migliori intenzioni, dovranno sicuramente aver svolto quel necessario processo di autocritica e superamento dei propri orizzonti ideologici, considerando le proprie precedenti esperienze come dei validi spunti per un’azione nel presente coniugata, però, secondo altri parametri. L’idea di libertà individuale, tanto cara al liberalismo, non è in disaccordo con un progetto anti globale, se radicata all’interno di un ambito profondamente identitario e comunitario.

L’idea di giustizia sociale, tanto cara al marxismo, non è in disaccordo con un progetto anti globale, se svincolata dai criteri di materialismo di stampo economicista a cui è invece sottoposta nella dottrina marxista. La religiosità, se intesa come strumento di crescita ed arricchimento interiore, non è di per sé in contrasto con un progetto anti globale, se non va assumendo la connotazione di una forma di omologazione culturale universalizzante. L’idea di stato forte, fondata su un’idea di autorità garantita da una tradizione, posta a retaggio della continuità spirituale di un’intera comunità, propria della destra, non è in contrasto con un progetto anti globale, a patto che non si trasformi in un cieco autoritarismo quasi sempre al servizio di lobbies economiche e di vari potentati. Da quanto detto, discende che non ci può essere nessun percorso in comune con chi è fautore dell’odierno status quo internazionale, rappresentato dall’interventismo USA ed occidentale in genere. Quanto detto vale anche per tutti coloro che, nel nome di “universali principi” sostengono la necessità dell’avvento di una società multiculturale e razziale in Europa, facendo di fatto in tal modo, il gioco delle grandi lobbies finanziarie, interessate alla scomparsa dell’identità (e dei diritti, sic!) dei popoli europei.

Potremmo continuare in questo modo, all’infinito, ma la sostanza permane una sola: oggi siamo arrivati al banco di prova per un’intera area umana e politica. Di fronte alla presa di coscienza sul problema della Globalizzazione e di tutto quello che ne consegue, occorre ora iniziare a dare delle risposte concrete, a partire da una serie di iniziative pubbliche, che dovranno rappresentare il banco di prova per un’area che, sinora, su certi temi si era limitata alle parole. Organizzare per la fine di Settembre una manifestazione nazionale contro l’imperialismo anglo americano ed i suoi sostenitori, rappresenterebbe la linea di discrimine tra chi è “con” e chi è “contro”la Globalizzazione, questa volta senza “se” e senza “ma”. E’ da troppo tempo, oramai, che su certi temi determinati ambienti non solo si limitano alle parole ma poi, ancor peggio, intrattengono delle nemmeno tanto nascoste, connivenze con aree o ambienti politici totalmente estranei e manifestamente ostili a certe tematiche. E allora basta quindi con fratellanze, sorellanze e cameratismi vari.

Basta con i memento nostalgici sugli oramai trascorsi e decotti anni ’70. Non esistono né aree, né ambienti da unificare, bensì gruppi ed individualità da aggregare, coniugati all’insegna di un comune sentire che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non deve tradursi nella pratica della violenza. Il concetto di antagonismo politico non deve per forza far rima con illegalità o violenza, è bene ricordarlo. Se vi sono soggetti che la pensano diversamente, costoro fanno parte della schiera di chi, inconsciamente, lavora per la criminalizzazione di certe idee.

Certo, può essere che, quanto sin qui detto dia fastidio a chi vuole far mantenere il comodo status quo della letargia poltronaia, con cui si vorrebbe infettare un’intera generazione di italiani. Certo, può essere che molti si tireranno indietro e rimarranno per strada, sino a che certe istanze finiranno nelle mani di altri soggetti. Un rischio che, d’altronde, non si può evitare di correre se si vuole, in qualche modo, far decollare un nuovo sentire nell’oramai inaridito ambito della politica nostrana.

UMBERTO BIANCHI

Umberto Bianchi: "La globalizzazione è contro l'identità del luogo.."




Il travagliato periodo di crisi, politica, economica, ma anche morale, che il nostro paese sta attraversando, sta riproponendo a tutti coloro che possiedono un minimo di coscienza antagonista, quella mai sopita e completamente abbandonata riflessione sul “che fare?” di leninista memoria. Una riflessione che ha recentemente subito un’impennata, determinata dall’accelerazione della crisi del centro destra italiota e dall’insufficiente caratura politica del centro sinistra e quindi dalla prospettiva dell’apertura di nuovi spazi di consenso, precedentemente catalizzati attorno ai due grandi schieramenti politici nazionali.

Ecco allora tutto un fiorire di iniziative, convegni e via discorrendo, tutti appunto incentrati su quel tanto travagliato “che fare” testè citato. L’appello dell’amico Mariantoni, le iniziative di Alba Mediterranea, la Confederatio, il Centro Studi Socialismo Nazionale, il raduno di questi giorni di Monte Livata, il Manifesto Fasciocomunista e via discorrendo, rappresentano in qualche modo il sintomo di un profondo disagio, la punta di un iceberg che però, se non sarà accompagnato da proposte concrete, rischia di rimanere nell’ambito del “tanto rumore per nulla” a cui certi ambienti ci hanno, da troppi anni oramai, abituato. Esiste una soluzione al paradosso di un ambiente che dell’azione pura ha fatto il proprio mito fondante e che, invece, vive da troppo tempo oramai, una fase di ristagno che ha tanto il sapore di un processo di epocale decadenza? La soluzione si chiama chiarimento. Sui punti programmatici, innanzitutto, ed in conseguenza, anche sull’azione. Cominciamo con il dire che, accanto al rispetto per la specificità di ogni singola persona, gruppo o associazione con cui ci si trovasse ad interagire, vi sono alcuni “paletti”o punti fermi che dir si voglia, non oltrepassabili, pena lo snaturamento e l’annullamento degli obiettivi che ci si vorrebbe porre. Una sola parola sopra tutte: Globalizzazione. Se siamo in grado di dare, di tale termine, una definizione esaustiva e di comprenderne la piena portata, allora potremo essere in grado di agire di conseguenza.

Se per Globalizzazione oggidì intendiamo l’occidentalizzazione forzata dell’intero orbe terracqueo, attraverso un processo volto a fare dell’economia l’unico leit motiv della vita dei popoli, attraverso l’imposizione a tappe forzate del liberismo economico, allora cominciamo a capirci. Se a base di questa Globalizzazione, inoltre, poniamo l’asserzione dell’incontrovertibile esistenza di astratti valori universali quali libertà, uguaglianza, pace, giustizia, etc., che vanno imposti urbi et orbi, attraverso la guida di alcune nazioni “elette”, portando per conseguenza all’omologazione universale ed al conseguente annullamento delle singole identità, allora avremo fatto un altro passo avanti. E’ chiaro allora che, da tutte queste elementari considerazioni discendono a cascata tutta una serie di conseguenze.

O si è CON o si è CONTRO la Globalizzazione, non esistono soluzioni mediane. Quanto qui affermato implica il fatto che, chiunque si presenti all’edificazione di un progetto antagonista in questo senso, di qualunque eredità culturale o ideologica fosse portatore, dovrà aver compiuto quell’opera di necessario chiarimento al proprio interno, tale da poter procedere coerentemente, evitare in tal modo di venire a perdere il proprio tempo. Dunque, se un liberale, un marxista, un un cattolico o un destro positivo, ci si dovessero presentare animati dalle migliori intenzioni, dovranno sicuramente aver svolto quel necessario processo di autocritica e superamento dei propri orizzonti ideologici, considerando le proprie precedenti esperienze come dei validi spunti per un’azione nel presente coniugata, però, secondo altri parametri.

L’idea di libertà individuale, tanto cara al liberalismo, non è in disaccordo con un progetto anti globale, se radicata all’interno di un ambito profondamente identitario e comunitario. L’idea di giustizia sociale, tanto cara al marxismo, non è in disaccordo con un progetto anti globale, se svincolata dai criteri di materialismo di stampo economicista a cui è invece sottoposta nella dottrina marxista. La religiosità, se intesa come strumento di crescita ed arricchimento interiore, non è di per sé in contrasto con un progetto anti globale, se non va assumendo la connotazione di una forma di omologazione culturale universalizzante.

L’idea di stato forte, fondata su un’idea di autorità garantita da una tradizione, posta a retaggio della continuità spirituale di un’intera comunità, propria della destra, non è in contrasto con un progetto anti globale, a patto che non si trasformi in un cieco autoritarismo quasi sempre al servizio di lobbies economiche e di vari potentati. Da quanto detto, discende che non ci può essere nessun percorso in comune con chi è fautore dell’odierno status quo internazionale, rappresentato dall’interventismo USA ed occidentale in genere.

Quanto detto vale anche per tutti coloro che, nel nome di “universali principi” sostengono la necessità dell’avvento di una società multiculturale e razziale in Europa, facendo di fatto in tal modo, il gioco delle grandi lobbies finanziarie, interessate alla scomparsa dell’identità (e dei diritti, sic!) dei popoli europei. Potremmo continuare in questo modo, all’infinito, ma la sostanza permane una sola: oggi siamo arrivati al banco di prova per un’intera area umana e politica. Di fronte alla presa di coscienza sul problema della Globalizzazione e di tutto quello che ne consegue, occorre ora iniziare a dare delle risposte concrete, a partire da una serie di iniziative pubbliche, che dovranno rappresentare il banco di prova per un’area che, sinora, su certi temi si era limitata alle parole. Organizzare per la fine di Settembre una manifestazione nazionale contro l’imperialismo anglo americano ed i suoi sostenitori, rappresenterebbe la linea di discrimine tra chi è “con” e chi è “contro” la Globalizzazione, questa volta senza “se” e senza “ma”. E’ da troppo tempo, oramai, che su certi temi determinati ambienti non solo si limitano alle parole ma poi, ancor peggio, intrattengono delle nemmeno tanto nascoste, connivenze con aree o ambienti politici totalmente estranei e manifestamente ostili a certe tematiche. E allora basta quindi con fratellanze, sorellanze e cameratismi vari. Basta con i memento nostalgici sugli oramai trascorsi e decotti anni ’70.

Non esistono né aree, né ambienti da unificare, bensì gruppi ed individualità da aggregare, coniugati all’insegna di un comune sentire che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non deve tradursi nella pratica della violenza. Il concetto di antagonismo politico non deve per forza far rima con illegalità o violenza, è bene ricordarlo.

Se vi sono soggetti che la pensano diversamente, costoro fanno parte della schiera di chi, inconsciamente, lavora per la criminalizzazione di certe idee. Certo, può essere che, quanto sin qui detto dia fastidio a chi vuole far mantenere il comodo status quo della letargia poltronaia, con cui si vorrebbe infettare un’intera generazione di italiani. Certo, può essere che molti si tireranno indietro e rimarranno per strada, sino a che certe istanze finiranno nelle mani di altri soggetti. Un rischio che, d’altronde, non si può evitare di correre se si vuole, in qualche modo, far decollare un nuovo sentire nell’oramai inaridito ambito della politica nostrana.

UMBERTO BIANCHI

lunedì 25 luglio 2011

Cronache ufficiali di un giorno di luglio a Calcata



22 luglio, in mattinata, c’è stato un collegamento in diretta tramite skype, di un importante programma della 1° rete televisiva giapponese con la piazza principale del borgo di Calcata. Sono stati documentati aspetti e attività del borgo, con interviste ad artisti e artigiani. In Giappone hanno così potuto godere delle straordinarie immagini del borgo, che hanno sorpreso e affascinato il pubblico televisivo nipponico.

In questa occasione è stata consegnata un’opera realizzata da Marijcke Van Der Maden, che da 26 anni vive e lavora a Calcata, che raffigura il famoso presentatore della trasmissione giapponese Gòjì Tokora.

“Abbiamo appreso in diretta che il programma ha avuto un grande successo in Giappone”, ha sottolineato Marijcke Van Der Maden. Il presentatore, sorpreso e riconoscente, si è congratulato con l’artista. “Fa molto piacere che tanti stranieri e non - continua Van Der Maden - scoprano il Borgo medievale di Calcata e rimangano ammirati dalla bellezza e l’autenticità dei luoghi e dalla storia millenaria di questo territorio.” Con una punta di polemica conclude: “I tesori della Tuscia, tanto apprezzati all’estero, devono trovare maggiore attenzione da parte delle autorità locali. La promozione e la valorizzazione di questo immenso patrimonio non può essere lasciata alla buona volontà dei singoli.”

Il borgo fa parte del Parco Regionale Valle del Treja, i cui uffici si trovano proprio nella piazza principale del piccolo centro: il classico “sprone tufaceo”, circondato dal verde e difeso dal fiume Treja.

“Il Parco è impegnato sempre più nella valorizzazione del territorio e nella promozione dei valori storico ambientali che lo caratterizzano - rassicura il Presidente dell’Ente Di Giovanni - ma per un’azione efficace e lungimirante è irrinunciabile il coinvolgimento di tutti, in particolare dei cittadini.”

domenica 24 luglio 2011

Strage in Norvegia e conseguenze della politica multiculturale in Occidente..



Labirinto nella sabbia

L’argomento che andiamo a trattare nelle lettere che seguono è molto spinoso. Coinvolge vari aspetti del vivere sociale e della coesistenza, soprattutto implica una chiarezza nell’esaminare la situazione che si sta configurando nel mondo, ed in Europa particolarmente, in seguito alla globalizzazione, alla separazione del piantea in nord e sud, paesi sviluppati e paesi poveri, con realtiva emarginazione opposizione fra le parti, rivalse, fughe, evasioni, emigrazioni, terrorismo, violenza, mistificazione, etc. Insomma tutti i mali del secolo sono indicizzati nella corrispondenza “crudele” che segue…. E tutto è partito molto banalmente da un commento fatto a caldo da Alba Montori, in seguito all’attentato di Oslo (et similia), che ha sollecitato la risposta cogente e nitida di Andras Kocsis, un ungherese dal “cuore INTREPIDO” che vive da anni in Italia…..

Paolo D’Arpini

…………….

Parere di Alba Montori sulle ultime vicende nel mondo:

Come in Uganda e ieri l’altro in Norvegia, anche il Ghana la presenza politica dell’integralismo religioso di matrice cristiana, come già quello di matrice islamica in Iran, in Palestina o in Barhain, solo per citare qualche esempio, esprime ancora una volta tutta la sua pesantissima carica di odio razzista e discriminatorio nei confronti di parte della popolazione. Tutta la gente di buona volontà è chiamata a intervenire con forza e senso di rispetto del diritto umano alla propria identità, a vigilare anche nel nostro paese affinchè tali posizioni aberranti e feroci non prevalgano mai…

……………….

Commento di Andras Kocsis, in risposta ad Alba Montori sull’ondata di violenza:

Cara Alba, si vede che Ti informi solo di giornali e della televisione (forse anche della radio), ma insomma della massmedia. Quindi sei “dis-informato”. L’uomo che ha fatto la strage, non e un (neo) nazista, bensi è un “XENOFOBO” (per giunta nemmeno “razzista”) anzi, filo ISRAELIANO, ma anti MUSULMANO. Ora, temo che questa notizia ti spiazza. Ma come? Non entra negli ” STANDARD “? No! Decisamente no,,,! La cosa piu importante sarebbe ora, guardare negli occhi del Toro scatenato e capire,,, cosa è allora la differenza fra RAZZISMO e XENOFOBIA? Cara Alba,, se non si fa questa domanda e sopratutto non si trova la risposta (in breve) sarannao grossi guai! Rifletti! In Germania, Francia ed anche la “civilissima”(?) Inghilterra, le massime autorità hanno ufficialmente riconoscuto: “,,,la multi-culturalità” fin ora applicato,come unica panacea del mondo globalizzato,,, è fallito. Ecco, la Norvegia è il primo, che sta pagando con (caro) prezzo, la mancanza della domanda e la risposta,,,, ,,,,(e Ti prego,non cercare spacciarmi come nazista-razzista)…

………….

Mia richiesta di chiarimenti:

Caro Andras, penso di pubblicare il tuo commento.. ma sinceramente non mi è chiaro il senso di quanto contesti ad Alba.. Cosa significa che la politica di integrazione dei paesi “evoluti”^ non porta a risultati positivi.. ? Qual’è l’alternativa da te proposta?
(P.D’A.)

………………

Ulteriore spiegazione di Andras Kocsis:

Caro Paolo, cerco riassumerti il “Kocsis Pensiero”, indirizzato ad Alba.

Appena esce la notizia dell’attentato a Oslo,le agenzie battono la notizia ad un attentato di stampo “ISLAMICO”. Quando scoprono che l’attentatore è Norvegese, affibiano l’aggettivo “Estrema Destra” (nazista, razzista). Nel messaggio di Alba si avverte l’allarme di questo senso.

Ecco perché ho cercato spiegare,attenzione definire qualsiasi cosa con i “STANDARD” utilizzati della massmedia (mondiale);perché è pericolosissimo.

L’Uomo ”bianco” (Norvegese) non è un (neo) nazi. Tutt’altro. Un “XENOFOBO”, cristiano, ANTI ISLAMICO, massone, è FILO ISRAELIANO!

Bene! Dite allora? Allora il problema è che lui “ragion veduto” ha fatto fuori i ragazzini “LABURISTI” in quell’isola. (Attenzione io lo condanno! Ma descrivo un dato di fatto!)

Spiegherà dettagliata mente lunedì al magistrato. Il suo problema è la politica “MULTI ETNICA” dei governi di sinistra, special mente quello che permette entrare nel paese e assistere i MUSULMANI. (come fa anche, l’attuale governo Norvegese)

Alla fine ho aggiunto: “,,la politica MULTI CULTURALE,delle più evolute DEMOCRAZIE come Germania, Francia, Inghilterra, ha favorito tutto ciò che questo signore fortemente “XENOFOBO” (che non e uguale del nazismo) critica e vuole contrastare. E lui non è solo. Ci sono ormai molti in EUROPA e USA.

I governi dei paesi sopra elencati con la bocca dei loro attuali governanti (Merkel, Sarkozy, Cameron) hanno riconosciuto l’anno scorso, che la politica MULTI CULTURALE dei loro paesi è: FALLITO!

Ora non considerare tutto ciò, è un grave errore, esattamente la stessa cosa,che fa cevano i paesi occidentali prima della “Seconda Guerra Mondiale” con Mussolini e Hitler.

Per non affrontare il problema, faceva comodo di considerare loro come due pazzi, sperando che finiranno presto nel dimenticatoio. Palesamene smentiti della storia.
La POLITICA dello STRUZZO non risolve, ma nasconde i problemi. Cosi sarà anche con la MULTI CULTRALITA’,,, se non vien analizzata, ristudiata con soluzioni pratiche incisive.. Tutto qui.

Quindi smettiamo lavorare con stereotipi; sinistra-destra, estrema destra, tutti nazisti e razzisti, come hanno fatto con Ungheria (un certo Dominique Strauss-Khan) quando il centro destra ha vinto democraticamente le elezioni (54%),, e affiancato da un partito (JOBBIK) 16% definito ” estrema destra “. Ora che l’Ungheria è uscito della crisi profonda, guidato EUROPA per un mezzo anno, ha fatto una proposta valida di risolvere il problema “ROM” (che esiste) in EUROPA,,, finita la cagnara. Ma nessuno parla di questo come non parlano di ISLANDA. Mentre l’attentato era già ISLAMICA ed ora NAZISTA!

Nota bene che il fantasma di Norvegia, da tempo gironzola anche in Italia, il paese più ospitale che io conosco nel vecchio continente. Sono testimone, perché pur essendo “EXTRACOMUNITARIO fine 2004,,, con il mio nome”STRANIERO” non avevo svantaggi, anzi,,, solo vantaggi!

Con amicizia e stima, Andras

Andras Kocsis
i.t.i. Film Director (UNESCO)
videomaster.ak@gmail.com

sabato 23 luglio 2011

Giuseppe Turrisi: "Stato senza sovranità monetaria.. uguale a stato senza regole sociali, economiche e finanziarie"


Carnevale.. ogni scherzo vale!

La mancata sovranità monetaria ci fa diventare più selvaggi!

La mancanza di sovranità ha delle conseguenze e delle ripercussioni che se solo il popolo (programmato) ne comprendesse il nesso di causalità con la realtà che li circonda, domani mattina ci sarebbe una rivoluzione; questo pensiero non è mio benché riformulato, ma è la famosa frase detta da: HENRY FORD “Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione”.

La mancanza di denaro nell’economia (sana) crea una anemia monetaria che si traduce non solo in una riduzione dei consumi, che forse sarebbe anche positivo per l’ecologia del pianeta, ma sopratutto in recessione, in perdita di investimenti, di ricerca, di servizi, di manutenzione, di formazione, di istruzione, di stato sociale, di posti di lavoro, ecc. Le imprese medio piccole sono ormai stressate da un strumento folle, quale lo studio di settore, perfettamente osceno ed obbrobrioso che costringe gli imprenditori a pagare un minimo di tassa nonostante non ci sia stato fatturato (rasenta l’estorsione). Molti imprenditori, quindi sono costretti a chiudere, ed altri a rivolgersi al lavoro nero, a sottopagare le maestranze, sempre meno motivate e sempre meno esperte e competenti (con perdite di Know How italiano).

L’imprenditore non potendo ribellarsi verso l’alto, verso lo stato, verso il potente (altro che articolo 41 della costituzione ed impresa sociale) non fa altro che rivolgere la sua azione verso il basso e verso chi è più debole, e con la complicità dei sindacati (che vietano di parlare delle banche centrali) stressa i contratti di lavoro mercanteggiando la dignità dei lavoratori (art.1 della costituzione) dei propri iscritti e riducono i diritti acquisiti in anni di dura lotta, pur di rimanere nelle grazie del sistema (vedi contratto FIAT).

Per le imprese grandi, il problema neanche si pone in quanto spostano intere linee di produzione all’estero, dove usano livelli di mercato sotto pagato e lavoro insicuro e per niente garantito, oltre ad avere l’aiuto di banche e studi di commercialisti che li aiutano nella “ottimizzazione fiscale”. Il 21 luglio 2011 sono morte 5 persone sul lavoro in Italia, persone che stavano realizzando “PIL” (da inseguire per pagare interessi ai Banchieri proprietari delle banche centrali e stare dietro al TUS), e lo stato dove è? Sparisce, mentre dovrebbe farsi carico dei “funerali di stato”. Un caduto sul lavoro ha lo stesso diritto e la stessa dignità di un militare morto in Afganistan, entrambi lavorano per pagare gli interessi dei poteri internazionali (paradossalmente). Lo stato è sempre più assente e sparisce quando deve dare al cittadino. Uno stato sempre più ragioniere e sempre più poliziotto.

Il cittadino programmato a distrarsi e a non capire, non sa più da che parte stare e su cui puntare, e alle elezioni cambia sempre gioco (ma il gioco è sempre lo stesso con qualche piccola variante). Ma il tempo ormai è quasi finito e potrebbe scoppiare la bolla da un momento all’altro (settembre?!), potremmo ritrovarci senza un soldo in banca o meglio le banche chiuse. I 160 milioni di euro alla Grecia e la ipotesi di nuova iniezione di dollari della FED in America sono la dimostrazione di quanto ci stanno prendendo in giro. Ricordiamoci che uno dei motivi per cui si fece l’euro, era proprio quello di evitare che gli “stati sovrani” potessero mettersi li a stampare soldi nei periodi rarefazione al fine di evitare l’inflazione!!

Mentre “loro” per i loro giochi speculativi e per portar avanti il carrozzone qualche altro mese/anna lo possono fare (Ma!!). Tornando all’aspetto sociale, il popolo, non abituato al senso critico, ma solo a bere la vergine e pura informazione dalla fonte televisiva, purtroppo aguzza l’astuzia nelle sue peggiori forme, (aiutata da una letteratura tele-cinematografica di pancia dove il furbo è sempre meglio dell’onesto); infatti nella rarefazione monetaria che i banchieri mettono in atto per costringere i popoli ad indebitarsi, in prima battuta, e poi a s-vendere i propri beni, succede anche purtroppo, che si arrivi alla guerra tra poveri. Si ritorna alla legge animale del più forte (mors tua vita mea).

Infatti oltre all’aumento di furti anche tra poveri, alla vendita dell’oro lasciato e rubato d/alla nonna, si arriva anche, alle truffe tra poveri, senza essere coscienti che di fatto si è tutti vittime del sistema “moneta debito”. La enorme macchina del debito sta per franare su se stessa per il suo stesso peso, hanno costruito un grattacielo sulla sabbia (Mt 7, 21-27), un grattacielo che ha dei bellissimi vetri su cui c’è scritto luccicante “democrazia” (ma solo scritto). Ma dentro questo grattacielo c’è la sede di una delle dittature più spietate e feroci che possano esistere, in quanto non è individuabile e non è definibile. Il sistema crea danni enormi, ma da un immagine di se stesso, di progresso e benessere, attraverso la programmazione mentale (PNL e brainwashing ) per cui anche l’intellettuale (per fortuna non tutti) pensa di avere delle “idee libere” che pero spaziano all’interno di un perimetro ben definito, ricevuto nella formazione, in cui ci sono dei paletti che sono degli “assiomi puri” da non mettere mai in discussione. Mettere in discussione purtroppo è fondamentale anche se comporta una fatica immensa.

Quei paletti sono dei pilastri nella nostra struttura mentale che ci danno sicurezza e certezze, distruggerli significherebbe umiliare la propria dignità. Succede che se una costruzione è venuta male, è venuta male e bisogna prenderne atto e non si può riparare, va buttata giù (DE-PROGRAMMAZIONE) ne va costruita un nuova con criteri diversi. (RI-PROGRAMMAZIONE). Se non si fa questo non si potranno mai comprendere delle cose anche banali, che la nostra architettura mentale non è abituata a ri-conoscere. Come mai nonostante la ricchezza cresce (strade case, ponti, produzione,ecc ) aumenta pure il debito? (per esempio) Chi è cosi ricco da poter prestare soldi a tutti gli stati per poi reclamare gli interessi? Le risposte sono semplici, ma sono nascoste tra le pieghe della “programmazione mentale” che riceviamo a “intense dosi giornaliere” (non si pagano le tasse!!!). Stranamente i grossi gruppi e le banche che, “sulla carta” beneficerebbero del ritorno del pagamento delle tasse (infatti se si fanno le opere ri-girerebbe il denaro e l’economia) sono quelle che evadono di più (vedasi inchiesta di Report). Loro evadono perché sanno perfettamente che quei soldi non sono destinati a realizzare “beni pubblici per il popolo”, se non per una parte piccolissima, ma solo a pagare lauti interessi (Italia 80 miliardi) ai banchieri privati su una moneta vuota (neanche coperta da oro).

Il portare denaro all’estero diventa la peggiore soluzione, per recuperare il valore che contiene la moneta che l’imprenditore ha creato con il suo sudore. L’occasione crea l’uomo ladro, la programmazione mentale ci fa subito pensare. “prendiamo il ladro”, una persona de-programmata direbbe vediamo di cambiare la condizione dell’”occasione”. La perduta sovranità quindi, fa perdere la dignità anche allo stesso stato cambiando e snaturando le sue funzioni naturali. Lo stato non tutela più il suo cittadino ma lo perseguita e allo stesso modo quando il cittadino cerca lo stato, lo stato scompare.

Quando il cittadino cerca lo stato immancabilmente sparisce nelle pieghe della burocrazia fumosa e non si trova, e nonostante la propaganda dell’URP (ufficio rapporti con il pubblico!! Vi ricordate tutta la campagna che gli uffici pubblici dovevano avere, con la signora con il nome scritto sul petto, che però non sa assolutamente cosa rispondervi). Vi ricordate la legge della risposta entro trenta giorni!! di fatto tutto ciò rimane fumoso perché è priva di sostanza e di concretezza; tutto ciò ha una sola causa, “la perduta sovranità” “popolare-politica e sopratutto monetaria”. Dove è lo stato che ti chiede sacrifici? Cerchi lo stato per avere giustizia civile, minimo sono 10 anni (e non è detto che poi la ottieni) cerchi lo stato per i servizi base!! Ma guarda caso l’ultima finanziaria (di ogni anno) ha limitato e tagliato proprio quel servizio che ti necessitava, cerchi un alloggio popolare !!! l’ultimo bando risale a Benito Mussolini.

Ultimamente anche le forze dell’ordine tendono a non raccogliere più le denunce, per probabili direttive interne, sia a fini statistici (propaganda “si sono ridotti i reati”) sia perché, per aprire le indagini servono risorse economiche che come abbiamo detto, sono e saranno matematicamente sempre di meno, in quanto la moneta debito con la ceduta sovranità monetaria a dei privati costringe ad avere sempre meno risorse da impiegare. Le cose vanno diversamente quando è lo Stato che ti deve cercare per recuperare denaro da restituire ai banchieri, allora ti trova con ogni mezzo, vende il tuo credito alla borsa di Tokio, ti sequestra la casa, ti vende l’azienda ad una società di recupero crediti, ti taglia la pensione, sfratta tuo figlio disabile dalla casa famiglia, e siccome 650 euro sono troppe i prossimi andranno in pensione a 80 anni (che è questo riposo immotivato). Questo tipo di stato non ci interessa, questa democrazia in cui il cittadino onesto deve pagare per dimostrare la sua onesta non ci interessa. Le frequenze sono cambiate è urgente una ri-sintonizzazione.

Giuseppe Turrisi
(albamediterranea)

venerdì 22 luglio 2011

Alberto Cacopardo: "Costruire un nuovo apparato interpretativo del sistema economico"



Poiché credo nella buona fede dei tanti che si ostinano a interpretare la realtà di oggi secondo le antiche e nobili categorie ereditate dall'Ottocento, mi sento in dovere di insistere.

Il capitalismo non sta per nulla facendo quello che ha sempre fatto. Siamo entrati in un'epoca completamente nuova, in cui la moneta ha cambiato radicalmente natura, è cambiata la circolazione della ricchezza, ha cambiato natura lo stato, è cambiata la produzione materiale e immateriale, sono cambiate le culture e sono cambiate le società.

In questo mondo radicalmente nuovo, le categorie marxiane di valore, plusvalore, profitto, interesse, rendita, guadagno, salario, lavoro, capitale e produzione non sono più utilizzabili per decifrare il divenire storico e vanno tutte riviste dalle fondamenta. La sinistra contemporanea ha disperato bisogno di un'operazione del tutto analoga a quella che fece Marx per la sua epoca: costruire un nuovo apparato interpretativo del sistema economico capace di decifrare la realtà e orientare il cambiamento. Ostinarci a riproporre vecchie formule è come caricare i carri armati con la lancia. Non si tratta di rinunciare a cambiare il mondo, ma adesso si tratta di capirlo.

A questo scopo, non credo che la concezione conflittuale dei rapporti economici che aveva Marx sia molto utile. Cambiare le cose non è interesse soltanto dei salariati, o dei precari o dei giovani o dei piccoli capitalisti, ma è un'operazione che si può fare nell'interesse di tutti, compresi quelli che credono di giovare a se stessi accumulando a danno di tutti gli altri patrimoni spropositati incapaci di renderli felici.

Chi è interessato, può trovare sul mio blog un piccolissimo contributo in questo senso, sotto forma di un frammento di analisi non convenzionale di questa crisi finanziaria.

Saluti a tutte e tutti,

Alberto Cacopardo

http://albertocacopardo.blogspot.com/2011/07/they-broke-their-back-lifting-moloch-to.html

giovedì 21 luglio 2011

Marco Pala: "Quel che succede in Islanda e quel che non deve trapelare fuori dall'Islanda"



"L'Islanda..? E' tutto un altro mondo!" (Saul Arpino)

Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d'oggi? Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall'altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?

Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all'unanimità di dichiarare l'insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l'Olanda, forti dell'inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un'assemblea popolare per riscrivere l'intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l'Islanda verso il recente collasso economico.

Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un'altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai "concittadini" islandesi?

Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
2008 - A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell'Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
2009 - A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo - la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) - costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%
2010 - I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
2011 - A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell'esecutivo. L'Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l'Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un'Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l'attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle "linee guida" prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all'approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.
Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?

SINCERAMENTE NO.

I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l'Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.

Siamo davvero sicuri che non ci sia "censura" o manipolazione nei mass-media?
Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i "nostalgici" potranno usare il telefono, gli "appassionati" potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso.

I più "tecnologicamente avanzati" potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all'articolo, lanciare una salvifica catena di Sant'Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I "guru del web" si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.

L'importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell'informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d'affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.

Marco Pala

Nexus Edizioni

mercoledì 20 luglio 2011

L'altra verità sulla Libia.. secondo Maurizio Blondet



Se il mondo non fosse rovesciato, ossia se l’Occidente fosse ancora fedele alla sua civiltà storica, onoreremmo commossi l’eroismo dei soldati libici e dei loro comandi. Un esercito da operetta, ci è stato detto; fatto per lo più di mercenari, ossia di disoccupati venuti dall’Africa nera; che Gheddafi ha armato di Viagra perchè potessero violentare le donne libiche.

E questa è propaganda; ma gli stessi servizi francesi avevano assicurato che quell’armata ridicola si sarebbe sgretolata ai primi colpi della NATO, i soldati avrebbero disertato a migliaia. È stato questo a convincere Sarkozy a tentare il colpo: presentarsi alle prossime elezioni presidenziali con la gloria del condottiero vincitore di una guerra-lampo facile. Da Washington, anche Obama annunciò che la guerra contro Gheddafi sarebbe durata qualche giorno, al massimo qualche settimana.

Invece ecco, sono quattro mesi che la truppa libica, lungi dallo sgretolarsi, resiste e contrattacca. In condizioni di assoluta inferiorità, con lo spazio aereo interdetto da forze aerei totalmente preponderanti, che colpiscono i mezzi corazzati, i pezzi d’artiglieria e le batterie antimissile, più edifici e supposti bunker di Gheddafi, al ritmo di una cinquantina di bombardamenti e attacchi aerei al giorno, seimila dall’inizio delle operazioni. Ogni movimento dell’armata libica a terra è rilevato da almeno 3 satelliti-spia che sorvolano il Paese ogni giorno, senza contare gli aerei-radar Awacs americani (sono gli americani ad indicare ai caccia-bombardieri francesi e britannici l’80% dei loro bersagli, a fornire gli aerei-cisterna per riforninento in volo, i droni, i missili antiradar, gli apparati di guida-laser per le bombe intelligenti...).

Chiunque abbia una qualche nozione di cose militari capisce che cosa significhi per una piccola armata continuare ad operare militarmente in queste condizioni, col ventre molle esposto dal cielo, con la coscienza psicologica di aver contro la NATO e la Superpotenza, senza prospettive di vittoria; quale coesione e tenuta morale ciò richieda.

Eppure i militari libici operano, ostinatamente riconquistano il terreno occupato dai ribelli sotto copertura aerea NATO, costringono i Raphale e gli F-16 a tirare da alta quota per non essere colpiti dalla contraerea; avanzano benchè i loro cingolati vengano centrati e distrutti dal cielo; e le loro azioni mantengono un limpido senso strategico.

Il tentativo di bloccare il porto di Misurata (da dove i ribelli possono ricevere materiale pesante) con reti di mine, benchè non riuscito o non del tutto, induce a rendere onore ai loro ufficiali. La loro chiarezza strategica contrasta con l’azione della NATO, che un responsabile militare francese ha definito, parlando al Nouvel Observateur, «colpi senza capo nè coda. Per gli ufficiali della NATO, si tratta di far eseguire un certo numero di sortite aeree al giorno. Non c’è alcun obbiettivo strategico coerente, solo dei casi da schiacciare. Questa burocrazia fa la guerra come l’INPS». (Les ratés d'une guerre française)

Migliori allievi di Clausewitz di noialtri europoidi, i comandanti libici hanno raggiunto col sacrificio dei loro uomini, un risultato politico di prim’ordine: Sarkozy, entrato à la guerre con lo scopo dichiarato di detronizzare Gheddafi, di colpo ha dichiarato che il colonnello Gheddafi può essere un interlocutore politico, insomma che si può trattare con lui.

La signora Clinton ha dovuto precipitarsi a dire che no, lo scopo dell’operazione non è cambiato, che Gheddafi deve andarsene; Frattini ha ripetuto la lezione, con in più il sospetto (espresso a metà) che Sarko si preparasse a trattare personalmente con il colonnello, tagliando fuori la NATO e l’ONU. La Clinton e Frattini hanno dichiarato il comitato dei ribelli, il CNT, l’unico governo legittimo riconosciuto dall’Occidente... Un neocon d’accatto italiano, di nome Vittorio Emanuele Parsi (che riceve le imbeccate dai pensatoi israelo-americani, e per questo viene ospitato su media importanti) ha persino accusato Sarkozy – incredibile sprezzo del ridicolo – di tradimento. (Ecco chi c'é dietro il tradimento di Sarkozy)

Ma che fare? I comandi francesi hanno fatto sapere che praticamente non hanno più missili e munizioni sofisticate, che la portaerei Charles De Gaulle, in mare da otto mesi, deve tornare nei bacini. Insomma, la resistenza militare libica ha messo Sarko più o meno nella stessa posizione di Gheddafi: entrambi col bisogno di trovare una via di sconfitta onorevole, con la prospettiva di «ritirarsi nella propria tenda a scrivere e meditare», a vita privata. Anzi, l’aggressione della NATO, che dura troppo e uccide troppi civili, ha provocato – pare – una ri-esplosione di popolarità per Gheddafi tra i suoi tripolini: prima, dicono a Tripoli, occorre «vincere gli invasori della NATO e i ribelli della NATO». (La France reconnaît l’échec des bombardements de l’OTAN)

Gheddafi, ridicolo e ambiguo farabutto con problemi mentali, non è più il fulcro della questione. Se l’esercito libico fosse giudicato come un esercito occidentale, parleremmo di nascita di una nazione, nel sangue e nel fuoco di una guerra contro un nemico disonorato ma schiacciante.

Ove nascesse e fosse riconosciuta, questa nazione potrebbe addirittura trascinare il governo italiano davanti ad un tribunale dell’ONU per violazione di trattati internazionali.

Basta scorrere i titoli dei capoversi del Trattato di eterna amicizia firmato da Belusconi nel 2008, per capire chi è il traditore in questo gioco.
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Eccoli:
Articolo 1
Rispetto della legalità internazionale
Le Parti, nel sottolineare la comune visione della centralità delle Nazioni Unite nel sistema di relazioni internazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi da esse sottoscritti, sia quelli derivanti dai principi e dalle norme del Diritto Internazionale universalmente riconosciuti, sia quelli inerenti al rispetto dell’Ordinamento Internazionale.
Articolo 2
Uguaglianza sovrana
Le Parti rispettano reciprocamente la loro uguaglianza sovrana, nonché tutti i diritti ad essa inerenti compreso, in particolare, il diritto alla libertà ed all’indipendenza politica.
Articolo 3
Non ricorso alla minaccia o all’impiego della forza
Le Parti si impegnano a non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l'integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra Parte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite.
Articolo 4
Non ingerenza negli affari interni
1. Le Parti si astengono da qualunque forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte, attenendosi allo spirito di buon vicinato. 2. Nel rispetto dei principi della legalità internazionale, l’Italia non userà, ne permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia e la Libia non userà, né permetterà, l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro l’Italia.
Articolo 20
Collaborazione nel settore della Difesa
Le due Parti si impegnano a sviluppare la collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate, anche mediante la finalizzazione di specifici Accordi che disciplinino lo scambio di missioni di esperti, istruttori e tecnici e quello di informazioni militari nonché l’espletamento, di manovre congiunte.
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L’Italia s’è rimangiata ciascuno e tutti questi articoli. Materia di tradimento, argomento penale da Tribunale dell’Aja. Ma questo, naturalmente, se il mondo fosse ancora governato dal diritto internazionale. Quell’ordine emerso dal sangue della guerra dei trent’anni, un massacro selvaggio a cui i giuristi europei e i popoli esausti misero fine con il Trattato di Westfalia del 1648: fu stabilito allora il principio della sovranità legittima degli Stati; grandi o piccoli, forti o deboli, gli Stati furono da allora considerati reciprocamente persone giuridiche, che potevano legarsi con trattati, come le persone fisiche con contratti, e che questi trattati-contratti avevano forza legale. Fu uno sforzo supremo di civiltà, grazie al quale anche la guerra fu resa una istituzione (il nemico restava legittimo, il che significava che la mira della guerra era concludere con esso un trattato – di pace) e la guerra perpetua, di tutti contro tutti e senza fine, poteva conoscere una conclusione sostenibile per la vita.

Come noto, dall’11 settembre, quest’ordine è stato rovesciato, e ne vige un altro, imposto da Israele e dal suo Golem americano. Nel settembre 2002 la Casa Bianca di Bush jr. fondò questo nuovo diritto scrivendolo nel documento sulla Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti per il prossimo secolo: l’America (su indicazione dei neocon talmudici) si arrogò la prerogativa dell’«uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualunque Stato» che l’America, a suo insindacabile giudizio, giudicasse «contrario ai suoi interessi nazionali».

Ciò equivale a dichiarare – da Washington – ogni altro Stato illegittimo, potenzialmente aggredibile. Ciò equivale ovviamente a sostituire al diritto la violenza come mezzo primario delle relazioni internazionali. Nessuno Stato è al sicuro, se non si dota di una forza bellica tale, da tenere sotto scacco l’America. Ciò significa, infine, che alla civiltà – Jus Publicum Aeuropaeum – si è sostituita la barbarie.

È questo l’ordine che vige attualmente. Israele lo applica impunemente contro i palestinesi, lo ha applicato impunemente contro la Turchia aggredendo in mare una sua nave che stava portando aiuti a Gaza. Il nano Sarkozy non ha fatto che approfittare di questo nuovo ordine, aggredendo la Libia perchè la credeva più debole, facile da debellare e da privare della sua sovranità; ora, il fatto stesso che invece la Francia del nano si riveli debole, toglie ad essa la legittimità.
Una ragione in più per rendere onore ai soldati libici ed ai loro comandanti, e riconoscerli eroi: dove è sparito il diritto, una nazione non ha che da usare la forza, e anche se tale forza è disperatamente inferiore, per difendere il proprio onore.

Gheddafi o non Gheddafi, rendo a questi soldati volentieri questo tributo, da italiano disonorato dal suo governo.


Maurizio Blondet