domenica 30 maggio 2010

Alcuni pensieri di alcuni grandi del pensiero: Aleksandr Isaevic Solženicyn, Luigi Meneghello, Niccolò Machiavelli, Maurice Blanchot, Dino Segre

Aleksandr Isaevic Solženicyn:
"La stampa ha il potere di contraffare l'opinione pubblica ed anche quello di pervertirla"
"Tutti hanno il diritto di sapere tutto! Slaogan menzognero per un secolo di menzogna, perchè assai al di sopra di questo diritto ce ne è un altro. Perduto oggigiorno: il diritto, per l'uomo, di non sapere, di non ingombrare la sua anima divina di pettegolezzi, chiacchiere, oziose futilità. Chi lavora veramente, chi ha la vita colma, non ha affatto bisogno di questo fiume pletorico di informazioni avvilenti."
"...infatti i giornali danno rilievo e risonanza soltanto a quelle opinioni che non sono troppo in contraddizione con quelle dei giornali stessi e della tendenza generale della stampa."
"...Lo spirito dei vostri "ricercatori" è, sì, libero giuridicamente, ma in realtà impedito dagli idoli del pensiero alla moda."
"...questa selezione operata dalla moda, questa necessità di conformare ogni cosa a dei modelli standardizzati..."
"Non è un fatto del domani o di chissà quando: la battaglia-fisica, spirituale, cosmica!- per il nostro pianeta è già incominciata. Scatenando l'assalto decisivo, già avanza e preme il MALE UNIVERSALE, e i mostri schermi cinematografici, le vostre pubblicazioni traboccano di sorrisi a comando e di calici alzati. Tanta allegria..e perchè poi?"
"A partire da un certo livello di problemi, il pensiero giuridico si paralizza e impedisce di vedere le dimensioni reali e il senso degli avvenimenti."
"...Tutti i successi tecnici, cosmo compreso, del tanto celebrato Progresso, non sono stati in grado di riscattare la miseria morale nella quale è piombato il XX secolo e che non era stato possibile prevedere neanche a partire dal XIX secolo..."
"Il Mondo alla vigilia, se non della propria rovina, di una svolta della storia equivalente per importanza alla svolta dal Medio Evo al Rinascimanto; e tale svolta esigerà da noi tutti un impeto spirituale, un'ascesa verso nuove altezze di intendimenti, verso un nuovo livello vita dove non verrà più consegnata alla maledizione, come nel Medio Evo, la nostra natura fisica, ma neppure verrà, come nell'Era contemporanea, calpestata la nostra Natura Spirituale.
Questa ascesi è paragonabile al passaggio ad un nuovo grado antropologico. E nessuno, sulla Terra, ha altra via d'uscita che questa: ANDARE PIU' IN ALTO!"
(Discorso di Harvard, 8 giugno 1978)

Luigi Meneghello:
"Il senso della nostra esperienza non è qualcosa di separato, ma è l'esperienza stessa:purchè, ovviamente, si riesca ad esprimerla, a comunicarla. Scrivere è una funzione del capire."

Niccolò Machiavelli:
"Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se'; e quelli pochi non ardiscono opporsi alla opinione di molti."

Maurice Blanchot:
"Ce qu'il importe , ce n'est pas de dire, c'est de redire et, dans cette redite, de dire chaque fois encore une première fois."

Dino Segre detto Pitigrilli:
"La sola verità è quella che noi vogliamo credere per la nostra tranquillità."
Sul paradosso: "E' un lusso da gran signore, è un pensare a controtempo, un mettere sotto il microscopio un punto della questione, isolandolo da tutto il resto, è un affacciarsi su nuovi paesaggi insospettati ed imprevedibili, è uno scoprire la contraddizione, che è la sostanza elle cose umane. Ogni concetto contiene il nucleo del suo opposto. La stricnina, abilmente dosata, mette appetito e l'arsenico, a dosi epicratiche, fa ingrassare. Il paradosso raggiunge il nucleo del contrario delle cose, per mezzo delle sottili pinze del sillogismo. Eisitono dei paradossi più alti della poesia stessa: -Morendo si sottrasse da morte il Santo Stuolo, Amor che a nullo amato amar perdona, sono giochi di parole, ma nessuno ha mai saputo dire i forma così sintetica nulla di più bello.>
"...La sola differenza che corre fra un capriccio e una passione eterna, è che il capriccio è più duraturo."
"Il vizio ed il delitto sono combattuti per salvare le apparenze. In realtà, se vogliamo vederci chiaro, dobbiamo rifarci al dialogo fra il condannato ed il boia nella Cina della Civiltà Chang, (1793-1123 avanti Cristo) che viene citato come esempio di cortesia cerimoniale. Il condannato, porgendo il collo alla scure, dice al carnefice: "Perdonami, onorevole signore, per il disturbo che ti dò."
Ed il boia risponde: "Sono io che ringrazio te, onorevole signore."
Il boia, funzionario dello Stato, viveva delle proprie fatiche, ed a colui che gli forniva del lavoro, cioè giustificava il suo stipendio, non poteva rispondere più lealmente di così."
[Conferenza tenuta a Parigi, 18 luglio, 1965.]

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Raccolta a cura di Giorgio Vitali

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