mercoledì 4 maggio 2011

Benito Castorina: “La Terra è un grande laboratorio bioregionale”



Benito Castorina: “La Terra è un grande laboratorio bioregionale” – Intervento per la Festa dei Precursori – Treia, Tavola Rotonda del 7 maggio 2011

Bioregionalismo per l’area Mediterranea

È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Cari amici e compagni, donne e uomini, vi invito e se volete affiancatemi, in questo viaggio al di là dei confini territoriali ormai superati dalla globalizzazione, ma all’interno dei confini della democrazia e delle pari opportunità per i popoli, dove c’è un lavoro lungo e difficile da affrontare e che si presenta come la nuova sfida del nostro millennio.

Molte cose sono avvenute nel ventennio a cavallo dei due millenni, che ci fanno capire con gli eventi più recenti che dobbiamo responsabilmente assumere il ruolo che ci compete, come Vecchio Continente, di ridurre nel tempo il divario tra il Nord ed il Sud del mondo, divario al quale anche noi abbiamo contribuito. Mi pongo la domanda se questi popoli fratelli si ribellano perché vorrebbero avere condizioni di vita pari a quelle dei paesi dominanti, cercando paradossalmente rifugio nella casa di quelli che hanno determinato la condizione alla quale si ribellano, se è la loro fame di democrazia o di cibo. Una cosa accomuna il mondo oltre ai vari problemi ambientali ed è l’aumento dei costi dei prodotti alimentari e dei servizi, costi che incidono sulla popolazione povera di ogni Paese incluso il nostro, che possono essere superati solo con un nuovo progetto di organizzazione della società. È facile trovare capri espiatori nei Capi di Governi, che non sono nient’altro che gli esecutori di politiche condivise, per proteggere interessi consolidati o da consolidare propri e dei Paesi Sviluppati. È facile essere democratici, perdonatemi l’espressione, con il culo degli altri, come fanno rappresentanti di vari Governi nel mondo additando l’Europa e l’Italia in particolare, che sta sul fronte del terremoto, col rischio di essere travolta da uno tsunami.

È un momento molto importante, anzi fondamentale: un’occasione da non perdere.

Un momento in cui bisogna chiudere gli occhi per guardarsi dentro, per riconoscere ogni forma di egoismo in noi e per poi aprirli e osservare ogni forma di egoismo fuori di noi.

Risvegliata così la coscienza prelevata dal profondo e la visione olistica, siamo nello stato di coscienza che attiva il discernimento, la determinazione, la tenacia, la compassione e in una parola l’amore.

Non parlo di un’amore sdolcinato o passionale, ma ovviamente di quell’amore che nessun aggettivo o elucubrazione mentale può definire, di quello che discende dalla forza vitale della natura, che ci dà le risposte nelle occasioni più estreme e che alcuni chiamano istinto per la sopravvivenza.

In una delle mie fiabe, Gabriele mi chiede: nonno perché se nel lavarmi i denti uso troppa acqua la sotraggo ad un bambino del Continente Africano? Gli rispondo che quella è una metafora, messa in giro da chi in maniera intelligente ha avviato un discorso sulla salvaguardia dei diritti umani, che il significato di quella metafora è che per mantenere il tenore di vita attuale e con l’attuale organizzazione socio-economica, i paesi sviluppati usano troppe risorse a danno proprio e a danno di chi di questo spreco ha solo gli svantaggi. Interviene Lena: è come dire che il danno dei genitori è che pagano l’acqua che Gabriele spreca e quello dei paesi poveri è che l’acqua finisce. Brava! Risponde nonno Bruno, hai fatto un’altra metafora, è come dire ad esempio che noi prelevando dalla terra i combustibili fossili per destinarli all’industria ed al nostro comfort, abbiamo squilibrato i cicli della natura che hanno causato il surriscaldamento del pianeta, la desertificazione, l’inquinamento di aria, terra ed acqua, con danni anche per noi oltre che per il resto della popolazione del mondo.

La storia continua e ancora metafora nella metafora la televisione, internet, la globalizzazione porta bambini di nove dieci anni a riflessioni che richiamano la nostra coscienza. Con i miei compagni a quell’età discutevamo di pace, di sviluppo, di politica, avendo vissuto i nostri primi anni durante la guerra, con fatti e immagini che hanno segnato la nostra vita e avendo vissuto la campagna referendaria (ricordo che chiamavamo “sciocco biondino” il principino che sfilava su un’auto decappottabile per la propaganda monarchica), avendo condiviso con i nostri genitori il dibattito referendario e infine, la vittoria: la nascita della Repubblica Italiana!

Cade il muro di Berlino, l’Europa si affatica nella ricerca dell’unità, cadono le ideologie trasformando i partiti politici in congreghe, cadono la destra e la sinistra nella realtà sociale ma non nell’anima dei nostalgici, balena il tentativo di colpire la chiesa cattolica che rappresenta il 60% circa degli europei, l’equilibrio dell’Europa è adesso minacciato da Sud.

Adesso cadono i Presidenti. Presidenti che da un punto di vista strategico contribuivano all’equilibrio dei Continenti Sviluppati, tra cui anche l’Europa. La crisi dell’Italia nell’Europa, sta come la crisi dell’Europa nel mondo. Se questa equazione è vera, è vero che gli italiani sono più portati a condividere la propria ricchezza col resto del mondo, che l’Europa nel suo insieme è molto vicina a questa posizione e che le velleità imperialistiche rallentano in Europa il progredire della democrazia e nel mondo la frenano. Se per caso ci fosse un disegno nel mondo per dividere, per disaggregare anche con la violenza verbale e fisica, l’Italia e l’Europa, cogliamo i momenti di crisi per inserire elementi di democrazia per fare passi verso il superamento di ogni forma di egoismo e quindi di ogni forma di sfruttamento.

È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Noi siamo il popolo del Mediterraneo, i Paesi che hanno uno scambio con questo mare sono uniti nella difesa di un patrimonio che rischia la catastrofe ecologica. Ogni anno il Mare Nero attraverso i canali del Bosforo e dei Dardanelli scarica nel Mediterraneo 350chilometri cubici di acqua inquinata. Chi ha inquinato il Mar Nero? Il Danubio con i suoi 300, dico trecento, affluenti che vengono da oltre una dozzina di Stati che ne comprendono alcuni che si affacciano addirittura al mare oceano è stato ed è l’organismo innocente che ha veicolato quella fonte di distruzione derivante dalle attività antropologiche, degenerate in questi ultimi ottant’anni.

Questa realtà sembra una metafora: Stati dell’Europa e della Russia avvelenano attraverso il Danubio le popolazioni a Sud dell’Europa.

È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Noi abbiamo fatto l’unità d’Italia superando l’impossibile, sradicando domini abbarbicati alle nostre terre, abbiamo promosso l’unità d’Europa e adesso abbiamo l’occasione per fare il popolo d’Italia e di promuovere il popolo d’Europa.

Abbiamo la fortuna che cadute le ideologie non esiste più la divisione tra la destra e la sinistra se non per interessi di parte. La destra e la sinistra che rappresentano il corpo elettorale non hanno il diritto di spezzare questo corpo con tensioni opposte, devono insieme costruire la democrazia per il Paese, se un eletto è un delinquente prima di tutti devono andare in galera gli organi che devono verificare i requisiti del candidato, se un notaio assevera il falso in un atto di compravendita deve essere radiato, una legge di condono edilizio riferita ad anni precedenti è fatta per promuovere gli abusi edilizi, mentre se fosse riferita al giorno in cui diventa esecutiva determinerebbe la fine degli abusi, se l’industria non facesse un uso criminale delle materie prime e la ricerca fosse incentrata sul benessere socio-economico non avremmo bisogno di sfruttare altri popoli. E poi ce lo ha chiesto qualcuno se siamo d’accordo o no su queste scelte? C’è stato mai un partito di destra o di sinistra che si sia occupato delle pari opportunità nel mondo?

È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Concentriamoci sul momento, abbandoniamo temporaneamente i giochi di potere, facciamo una Unità Strategica, che operi per superare il momento difficile fatta da Senatori e Deputati di tutti i partiti e le coalizioni, scelti in base alle competenze nazionali (Ministri e Sottosegretari) e internazionali acquisite con la partecipazione al Parlamento Europeo e nelle Ambasciate all’Estero o con criteri interni alle coalizioni, dove chi sta all’opposizione eccella nella capacità di proporre strategie non basate sulle ideologie, ma concrete e corredate da piani di fattibilità, mentre chi sta al governo nella capacità di verificare ed attuare dirigendo l’azione verso gli obiettivi congiuntamente concordati. Dare quindi forza all’Italia per poter chiedere all’Europa di partecipare, sostenendo l’Italia nel progetto di un graduale affrancamento dei popoli dall’imperialismo, garantendo nell’immediato la cessazione delle violenze e elezioni democratiche, con candidati di provata onestà certificata da individui che pagano in prima persona con la galera in caso di prova contraria, con processi da avviarsi a fine legislatura per evitare che vadano in galera gli onesti.

Dopo potremmo copiare il modello pure noi per determinare la democrazia nel nostro Paese

È un momento molto importante, anzi fondamentale. Per festeggiare l’unità d’Italia, con un’Italia protagonista di un cambiamento epocale!

Con la stessa pazienza e con lo stesso amore che avete dimostrato leggendomi sin qui, seguitemi ancora in questo percorso avendo memoria di ciò che ci lasciamo dietro ma attenti a quanto c’è, a quanto si muove o potrebbe muoversi davanti e intorno a noi, una riflessione che tenta di riportare sentimenti che sono in noi, che sia riconoscendoli che negandoli li avremo comunque condivisi e io cercherò di scrivere e non di descrivere, come sincero cronista.
Sono in uno stato di grande serenità e desidero condividere la ricchezza che mi dà la gioia di vivere e di morire e di appartenere alla specie umana.

Chi afferma che tutto ciò che esiste è ad uso e consumo dell’umanità, anche se i termini uso e consumo sono volgari, dice il giusto, ma è sbagliato il punto di vista.

Quando si parla di interventi umanitari verso i popoli del Mediterraneo, le parole sono giuste, ma il significato e le intenzioni?

Sfugge, a volte, l’immensa ricchezza che ci offre la natura, che ci viene incontro mentre i nostri egoismi ci portano lontano e lontani dal nostro sogno di benessere e felicità.

Il mondo è un grande laboratorio bioregionale. Forse non abbiamo bisogno di ricorrere alla Storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è il mondo oggi. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un’osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro.

L’intervento umanitario.
Alla luce di ciò l’intervento umanitario acquista valore di reciprocità: accogliamo non solo quelli che fuggono ma un milione di giovani, uomini e donne, li formiamo, insegnamo loro anche l’italiano, studiamo insieme con loro un modello di aggregazione sociale, che certamente rappresenterebbe un miglioramento rispetto alla loro attuale situazione esistenziale, per poi tornare assieme ai nostri formatori nei loro Paesi per attuare, insieme, un modello che elevato alla verifica della sperimentazione, ci darà l’occasione di farne un modello per noi, facendo un servizio anche per l’Europa, e perché no? Per il mondo.

Così definito l’intervento umanitario diventa un’occasione di crescita reciproca contro l’ipocrita tentativo di elargire elemosine (vedi anche Cassa del Mezzogiorno), per sentirsi generosi e non mutare lo stato di fatto.

Il finanziamento dell’iniziativa.
Ma chi finanzierebbe questa onerosa iniziativa? Ogni giorno l’Italia accumula un debito per l’inquinamento dai gas serra prodotti nello svolgimento delle attività antropiche nazionali.

Come sapete c’è una valutazione mondiale in termini anche economici, che varia in base alla produzione di “gas serra” e l’Italia a ritmo normale industriale, riferito a qualche anno fa, paga 3.800.000 euro circa il giorno.
L’Italia (e questo ci è riconosciuto) ha una superficie coperta a boschi pari al 37% della totale.

Di questo polmone europeo ci è riconosciuto intorno al 10%, pare per il cattivo stato dei boschi: come sapete un albero che si decompone produce più CO2 di un albero utilizzato per produrre energia e il sottobosco decomponendosi produce anche CO2.

Iniziative per l’efficientamento dei boschi o l’impiego di piante che bonificano l’aria, riducono nel tempo l’inquinamento, azzerano il debito e sono, di fatto, interventi già finanziati, non dovendo dirottare fondi Italiani verso la CE, oltre a fare un servizio per l’intera umanità.

Strategie per il recupero/investimento dei fondi.

La frase suggerisce mille modi e mille idee che insieme possiamo condividere. La prima che mi viene è di fare nascere gruppi di “formazione operativa” alla quale si dovrebbe ispirare anche la scuola, che imparano tecnologie amiche dell’ambiente, arte e mestieri e avviano un dibattito e una pratica per rendere cantierabile il progetto di costruzione di una comunità equa, solidale, felice e quindi con un futuro.

La formazione operativa oltre alla bonifica dei boschi, ai margini dei quali dovrebbero nascere le scuole, riguarda anche la sperimentazione e l’impiego di piante che oltre a bonificare l’ambiente hanno la proprietà di fissare nel terreno sostanze che avvelenano l’aria e che grazie alla forza vitale della natura (sole, acqua, microrganismi, ecc.) si trasformano in nutrienti e pesticidi o diserbanti naturali.

Si avvierà un processo per produrre, nel tempo, ogni cosa con le materie prime vegetali ed animali. In tal modo gli esiti della lavorazione agricola, agroindustriale e industriale saranno utilizzati come concime o come biomassa per la produzione di energia, biodiesel, etanolo, gas, altro, si farà un utilizzo oculato dei contenitori alimentari e non, superando le pratiche di rifiuti differenziati e quant’altro.

Si avvieranno buone pratiche per modificare il sistema mercantile, che attualmente produce una ricchezza effimera devastando l’ambiente e sprecando le materie prime, limitando l’uso e il consumo di queste allo stretto indispensabile e attivando sistemi di rispetto e comprensione attivi, di debito e riflessivi in modo da incardinare al bene comune le azioni dei consumatori e produttori di beni e di servizi.

Perdonatemi se faccio qualche esempio banale: gli spazzolini da denti e tanti beni di consumo durano quel tanto che occorre per non lasciarti insoddisfatto e per costringerti a sostituire quelli usurati, che invece grazie alle qualità dei materiali disponibili potrebbero durare multipli della durata attuale; un’impresa che ha una tecnologia completa la mette in commercio un po’ alla volta, mantenendo il mercato degli acquirenti nel tempo, ma producendo rifiuti, spesso nocivi e sprecando materie prime, magari esauribili; le banche e le assicurazioni approfittano di un sistema di insolvenze e di frodi per trarre vantaggi sproporzionati rispetto al rischio reale; la moda per rinnovare capi magari fatti con materie indistruttibili; pubblicità e venditori che ti convincono ad acquistare ciò che diventa un ingombro in casa; insomma la gestione del bilancio familiare ci aiuta ad allungare senza sforzo l’elencazione di quelle che non si possono chiamare attività economiche e industriali, ma sprechi.

Sistemi di rispetto e comprensione reciproci tra consumatori e produttori di beni e di servizi.

Oggi un’industria che ha una tecnologia matura e completa ter la dà in 20 anni in modo che tu ogni due anni al massimo debba riacquistare il prodotto. Così, per esempio,un’impresa che per aver offerto il masimo della tecnologia in suo possesso, dopo un certo numero di anni si dovesse trovare ad aver saturato il mercato col suo prodotto, deve essere sostenuta economicamente dalla società ed essere messa in condizioni di riconvertirsi in un’altra attività, ma deve dimostrare di aver monitorato il mercato per quel prodotto ed aver pronti studi in merito alla riconversione industriale.

Insomma dobbiamo vedere in ognuno il tutto e il tutto in ognuno.

Distogliere l’attenzione dagli eventi della Libia e svolgere un servizio per noi e per i migranti.

La strategia è quella di distogliere l’attenzione dagli eventi della Libia, promuovendo un’azione che evidenzi in maniera inconfondibile la volontà dell’Italia a intraprendere iniziative in prima persona, con l’Europa e con l’appoggio della Nato, per risolvere per i popoli e assieme ai popoli del Mediterraneo i problemi alimentari, della salute e dell’organizzazione sociale, culturale ed economica propri.

Questa dichiarazione di intenti, accompagnata dalle azioni immediate specificate di seguito, diventa garanzia per Responsabili di Governi di tutta l’area del mediterraneo, occasione di fiducia anche per Gheddafi, apertura al dialogo, chiusura dei conflitti ed occasione per una fase di distensione, di cooperazione e progresso avviato pacificamente, senza scosse, senza infiltrazioni, per tutta l’area del Mediterraneo, confine Sud dell’Europa.

Ringrazio di cuore quelli che mi hanno seguito sin qui. Con affetto,

Benito Bruno Castorina *

Note:

Avviso per i viaggiatori: non emigrare in altri partiti, in altri Paesi, verso altre Religioni, ma cercare nell’unità e nel discernimento la capacità di una rappresentanza eletta in tute le accezioni del termine. La forza dell’Italia e dell’Europa è nella sua cultura e nella sua evoluzione umanitaria.

In occasione di un Convegno sull’Ambiente e la Cooperazione tra le Imprese Europee organizzato a Barcellona dalla Comunità Europea, ho presentato un progetto per abbassare il carico di inquinamento del Danubio e per catalogare le acque in ogni suo tratto, con un costo molto prossimo allo zero, il progetto è stato apprezzato in quel contesto per i suoi contenuti innovativi, ma la cosa non ha avuto seguito. Salvando il Danubio si recupera il Mar Nero e si salva il Mar Mediterraneo e il suo Popolo.

* Prof. Benito Bruno Castorina
Referente per l’Energia pulita – Rete Bioregionale Italiana

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