lunedì 12 luglio 2010

“L’uomo ha dichiarato guerra alla natura, che lui stesso é…” – Analisi e risultanze di un impazzimento collettivo

Nella foresta vergine la biosfera è spessa cento metri mentre è ridotta e meno di un metro nelle terre coltivate nella maniera convenzionale. Le foreste scompaiono al ritmo di 50.000 ettari al giorno e senza le grandi foreste la vita è impossibile sulla terra. Il vento genera tempeste; il suolo si secca; l’ossigeno si rarefà e diviene inattivo; l’anidrite carbonica si espande; le ionizzazioni si invertono; l’humus è distrutto dagli zoccoli degli animali d’allevamento; i parassiti si diffondono come epidemie: quando si annienta una specie di insetti considerati nocivi (sotto micidiali nubi chimiche) la natura ne invia una cento volte più temibile; i motori bruciano in un’ora quello che è occorso un millennio per accumularlo; gli animali selvaggi se sono inutili vengono massacrati, se sono commerciabili vengono catturati (non si faceva così anche con gli schiavi negri?); gli animali marini braccati dai radar… e i delfini? le balene? le tartarughe marine...? Tutto ciò che si rifiuta di sottomettersi all’uomo deve essere sterminato.

Più di 300 milioni di rane sono uccise ogni anno per alimentare il commercio di cosce di rane. Nella sola Svizzera, dove è proibito catturare le rane, nel 2005, per soddisfare gli amatori di questo piatto, ha importato 120 tonnellate di cosce di rana, di cui il 95% provenienti dall’Indonesia. Durante la notte piccole squadre di contadini cacciano le rane. Gli animali catturati sono ammassati in grandi sacchi e condotti per ore nel luogo del taglio. Molti animali muoiono durante il trasporto. Poi vengono poste su un ceppo e quindi decapitate ed eviscerate. Nella maggior parte dei casi la rana agonizza per molti minuti. Le cosce consumate costituiscono solo il 20% del peso dell’animale, il resto viene gettato. Non si uccidono così anche gli elefanti per le sue zanne?

Nel pesce, come in tutti gli animali uccisi violentemente dall’uomo e poi mangiati, vi è il terrore, l’angoscia, la paura dell’animale accumulata durante la sua cattura: più e lunga e dolorosa la morte di un animale più è pregna di vibrazioni mortali.

Nel pesce ci sono concentrazioni di cloruro di sodio che con la cottura possono causare tumori gastrici, ritenzione idrica, gravi idropisie; diossine, piombo, cadmio. Il mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) passa facilmente dal pesce nell’organismo umano. Il mercurio è una potente neurotossina in grado di interferire nello sviluppo del cervello riducendo l’intelligenza specialmente dei bambini.
Sono ricchi di purine (sostanze azotate che aumentano i livelli di acidi urici nel sangue) e di metalli pesanti dovuti all’inquinamento delle acque a causa degli scarichi industriali e fognari. Il pesce contiene le stesse tossine delle carni e può causare, oltre i danni della carne, parassitosi (es. tenia, ascaridi), asma, eczema, prurito, allergie, malattie renali, danni al sistema nervoso, ecc.; può anche trasmettere all’uomo la salmonella, larve di tenia e di ascaridi, né la cottura è sufficiente a scongiurare tali pericoli.

Franco Libero manco

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