venerdì 15 aprile 2011

Convenzione Internazionale sulla Biodiversità e il diritto ad essere Ogm-free

I costi sociali degli Ogm - E’ giunta l’ora di una nuova politica globale.

Il Comitato scientifico EQUIVITA si rallegra per la proposta della Commissione parlamentare UE “Salute pubblica e Sicurezza alimentare” (firmata On. Lepage), fatta alla Commissione Europea, di inserire la tutela della biodiversità e degli equilibri ambientali tra gli argomenti ai quali gli Stati membri potranno appellarsi per vietare gli Ogm sul loro territorio.

Se la proposta sarà accolta, vi sarà una reale possibilità per gli Stati membri della UE - anche in osservanza della Convenzione Internazionale sulla Biodiversità - di far valere il loro diritto ad essere Ogm-free.

IL Comitato Scientifico EQUIVITA ritiene, tuttavia, che l’integrazione, proposta dall’On. Lepage dovrà rappresentare il primo passo, necessario ma non certo sufficiente, di un ben più importante processo di riconversione dell’intera politica dell’UE in materia di Ogm (e di agricoltura in generale).
Infatti, mentre la Commissione concede agli Stati membri la facoltà di rifiutare gli Ogm sul loro territorio (un’arma che rischia comunque di essere spuntata, in particolare per l’apertura delle frontiere e per la nota impossibilità di coesistenza delle coltivazioni Ogm con altre colture, dovuta all’inquinamento genetico), essa ha da tempo annunciato un processo di approvazione degli Ogm assai più snello e veloce a livello europeo.

Non ha inoltre messo in atto le indicazioni avute dal Consiglio dei Ministri del 4/12/08, che i cittadini europei avevano accolto con grande entusiasmo.

Tali indicazioni si possono riassumere in 4 punti:

1) Autorizzazione per le zone dichiaratesi Ogm-free di essere tali.
2) Applicazione del principio di precauzione, con particolare attenzione alla valutazione dell’effetto dei pesticidi - o diserbanti - il cui consumo si quadruplica con gli Ogm e i cui danni per la salute e l’ambiente si mostrano sempre più evidenti.
3) Introduzione di valutazioni effettuate da scienziati indipendenti per lo studio degli effetti degli Ogm.
4) Valutazione dell’impatto socio-economico degli Ogm.

Di tutte le richieste fatte dal Consiglio dei Ministri l’ultima di questo elenco (valutazione dell’impatto socio-economico) è stata, malgrado fosse la più importante, di gran lunga la più trascurata.

Eppure, guardando anche l’attuale situazione del Nord Africa, vediamo quali possano essere le conseguenze di una politica internazionale assai miope e dissennata, che non ha saputo usare criteri di giustizia e di democrazia. Analizzando il ruolo che le politiche e gli organismi internazionali (in primis il WTO) hanno avuto nella diffusione degli Ogm, vediamo che è grazie a questi che le aziende transnazionali hanno ottenuto il controllo, spesso il monopolio, della produzione e della distribuzione di cibo nel mondo. Ne consegue che la modifica genetica è sempre stata un pretesto per ottenere il brevetto … e i diritti che ne derivano ad ogni ciclo riproduttivo della pianta.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA, già Comitato Scientifico Antivivisezionista, si è sempre battuto (a partire dal 1995 opponendosi alla direttiva 98/44) contro tali brevetti, per tutelare il bene comune più importante che possediamo e che mai avrebbe dovuto essere privatizzato: la materia vivente del pianeta.

Come dice Luciano Gallino (la Repubblica, 10.5.08) nell’articolo “Così l’occidente produce la fame nel mondo”: “Abbiamo smantellato i sistemi agricoli regionali, ricchi di biodiversità, partecipi degli ecosistemi locali, facilmente adattabili alle variazioni di clima, che avrebbero potuto nutrire la popolazione del posto. Abbiamo consentito che fossero sostituiti dall’agricoltura estensiva delle grandi corporation”. (destinata ad alimentare gli animali d’allevamento dei paesi ricchi, ndr).

Dall’India all’America Latina, dall’Africa all’Indonesia e alle Filippine, milioni di ettari sono stati trasferiti in pochi anni dalle colture intensive tradizionali praticate dalle piccole aziende contadine a colture estensive gestite dalle grandi corporation delle granaglie (…). I contadini, espulsi dai campi, vanno a gonfiare gli sterminati slum urbani del pianeta, oppure si uccidono. Nella sola India vi sono stati tra il 1995 e il 2006 almeno duecentomila suicidi di piccoli coltivatori (…) Al singolo individuo di questa parte del mondo resta da decidere cosa fare. Può spegnere la TV (...). Oppure può decidere di investire una quota dei suoi risparmi in azioni dell’agrindustria (…), un investimento promettente perché i prezzi degli alimentari continueranno a crescere. Infine può scrivere al proprio deputato in Parlamento chiedendogli di adoperarsi per far costruire attorno alla penisola un muro alto dodici metri per tener fuori gli affamati”.

La migliore ragione per opporci agli Ogm, più ancora del danno alla salute, più ancora del danno all’ambiente, è proprio questa… gli Ogm sono, in quanto piante o animali privatizzati, uno dei migliori strumenti usati per quella che Gallino chiama “la produzione industriale della fame nel mondo”.

Questo argomento dovrebbe essere un motivo di appello per gli Stati che si oppongono agli Ogm, in attesa di una presa di coscienza generale che ci consenta la diffusione dell’informazione e l’avvio di un processo di riconversione della politica economica ed agricola mondiale.


Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39.06.3220720 - E-mail: equivita@equivita.it

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