giovedì 22 luglio 2010

La censura e la globalizzazione civile... secondo Claudio Martinotti Doria

La vera globalizzazione in corso, quella che ha portato veramente un progresso nell'evoluzione della civiltà umana, a mio avviso è esclusivamente quella che ha riguardato l'informazione diffusa e la comunicazione della società civile internazionale, per il tramite della rete (Internet).

Ha ottenuto più risultati sulla qualità della vita e sulla politica sociale di quanto non abbiano influito altri settori, compreso il tanto decantato "tecnologico" (nel quale si sono riposte troppe speranze risolutive), che ha finito per esasperare con la sua iperproduttività innovativa ad oltranza ed ha perso il contatto con la sensibilità e la cultura umana, inflazionando il mercato di prodotti ipertecnologici inutili e dannosi.

Vi faccio un esempio concreto di cosa intendo.

Su un blog di un gruppo della società civile che si oppone alla costruzione del previsto inceneritore di Parma , qualche giorno fa è comparso un messaggio a firma di Akemi Nishimura, giornalista giapponese: "Ho molto paura che inquina anche parmigiano reggiano e prosciutto di parma e curatello che entra anche in Giappone."

Questo commento incisivo ed inequivocabile, viene diffuso anche sui blog giapponesi, nei quali tradotti in giapponese iniziano ad essere pubblicati articoli di giornalisti locali italiani che riassumono la situazione parmigiana a rischio di contaminazione e di grave danno di immagine per i prodotti alimentari tipici locali, che ha causato anche l'invio di migliaia di cartoline e missive di famiglie seriamente preoccupate per le ripercussioni che ci saranno sui prodotti di eccellenza del made in Italy.

I nostri politici, sempre schiavi del business e dello sviluppo cementificatorio e della produzione ad oltranza, che solitamente non vedono oltre la punta del loro naso, ovviamente una simile reazione non l'avevano neanche considerata. Ovviamente oltre al rischio di danneggiare le vendite dei prodotti locali, occorre aggiungere il serio rischio di perdere anche flussi turistici.

Questo stato di cose spaventa i detentori tradizionali del potere, che in fondo non si sono ancora discostati molto dalla cultura e metodologia dell'Ancien Régime, i quali soprattutto in Italia hanno già presentato decine di proposte di legge per limitare le libertà della rete, per poter oscurare i siti discrezionalmente, per cercare di allontanare la gente dalla rete, e magari farla tornare alla TV spazzatura e lobotomizzante, che ha loro consentito di pervenire al potere politico e di rimanerci nonostante la loro ignavia, insipienza, corruzione ed incompetenza.

Non che gli USA siano messi meglio che da noi, essendo notizia attualissima che l'FBI ha chiesto al provider americano BurstNet di oscurare alcuni siti per motivi di sicurezza nazionale, e questi applicando un'autocensura quantitativa urgente, ne ha oscurati ben 70 mila di colpo, forse per essere certi di non sbagliare bersaglio … che sarebbe come sparare sulla folla con una mitragliatrice di grosso calibro per colpire un moscone …

Per farla breve, gli unici spazi di libertà rimasti sono in rete, finché non la oscureranno, ma in tal caso ci si sposterà su quei territori nazionali autonomi che si presteranno (e qualcuno lo ha già fatto, in primis l'Islanda, seguita da altri stati di piccole dimensioni) ad ospitare i server e a non applicare alcuna censura. Non si può impedire alle persone di pensare e di comunicare, si può solo cercare di indurle all'ignoranza ed alla demenzialità, come in Italia.

Se i politici al potere avessero cultura ed intelligenza sufficiente, saprebbero che la rete oltre a fare da cassa di risonanza, consente anche di limitare e subliminare la rabbia e l'aggressività sociale di fronte alle loro scempiaggini, beceraggini, cialtronerie, abusi, parassitismi, ecc., che altrimenti si sfogherebbe nella realtà, elevando a livelli esponenziali le tensioni, i conflitti e le intolleranze sociali.

Claudio Martinotti Doria http://www.cavalieredimonferrato.it

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