lunedì 28 febbraio 2011

Francesco Pinerolo: "Milano, la letizia è solo sua... Ecco perchè la giunta Moratti se ne deve andare a casa!"




5 ANNI DI SPRECHI E INEFFICIENZE DELLA GIUNTA DI LETIZIA MORATTI A MILANO


1) Società municipalizzate e partecipate in perdita o fallite con buchi enormi. Aver affidato alla politica e non ad esperti il governo delle municipalizzate ha portato alle perdite che molte società come Sogemi hanno ogni anno, o al fatto che alcune societa' partecipate dal Comune come Zincar (guidata dal un consigliere comunale del Pdl Vincenzo Giudice), rischiano di fare un buco di venti milioni o Milano Sport siano fallite o siano sull'orlo del fallimento. Bisogna marcare in modo netto i ruoli di chi deve controllare e di chi è controllato e i Consigli di amministrazione non possono più essere terreno di caccia per i politici che sono in Consiglio comunale o essere vissuti come “compensazione” per chi non viene ricandidato.

2) Le consulenze d’oro di professionisti esterni costano al Comune e anziché essere tagliate, aumentano. È saltato fuori nel gennaio 2011 l'elenco completo degli incarichi esterni distribuiti dalla giunta, e si scopre che la cifra totale sfiora i 50 milioni di euro spesi per affidare 2.773 incarichi al di fuori di una macchina comunale che comunque può contare su oltre 16mila dipendenti e 170 dirigenti. Paolo Glisenti detiene ancora il record degli "stipendi d'oro" concessi dal Comune: 987mila euro. Tra i dieci incarichi costati di più in questi anni, molti sono stati pagati dall'assessore al Verde e al decoro Maurizio Cadeo. Poi ci sono le voci riconducibili direttamente a lady Moratti (1 milione e mezzo) e alla comunicazione (692mila euro). In un periodo di casse comunali vuote, Letizia Moratti, finita anche nel mirino della Corte dei conti per la riorganizzazione della macchina comunale e l'assunzione di dirigenti, si permette di spendere cifre folli per le consulenze.diminuendo le responsabilità e gli stipendi di chi lavorava da tempo a contatto coi cittadini. Gli effetti: tagli ai servizi e aumenti delle tariffe. Bisogna invece valorizzare le tante professionalità interne al Comune, che sono state svilite o ignorate. Sopra le loro teste sono passate decisioni senza che fossero consultati, sono stati imposti dirigenti che non conoscevano le peculiarità dei servizi, e questo proprio perché ci sono state numerose consulenze esterne, in tutti i campi.

Andrebbero tagliate spese per consulenze, per i curatori d’immagine, per gli addetti stampa, viaggi trasferte e spese di rappresentanza.

3) Cuccagna speculativa delle ditte appaltatrici per manutenzioni stradali, del gas e acqua e telefono; colate di catrame appositamente malfatte per speculare sulle buche che riaffiorano precocemente.

4) Cosi' come riporta il Sole 24 Ore, nella classifica delle indennita' piu' alte c’è Letizia Moratti (Milano) con 9.124.25.(ANSA 18-MAG-07). I consiglieri comunali sono ben pasciuti con stipendi fissi mensili di 3.500 euro, compreso agosto quando il Comune è chiuso.

5) Si pensano di spendere 900.000 mila euro per implementare il nucleo a cavallo;

6) Frequenti buffet di abbuffate organizzati all'interno del Municipio, (ANSA 28-GIU-10) a spese dei cittadini contribuenti, in quello che da taluni è stato ormai sarcasticamente definito il 'Cortile dei ricevimenti' o le 'Logge dei rinfreschi', che ha raggiuntio una media di due rinfreschi al giorno, pari alle volte in cui al giorno i cittadini, in media, mangiano.

7) In un momento di difficoltà economiche il buonsenso porterebbe a non spendere in effimero, ma la Giunta Moratti di centrodestra ha addobbato la città di luminarie e installazioni costate uno sperpero di soldi. L’assessore al Bilancio, Giacomo Beretta, afferma che per le luminarie, nei conti 2010, è stato speso un milione: ma questa cifra copre solo le spese delle luminarie tradizionali non l’ideazione e la realizzazione del festival delle luci Led, costato una cifra tra 1,5 e 2 milioni. E ci sono state pure molte polemiche per l’invasività di alcuni marchi nelle luminarie natalizie. Dunque le luminarie hanno pesato sulle casse pubbliche mentre il Comune sceglieva di congelare la spesa per disabili e minori.

E lo sperpero continua: l’assessore al Decoro e arredo urbano, Maurizio Cadeo ha deciso che le luci di Led non si spengano ma debbano proseguite oltre Natale, fino al 23-24 gennaio!

8) La nuova Affittopoli Nel 2007 a Palazzo Marino scoppiò il caso Affittopoli, causato dalla lista degli affitti di immobili comunali e di Enti come il Trivulzio e il Policlinico a prezzi stracciati ai Vip. Palazzo Marino promise di mettere le cifre su Internet, cosa che ha fatto….ma quattro anni dopo, sul sito del Comune. La lista è uno schiaffo in faccia ai moltissimi cittadini in difficoltà che non riescono a trovare casa in affitto. Appare l'altra faccia di Milano, quella del privilegio, fatta di professionisti - medici, architetti, giornalisti... - e di qualche amico e parente di, che per colpa dell’Ente pubblico comunale paga affitti insignificanti. Premiare chi è più ricco senza avere nulla in cambio per un ente pubblico è semplicemente scandaloso. I patrimoni immobiliari del Comune, o di Enti pubblici come il Trivulzio o il Policlinico gestiti anche dal Comune, hanno valori immensamente superiori ai risicati ricavi provenienti da affitti con canoni fermi a dieci anni fa. Tra immobili sfitti e occupati da inquilini storicamente morosi, tante di quelle case danno da tempo reddito zero. Soltanto per il patrimonio del Trivulzio si calcola che in dieci anni si sarebbero persi tra i 40 e i 45 milioni di incassi a causa degli affitti mai rinegoziati. Va anche peggio, e non poco, all’imponente patrimonio del Policlinico: la resa percentuale degli affitti è da economie bloccate: solo lo 0,7, una gestione molto poco votata alla redditività del patrimonio.

Anche il Comune di Milano non è messo meglio per quanto riguarda la gestione del patrimonio: dai dati ufficiali si sa che i ricavi annui degli affitti sono sui 27 milioni e 400mila euro, e di questi almeno 10 arrivano dalle locazioni in Galleria, dove permangono i “contratti low cost” per amici e parenti e il Comune accetta che i negozi in Galleria possano vendere la loro licenza con la formula della cessione del ramo d’azienda invece di far incassare al Comune i soldi del nuovo rapporto di locazione, col risultato di mancati incassi per oltre 7 milioni.

9) le poltrone d’oro in Atm Atm, il cui unico azionista è il Comune di Milano, in tre anni ha visto moltiplicarsi i dirigenti e le spese mentre gli stipendi di fascia alta sono cresciuti di un milione. Erano 26 i dirigenti di alta fascia nel 2007 e sono più di quaranta oggi, tutti con stipendi tra i 150 e i 200mila euro lordi. I sindacati denunciano il fatto che per 40 dirigenti si pagano 5 milioni di euro di stipendio. L'autista e la segretaria del presidente Catania sono addirittura due funzionari.

Un’inchiesta di Repubblica del febbraio 2011 ha mostrato poi la necessità di fare luce su assunzioni e consulenze. È grave poi che Atm, con tutto questo sperpero di denaro pubblico, non trovi i soldi per rinnovare la rete e metterla in sicurezza.

10) tra le tante inefficienze del comune, va poi segnalo il mancato controllo del funzionamento degli uffici comunali (Uff. Igiene dell'abitato, Uff. Emergenze ambientali, ASL) nonostante le segnalazioni ripetute di cittadini e del Difensore Civico, la cui funzione è stata perfino cancellata. Così come c’è assenza di controlli su Aler, cui si è affidato il compito di gestire gli alloggi di ERP, compito gestito con assoluta incompetenza.

11) Per una delle società partecipate del Comune, Milano Ristorazione, negli ultimi cinque anni sono quasi raddoppiate le spese in stipendi per i dirigenti. I dati presentati dal presidente della società, Roberto Predolin, dicono che il costo medio annuo per dirigente è passato da 68.827 euro a 106.845, cifre lievitate anche per le retribuzioni dei quadri, cresciute nel complesso di 189mila euro, con un costo medio annuo passato da 50.376 a 61.966 euro. Fa discutere anche il caso del direttore generale, Mauro Bianchi, accusato nelle settimane scorse di aver incassato — senza avvertire l’amministrazione e la spa — una buonuscita da quasi un milione di euro lordi che il suo contratto gli garantiva in caso di licenziamento o dimissioni. La sua retribuzione complessiva lorda (comprensiva di una tantum e premio) è salita dai 264mila euro del 2005, a 1 milione e 141 mila euro nel 2010.

12) Un altro caso di gestione dei conti fallimentare è quello delle commesse disastrose, prima su tutte quella dell’Expo di Saragozza che ha portato una perdita di 1 milione e 200mila euro. Poi quella alla Sea: l’appalto per gestire i ristoranti della società aeroportuale ha portato una perdita secca per le casse dell’azienda di 300mila euro.

Francesco Pinerolo - francesco.pinerolo@fastwebnet.it

domenica 27 febbraio 2011

Veleni per pets... tutto riguardante il cibo di "Fido" e dei suoi fratelli.........

Come avvelenare i nostri beniamini senza saperlo...!

Il cibo pronto per i nostri animali d’affezione rappresenta spesso un pasto succulento solo per le ditte produttrici, che all’ombra di strategie opportunamente mascherate muovono un giro d’affari miliardario. Ci sarebbe da stupirsi se ad essere coinvolte, una volta tanto, non fossero le stesse multinazionali tristemente note per lo sfruttamento incondizionato di risorse naturali e umane, visto che l’industria del pet-food è solo una ramificazione e il punto di approdo di una strategia di marketing globale finalizzata all’ottimizzazione dei profitti.

In passato gli scarti di macellazione si consideravano alla stregua dei rifiuti e di conseguenza dovevano essere smaltiti. Durante gli ultimi anni la tendenza è stata quella di trattare la materia prima negli impianti appropriati, al fine di recuperare risorse preziose come grassi e proteine.

L’industria della carne destinata al consumo umano si serve degli scarti di macellazione, denominati “sottoprodotto”, e che noi immaginiamo vengano distrutti, per produrre crocchette e bocconcini che non hanno davvero l’aspetto di ossa, carcasse, sangue, tessuto connettivo, testa, visceri, zoccoli, intestino, cartilagini, piume, ghiandole e, purtroppo spesso, parti malate e cancerose. Anche cani e gatti domestici o randagi, ai quali viene praticata l’eutanasia, possono rientrare nelle preparazioni di pet-food delle multinazionali americane*, confusi e inglobati alla voce “carne” o “farina di carne”.

I metodi di cottura usati nella produzione del cibo per Fido, come il riciclaggio e l’estrusione, non sempre distruggono ormoni, antibiotici e barbiturici, largamente impiegati nei moderni allevamenti intensivi.

Oltre alle farine di carne ottenute attraverso il riciclaggio delle carcasse, fra gli ingredienti più frequenti in queste preparazioni troviamo i cereali, composti principalmente da farine di glutine che spesso non sono completamente assimilati da cani e gatti; molti prodotti chimici che ne alterano il gusto e l’olfatto, le caratteristiche organolettiche e l’aspetto; coloranti, emulsionanti e sostanze che ne ritardano il deterioramento. Qui in basso riportiamo una lista degli additivi più comuni:

Agenti anticoagulanti - Lubrificanti – Agenti antimicrobici – Dolcificanti ipocalorici – Antiossidanti – Dolcificanti calorici – Coloranti – Agenti ossidanti e dimagranti – Agenti affumicanti – Agenti per il controllo del pH – Agenti deidratanti – Ausili di processo – Emulsionanti- Isolanti – Agenti fissanti – Solventi, veicoli – Esaltatori di gusto – Stabilizzatori, inspessitori – Aromatizzanti – Agenti attivi superficiali – Agenti per il trattamento delle farine – Agenti di finitura superficiale - Ausili di formula – Sostanze sinergizzanti – Umidificatori – Tessuti- Lievitanti

L’industria alimentare dedicata ai nostri amici a quattro zampe ha cominciato ad affermarsi intorno agli anni ’70 e i consumatori hanno subito imparato ad apprezzarne la convenienza e praticità, sostenuta da una massiccia campagna mediatica che scoraggiava l’utilizzo degli scarti di cucina, definiti pericolosi.

La grande distribuzione ha fatto poi il resto, rendendo quell’insulsa poltiglia variegata nella forma e nel colore, accattivante nelle sue numerose versioni di latta o cartone e salutare nelle belle immagini di presentazione appiccicate. In breve tempo la vendita di questi mangimi ha superato le pappe pronte per bambini e l’offerta si è diversificata a tal punto da prevedere diete specializzate per la cura delle patologie più comuni e pasti adatti ad ogni fase dello sviluppo,
formulazioni attente alla razza, al sesso, ai comportamenti di cani e gatti e, naturalmente, alle ossessioni dei padroni oggetto di queste subdole campagne pubblicitarie.

Non è molto difficile comprendere che il cibo industriale è materiale organico di dubbia qualità, perchè composto da grassi portati a elevate temperature e residui di macellazione bolliti e omogeneizzati. In questo modo, inoltre, con l’acqua sporca si butta anche il bambino, dato che simili trattamenti distruggono vitamine e proteine, notoriamente termolabili. Questa schifezza in ultimo è condita e spruzzata con dosi massicce di additivi e conservanti che la letteratura veterinaria spesso associa all’insorgenza di gravi patologie quali cancro, insufficienza renale, diabete, pancreatite, problemi ai denti, abbassamento delle difese immunitarie e un numero imprecisato di allergie.

L’esperienza clinica dimostra che la vita di un animale alimentato con mangime secco e scatolette si accorcia di quasi la metà, ma questo non dovrebbe sorprendere neppure il consumatore più distratto, che senz’altro non si sognerebbe mai di mangiare quotidianamente cibo inscatolato. Solo un’alimentazione varia, fresca e possibilmente cruda, secondo un piano nutrizionale bilanciato, è in grado di assicurare una buona salute ai nostri animali domestici.

Dallo scorso settembre è entrato in vigore il nuovo Regolamento europeo sui mangimi animali, che potranno essere immessi sul mercato e utilizzati unicamente «se sicuri» e «privi di effetti nocivi diretti sull’ambiente o sul benessere degli animali».

Gli operatori del settore dovranno garantire che i loro mangimi siano «sani, genuini, di qualità leale, adatti all’impiego previsto e di natura commerciabile», nonché «etichettati, imballati e presentati» conformemente alle disposizioni del regolamento e degli altri pertinenti atti della legislazione comunitaria. Non dovranno invece contenere o essere costituiti di materie prime la cui immissione sul mercato o il cui uso ai fini dell’alimentazione animale «sono limitati o vietati».

Come per i prodotti alimentari, poi, gli operatori del settore saranno responsabili della rintracciabilità dei mangimi, essendo in grado di individuare chi abbia fornito loro un mangime, un animale destinato alla produzione alimentare o qualsiasi sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un mangime. Il regolamento, inoltre, prevede che le materie prime siano assolutamente esenti da impurità chimiche derivanti dal processo di fabbricazione e dai coadiuvanti tecnologici, una restrizione del numero degli additivi utilizzati, prescrizioni supplementari obbligatorie per le etichette degli alimenti destinati ad animali da compagnia. Tra queste figura l’indicazione di un numero di telefono gratuito per consentire all’acquirente di ottenere altre informazioni sugli additivi addizionati e sulle materie prime aggiunte.

Un lato ancora più oscuro e meno prevedibile riguarda inoltre i test sugli animali compiuti da molte industrie del settore per verificare la bontà dei loro prodotti. Questo genere di sperimentazione, a differenza di quella farmacologica, non è necessaria per legge né rappresenta una garanzia a tutela del consumatore, che difficilmente considererebbe eticamente sostenibile l’idea di avvelenare altri cani per dimostrare che tali intrugli, sul campione testato, sono risultati relativamente sicuri. Purtroppo i test di tossicità, sempre invasivi e spesso mortali, eseguiti su un gruppo di controllo con caratteristiche simili o analoghe al destinatario finale, in funzione di ciò che si vuole sostenere, rappresentano una pratica tanto crudele quanto sconosciuta e frequente. In questi casi vale l’osservazione che i prodotti di qualità e le materie prime fresche non hanno controindicazioni; se in discussione fosse esclusivamente la bontà del prodotto, e non l’interesse delle industrie, basterebbe una semplice prova del livello di gradimento: non ci sarebbe alcuna ragione per testare additivi e conservanti, addensanti e farine di carne, presenti esclusivamente nel cibo-spazzatura.

Nives - Il Randagio

ilrandagio@ilrandagio.it
http://www.ilrandagio.it

sabato 26 febbraio 2011

Massimo Bonfatti: "No alle menzogne del Forum Nucleare Italiano..."

A TUTTI I VOLONTARI DI CHERNOBYL…E NON SOLO. Invito a manifestare la propria indignazione con un’azione di protesta civile, non violenta e di massa nei confronti del FORUM NUCLEARE ITALIANO.

Inviate migliaia di mail a info@forumnucleare.it (e per conoscenza a info@mondoincammino.org) con il seguente testo:

VERGOGNA! Le notizie contenute nella pagina “Quali effetti ha avuto Chernobyl?” (http://www.forumnucleare.it/index.php/sondaggio) oltre ad essere indecenti, umilianti ed offensive nei confronti di tutti i volontari che si occupano delle vittime del fall out di Chernobyl, disonorano la corretta informazione e sono svincolate dall’effettiva realtà da molti di noi conosciuta, offendono la dignità di chi, come il professore Bandazhevsky, ha pagato, con il carcere e l’esilio, la denuncia scientifica delle vere conseguenze sanitarie dell’incidente di Chernobyl. Dopo la legge WHA12-40 del 28 maggio 1959 che censura tutte le conseguenze degli incidenti nucleari, dopo il blocco della vostra pubblicità giudicata “ingannevole”, continuano le menzogne della lobby nucleare. Mentre ci accingiamo a celebrare con consapevolezza, e con sempre più convinta solidarietà nei confronti delle vittime, il venticinquesimo anniversario dell’incidente di Chernobyl, il Forum Nucleare Italiano lo celebra, invece, con squallore e cinismo facendo scempio della memoria, sia delle vittime che dei fatti storici. SONO INDIGNATO! Scriveva Bertolt Brecht: “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”.

Firma.

Io l’ho già inviata.

DIFFONDETE! DIFFONDETE! DIFFONDETE!

Grazie! Massimo Bonfatti

.............

Altri articoli sul problema nucleare:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=uranio

venerdì 25 febbraio 2011

Antonio Pantano: "...i veri evasori fiscali? Le banche! Non pagano il fisco, non emettono scontrini fiscali né fatture sui loro affari..."



Sabato 26 febbraio 2011, con moderatore Andrea Miglioranzi, si tiene un convegno a Verona "Fuori dal Forex per uscire dalla crisi", alle 16:30 presso il Centro Congressi dell'Hotel S. Marco (Via Longhena, 42).

Intervento scritto di Antonio Pantano:

Caro Miglioranzi,
le tue speranze "le banche devono tornare a sostenere il sistema produttivo, distribuendo sul territorio il risparmio raccolto" sono parole basate sul NON realismo.

Oggi vigenti LEGGI contrarie votate in parlamento da SERVI - gaudenti - delle banche! rendono il potere delle banche sia SOVRANAZIONALE sia EXTRANAZIONALE. Le banche non pagano le tasse, eludono il fisco, creano bilanci artefatti e non veritieri, e MAI hanno emesso scontrino fiscale o fattura per le spese estorte/addebitate ai clienti-sudditi!.

Queste sono autorizzate dalle leggi vigenti a dragare-raccogliere i risparmi, mescolandoli con altro (vedi Gheddaffi ed il suo "signoraggio" su Unicredit>BankItalia>Banca Centrale Europea, oltre altre personali "interessenze" in aziende private e pubbliche italiane), per lucrarvi con operazioni in Cina o Africa, e, solo DOPO, far finta di "soccorrere" l'Italia elargendo SOLO a "clientes scelti e discriminati" le "provvidenze pubbliche" (vedi anche "La Cronaca di Verona" del 23.2.2011).

La più perfetta (al mondo!) legge bancaria fu quella italiana del 1936: abrogata perchè "fascista" dai furfanti successivi (ancor oggi imperanti, come il D'Alema ed i suoi compari Berlusca e Tremonti, gli Amato-Dini-Prodi-Ciampi). Stabilì alcune (solo 4!) banche -"controllatissime" dallo Stato - autorizzate agli affari mondiali, e TUTTE le altre - di natura e controllo locale (IL VERO FEDERALISMO fu creato durante Fascismo! le scemenze odierne sono "palliativi per rubare in sede locale!) - destinate a raccolta e ri-distribuzione del risparmio, con NESSUNA discriminazione tra chi ha e non ha garanzie reali!

Nel vostro convegno veronese RIFERISCI ciò che ora ti ho - in estrema sintesi! - scritto, e dì pure ai "dipendenti" dei partiti al potere (LegaNord e PD sono al potere entrambi, da SEMPRE!!!) che le loro dichiarazioni certamente "prudenti" sono FALSITA', perchè ossequiose verso "li superiori", come il Draghi, che il lunatico/veridico a tratti Cossiga definì pubblicamente in tv "vile"!

Il resto sono "vanità" utili ai "signori del denaro" per tenere a bada le masse! Ma, talvolta, (vedi Nord Africa) qualcosa va in senso contrario al pianificato dai "20 potenti globalisti e sovrannazionali".

Cari saluti, prof. Antonio Pantano

giovedì 24 febbraio 2011

USDA: "OGM.... siamo alla frutta?" - Sogni o incubi dell’ingegneria genetica....



Gli scienziati senior della USDA hanno mandato al segretario dell’agricoltura degli stati Uniti Tom Vilsack un messaggio di “emergenza” su un nuovo patogeno delle piante della soia e mais Roundup ready GM che potrebbe essere responsabile degli alti tassi di infertilità e aborti spontanei nel bestiame...

Questo potrebbe essere il peggior incubo dell’ingegneria genetica che alcuni scienziati hanno avvertito da anni (vedere “sogni o incubi dell’ingegneria genetica, ISIS pubblicazioni): l’involontaria creazione di nuovi patogeni attraverso il trasferimento e la ricombinazione assistita del gene orizzontale.Il microbo è diffuso ed è in concentrazione molto più alta nella soia e mais Roundup Ready, che suggerisce un legame con il gene RR o più probabilmente con la presenza di Roundup. Questo organismo appare nuovo per la scienza.

È urgente esaminare gli effetti dell’uso del glifosate che potrebbe facilitare la crescita di questo patogeno o permettere di causare danni alle piante indebolite e agli animali. È ben documentato che il glifosate promuove i patogeni del terreno ed è già implicata con l’aumento di più di 40 malattie di piante, smantella le difese delle piante dai nutrienti chelanti vitali; e riduce la biodisponibilità dei nutrienti negli alimenti per animali, che a sua volta può causare disturbi sugli animali. Si tratta di informazioni estremamente sensibili che potrebbero causare un collasso dei mercati di esportazione di soia e mais degli US e significative perturbazioni di prodotti alimentari e forniture di mangimi.

Si prega di diffondere ampiamente.
Giuseppe Altieri

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Gli scienziati senior della USDA hanno mandato al segretario dell’agricoltura degli stati Uniti Tom Vilsack un messaggio di “emergenza” su un nuovo patogeno delle piante della soia e mais Roundup ready GM che potrebbe essere responsabile degli alti tassi di infertilità e aborti spontanei nel bestiame.

Una lettera aperta è apparsa su Farm e Ranch Freedom Alliance fondata e gestita da Judith McGeary x salvare le aziende a conduzione familiare negli US. La lettera scritta da Don Huber, professore emerito presso l’università di Purdue, al segretario dell’agricoltura Tom Vilsack, mette in guardia su un patogeno “nuovo per la scienza” scoperto da una squadra di scienziati di piante e animali. Huber dice che dovrebbe essere trattata come un’emergenza,come potrebbe comportare “un collasso dei mercati di esportazione di soia e mais e perturbazioni significative di prodotti alimentari e forniture di mangimi”.

La lettera sembra essere scritta prima che Vilsack annunciasse la sua decisione di autorizzare piantagioni commerciali di GM alfa alfa il 1 febbraio, con la speranza di convincere il segretario dell’agricoltura di imporre una moratoria sulle liberalizzazioni invece che sulle colture Roundup Ready.

Il nuovo patogeno appare associato con una serie di malattie nelle piante, la sindrome della morte improvvisa nella soia e “Goss wilt” nel mais, ma gli effetti sospettati nel bestiame sono allarmanti, Huber riferisce di recenti notizie sui tassi di infertilità nelle manze da latte di oltre 20% e di aborti spontanei nei bovini più alto del 45%.

Questo potrebbe essere il peggior incubo dell’ingegneria genetica che qualche scienziato me compreso hanno avvertito da anni (vedere “sogni o incubi dell’ingegneria genetica, ISIS pubblicazioni): l’involontaria creazione di nuovi patogeni attraverso il trasferimento e la ricombinazione assistita del gene orizzontale.

Huber scrive in chiusura: “io ho studiato i patogeni delle piante da più di 50 anni. Noi stiamo assistendo a un trend di crescita delle malattie e disturbi delle piante e animali, senza precedenti. Questo patogeno potrebbe essere uno strumento per capire e risolvere questo problema. Questo merita un’attenzione immediata con ricerche significative per evitare un collasso generale delle nostre infrastrutture agricole.

La lettera completa è riprodotta di seguito.

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Caro segretario Vilsack

Una squadra di biologi e zoologi hanno recentemente attirato la mia attenzione sulla scoperta di un elettrone patogeno microscopico che ha un impatto sulla salute delle piante, animali e probabilmente sull’essere umano.

Basata sulla revisione dei dati , è diffuso ed è in concentrazione molto più alta nella soia e mais Roundup Ready, che suggerisce un legame con il gene RR o più probabilmente con la presenza di Roundup. Questo organismo appare nuovo per la scienza.

Si tratta di informazioni estremamente sensibili che potrebbero causare un collasso dei mercati di esportazione di soia e mais degli US e significative perturbazioni di prodotti alimentari e forniture di mangimi. Dall’altra parte, questo nuovo organismo potrebbe essere responsabile di un danno significativo. Io e i miei colleghi stiamo portando avanti le nostre ricerche con velocità e discrezione, e chiediamo assistenza alla USDA e ad altre entità per identificare l’origine, la diffusione, le implicazioni e i rimedi di questo patogeno. Noi stiamo informando l’USDA dei nostri risultati in questa prima fase, in particolare a causa della vostra decisione in merito, in attesa dell’approvazione del RR alfalfa. Naturalmente se sia il gene RR o il Roundup stesso un promotore o un cofattore di questo patogeno, allora tale approvazione potrebbe essere una calamità. Sulla base delle evidenze attuali, l’unica azione ragionevole a questo punto sarebbe quella di ritardare la deregolamentazione finchè sufficienti dati esonerino il sistema RR.

Per i passati 40 anni sono stato uno scienziato nelle agenzie professionali e militari che valutano e preparano minacce naturali, biologiche e fatte dall’uomo, inclusa guerra batteriologica e focolai di malattie. Sulla base di questa esperienza, credo che la minaccia che stiamo affrontando con questo patogeno è unica e in uno stato di alto rischio, in parole povere, dovrebbe essere trattato come un’emergenza.

Un insieme di diversi ricercatori che lavorano su questo problema hanno contribuito ai vari pezzi del puzzle che insieme presenta il seguente scenario inquietante:

PROPRIETA’ FISICHE UNICHE:

questo organismo sconosciuto è visibile solamente sotto un microscopio elettronico con un range approssimativo di misura uguale alla grandezza media di un virus.

È in grado di riprodurre e sembrare come un organismo micro-fungo. Se cosi fosse, sarebbe il primo micro-fungo che è stato mai identificato. Questa è una forte evidenza che questo agente infettivo promuove malattie sia su piante che su mammiferi, che è molto raro.

LOCALIZZAZIONE E CONCENTRAZIONE DEL PATOGENO

Si trova in alta concentrazione nella farina di soia RR e mais, farine di distillati, mangimi fermentati, nello stomaco dei suini, nella placenta dei bovini e suini.

COLLEGAMENTO CON FOCOLAI DI MALATTIE DELLE PIANTE

L’organismo è prolifico nelle piante infette con due malattie diffuse che stanno spingendo in basso i rendimenti delle fattorie. La sindrome della morte improvvisa nella soia, e Goss’wilt nel mais. Il patogeno è stato trovato anche nell’agente eziologico fungino del Fusarium solani fsp glycines.

IMPLICAZIONE NEI PROBLEMI DI RIPRODUZIONE DEGLI ANIMALI

Test di laboratorio hanno confermato la presenza di questo organismo in un’ampia varietà di bestiame che hanno avuto aborti spontanei e infertilità. Risultati preliminari delle ricerche in corso sono state in grado di riprodurre aborti in ambiente clinico.

Il patogeno può spiegare la maggior frequenza d’ infertilità e aborti spontanei rispetto agli anni passati nei bovini, suini, manze da latte, cavalli degli US.

Questi includono recenti risultati dei tassi di infertilità in manze da latte di oltre il 20% e aborti spontanei in bovini oltre il 45%. Per esempio 450 di 1000 vacche gravide alimentate con wheatlege hanno avuto aborti spontanei.

Intorno allo stesso periodo, altre 1000 vacche della stessa mandria che sono state raised dal fieno non hanno avuto aborti.

Un’alta concentrazione di patogeno è confermata nel wheatlege, che probabilmente era stata sotto la gestione delle infestanti usando gliphosate.

RACCOMANDAZIONI

In sintesi, a causa dell’alto titolo di questo nuovo patogeno animale nelle colture RR e la sua associazione con malattie di piante e animali che stanno raggiungendo proporzioni epidemiche, chiediamo la partecipazione dell’USDA in un’indagine e un immediata moratoria sulla deregolarizzazione delle colture RR finchè la relazione con il glifosate si può escludere la minaccia per le colture, le produzioni animali e la salute umana.

È urgente esaminare gli effetti dell’uso del glifosate che potrebbe facilitare la crescita di questo patogeno o permettere di causare danni alle piante indebolite e agli animali. È ben documentato che il glifosate promuove i patogeni del terreno ed è già implicata con l’aumento di più di 40 malattie di piante, smantella le difese delle piante dai nutrienti chelanti vitali; e riduce la biodisponibilità dei nutrienti negli alimenti per animali, che a sua volta può causare disturbi sugli animali.

Per valutare correttamente questi fattori richiediamo l’accesso ai dati USDA.

Ho studiato i patogeni delle piante per oltre 50 anni, stiamo assistendo a un trend di crescita di malattie e disturbi su piante e animali. Questo patogeno potrebbe essere o strumento per capire e risolvere questo problema. Merita attenzione immediata con ricerche significative per evitare un generale collasso delle nostre infrastrutture agricole.

mercoledì 23 febbraio 2011

Benito Castorina: “Quello che dobbiamo sapere per affrontare il momento presente..”


(Nella foto soprastante Benito Castorina festeggia il suo compleanno)


È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Cari amici e compagni, donne e uomini, vi invito e se volete affiancatemi, in questo viaggio al di là dei confini territoriali ormai superati dalla globalizzazione, ma all’interno dei confini della democrazia e delle pari opportunità per i popoli, dove c’è un lavoro lungo e difficile da affrontare e che si presenta come la nuova sfida del nostro millennio.

Molte cose sono avvenute nel ventennio a cavallo dei due millenni, che ci fanno capire con gli eventi più recenti che dobbiamo responsabilmente assumere il ruolo che ci compete, come Vecchio Continente, di ridurre nel tempo il divario tra il Nord ed il Sud del mondo, divario al quale anche noi abbiamo contribuito. Mi pongo la domanda se questi popoli fratelli si ribellano perché vorrebbero avere condizioni di vita pari a quelle dei paesi dominanti, cercando paradossalmente rifugio nella casa di quelli che hanno determinato la condizione alla quale si ribellano, se è la loro fame di democrazia o di cibo. Una cosa accomuna il mondo oltre ai vari problemi ambientali ed è l’aumento dei costi dei prodotti alimentari e dei servizi, costi che incidono sulla popolazione povera di ogni Paese incluso il nostro, che possono essere superati solo con un nuovo progetto di organizzazione della società. È facile trovare capri espiatori nei Capi di Governi, che non sono nient’altro che gli esecutori di politiche condivise, per proteggere interessi consolidati o da consolidare propri e dei Paesi Sviluppati. È facile essere democratici, perdonatemi l’espressione, con il culo degli altri, come fanno rappresentanti di vari Governi nel mondo additando l’Europa e l’Italia in particolare, che sta sul fronte del terremoto, col rischio di essere travolta da uno tsunami.

È un momento molto importante, anzi fondamentale: un’occasione da non perdere.

Un momento in cui bisogna chiudere gli occhi per guardarsi dentro, per riconoscere ogni forma di egoismo in noi e per poi aprirli e osservare ogni forma di egoismo fuori di noi. Risvegliata così la coscienza prelevata dal profondo e la visione olistica, siamo nello stato di coscienza che attiva il discernimento, la determinazione, la tenacia, la compassione e in una parola l’amore.
Non parlo di un’amore sdolcinato o passionale, ma ovviamente di quell’amore che nessun aggettivo o elucubrazione mentale può definire, di quello che discende dalla forza vitale della natura, che ci dà le risposte nelle occasioni più estreme e che alcuni chiamano istinto per la sopravvivenza.

In una delle mie fiabe, Gabriele mi chiede: nonno perché se nel lavarmi i denti uso troppa acqua la sottraggo ad un bambino del Continente Africano? Gli rispondo che quella è una metafora, messa in giro da chi in maniera intelligente ha avviato un discorso sulla salvaguardia dei diritti umani, che il significato di quella metafora è che per mantenere il tenore di vita attuale e con l’attuale organizzazione socio-economica, i paesi sviluppati usano troppe risorse a danno proprio e a danno di chi di questo spreco ha solo gli svantaggi. Interviene Lena: è come dire che il danno dei genitori è che pagano l’acqua che Gabriele spreca e quello dei paesi poveri è che l’acqua finisce. Brava! Risponde nonno Bruno, hai fatto un’altra metafora, è come dire ad esempio che noi prelevando dalla terra i combustibili fossili per destinarli all’industria ed al nostro comfort, abbiamo squilibrato i cicli della natura che hanno causato il surriscaldamento del pianeta, la desertificazione, l’inquinamento di aria, terra ed acqua, con danni anche per noi oltre che per il resto della popolazione del mondo.

La storia continua e ancora metafora nella metafora la televisione, internet, la globalizzazione porta bambini di nove dieci anni a riflessioni che richiamano la nostra coscienza. Con i miei compagni a quell’età discutevamo di pace, di sviluppo, di politica, avendo vissuto i nostri primi anni durante la guerra, con fatti e immagini che hanno segnato la nostra vita e avendo vissuto la campagna referendaria (ricordo che chiamavamo “sciocco biondino” il principino che sfilava su un’auto decappottabile per la propaganda monarchica), avendo condiviso con i nostri genitori il dibattito referendario e infine, la vittoria: la nascita della Repubblica Italiana!

Cade il muro di Berlino, l’Europa si affatica nella ricerca dell’unità, cadono le ideologie trasformando i partiti politici in congreghe, cadono la destra e la sinistra nella realtà sociale ma non nell’anima dei nostalgici, balena il tentativo di colpire la chiesa cattolica che rappresenta il 60% circa degli europei, l’equilibrio dell’Europa è adesso minacciato da Sud. Adesso cadono i Presidenti. Presidenti che da un punto di vista strategico contribuivano all’equilibrio dei Continenti Sviluppati, tra cui anche l’Europa. La crisi dell’Italia nell’Europa, sta come la crisi dell’Europa nel mondo. Se questa equazione è vera, è vero che gli italiani sono più portati a condividere la propria ricchezza col resto del mondo, che l’Europa nel suo insieme è molto vicina a questa posizione e che le velleità imperialistiche rallentano in Europa il progredire della democrazia e nel mondo la frenano. Se per caso ci fosse un disegno nel mondo per dividere, per disaggregare anche con la violenza verbale e fisica, l’Italia e l’Europa, cogliamo i momenti di crisi per inserire elementi di democrazia per fare passi verso il superamento di ogni forma di egoismo e quindi di ogni forma di sfruttamento.

È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Noi siamo il popolo del Mediterraneo, i Paesi che hanno uno scambio con questo mare sono uniti nella difesa di un patrimonio che rischia la catastrofe ecologica. Ogni anno il Mare Nero attraverso i canali del Bosforo e dei Dardanelli scarica nel Mediterraneo 350chilometri cubici di acqua inquinata. Chi ha inquinato il Mar Nero? Il Danubio con i suoi 300, dico trecento, affluenti che vengono da oltre una dozzina di Stati che ne comprendono alcuni che si affacciano addirittura al mare oceano è stato ed è l’organismo innocente che ha veicolato quella fonte di distruzione derivante dalle attività antropologiche, degenerate in questi ultimi ottant’anni.

Questa realtà sembra una metafora: Stati dell’Europa e della Russia avvelenano attraverso il Danubio le popolazioni a Sud dell’Europa.

È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Noi abbiamo fatto l’unità d’Italia superando l’impossibile, sradicando domini abbarbicati alle nostre terre, abbiamo promosso l’unità d’Europa e adesso abbiamo l’occasione per fare il popolo d’Italia e di promuovere il popolo d’Europa.

Abbiamo la fortuna che cadute le ideologie non esiste più la divisione tra la destra e la sinistra se non per interessi di parte. La destra e la sinistra che rappresentano il corpo elettorale non hanno il diritto di spezzare questo corpo con tensioni opposte, devono insieme costruire la democrazia per il Paese, se un eletto è un delinquente prima di tutti devono andare in galera gli organi che devono verificare i requisiti del candidato, se un notaio assevera il falso in un atto di compravendita deve essere radiato, una legge di condono edilizio riferita ad anni precedenti è fatta per promuovere gli abusi edilizi, mentre se fosse riferita al giorno in cui diventa esecutiva determinerebbe la fine degli abusi, se l’industria non facesse un uso criminale delle materie prime e la ricerca fosse incentrata sul benessere socio-economico non avremmo bisogno di sfruttare altri popoli. E poi ce lo ha chiesto qualcuno se siamo d’accordo o no su queste scelte? C’è stato mai un partito di destra o di sinistra che si sia occupato delle pari opportunità nel mondo?

È un momento molto importante, anzi fondamentale.

Concentriamoci sul momento, abbandoniamo temporaneamente i giochi di potere, facciamo una Unità Strategica, che operi per superare il momento difficile fatta da Senatori e Deputati di tutti i partiti e le coalizioni, scelti in base alle competenze nazionali (Ministri e Sottosegretari) e internazionali acquisite con la partecipazione al Parlamento Europeo e nelle Ambasciate all’Estero o con criteri interni alle coalizioni, dove chi sta all’opposizione eccella nella capacità di proporre strategie non basate sulle ideologie, ma concrete e corredate da piani di fattibilità, mentre chi sta al governo nella capacità di verificare ed attuare dirigendo l’azione verso gli obiettivi congiuntamente concordati. Dare quindi forza all’Italia per poter chiedere all’Europa di partecipare, sostenendo l’Italia nel progetto di un graduale affrancamento dei popoli dall’imperialismo, garantendo nell’immediato la cessazione delle violenze e elezioni democratiche, con candidati di provata onestà certificata da individui che pagano in prima persona con la galera in caso di prova contraria, con processi da avviarsi a fine legislatura per evitare che vadano in galera gli onesti. Dopo potremmo copiare il modello pure noi per determinare la democrazia nel nostro Paese

È un momento molto importante, anzi fondamentale.
Per festeggiare l’unità d’Italia, con un’Italia protagonista di un cambiamento epocale!

Avviso per i viaggiatori: non emigrare in altri partiti, in altri Paesi, verso altre Religioni, ma cercare nell’unità e nel discernimento la capacità di una rappresentanza eletta in tute le accezioni del termine. La forza dell’Italia e dell’Europa è nella sua cultura e nella sua evoluzione umanitaria.

Ringrazio di cuore quelli che mi hanno seguito sin qui.
Con affetto,
Benito Castorina


P.S.
In occasione di un Convegno sull’Ambiente e la Cooperazione tra le Imprese Europee organizzato a Barcellona dalla Comunità Europea, ho presentato un progetto per abbassare il carico di inquinamento del Danubio e per catalogare le acque in ogni suo tratto, con un costo molto prossimo allo zero, il progetto è stato apprezzato in quel contesto per i suoi contenuti innovativi, ma la cosa non ha avuto seguito. Salvando il Danubio si recupera il Mar Nero e si salva il Mar Mediterraneo e il suo Popolo.

martedì 22 febbraio 2011

"Il Cavaliere ed il Cardinale... assieme fanno strike... ed io pago!"


"Quasi quasi anch'io ritorno al pappato.." (Saul Arpino)

Il Retroscena. Incontro riservato tra il presidente del Consiglio e il cardinale che ha chiesto e ottenuto garanzie su biotestamento, scuole cattoliche e adozioni. Gli spauracchi delle gerarchie: «Fini ha nominato Della Vedova capogruppo, Casini è troppo debole, «il Pd premia i gay e pensa ai Pacs».


La cerimonia per i Patti Lateranensi di venerdì (18 febbraio 2011) è stata preceduta da un incontro riservato tra Silvio Berlusconi e Tarcisio Bertone che ha chiesto garanzie su “fine vita” e soldi alle scuole cattoliche. Rapida approvazione della legge sul testamento biologico, il ddl Calabrò già approvato al Senato in prima lettura ora alla Camera. Soldi, e non pochi, messi a disposizione delle scuole cattoliche o “scuole paritarie”. Rapida risoluzione di uno spiacevole contenzioso tra l’Università Cattolica di Roma, il famoso Policlinico Gemelli, e la Regione Lazio, con il suo pieno coinvolgimento.

Rassicurazioni sul fatto che la nuova giurisprudenza, avallata dalla Corte di Cassazione, sulle adozioni ai single non diventerà mai legge dello Stato e chiarimenti su quella legge sul crocefisso che la Ue vorrebbe approvare e cui l’Italia è contraria. Il retroscena del retroscena dell’incontro – in teoria formale, normalissimo – che si è tenuto venerdì 18 febbraio, a Villa Borromeo, per la celebrazione dei Patti Lateranensi tra Italia e Santa Sede, sta tutto in un colloquio, breve ma succoso, avvenuto tra le delegazioni di due Stati, quello italiano e quello del Vaticano.

Prima delle foto opportunity e prima, soprattutto, dell’arrivo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - a sua volta ben soddisfatto dal pieno coinvolgimento che la Chiesa ha assicurato ai festeggiamenti del 17 marzo, con tanto di presenza del Papa - la delegazione italiana, che era guidata da Silvio Berlusconi, accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta e dai ministri Giulio Tremonti (che gode del massimo dei favori, dentro le mura vaticane) e Angelino Alfano, si è molto cordialmente intrattenuta con quella papalina, formata dal segretario di Stato, Tarciso Bertone, e dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco, più alcuni cardinali di peso, in Vaticano.

E se è vero che il cardinale Bagnasco – il quale, fanno notare ambienti vicini alla Cei, «deve tener conto della consistente ala progressista che ha chiesto prese di posizioni molto esplicite, sul caso Ruby, in direzione antiberlusconiana» - era visibilmente imbarazzato, a dover sedere accanto al premier, al punto da aver voluto precisare, ieri, che quello con Berlusconi «è stato un incontro istituzionale, di prassi, nella norma dell’incontro e del rapporto tra le istituzioni», non foss’altro perché il premier aveva subito esultato («l’incontro è andato benissimo») e perché il punctum dolens della vicenda Ruby continua a pesare, eccome, nella Chiesa («la fedeltà è un valore a tutti i livelli, anche in politica», ha sottolineato Bagnasco), resta in piedi la notizia di un fatto non da poco, quello dell’incontro “segreto”, sottaciuto anche dal quotidiano dei vescovi, Avvenire, che ha dedicato all’evento un freddo resoconto, a pagina 10.

«Il Vaticano, inteso come Segreteria di Stato – ragiona, al contrario, un interlocutore costante sia di Bertone che di Bagnasco, nelle cene con i leader del mondo cattolico – bada al sodo e, al momento, alternative a questo governo non ce ne sono. Di certo non lo è Fini, che ha nominato un radicale ateo e anticlericale come Benedetto Della Vedova a capogruppo alla Camera, e non lo è Casini, troppo debole, il quale ci ha comunque fatto sapere di essere stato molto contrariato dalla nomina di Della Vedova. Tantomeno lo è il Pd, che subisce Vendola, un gay, o lancia la Bindi, che è cattolica come lo era Prodi: quei cattolici che la domenica vanno a messa, certo, ma che poi sponsorizzano leggi come i Pacs o i Dico! Per ora, al governo c’è Berlusconi». Morale. Bertone ha preso il coraggio a due mani e ha chiesto (lui, Bertone) al premier rassicurazioni precise sui temi in agenda che più stanno a cuore al Vaticano (e alla Cei): legge sul fine-vita, adozioni dei single, scuole cattoliche, crocefisso. Berlusconi le ha fornite, e subito.

Del resto, Gianni Letta aveva preparato con cura l’incontro riservato che ha preceduto quello ufficiale e la presenza di Tremonti, oltre a quella del pupillo del premier, Alfano, e del ministro degli Esteri, Franco Frattini, era lì a testimoniare il massimo impegno e volontà di dialogo, da parte del governo. Sul “fine vita”, dove il dossier e l’iter parlamentare viene e verrà seguito passo passo dalla cattolicissima sottosegretaria Eugenia Roccella, su preciso mandato di Letta, la quale assicurerà che la legge verrà approvata, con piccole modifiche, da parte della Camera, entro il mese di marzo («quella legge s’ha da fare, e rapidamente», dicono in Cei), ma anche sul fronte più scivoloso, quello economico, nei confronti delle scuole cattoliche e del doppio regime fiscale in favore dei dipendenti della Città del Vaticano.

In tema di legge sul biotestamento, oltre al voto, già sicuro, del Pdl come dell’Udc, gli esponenti del mondo cattolico sperano si facciano sentire pure i cattolici del Pd: «Mi auguro – dice il presidente del Mcl Carlo Costalli – che anche popolari come Fioroni e altri votino una legge per noi cruciale su cui serve un’ampia maggioranza».

Da Il Riformista.it
Ettore Colombo

lunedì 21 febbraio 2011

Narrazione romantica della gita compita il 20 febbraio 2011 al bosco di Fogliano ed alle grotte di San Famiano a Faleria



Eravamo in pochi, domenica 20 febbraio u.s., all'esplorazione conoscitiva delle grotte di San Famiano a Faleria...ma ne valeva la pena. Di possibili futuri amministratori locali neanche l'ombra.... ma noi abbiamo portato una piccola luce.

E’ indispensabile per tutti una crescita della sensibilità ai problemi della tutela naturalistica, stimolando, dove possibile, gli assenti amministratori e i mezzi d’informazione a disposizione. Questa crescita dovrà avere chiare conseguenze anche sulla politica che dovrà, sempre e comunque, partire dal presupposto che le basi vitali naturali dei boschi non andranno MAI danneggiate, bensì utilizzate con attenzione, e dovrà intervenire (invece di speculare e sfruttare per primo) con determinazione e autorevolmente ove questi presupposti verranno minimamente a mancare, posto che una corretta gestione, per sua natura, deve prestare ovunque il massimo delle attenzioni a tutto ciò che il bosco significa e racchiude.

Il nostro patrimonio boschivo, insieme ai preziosi monumenti storici in esso contenuti quali le grotte di S Famiano e i due castelli abbandonati, dovrebbero diventare uno dei fiori all'occhiello di Faleria e occorrerà essere pronti ad investirci e curarli affinché anche i nostri nipoti potranno beneficiarne.
Serve un'informazione semplice, comprensibile, corretta e con basi naturali di buon senso, cercando di avere sempre qualcosa di interessante, costruttivo e stimolante da dire sul bosco, facendolo conoscere ed amare per le sue svariate utilità, per la sua magnificenza, per le cose grandi che racchiude. Ma anche per quelle “piccole”, altrettanto importanti e che vengono quasi sempre inavvertite e trascurate e che pur partecipano a pieno titolo a fare del bosco un’espressione straordinaria e irripetibile della natura. Chissà che riuscendo a parlare nel modo giusto (sarà che noi non ci riusciamo?) non si riesca ad innescare un “circolo virtuoso contagioso”? A trarne vantaggio sarebbe il bosco, e con esso la natura e quindi l'uomo.

Stralcio del discorso che avrei voluto leggere ai nostri misteriosi e possibili candidati alle prossime elezioni, durante la visita alle grotte. Un po’ sconnesso e ripetitivo, ma con l’intento e azzardo deciso di riuscire a smuovere qualche “corda sensibile”.

La maggioranza dei boschi faleriani purtroppo sono ambienti già degradati, ma non irrimediabilmente persi, tutt’altro. Nei nostri boschi le essenze arboree raramente riescono a superare il livello del sottobosco o si presentano in formazioni fortemente diradate con ampie radure occupate dai rovi ed altre piante infestanti, dove il taglio periodico impoverisce sistematicamente la biodiversità favorendo lo sviluppo delle piante più forti e a crescita rapida, penalizzando, fino a far scomparire, altre specie più delicate e rare.

Vi è quindi una disastrosa semplificazione degli ecosistemi forestali con la diminuzione della bio-diversità. Quindi inaridimento (tendono a scomparire le specie con bassa capacità pollonifera ed a crescita lenta a vantaggio delle piante infestanti, ossia viene impoverita la struttura del bosco. Un esempio palese lo vediamo con la drastica diminuzione dei funghi)
Il taglio del bosco inoltre porta a radicali e frequenti cambiamenti sul valore turistico-paesaggistico, ricreativo, venatorio, culturale e scientifico.
Vi è una minore efficienza nella protezione del suolo con accresciuti rischi di dissesti idrogeologici e incendi.

Maggiore squilibrio ecologico sulla regolazione dei flussi termici che arrivano sulla terra dal sole (riduzione quantitativa della radiazione efficace e ridefinizione qualitativa della radiazione che raggiunge il suolo)
L’inquinamento acustico e ambientale durante i tagli.
Il periodico allontanamento della fauna locale e distruzione microfauna (uso di mezzi meccanici invasivi). Il tutto per una produzione legnosa di scarso valore (esclusivamente legna da ardere)

Nessuno ci vieta di sentirci legittimati ad osservare, considerare, informarsi e a domandare le ragioni pratiche ecologiche e finanche tecniche di determinati interventi che, ad un’analisi pratica, non riescono a spiegare le motivazioni del proprio operato se non in un’ottica di puro sfruttamento indiscriminato dell’estrazione della legna.

Queste motivazioni si scontrano palesemente col buon senso comune, con l’intuito e sensibilità della natura di ognuno di noi, e in ultima analisi e sul lato pratico, sono incongruenti con le stesse leggi dell’uomo, dello Stato, che impongono la protezione di diverse specie sia vegetali che animali da una parte, ma che poi all’atto concreto del taglio permettono, o diciamo… tollerano, la distruzione delle stesse (ricordiamo che durante il taglio vengono usati macchinari fortemente invasivi, quali trattori a cingoli, escavatori, ecc.. che affiancati al taglio degli alberi eseguiti con potenti motoseghe, distruggono, oltre al bosco, tutta la flora, la fauna e micro fauna del sottobosco).

Mandare al taglio “scientifico” un bosco così bello, come comunemente si fa da noi, diffondendo oltretutto l’idea menzognera che detto taglio possa essere benefico, se non addirittura indispensabile per la sopravvivenza del bosco stesso, è quanto di più misero si possa fare. Giustificare un puro sfruttamento economico, qual è il taglio, adducendo detti motivi, o cercando astruse speculazioni scientifiche o pesudo-scientifiche, è un atto vile e abietto che non tiene assolutamente conto invece dell’evidente superiorità della Natura verso l’uomo e degli evidenti handicap enunciati, che detto taglio lascia dietro di sé.
Il bosco non è un oggetto da sfruttare, ma un degno, fiero e splendido soggetto portatore di diritti, che ha quindi grande e inestimabile valore in sé.
Constatiamo che i boschi sono arrivati fino a noi ed esistono assai prima della venuta dell’uomo sulla terra e quanto più sono stati lasciati a loro stessi, più hanno espresso da sempre con la loro integrità, la loro maestosità e bellezza. La ridicola presunzione dell’uomo di pensare di potere fare meglio della natura, e questo vale anche in tanti altri ambiti, è quanto di più stupido ci possa essere. Più l’essere umano si alienerà dalla natura e più sarà intensa la sua sofferenza. Non si risolveranno mai i problemi se non si affronteranno prima quelli ambientali, in affermazione di una nuova etica di solidarietà tra uomini e natura, di cui oggi tanto si parla ma che poi non se ne apprezzano affatto i risultati, almeno non qui da noi!

Il bosco ispira un senso di partecipazione, di profonda e reciproca riconoscenza, di ringraziamento e debito, di amore e mutua protezione.
Chiediamo ai nostri futuri amministratori di rimboccarsi, anzi rimboscarsi le maniche nel salvaguardare e difendere la continua presenza del bosco, con tutti i suoi valori; mediante una gestione sensibile e qualificata che non comporti distruzione, né sfruttamento, né abuso, né speculazione e che si configuri come coltivazione e cura di questa risorsa, armonizzando le esigenze della natura con quelle dell'uomo. Opponiamoci all'impoverimento ambientale derivante dal consumo del territorio chiedendo di istituire l'area e il livello di tutela della stessa; proteggiamo, rispettiamo, valorizziamo queste aree e recuperiamole dove degradate insieme agli edifici presenti legati alla storia e all'economia del nostro passato, affinché siano organici all’area.

Finiamola di una buona volta con le ridicole giustificazioni dei cosiddetti esperti che vogliono trovare a tutti i costi i loro motivi per mandare al taglio i boschi. Ricordiamo che una scienza separata dall’etica non è scienza. La risposta universale a qualsiasi quesito pone innanzi la Natura (con la N maiuscola).
Il sapere scientifico mai potrà prescindere dal penetrare nella profondità, nel divenire perpetuo dell’animo umano, della poesia, dell’arte, del sapere umanistico. L’incanto, la bellezza e le maggiori capacità dell’uomo, rispetto ad altri esseri che ci circondano, dovrebbero partire proprio da qui!

Ci piace pensare infine, che sarà la collettività a godere di questo bene, adeguatamente mantenuto e tutelato, con l’intento di migliorare la qualità della nostra vita. Sembra un’utopia?

Beh, così sarà finché sussisterà chi avrà la licenza di degradare, distruggere e sfruttare indiscriminatamente, il nostro rimarrà sempre un sogno che cozzerà con la realtà. Una squallida realtà. Eppure sarebbe un sogno di civiltà, un traguardo entusiasmante e facilmente alla portata di tutti.

Armando Marchesini

PS questo é il bel commento scritto e postato da Sergio Cecchini sul sito di faleria.info: vale veramente la pena di leggerlo!

La luce che filtrava tra le nuvole del mattino ha accompagnato il sensibile gruppo partito per la visita alla Grotta.
Il passo scelto per la discesa alle forre anticipa con grande personalità quello che attende i frequentatori di questi luoghi, un sentiero evidente, una leggera discesa che progredisce in pendenza sino al culmine nei gradini in tufo per agevolarne il passaggio.

Piegando sotto le rupi tufacee appare subito il bosco in tutto il suo splendore, querce, lecci, bagolari, aceri e carpini, i più frequenti abitanti sotto cui vive il sottobosco di pungitopo, anemoni, ciclamini, ma anche muschi, alghe e licheni, veramente un organismo, il bosco, vivente, pulsante.
Il passaggio sotto la rupe è sicuramente il più spettacolare, ampie zone di massi distaccati e staccati dal resto della formazione tufacea, crolli recenti e meno, visibili al passaggio, alcuni di essi ostruiscono e rendono comunque il luogo ancor più misterioso e magico.

Le fasce geologiche, di una formazione che pian piano si trasforma in tufo, si stagliano verso l'alto, massicce, compatte, di un colore che man mano assume il rosso mattone.

Gli animali con il loro passaggio 'intonacano' quasi le parti basse delle rupi, scavano sotto di esse le tane per ripararsi dalle intemperie e dalla notte, zone ampie particolarmente asciutte, il terriccio formatosi, trasformato dal passaggio in polvere.

Il sentiero è straordinariamente unico vale la pena percorrerlo al mattino, quando il sole, nato ad est, lo scalda.
Abbiamo istituito e lasciato in Grotta un quaderno 'Il libro di Grotta' su cui ogni vagabondo del bosco potrà annotare le sue sensazioni, pensieri o semplici riflessioni che non fanno fatica a nascere dalla visita in questo luogo.
Le grotte si presentano semi nascoste dall'edera che copre è vero ma che protegge alla vista questa opera comunque umana che, ora, si inserisce armonicamente in questo ambiente.

Una visita questa che ha rievocato ricordi di gioventù, suscitato personali interrogativi sulla sorte di questo monumento ambientale, ammirazione per chi non le aveva mai vedute, al loro cospetto non possiamo restare muti.
Un pensiero va a Pippo Giacobino, attivo frequentatore dei nostri boschi, la sua presenza resterà sempre viva in questi luoghi.
La grotta, si raggiunge agevolmente e con tutta tranquillità, in un ora e mezza, è meglio seguire il sentiero con prudenza, meglio allontanandosi dalla rupe e scendendo verso il fosso che scorre nella base della forra, per il ritorno si segue a ritroso il sentiero di andata.

Siamo sempre disponibili ad accompagnare quanti volessero visitare le grotte, in tal caso: Armando - Marco 335 1882262 - Sergio 347 4426711.

Savino Frigiola: "Riappropriamoci della nostra sovranità monetaria per superare la crisi economica..."



"Lo Stato italiano può superare la crisi recuperando il suo diritto all'emissione di cartamoneta..." (Saul Arpino)

L'ultima lettera inviata da Berlusconi al Corriere della Sera per il rilancio dell'economia, conferma quanto da sempre pronosticato e sostenuto: «le cause ed il perdurare della crisi economica dipendono essenzialmente dalla violenta demonetizzazione del mercato, avvenuta in campo nazionale ed internazionale, determinata, realizzata e pilotata dall'apparato bancario-monetario, nell'indifferenza, ed in alcuni casi anche con la connivenza di alcune forze politiche.».

Sempre di connivenza si tratta anche quando, nell'ambito dell'azione e della attività politica, è sufficiente essere a conoscenza delle tecniche perverse e delle malefatte messe in atto dalla congrega bancaria-monetaria, senza porre nulla in essere per bloccare questi sciagurati accadimenti. Dando per saputo e scontato come tutto ciò si sia potuto verificare e con quali dinamiche (ce ne siamo occupati a lungo anche nel recente passato), ciò che importa ora in maniera sempre più pressante, è come uscirne e come poter rilanciare l'economia e l'occupazione nazionale, in primis quella giovanile, prima del verificarsi d'intolleranze del tutto prevedibili.

L'asfittica circolazione monetaria sul mercato interno e la drastica riduzione delle linee creditizie hanno causato il crollo dei consumi, la sofferenza di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese (85 % del sistema produttivo nazionale) causando in moltissimi casi il fallimento o la loro chiusura con la conseguente espulsione delle relative maestranze dal sistema produttivo. La contrazione di liquidità verificatasi sui mercati esteri ha penalizzato tutta l'attività manifatturiera nazionale finalizzata all'esportazione, provocando anche la drastica contrazione delle correnti turistiche estere. Allo status quo, pertanto, tutta l'economia è in grave sofferenza. Gran parte della liquidità interna era già stata razziata molti anni prima dello scoppio ufficiale dell'ultima crisi economica, dalle solite banche mediante il piazzamento dei bond farlocchi, subito dopo volatilizzati, di Cirio, Parmalat, Banca 121, Argentina, ecc. fatti sottoscrivere ai vari soggetti ed amministrazioni, pubbliche e private, utilizzando spesso espedienti e raggiri nei confronti degli ignari sottoscrittori.

Alle perverse attività bancarie si sono aggiunte anche quelle della politica, tenute a battesimo dal governo G. Amato (dott. Sottile) con il prelevamento forzoso su tutti i conti correnti e depositi dell'8 per mille e la serie delle patrimoniali, iniziate nel 1992, mediante le qualisono state sottratte ai cittadini ed all'intero mercato cifre ingenti, non più ritornate in circolazione sul territorio sotto la voce di spesa per servizi resi alla collettività (solo nel primo anno è stata prosciugata la bella cifra di 92 miliardi di lire). Di queste e di altre malefatte bancarie nei confronti del mercato se ne sta occupando per alcuni aspetti la magistratura ordinaria con esiti alquanto deludenti: il sistema bancario ha sempre brigato per varare commissioni con propri rappresentanti, per dirimere le vertenze dei propri clienti in via stragiudiziaria.

Anche nei casi giunti a sentenza, con condanna delle banche al ristoro dei danni, questi sono quasi sempre sottostimati ed i relativi pagamenti procrastinati nei tempi futuri. L'annunciato ed auspicato colpo di frusta da parte dell'Esecutivo, per far ripartire produzione, occupazione e consumi interni, mal si concilia con le pretese europee di ridurre il debito pubblico all'80%, in ottemperanza ai vincoli comunitari ed al trattato di Maastricht, mediante il reperimento sul mercato nazionale di ben 600 miliardi di Euro da versare drasticamente nelle casse dei banchieri, con conseguente pregiudizio al poter programmare, o solo immaginare, qualsiasi possibilità di ripresa economica nazionale.

Il forte debito pubblico esistente ci impedisce d'indebitarci ulteriormente per ottenere le risorse necessarie per reinnescare i processi produttivi in tempi brevi e quindi il colpo di frusta enunciato ed auspicato resterà nel cassetto delle buone intenzioni. Quand'anche riuscissimo a poterci ulteriormente indebitare, finiremmo per incrementare ancor più la mastodontica esposizione pubblica con i conseguenti gravosissimi interessi passivi che stanno già sbarrando qualsiasi possibilità di rilancio reale.

Occorre convincersi definitivamente che senza nuove risorse è impensabile immaginare qualsiasi tipo di ripresa ed ancor meno realizzare gli annunciati schiocchi di frusta per far ritornare il cavallo a bere. Perciò diventa sempre più indispensabile approntare nuove risorse economiche-monetarie senza sottostare allo strangolamento da debito inventato ed imposto dalla cupola bancaria-monetaria. Fortunatamente disponiamo della capacità, della cultura e dell'esperienza per far fronte ed eliminare definitivamente queste procurate disfunzioni. E' solo necessario che i politici, diversamente da quanto preteso dai banchieri, (come se l'economia fosse loro prerogativa esclusiva) ritornino ad occuparsi della vera politica economia nazionale che non può essere disgiunta da quella monetaria, acquisendone le opportune conoscenze culturali, con il convincimento che la legittimità a svolgere l'azione politica deriva solo dal perseguimento del bene comune in favore dei cittadini e dei propri elettori.

Occorre riacquisire autonomia di giudizio e capacità di discernere con la propria testa per non essere inconsapevolmente plagiati dai numerosi infiltrati a tutti i livelli al servizio dei banchieri e finanzieri. Ovviamente occorre disporre anche gli attributi necessari per poter bordeggiare "almeno inizialmente" contro vento, senza avventurarsi su rotte sconosciute e mai battute. Basta ripercorrere ed attuare ciò che è stato felicemente realizzato in oltre cento anni dai vari e diversi Governi che si sono succeduti.

Lo Stato deve ritornare a battere moneta in nome e per conto dei propri cittadini; acquisirne il signoraggio e quindi la moneta emessa a titolo originario ed impiegarla per rilanciare economia, occupazione e ricerca. Lo Stato italiano ha battuto moneta in prima persona e monetizzato il proprio territorio dal 1874 al 1975.
Ciò ha consentito, subito dopo l'unità d'Italia di realizzare tutte le infrastrutture necessarie ad un nuovo stato, compreso i famosi palazzi e quartieri "umbertini", ancora esistenti, senza imporre tasse e senza indebitarsi. Successivamente utilizzando sempre la moneta emessa da parte dello Stato si sono costruite le opere dell'Italia moderna: strade, autostrade, ponti, ferrovie, porti, aeroporti, centrali elettriche, ospedali, sanatori, colonie, le grandi bonifiche, intere città, i grandi complessi industriali, gli Istituti Assistenziali, le scuole, le università, tutte contraddistinte dalle inconfondibili linee architettoniche ispirate dal Piacentini. Anche tutte queste opere furono realizzate senza aumentare le tasse ai cittadini e senza aumentare il debito pubblico che anzi, sino al 1940 era rimasto stabile al 20 % (tra i più bassi della storia d'Italia) per passare al 25% nel 1945 a guerre finita. Successivamente si continuò a battere moneta da parte dello Stato, gli introiti così incamerati hanno contribuito in maniera significativa alla ricostruzione del territorio nazionale devastato dall'invasione nemica (all'inizio degli anni 70 il debito pubblico era sceso al 20 %). Tutto ciò ad ulteriore conferma e dimostrazione che il debito pubblico è generato dall'emissione monetaria da parte delle banche d'emissione private.

All'inizio del Governo Berlusconi si cercò di fronteggiare questa situazione. Il Ministro Tremonti ebbe a sostenere la necessità di una moneta parallela, senza debito, per rilanciare l'economia e l'anemico mercato, iniziativa subito frustrata dal gruppo della destra economica annidata nel parlamento al servizio della funzione monetaria e finanziaria. Il ruolo di questi soggetti si è definitivamente appalesato quando Fini ha impedito di conferire ai prefetti i poteri necessari per sindacare il comportamento delle banche verso privati ed aziende e quando partendo con l'acqua è cominciata la campagna delle privatizzazioni, cedendo ai banchieri i beni dello Stato a fronte dei pseudi debiti creati con l'emissione monetaria. Come riporta il Corriere della Sera, non sussiste grande differenza sostanziale tra quanto sostiene il cattolico banchiere Bazoli d'istituire la tassa patrimoniale e l'establishment finanziario alternativo che chiede la vendita del patrimonio pubblico insieme alle liberalizzazioni dei servizi pubblici, entrambi, con l'obiettivo finale di chiudere il ciclo berlusconiano.

Mentre la crisi economica trova difficili sbocchi, la cosa più raccapricciante di questo sciagurato periodo è il silenzio assordante della sinistra e di buona parte dei sindacati appiattiti sulle posizioni monetarie-finanziarie, ed a protezione dei manovratori, per sviare le attenzioni, si sono ridotti a guardare per il buco della serratura, suggellando la fine indecorosa dell'apparato a difesa della classe operaia, dei meno abbienti e degli oppressi.

Coraggio Presidente Berlusconi, ormai non ha più nulla da perdere, è arrivato il momento di parlare chiaro, più di quello che le hanno fatto è impossibile immaginare altro, le quinte colonne sono uscite dalla maggioranza, il momento è oltremodo propizio per dimostrare che aldilà di tutte le chiacchiere e le diatribe dei vari gruppi ideologici, ormai decotti, di fatto sulla scena politica esistono due soli schieramenti: il primo che in ossequio al mandato ricevuto dai cittadini si adopera per il conseguimento del bene comune di tutta la popolazione, ed il secondo al servizio del sistema bancario-monetario e dell'alta finanza. Poiché queste due posizioni si stanno delineando con sempre maggiore precisione, è opportuno, quanto prima possibile, formare, informare e spiegare la vera occulta strategia in atto, dopo di che vediamo quante persone sono disponibili a scendere in piazza a difesa dei banchieri della BCE e per Maastricht.

Riappropriamoci della nostra sovranità monetaria per bloccare le nefaste conseguenze delle crisi come quelle imposte a Islanda, Irlanda, Grecia, poiché dopo Portogallo e Spagna siamo i primi della lista. Recuperiamo la nostra autonomia politica e congiuntamente il ruolo riappacificante che ci compete nel bacino del Mediterraneo e nel mondo. Riuniamo rapidamente la miriade di gruppi, associazioni e comitati sorti a sostegno di queste posizioni. Sicuramente non mancheranno immediati appoggi e consensi da parte di tutti i cittadini e da parte degli Stati che, per convenzioni bilaterali stipulate tra loro, hanno stabilito di scambiarsi beni e risorse utilizzando la propria moneta nazionale; la nostra produzione è ricercata e complementare a moltissime di queste. All'immancabile starnazzare delle solite sacre vestali a difesa del sistema, assicuriamo la nostra presenza in qualsiasi pubblico dibattito.

Savino Frigiola

Fonte: abruzzopress

domenica 20 febbraio 2011

Sant'Innovazio da Internet: "L'apice ed il corpo della dittatura"



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Sdegno e desiderio
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In questi giorni assistiamo ad un cambiamento epocale in un Continente vicino l'Europa che si affaccia anch'esso sul Mediterraneo. Con un coraggio, una decisione, una perseveranza, una dignità che ha dell'incredibile, a vedere gli scarsi passi avanti compiuti invece sulle nostre terre nel corso di vani decenni lungo la via del progresso sociale, diversi popoli africani hanno rapidamente conquistato un ruolo di primario valore democratico cui oggi non si può non far riferimento.

Cosa sta muovendo le genti della Tunisia, dell'Egitto, della Libia, dell'Algeria? Parimenti: lo sdegno per una generale arretratezza ed il desiderio di progredire. Uno sdegno ed un desiderio che noi europei, addormentati dal lungo addomesticamento culturale perpetrato tanto dagli statali, proprietari della scuola finto pubblica, quanto da un associazionismo, ostaggio di capetti, leaderini e presidentini fantocci della politica d'alto bordo, ormai quasi non conosciamo più.

Eppure è in Europa, tra i cinque continenti, e proprio in Italia, tra i ventisette membri, che oggi in superficie vive, sì, una stagione ingloriosa, ma è qui, all'ombra del suo Gran Sasso, che da quattordici anni si ergono irrefrenabili quello sdegno e quel desiderio che il mondo inconsapevolmente attende di scoprire: lo sdegno per l'indebita appropriazione a vita delle Res Publiche da parte di una minoranza delle popolazioni ed il complementare desiderio che ogni cittadino abbia invece la possibilità di contribuirvi concretamente com'è giusto e necessario in vere Democrazie.

Oggi il morale di noi europei è basso, siamo disillusi in merito alla stessa avanzata democratica dei popoli africani, ben vedendo che, dopo aver spodestato i nostri raìs alla fine della seconda guerra mondiale, siamo poi comunque caduti in un sistema dittatoriale ampliato che ha mantenuto in gran parte intatto il triste stato delle cose. E' però tempo di risollevare i nostri cuori, di liberarci dai cattivi maestri, che hanno precipitato centinaia di milioni di cittadini in un torpore senza fine, ed esprimere a gran voce il nostro sdegno e desiderio: fuori gli statali tutti, la brutta gente che s'è impossessata delle nostre Funzioni Pubbliche, dentro cittadini competenti e volenterosi a rotazione!

Pacificamente, legalmente, civilmente, un rivoluzionario coro in chiave rap si levi dalle nostre gole:

Te ne devi d'annà, statà, statà:
ciò ch'è pubblico è di tutti!

Te ne devi d'annà, statà, statà:
il bene comune va condiviso!

Te ne devi d'annà, statà, statà:
democrazia vuol dire partecipazione!

Te ne devi d'annà, statà, statà:
mai più statali ma cittadini a rotazione!

Proprio cantando con la più gran gioia nel cuore:

Sei solo un raìs, statà, statà!

proprio prendendo coscienza che non basta decapitare l'apice della piramide dittatoriale ma occorre buttar giù tutto il suo appararato burocratico per poter ricostruire un moderno e stupendo edificio democratico, riacquisteremo anche noi popoli, che spesso a torto ci siamo ritenuti all'avanguardia, quel coraggio, quella decisione, quella perseveranza, quella dignità oggi solo africane che sempre sono stati necessari per compiere un grande balzo culturale, sociale, storico, in avanti.

Sant'Innovazio da Internet


http://www.hyperlinker.com/ars/apice_e_corpo.htm

sabato 19 febbraio 2011

Treia (Macerata) - 27^ “Festa dei Precursori” del Circolo Vegetariano VV.TT. dal 7 al 15 maggio 2011


Vista di Calcata lasciata


Paolo D'Arpini e sullo sfondo Treia trovata

Verso la fine di luglio del 2010 ho lasciato Calcata, "rapito" dalla mia amata Caterina Regazzi, e dal 3 agosto ho preso domicilio a Treia. Allora scrissi anche un articolo "Dal Treja a Treia" in cui annunciavo la partenza e lo spostamento dalle rive del Treja, il fiume che circonda Calcata, al monticello di Treia, in provincia di Macerata.

Con Macerata avevo già avuto a che fare in passato, nel dicembre del 1973 tornato dall'epico viaggio che mi aveva portato prima in Africa e poi in India, ove conobbi il mio Guru, Swami Muktananda, e convalescente, per via di un epatite che mi ero beccato mangiando troppi dolcetti a Bombay, non trovai di meglio che andare nell'albergo che mio padre gestiva in quella città e vi rimasi per una quindicina di giorni a riposo. Inutile qui raccontare i vari spostamenti successivi... fanno parte di un percorso lontano e misterioso, sta di fatto che il destino mi ha fatto tornare nella provincia di Macerata, forse per finirci i miei giorni come avvenne a mio padre, le cui spoglie riposano nel cimitero maceratese...

Ma non voglio "prevedere" alcunché, il passato è conosciuto ed il futuro è ignoto, per cui mi limito oggi a rivedere alcuni aspetti del mio trasferimento, e lo farò tirando fuori da un vecchio cassetto un articolo ed un paio di lettere che testimoniano il mio vivere vegetariano e naturista a Calcata. Una testimonianza preziosa dei primi anni, quando il Circolo era in gestazione….. Ero giunto a Calcata verso il 1975/76, primo di un gruppetto di amici e parenti, ed ero già vegetariano ed oltre ad occuparmi di teatro, canti sacri, yoga e mostre d’arte (la prima galleria di Calcata fu da me fondata nel 1978 e si chiamava Depend’Arp) organizzavo anche pranzi all’aperto, ovviamente vegetariani, e con ciò iniziai -di fatto-quello che poi divenne il Circolo Vegetariano VV.TT.

Anche all'inizio usavo il sistema di “ognuno porta qualcosa” e talvolta, se non c’era spazio nella piazzetta di Porta Segreta, dove abitavo, andavamo nella piazzetta di San Giovanni, sui gradini altissimi della chiesa dove oggi c’è un piccolo museo d’arte contadina, oppure fuori porta dove c’era un ristorantino che ci accoglieva come ospiti a “mezzo-servizio”. Fausto Aphel, il proprietario, come noi un nuovo venuto in spirito pionieristico, ci preparava panini con insalata e formaggio prodotti da lui stesso. Il pomeriggio si andava a bere la cioccolata calda in un altro localetto, aperto da Giovanna Colacevich, la Latteria del Gatto Nero (ci lavorò pure il giovane Vittorio Marinelli), che a volte ospitava i nostri incontri estemporanei…. E così capitò che un bel giorno venne a trovarci Anna Maria Pinizzotto, giornalista del Paese Sera, la quale aveva ricevuto l’invito, da un comune amico e suo collega, Roberto Sigismondi, per “venire conoscere la realtà alternativa di Calcata ed il nostro programma de "La Due Giorni Vegetariana”. Emozionato per l’importanza ricevuta le fui al fianco per un’intera giornata (anche perché era una donna affascinante) e fra una chiacchiera e l’altra ne sortì fuori questo magico articolo che segue…

Domenica ‘vegetariana’ a Calcata, paese museo.

Un pugno di case rosate su una roccia di tufo. Un paese che attualmente non ospita più di cinquanta anime, e nel passato ne ospitava poche di più. Calcata (con l’accento sulla seconda) è un paesino medioevale rimasto miracolosamente intatto in uno spazio naturale molto bello. E’ circondato da colline verdi, ai suoi piedi scorre un ruscello limpido e nelle viscere si aprono grotte ed antri. Da qualche anno è diventato meta di naturisti, vegetariani, amanti dello yoga che hanno deciso di trasformarlo in un’oasi di raccoglimento. Una oasi facilmente raggiungibile. Calcata è a circa sessanta chilometri da Roma, in provincia di Viterbo. L’idea di fare del piccolo paesino arroccato su un picco di tufo un punto di riferimento stabile per chi ama la cucina alternativa e le passeggiate ecologiche è venuta ad un gruppo di romani che si è trasferito stabilmente a Calcata.

“L’idea era quella di fare una due giorni vegetariana -dice Giovanna Colacevich fondatrice della Latteria del Gatto Nero- Sabato e Domenica a Calcata per chi ama la natura e la pace. Nel programma è compresa la colazione, il pranzo ovviamente vegetariano, la merenda, una passeggiata guidata ed una conferenza su yoga e vegetarismo. Il costo è di lire cinquemila e -dimenticavo- comprende anche uno spettacolo in piazza dei Vecchi Tufi, un gruppo teatrale di Calcata”. Intanto Giuseppe, co-fondatore della Latteria, si muove con agilità tra i fornelli, tra una crepe e l’altra. Il loro locale è posto ai limiti della minuscola piazza del paese, dove si affaccia una chiesetta in cui si conserva il prepuzio di Cristo (così narra la leggenda).

All’ingresso del paese, invece, c’è la trattoria di Fausto Aphel esperto cuoco che a Roma aveva una trattoria alternativa prima di trasferirsi a Calcata. Ma il personaggio più singolare, attorno al quale ruota tutta l’organizzazione, è Paolo D’Arpini. Anche lui, come la pittrice Simona Weller, ha scelto Calcata come residenza definitiva. La pace del luogo non rovinata ancora da nessun prodotto del consumismo, gli ricorda le verdi valli dell’India dove ha soggiornato per molto tempo. E’ lui che guida la passeggiata ecologica, che parla di vegetarismo e di Siddha Yoga.

Alle ore 16 di Domenica, dopo un infuso di liquirizia offerto da Paolo, una piccola spedizione parte per fare il giro della rocca, quattro cinque chilometri di percorso. La discesa è impervia, sono circa trecento metri fra sassi, fango e rifiuti.

“La chiamo ecologica -spiega Paolo- perché voglio che la gente rifletta sul consumismo. Lattine, buste di plastica, cartacce. Alcuni paesani usano questo dirupo per scaricare i loro rifiuti. Quanti rifiuti produce una città come Roma? Dove vanno a finire?”. Una ragazza olandese si è portata dietro un coltello, “non si sa mai, è per le vipere”. Paolo cammina avanti e con il bastone si fa largo. Il viottolo scavato nel bosco consente appena il passaggio di una persona magra. Si guada il ruscello su un antico ponte di legno che si è adagiato sul fondo. Le assi di legno, ricoperte di paglia, sono oblique e c’è chi teme di cadere nell’acqua, fredda, ma poco profonda. In una minuscola spiaggia si fa tappa. C’è chi tenta invano di trovare cocci etruschi nell’acqua. Nella zona sono state scoperte alcune necropoli.

“Io parlo soprattutto dell’aspetto fisiologico degli alimenti -dice Paolo- con i cibi correnti è difficile mantenere il corpo in buona salute. La carne è ricca di tossine. Gli animali sono ingrassati con mangimi chimici e durante l’agonia le ghiandole secernono tossine che si fissano nelle cellule. Se nel mondo si scegliesse il vegetarismo non ci sarebbe più la fame. Il cibo sarebbe sufficiente per tutti. Noi dobbiamo vivere in armonia con il mondo e lasciarlo integro ai nostri figli”.
La spedizione riprende il cammino tra cornioli e prugne selvatiche e alberi di nocciole. Ai margini del viottolo crescono già i ciclamini. Seconda tappa una sorgente di acqua ferruginosa dove ci si disseta. Si riattraversa il ruscello, questa volta sugli scogli, e si risale la scarpata dalla parte opposta dove esisteva il lavatoio. Stanchi e sudati arriviamo in piazza mentre un gruppo di giovani sta ascoltando un ragazzo che suona la chitarra. La spedizione si scioglie, chi corre alla latteria per rifocillarsi, chi segue Paolo che scende in una grotta per fare meditazione e cantare mantra.

Al calare del sole avrebbero dovuto apparire I Vecchi Tufi di Calcata con le stupende maschere create da Wilton Sciarretta. Ma Sciarretta, che è anche il regista del gruppo, è caduto da una rupe proprio mentre provava la commedia che doveva allietare i vegetariani. E’ ora ricoverato all’ospedale con una spalla rotta. E’ calato il buio. Nella piccola piazza siedono come in un salotto gli abitanti di Calcata e i turisti. I primi, subito dopo cena andranno a dormire. A Calcata non ci sono cinema e teatri e pochi hanno la televisione. I secondi, quasi tutti romani, si immergeranno nel traffico caotico della via Flaminia e torneranno alla vita cittadina con il rimpianto di una domenica alternativa trascorsa in un paese-museo.
(Anna Maria Pinizzotto – 13 Settembre 1979, Paese Sera)

A commento dell'articolo, nel frattempo pubblicato nel sito del Circolo, il 4 ottobre del 2008 ricevetti una lettera di Nico Valerio:

Una permanenza mancata

Quando i naturisti erano naturisti e io ero già vegetariano da anni. Insomma, prima dell’era Portoghesi e dei vip snob saccenti e con la erre moscia che da Campo de Fiori accorsero a colonizzare Calcata. Senza pensare che lì avrebbero poi dovuto viverci… Beh lì, proprio nella piazzetta del Prepuzio, dissi stoltamente o saggiamente no a chi mi voleva quasi regalare una casetta cadente nel borgo antico… Ma andiamo con ordine.

L’articolo della Pinizzotto mi ha riportato di colpo ai felici anni Settanta, un’età lontana, pensate: pre-Aids, pre-Asdl, pre-telefonini (eppure, al contrario di oggi, avevamo sempre tante cose da dirci), pre-immigrazione, pre-porte blindate. Nei paeselli di tutt’Italia le donne lasciavano la chiave nella toppa (spesso le porte dei paesi non avevano maniglia: troppo costosa). Tutti vivevano con finestre e porte aperte.

Dell’articolo di Paese Sera mi ha colpito l’uso corretto del termine “naturista”, come salutista, igienista, chi vive secondo sistemi di vita naturale. Uso che purtroppo si è perso. Oggi sarebbe impensabile: siamo tornati indietro come cultura nei e dei giornali (lo usano ipocritamente, sia i giornalisti sia gli stessi nudisti, che è grave, come eufemismo per non dire nudista). Ebbene, il mio amarcord è che la diffusione di quell’uso si doveva, in quegli anni che solo ora sappiamo che erano felici, soprattutto alla mia azione diuturna di propaganda: comunicati giornalieri, articoli, libri e divulgazione. Quattro anni prima avevo infatti fondato la Lega Naturista, primo club italiano a usare questo aggettivo per denotare tutti i rapporti uomo-natura. E la Lega, come un partito, faceva ogni giorno qualcosa (denunce, eventi, proteste, appelli: copiavo dai radicali, presso i quali avevo la sede). Perciò ero conosciuto nelle Redazioni, dove avevo molti proseliti (anche Paese Sera, che aveva recensito benissimo la mia Alimentazione Naturale). Erano tempi in cui i giornalisti avevano un’anima, avevano idee personali, come persone normali. E potevano scrivere tutto. Non come oggi. Lo so perché ero giornalista io stesso, e conoscevo i miei polli.

Già vegetariano da molti anni, dal 1 gennaio 1970, conobbi dopo poco Calcata. E li passavo tutti i fine anno. E come guida escursionistica, col mio gruppo esplorai tutti gli anfratti, fossi, roveti, boschi, ruscelli, all’intorno. Tante volte all’inizio dell’estate abbiamo fatto il bagno nelle anse più profonde del Treja, quando era pulito e non frequentato da nessuno. Là sotto ho fatto scorpacciata di crescione selvatico (credo che con l’inquinamento non ci sarà più: è molto sensibile).

Ero così avventuroso che una volta d’inverno ci trovammo totalmente accerchiati – com’è come non è – da rovi spinosissimi fittissimi e alti 2 metri. Invalicabili. Ne uscimmo 2 ore dopo con ferite, strappi e punture varie..:-). Altro ricordo, una speculazione mancata, anzi rifiutata con sdegno. Da buon idealista e razionalista mancai l’occasione della mia vita. Un amico mi propose di comprare una casetta malandata ma abitabile a picco sullo strapiombo. Costava così poco che pur non avendo soldi potevo permettermela.

Da buon razionalista, però, feci notare che la rupe era stata dichiarata pericolante e che nessuna licenza veniva più concessa, Il sindaco aveva minacciato di far sgomberare l’intera rupe. E io da naturista ed ecologista non volevo speculare su un degrado geologico con un furbo “fatto compiuto”. Ho sempre odiato i furbi all’italiana (o alla romana) che poi chiedono il condono. E poi perché “buttare” i miei soldi, anche se pochi? E ancora, da anticonformista non volevo fare il classico cittadino che si trasferisce al paesello per incontrarvi tutti i romani che aveva lasciato a Campo de Fiori.

E poi mi spaventavano da single le lunghe noiose serate. Ancor oggi, penso che, a meno che tanti giornalisti e scrittori non l’abbiano chiesto con una petizione, non ci sarà la Adsl. E infine ero e sono dell’idea naturista alla Thoreau che o si vive nella natura selvaggia (capanna nel bosco lontano almeno 2 km da un centro abitato, il mio ideale, oppure è meglio stressarsi in modo stimolante nel caos d’una città, dove come in una foresta non c’è controllo sociale, E paradossalmente sei libero. Ma la via di mezzo del villaggio, con il fiato sul collo dei vicini, che nei paesini sono davvero vicini, curiosi, criticoni, sarebbe stata per uno spirito libero come me davvero insopportabile. E alla lunga, se non opportunamente stimolati, i single intellettuali nei villaggi si rincoglioniscono. Per tutti questi motivi, proprio sulla piazzetta della chiesa del prepuzio, da stoltamente anti-furbo e onestamente razionale, dissi di no.

Non potevo immaginare che la gente è irrazionale, cioè furba, e che dopo l’arrivo di un famoso architetto e di tanti giornalisti, scrittori, artisti e intellettuali da Roma e dall’estero, la rupe prima cadente sarebbe stata miracolosamente sanata. I vip sono taumaturgici anche per l’equilibrio geologico… Ora con la sommetta che mi chiedevano per la proprietà d’una casetta di tufo di 2 piani, ci pagherei al massimo un mese di affitto d’una stalla fuori paese. Ciao e grazie del ricordo.
(Nico Valerio)

E per delucidare meglio la situazione ecco il mio commento al commento

Nico Valerio, un nome storico del vegetarismo in Italia ci ha raccontato con enfasi il suo “non esser diventato calcatese”…. Peccato, dico io, sarebbe stata una bella prova avere assieme Nico Valerio e Paolo D’Arpini in questo scricciolo di paese…. Magari sarebbe stato un po’ stretto per due calibri di tal fatta ma le scintille avrebbero sicuramente illuminato il mondo….

Ho conosciuto a Roma, credo nel 1974 o '75, Nico quando presentò il suo libro sulla dieta vegetariana in una libreria di Viale Manzoni, a quel tempo io abitavo in Via Emanuele Filiberto. Egli però non era segnato nell’akasha di Calcata e quindi capitò che ci vedessimo solo raramente da allora. Ma abbiamo sempre collaborato, ricordo ad esempio il grande meeting vegetariano all'Arancera di Roma su “Ecologia profonda, alimentazione naturale, spiritualità senza frontiere” del 2 e 4 ottobre 2009, a cui anch'egli intervenne.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=Ecologia+profonda%2C+alimentazione+naturale%2C+spiritualit%C3%A0+senza+frontiere

All'incontro parteciparono tutti gli altri vegetariani storici, in primis Edoardo Torricella (penso che sia il primo in assoluto in Italia avendo egli festeggiato il 50° anno di vegetarismo a Calcata nel 2008), Franco Libero Manco, Ciro Aurigemma, Massimo Andellini, Marinella Correggia e tanti altri.

Manuel Olivares, fondatore di Vivere Altrimenti, nel frattempo, mi hanno chiesto di scrivere un libro sul movimento vegetariano e credo che dovrei farlo assieme a tutti questi amici (vegetariani e non) che hanno condiviso con me l’esperienza da “rompighiaccio” in Italia. Assieme abbiamo fatto “storia” ed ora scriviamola (questa storia) sempre assieme!!

Infine, eccomi al dunque, ogni anno per festeggiare la nascita del Circolo vegetariano VV.TT. facciamo festa, “La Festa dei Precursori", e quest'anno per la prima volta l'evento si svolgerà nella nuova residenza di Treia, dal 7 al 15 maggio 2011. Colgo l'occasione per invitare tutti i precursori superstiti a questa grande kermesse...

Programma di massima e presentazione:
Creando un “appeal” per la grande celebrazione Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini invitano tutti gli amici vecchi e nuovi ad affrontare un’avventura meravigliosa da condividere e da raccontare….

Maggio a Treia: 27° anniversario del Circolo vegetariano VV.TT. – Fioriscono le rose, Wesak, Calendimaggio, Beltane…. dal 7 al 15 maggio 2011, nell’antica città dedicata a Trea / Iside

In occasione del 27° anniversario della fondazione del Circolo Vegetariano VV.TT. e per inaugurarne la nuova sede, si terranno a Treia (Macerata) alcuni giorni di celebrazioni ed eventi culturali e ludici.

Maggio è il mese dedicato tradizionalmente alla Madonna (Grande Madre), ai matrimoni, alla fioritura ed alla bellezza della natura, il segno zodiacale relativo è quello del Toro, in occidente, e del Serpente in Cina, simboli di saggezza e conoscenza. Inoltre ci troviamo in prossimità del Wesak, ovvero la nascita del Buddha, e del Calendimaggio. Perciò da parecchi anni celebriamo la festa di Maggio (verso i primi del mese), chiamata anticamente Beltane, ovvero il periodo situato a metà fra l’equinozio di primavera ed il solstizio estivo (astronomicamente il giorno corretto è il 5 maggio).

Quest’anno i festeggiamenti iniziano dal 7 maggio e comprendono vari aspetti della conoscenza della natura e della vita, in particolare ci occuperemo di cure naturali, agricoltura biologica, alimentazione bioregionale, spiritualità della natura, canti armonici e passeggiate erboristiche. L’antica città di Treia conservava la tradizione matristica, sotto forma di culto alla Dea Iside, che poi si trasformò in venerazione della Madonna Nera. La prerogativa dei questa fede è quella di mantenere la vicinanza fra l’uomo e la natura, nel riconoscimento che la natura stessa è la nostra casa e la matrice di ogni vita.

Quest’anno in particolare si terrà, il primo giorno, il 7 maggio 2011, una tavola rotonda sul tema: “Cure naturali, agricoltura biologica, alimentazione bioregionale e spiritualità ed arte della natura”, compresa la presentazione di libri in tema, e per l’occasione sono invitati esperti naturopati ed erboristici, chimici, psicologi, dietisti, rappresentanti dei consumatori e specialisti in agricoltura ecologica per un necessario dibattito e confronto sulle varie discipline e su come poter mantenere l’organismo e l’ambiente in buona salute. L’incontro sarà allietato anche da esibizioni poetiche e canore e da letture sulla tradizione contadina e dalla proiezione di diapositive.

Interventi Previsti:
Proiezioni in continuo di immagini sull’agricoltura contadina di Nazareno Crispiani
Benvenuto del Sindaco Luigi Santalucia e degli Amministratori Comunali
Saluto del Presidente Accademia Georgica, prof. Carlo Pongetti
Avv. Vittorio Marinelli, pres. European Consumers
Prof. Benito Castorina, docente Economia Agraria
Dr.ssa Milena Auretta Rosso, iridologa e naturopata
Signora Sonia Baldoni, erborista
Signora Lucilla Pavoni, scrittrice
Geologo Stefano Panzarasa, scrittore e musicista
Dr. Giorgio Vitali, chimico farmaceutico
Dr.ssa Caterina Regazzi, medico veterinario
Moderatore: Paolo D’Arpini.

Il secondo giorno, domenica 8 maggio 2011, saremo invece sul campo per apprendere i rudimenti dell’erboristeria e del riconoscimento delle erbe spontanee commestibili, a cura di Sonia Baldoni, al termine si potrà partecipare ad un semplice laboratorio per la preparazione di prodotti erboristici, soprattutto derivati dai petali di rosa che in questo momento dell’anno abbondano. Nello stesso giorno potremo condividere il cibo bioregionale vegetariano da ognuno portato, in un simposio conviviale. E’ previsto anche un momento di sharing matristico, con Antonio D'Andrea, sulle esperienze “casalinghe” da ognuno vissute, l’esecuzione di canti armonici ed una concentrazione collettiva.

Inoltre l’8 maggio si inaugura una mostra d’arte, sul tema trattato, nella nuova sede del Circolo vegetariano VV.TT. di Treia in Via Sacchette, 15/a (Vicino Porta Mentana o Montana)

La mostra resterà aperta sino al 15 maggio 2011.
Fra gli artisti che espongono si notano: Domenico Fratini, Renata Bevilacqua, Orietta Duca, Daniela Spurio e diversi altri.

La manifestazione si svolge con la partecipazione ed il patrocinio morale del Comune e dell’Accademia Georgica di Treia.

Ed ora, per contraltare con la storia su Calcata, voglio pubblicare (scusate la lunghezza dell'intera memoria..) l'articolo che un'altra donna, la professoressa Antonella Pedicelli, affascinante e culturalmente preparata, ha scritto su Treia:

Andare a Treia? No problem.. basta offrire un po’ di sana pubblicità, sperando che la voglia di “viaggiare” insita dentro ciascun libero “esploratore” di questo nostro splendido Universo, si lasci catturare amichevolmente dalle nostre parole, rivolte, con immenso piacere, alla piccola e speciale cittadina di Treia!

La Storia di Treia

380 a.C. circa, il primo insediamento, ad opera dei Piceni o dei Sabini, è lungo un ramo della via Flaminia a circa due km dall’attuale centro storico. Il luogo diventa colonia romana e prende nome da un’antica divinità, Trea.
II sec. a. C., Treia diventa municipio romano.
X sec. (inizio), gli abitanti della Trea romana, per sfuggire ai ripetuti saccheggi, individuano un luogo più sicuro sui colli e costruiscono il nuovo borgo che prende il nome di Montecchio, da monticulum, piccolo monte.
XIII sec., Montecchio si dota di un sistema difensivo comprendente una possente cinta muraria e si allarga fino a comprendere tre castelli edificati su tre colli, Onglavina, Elce e Cassero. Nel 1239 è assediata dalle truppe di Enzo, figlio naturale di Federico II, e nel 1263 da quelle di Corrado d’Antiochia, comandante imperiale che viene catturato dai treiesi.
XIV sec., Montecchio passa alla signoria dei Da Varano e poi a Francesco Sforza. 1447, posta dal Pontefice sotto il controllo di Alfonso d’Aragona, Montecchio viene in seguito ceduta da Giulio II al cardinale Cesi, e da allora segue le sorti dello Stato della Chiesa. 1778, si apre la prima sezione pubblica dell’Accademia Georgica dei Sollevati, importante centro culturale ispirato ai principi dell’Illuminismo.
1790, il Pontefice Pio VI restituisce al luogo l’antico nome di Treia, elevandolo al rango di città. Il mistero dell’infinito… Mura turrite che evocano il Duecento, ma anche tanti palazzi neoclassici che fanno di Treia un borgo, anzi una cittadina, rigorosa ed elegante, arroccata su un colle ma razionale nella struttura. L’incanto si dispiega già nella scenografica piazza della Repubblica, che accoglie il visitatore con una bianca balaustra a ferro di cavallo e le nobili geometrie su cui si accende il colore del mattone. E questo ocra presente in tutte le sfumature, dentro il mare di verde del morbido paesaggio marchigiano, è un po’ la cifra del luogo. La piazza è incorniciata su tre lati dalla palazzina dell’Accademia Georgica, opera del Valadier, dal Palazzo Comunale (XVI-XVII sec.) che ospita il Museo Civico e dalla Cattedrale (XVIII sec.), uno dei maggiori edifici religiosi della regione. Dedicata alla SS. Annunziata, è stata costruita su disegno di Andrea Vici, discepolo del Vanvitelli, e custodisce diverse opere d’arte tra cui una pala di Giacomo da Recanati. Sotto la panoramica piazza s’innalza il muro di cinta dell’arena, inaugurata nel 1818 e poi dedicata al giocatore di pallone col bracciale Carlo Didimi.

Da Porta Garibaldi ha inizio l’aspra salita per le strade basse, un dedalo di viuzze parallele al corso principale e collegate tra loro da vicoli e scalette. Qui un tempo avevano bottega gli artigiani della ceramica. Continuando per la circonvallazione, a destra la vista si apre su un panorama di campi rigogliosi e colline ondulate. L’estremo baluardo del paese verso sud è la Torre Onglavina, parte dell’antico sistema fortificato, eretta nel XII secolo. Il luogo è un balcone sulle Marche silenziose, che abbraccia in lontananza il mare e i monti Sibillini.

Entrando per Porta Palestro si arriva in piazza Don Cervigni, dove a sinistra risalta la chiesa di San Michele, romanica con elementi gotici; e di fronte, la piccola chiesa barocca di Santa Chiara con la statua della Madonna di Loreto: quella originale, secondo la tradizione. Proseguendo per via dei Mille, si attraversa il quartiere dell’Onglavina che offrì dimora a una comunità di zingari, al cui folklore si ispira in parte la Disfida del Bracciale. Dalle vie Roma e Cavour, fiancheggiate da palazzi eleganti che conservano sulle facciate evidenti tracce dei periodi rinascimentale e tardo settecentesco, e denotano la presenza di un ceto aristocratico e di una solida borghesia, si diramano strade e scalinate. Nell’intrico dei palazzi, due chiese: San Francesco e Santa Maria del Suffragio. E tra di esse, un curioso edificio: la Rotonda. Nei pressi, la casa dove visse la scrittrice Dolores Prato, ricordata da una lapide, e il Teatro Comunale, inaugurato il 4 gennaio 1821 e dotato nel 1865 di uno splendido sipario dipinto dal pittore romano Silverio Copparoni, raffigurante l’assedio di Montecchio. Il soffitto è decorato con affreschi e motivi floreali arricchiti nel contorno da ritratti di letterati e musicisti; la parte centrale reca simboli e figure dell’arte scenica.

Si può lasciare Treia uscendo dall’imponente Porta Vallesacco del XIII secolo, uno dei sette antichi ingressi, per rituffarsi nel verde. Resta da vedere, in località San Lorenzo, il Santuario del Crocefisso dove, sul basamento del campanile e all’entrata del convento, sono inglobati reperti della Trea romana, tra cui un mosaico con ibis. Qui sorgeva l’antica pieve, edificata sui resti del tempio di Iside. Il santuario conserva un pregevole crocefisso quattrocentesco che la tradizione vuole scolpito da un angelo e che, secondo alcuni, rivela l’arte del grande Donatello.
(Notizie originali raccolte da Antonella Pedicelli)

Vi saluto e vi aspetto!
Paolo D’Arpini, presidente Circolo vegetariano VV.TT.
Via delle Sacchette, 15/a – 62010 Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293 – circolo.vegetariano@libero.it