martedì 29 giugno 2010

Lettera aperta a Paolo Dottarelli, sindaco del Comune di Bolsena, sulla situazione di degrado ambientale dell'area vulsina

Spett. le Comune di Bolsena,
Alla cortese attenzione del Sindaco Paolo Dottarelli,
postacertificata@pec.comune.bolsena.vt.it

Egr. Sig. Sindaco, salve, sono Luca Bellincioni, storico, guidarista, fotoreporter, consulente per la valorizzazione turistica del paesaggio, nonché segretario dell’Associazione Culturale Onlus Oreas finalizzata alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione del paesaggio laziale.

Sono tornato a Bolsena dopo un anno, nell’ambito del nostro annuale lavoro di documentazione e monitoraggio dei centri storici e dei territori di pregio della regione, e purtroppo ho dovuto constatare come la situazione del Comune volsino sia negli ultimi tempi drasticamente peggiorata.

In primo luogo la proliferazione edilizia, spesso palesemente abusiva, che negli ultimi anni ha prodotto alcuni manufatti in punti strategici per il transito dei turisti, agli occhi dei quali il territorio di Bolsena rischia sempre più di apparire “sciatto” e quindi poco qualificato per gli alti standard dell’odierno turismo culturale e “di qualità”; particolarmente inaccettabile è la villa-casale sorta l’anno scorso su una collina in alto a destra della Via Cassia, poco prima dell’entrata all’abitato per chi proviene da Montefiascone, e rimasta – appunto da un anno – allo stato di squallido cantiere. Discorso simile, sempre nella stessa zona, per l’enorme struttura bianca, rimasta addirittura allo stato di scheletro, che affianca da anni un’antica e suggestiva torretta, all’apice di una collina che domina la Cassia. A questo punto di chiediamo: è mai possibile che Comuni dalla spiccata vocazione turistica come quello bolsenese non possano agire con tempi certi e rapidi per la demolizione di tali costruzioni, qualora abusive, e per il ripristino dello status quo ante? Quanti anni dovranno attendere i turisti e la stessa cittadinanza bolsenese per vedere le belle colline bolsenesi libere da ecomostri?

Veniamo poi ad un altro aspetto di degrado non meno grave ed inquietante: abbiamo saputo della costruzione, in un’area di diversi ettari in una zona collinare pregiata, di una centrale fotovoltaica a terra. Sappiamo bene che questo tipo di impianti ha un devastante impatto paesaggistico ed ambientale, con l’urbanizzazione - e quindi la distruzione di fatto - di terreni agricoli, ossia di ecosistemi pregiati sia dal punto di vista estetico-turistico sia faunistico-floristico. La nostra associazione – come i rappresentanti più attenti e più liberi da influenze politiche dell’odierno ambientalismo italiano – è assolutamente contraria a questo tipo di impianti, poiché siamo convinti che lo sviluppo delle energie rinnovabili debba svolgersi in contesti già urbanizzati o degradati, mai su terreni liberi, in quanto il “consumo del territorio” è oggi la prima causa – rispettivamente diretta e indiretta - del degrado degli ecosistemi e del surriscaldamento globale.

Insomma, benissimo il fotovoltaico sui tetti di case e capannoni o nei parcheggi, malissimo nei terreni agricoli: non vorremmo che il Comune sia ormai pronto a favorire una vera e propria proliferazione di questi impianti, che ridurrebbero ulteriormente il valore ambientale e turistico del territorio di Bolsena, e contribuirebbero al fallimento del riconoscimento dell’area volsina quale Patrimonio Unesco, iter, questo, già a serio rischio a causa dei folli progetti di centrali eoliche nella zona di Piansano e Tuscania.

Chiediamo pertanto al Comune non solo di bloccare immediatamente ogni altra iniziativa legata al fotovoltaico “a terra” (o “non integrato” come è tecnicamente definito), ma anche di rivedere l’iter dell’impianto già realizzato, poiché probabilmente ricadente in zona sottoposta a vincoli paesistici e ambientali. Seppure questo impianto risulti poco visibile al visitatore che percorra le strade principali o che semplicemente guardi le colline dal lago, esso risulta terribilmente impattante per chi invece percorra quella località a piedi o in bicicletta; del resto sappiamo bene che l’escursionismo sulle strade di campagna di Bolsena è notoriamente in voga fra i turisti stranieri, che scelgono questo Comune per le vacanze proprio per la possibilità di percorrere grandi spazi collinari tranquilli e quasi intatti, andando tavolta a riscoprire proprio le località meno note e più isolate, che dovrebbero essere le più incontaminate.

Un altro argomento collegato a quello precedente è costituito dall’allargamento delle numerose cave, sia quelle fra la Teverina e l’Umbro Casentinese, sia – soprattutto - quella in direzione di San Lorenzo Nuovo, enorme squarcio rosso ben visibile sin dal lungolago di Marta e Capodimonte! A tal proposito, vogliamo ribadire che il territorio di Bolsena - oltre ad essere vincolato da una fitta rete di SIC e ZPS - è interessato da alcuni itinerari turistici ormai di importanza internazionale, come quello della Via Francigena, alla quale si somma l’interesse che sempre più la zona suscita nel mondo dell’escursionismo a piedi e dell’equiturismo, tutte attività che – essendo ispirate dalla ricerca di spazi liberi intatti – sono notevolmente disturbate e respinte sia dal fotovoltaico a terra sia dalle cave.

Infine, tuttavia, una nota positiva, che contrasta con la situazione invece drammatica di un territorio che pare ormai abbandonato a se stesso. Il nostro lavoro di monitoraggio ha potuto infatti evidenziare l’ulteriore miglioramento del centro storico, sia come pulizia sia come arredo urbano, con l’apposizione di bandiere che riportano i colori comunali. Bisogna tuttavia ammettere che gran parte di tali migliorie è forse da additare ad iniziative di privati (vale a dire il rifacimento di facciate, finestre, portoni e altri dettagli) e non ad un vero e proprio progetto del Comune. In caso contrario, saremmo ben lieti di tenerne conto.

Concludendo, auspico che le mie parole possano farvi riflettere sulla situazione gravissima in cui versa attualmente il territorio di Bolsena dal punto di vista ambientale e paesaggistico, il che rischia di comprometterne lo sviluppo turistico.

Come segretario della nostra associazione, mi riprometto peraltro di contattare il Touring Club Italiano per esporre le mie perplessità sul riconoscimento della bandiera arancione. Già in passato ci attivammo in questo modo per denunciare la situazione – al tempo grave per via delle discariche abusive – del Comune di Vitorchiano. E’ noto, infatti, che il TCI effettua un severo monitoraggio biennale delle località che abbiano ottenuto la bandiera arancione, verificando che non sussistano condizioni di degrado ai danni delle valenze (ambientali, paesaggistiche, culturali, …) per cui lo stesso Comune ha ottenuto il riconoscimento.

Ad ogni modo, rimando a Sua disposizione per eventuali chiarimenti. Cordiali saluti,

dott. Luca Bellincioni, segr. Ass. Cult. Onlus Oreas
lucabellincioni@interfree.it

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Altri articoli di Luca Bellincioni:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=luca+bellincioni

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