venerdì 30 aprile 2010

Festa dei lavoratori e politica e visione sociale semplificata di Franco Libero Manco (il vegetariano)

Ante Scriptum

1 maggio - La Festa dei Lavoratori, notizie storiche. L'origine della festa risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all'Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialista ed anarchico - suggerirono come data della festività il primo maggio.

Nel 1894, la data del primo maggio fu adottata in Canada, anche se il concetto di festa del lavoro in questo caso è riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872. Per quanto concerne Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo.

In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista - che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma - ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945. Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra (PA) quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.

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Ed ora leggete la soluzione a tutti i problemi sociali, politici ed ambientali invocata dal "vegetariano" Franco Libero Manco:

Ho capito che la vera forza liberatrice dell’uomo nasce dalla conoscenza e dalla volontà di essere artefici del proprio destino.
Ho visto che l’umanità da sempre è in mano a 3 centri di potere: quello politico, quello religioso e quello medico.
Ho visto che i grandi meccanismi di gestione delle cose comuni sono concepiti per consolidare il potere dei forti.
Ho capito che le guerre moderne si fanno anche per rinnovare gli arsenali bellici e favorire le influenti industrie produttrici.

Che il concetto di patria e di religione troppo spesso divide i popoli più che avvicinarli.
Che la scienza il più delle volte non è al servizio della gente ma di chi paga i tecnici della ricerca, cioè delle grandi multinazionali, veri e propri imperi economici, come la chimico-farmaceutica, la petrolifera o dell’alimentazione le quali pagano gli scienziati per dimostrare quello che a loro torna utile a vendere i loro prodotti.
Che la medicina convenzionale è fondamentalmente sintomatologia, non preventiva, perché la salute non rende mentre la malattia dà sostentamento ad un esercito sconfinato di persone.
Che la politica crea classi di potere che sempre sfuggono al controllo di chi le elegge, e che i stessi mezzi di informazione danno alla gente quel che la gente chiede non quello di cui la gente ha realmente bisogno.
Che la miseria e la fame nel mondo non sono frutto di un fatalismo ma la conseguenza di un meccanismo pensato per manovrare e assoggettare le masse.
Che la carenza di cultura e di pensiero critico della gente sono voluti perché diventano piedistallo di ogni tirannia e serve a mantenere la gente in uno stato di perenne necessità dei dottori del corpo e dello spirito.

Ho visto che nella Bibbia vi sono molte contraddizioni dottrinarie, che la vera religione cristiana è stata ampiamente disattesa e che, a parte gli ultimi decenni, la Chiesa si è servita di Cristo piuttosto che servire Cristo, e che la sua preoccupazione dominante sembra essere quella di perpetuare se stessa.
Ho visto che in merito al modo di alimentarsi dell’uomo la religione cattolica tende a spegnere il naturale sentimento di pietà dell’animo umano verso la sofferenza dell’animale e svalutare tutto ciò che non è umano.

Ma c’è una componente unitaria in tutta questa situazione. La coscienza umana. E’ la coscienza infatti a fare la storia che sempre si esprime in base al suo grado evolutivo, al suo senso di giustizia, alla sensibilità del cuore della gente, alla capacità di condividere la sofferenza del prossimo. Qualunque violenza,qualunque ingiustizia dal più piccolo reato alla strage nasce dall’animo umano.

Ciò che occorre, per risolvere tutti i problemi del mondo e consentire all’uomo di superare la lunga fase storica dell’ingiustizia e della violenza, è rendere migliore l’animo umano, cioè più giusto, più buono, più fraterno, più conciliante, più compassionevole… Questo è il solo modo per rendere migliori i sistemi, i meccanismi, il mondo. Il resto è demagogia.

giovedì 29 aprile 2010

Spiritualità laica alla prova dei fatti: "Il concetto di Dio ed il senso dell'Io" ... Riesumazione di un vecchio discorso sull'Essere

Lettera ad un ipoetico interlocutore "altro"...

Eccomi qui a raccontarti il mio sogno, tu ci sei dentro ed anche molti altri.... ma per semplificare diamoci del "Tu", parliamo come se fossimo in due, giacché solo in termini duali possiamo parlare.

Spiegare è come giustificare, tu sei lì che sogni e mi dici di avermi incontrato nel tuo sogno poi ti svegli e mi chiedi "sai che ci siamo incontrati in sogno ed abbiamo fatto questo e quello, che ne dici?"
Rispondo iniziando dal discorso del karma (l'agire), non esiste karma, è tutto nel sogno, finché continuiamo a sognare facciamo varie interpretazioni del nostro sogno e cerchiamo di dargli un senso, lo chiamiamo causa-effetto oppure libera scelta o quello che ti pare, ma a che serve descrivere la verità del sogno? Per uscirne fuori, per un risveglio spirituale laico dal dualismo, si "consiglia" di non attaccarsi alle ragioni ed agli eventi del sogno ma di concentrasi su colui che sogna, sull'io, sulla coscienza... senza seguire i pensieri, le intenzioni di questo o quello, bello o brutto….

A che serve ulteriore speculazione quando lo specchio non potrà darti mai alcuna sostanza? Solo il senso dell'essere, di esistere, è innegabile, non si può mettere in dubbio, è la sola certezza o "capitale" che abbiamo. Per esprimere questo essere diciamo "io sono", questo nello stato di veglia ed in sogno , ma persino nel sonno profondo o nello svenimento questo essere è implicito anche se –allora- non possiamo affermarlo, eppure siamo consapevoli... di esistere.

La coscienza non è un processo descrivibile in alcuna forma, la coscienza può essere sperimentata e direttamente conosciuta, il momento che cerchiamo di descriverla essa sfugge al nostro controllo, subentra l'astrazione del pensiero, eppure essa "assiste" anzi "consente" il pensiero, essa è testimonianza e causa prima di ogni andamento mentale. Purtroppo la mente usa il linguaggio duale e speculare e quindi non può descrivere ciò che è al di là dello specchio. La mente è il riflesso, la coscienza è la luce che si manifesta come riflesso. Essendo quindi questa coscienza l'unica ed assoluta verità puoi anche chiamarla "Dio" -se vuoi- nel senso che essa rappresenta la vera "esistenza presenza".

Per quel che riguarda la coscienza personale, o mente, essa è solo una rifrazione una "forma" della coscienza, variegata ed irripetibile, come una goccia d'acqua non è mai uguale all'altra, come una foglia non è mai uguale all'altra, come una granello di polvere non è mai uguale all'altro, nessuna coscienza individuale può essere uguale all'altra... questa diversità è la caratteristica della coscienza quando si manifesta nell'aspetto individuale. Ma questa "diversità" è possibile solo perché la coscienza (che è la matrice) nella sua espressione indifferenziata è alla base di ogni manifestazione vitale. La "consapevolezza" priva di attributi è il substrato necessario per svelare ogni attributo.

L'individualità della mente muore con la morte fisica ma non la pura coscienza che continua a manifestarsi in altre innumerevoli forme, la così detta anima individuale è una maschera, una proiezione fittizia, un personaggio nel sogno nella coscienza. Quanti personaggi sogniamo in un sogno e chi sono essi se non il sognatore stesso, ovvero la coscienza che sogna? Quindi, aldilà di ogni pensiero, religioso od ateo che sia, non si può negare "quell'io sono", l'unica verità.

E' questo "io sono" che viene definito l'Assoluto nell'Advaita Vedanta, così è nel pensiero Platonico e persino nella Bibbia è detto: "I am that I am" - Io sono quell'io sono. Che senso ha continuare a menar il can per l'aia su un'esperienza ovvia, un'esperienza che non ha bisogno di essere confermata da alcuno, in cui solo lo sperimentatore è reale? Eppure il momento che ricominciamo a ragionare su questo "io sono" appaiono le inevitabili differenze di pensiero (religioni, interpretazioni, ideologie, filosofie) che, come dicevamo all'inizio, sono infinite quante le forme ed i nomi....?

Se dici "io lo penso.. e ci credo" vuol dire qui, ovvero "presenza -fissità" intendendo l'esser-ci in un luogo ed in un tempo. Sarai però d'accordo che l'essere non è condizionato dal luogo e dal tempo, l'essere è indipendente dal luogo e dal tempo e non ha nessun bisogno di riscontro per conoscere la sua esistenza, nè serve conferma nel pensiero. Siccome siamo abituati a confrontarci, e sin qui abbiamo dialogato molto..., possiamo anche dire che "ci" siamo tutti dentro in questa elaborazione dell'esser-ci (sempre tu, io .. e tutti gli altri).

Ma se tu, indipendentemente dal confronto con noi tutti, non sapessi di esistere "ab initium" -indipendentemente dalla "nostra" supposta esistenza- (e nota bene che ciò vale per ognuno di noi) potresti forse dire di non esistere? Potresti affermare oggettivamente e soggettivamente di non esistere se non avessimo questo confronto letterario? Che hai bisogno di guardarti alla specchio per conoscere la tua esistenza? Ma nel girare in tondo in tondo ci sembra di compiere un percorso e siccome siamo abituati a considerare l'esistenza quando si manifesta sotto forma di "pensiero" e –chiaramente- siccome il pensiero, come la parola e come ogni concetto, è per sua natura condivisibile (in quanto si presuppone che possa essere trasmesso ad un "altro"), qualsiasi considerazione appaia nella nostra mente diventa per noi un assioma, una verità, che "possediamo" in comune, ma -attento- a chi appare quel pensiero? Prima di poterlo condividere, chi è quell'io cosciente che lo percepisce (e successivamente lo condivide)?

Senza la prima persona, senza l'essere in prima persona, come è possibile divenire coscienti dell'altro? E del qui ed ora, etc. etc. etc. Questo bel discorso, perciò, non implementa la nostra esistenza, il nostro essere coscienti, se non -forse- per il "sospetto" (ma é una certezza) che "io sono quel che tu sei..". Io sono e quindi tu sei e quando tu sei io sono allo stesso tempo, ecco-ci siamo riflessi l'un dell'altro, quindi tu ed io siamo la stessa identica cosa: coscienza.

Continuando nel riverbero vedi ora la "specularità" delle forme? Ma per i fatti pratici accettiamo la separazione, come in un sogno, questo è il gioco della coscienza....

Paolo D'Arpini

"La vita è sogno" (Calderon de La Barca)

mercoledì 28 aprile 2010

"Anche Radio Città Aperta vuole campare..." - Aiutiamo la libera informazione a sopravvivere con un picccolo contributo

Spegni la Tv, accendi la Radio!
Radio Città Aperta ha bisogno del tuo sostegno...

I tempi si stanno facendo duri e Radio Città Aperta, purtroppo, non fa eccezione. Il governo ha tagliato i rimborsi alle radio finora previsti dalla legge per l’editoria. Non erano certo una cifra straordinaria, ma ci consentivano di fare parzialmente fronte alle spese per telefoni ed energia elettrica, due strumenti di lavoro decisivi per una radio, come la nostra, che è al tempo stesso metropolitana e globale.

Negli ultimi anni abbiamo evitato di chiedere aiuto ai nostri ascoltatori - che sappiamo non navigare certo nell’oro - e abbiamo in tutti i modi cercato di contare solo sulle nostre forze. Ma adesso, dato l’aggravamento della nostra situazione economica, siamo costretti a lanciare un appello alla sottoscrizione per Radio Città Aperta, per quello che ha rappresentato in questi 33 anni di vita e per quello che tuttora rappresenta come punto di resistenza attiva sul piano dell’informazione alternativa e indipendente dai poteri forti.

In mezzo ad un panorama radiofonico in buona parte dominato dal conformismo e dalla banalità, quando non dalla disinformazione sistematica dei media asserviti alle lobby politiche ed economiche dominanti, Radio Città Aperta continua ad essere una voce fuori dal coro. Poter ascoltare ogni giorno la voce delle lotte sociali, dei movimenti contro la guerra e contro il razzismo, del sindacalismo di base e di classe, dei movimenti ecologisti o studenteschi, rappresenta una possibilità messa sempre più a rischio dagli attacchi che la libertà d’informazione subisce da più fronti.

Non abbiamo playlist e sulle nostre frequenze potete ascoltare, da sempre, artisti di grande talento ma che difficilmente riescono a bucare il muro di gomma dei circuiti commerciali. In tutti questi anni, difendendo
orgogliosamente la nostra indipendenza, abbiamo scelto di privilegiare contenuti culturali, artistici e musicali difformi dal pensiero unico dominante.

Ma l’aumento dei costi di gestione, la moltiplicazione degli adempimenti burocratici, i continui tagli ai pochi aiuti finora esistenti rischiano seriamente di mettere in discussione la continuità di un’esperienza di
controinformazione che da 33 anni si ostina a navigare controcorrente all’interno di un contesto in pieno regresso sociale e culturale. Ci aspetta, per usare una metafora, una lunga traversata nel deserto. Per
questo abbiamo bisogno di rifornire le nostre bisacce e le nostre borracce. Come nel deserto, l’orizzonte è invisibile, sfumato e mutevole ma in questi trentatre anni abbiamo cercato sempre di non smarrire la pista giusta.

Pochi, maledetti e subito. Sono i soldi che ci servono per continuare, tenendo testa alle ipoteche del mercato e del conformismo, a raccontarvi una realtà che ogni giorno sparisce negli insidiosi meandri di quella vera e propria palude che è l’informazione mainstream. Per continuare ad essere una voce fuori dal coro abbiamo bisogno dell’aiuto delle nostre ascoltatrici e dei nostri ascoltatori. Noi ci siamo, e sappiamo che il vostro sostegno non ci mancherà.

Difendi la libertà d’informazione e l’indipendenza di Radio Città Aperta.
Partecipa alla raccolta fondi. Puoi farlo in 5 modi differenti:

1.. Effettua un versamento tramite Conto Corrente Postale sul numero
c/c 50591007 Intestazione: Coop. Radio Città Aperta
Causale: sottoscrizione RCA.

2.. Sottoscrivi Online dal sito www.radiocittaperta.it dove troverai un banner cliccando sul quale potrai versare il tuo contributo tramite carta di credito.

3.. Acquista la tessera di Radio Città Aperta al costo di 30 euro. L’abbonamento ha una validità annuale e ti dà diritto a convenzioni e sconti in librerie, teatri, cinema, locali e negozi che hanno scelto di essere partner della nostra campagna. La tessera la puoi acquistare nei nostri locali oppure durante le iniziative alle quali Radio Città Aperta è presente. L’elenco completo delle convenzioni lo trovi sul nostro sito www.radiocittaperta.it

4.. Cerca Radio Città Aperta nelle manifestazioni, negli incontri pubblici, nei concerti e “strappa” un tagliando dai blocchetti della sottoscrizione.

5.. Vienici a trovare direttamente nella sede di RCA, in via di Casalbruciato 31 A, dal lunedì al venerdì, dalle 9,00 alle 19,00.

Troverai tutte le informazioni che ti servono sul nostro sito www.radiocittaperta.it, oppure scrivendo una mail a direttore@radiocittaperta.it

Aiutaci a diffondere questo appello e dacci una mano a raccogliere le sottoscrizioni e a promuovere le nostre iniziative.

CALENDARIO PROVVISORIO DELLE INIZIATIVE:

Dal 27 aprile all’11 giugno Radio Città Aperta sarà impegnata in una serie di iniziative per incontrare i suoi ascoltatori e le sue ascoltatrici, ospitate da associazioni e locali che hanno scelto di sostenere la nostra campagna di sottoscrizione e di promozione. Il programma completo ed aggiornato delle iniziative lo trovi sul sito www.radiocittaperta.it

Nell’ambito della campagna di sottoscrizione per Radio Città Aperta ‘Spegni la Tv, accendi la Radio’

Contro l’elettrosmog, informazione e mobilitazione. A confronto le esperienze di lotta contro il ‘nemico invisibile’
Giovedì 29 aprile, dalle 18.00, la Casa del Popolo di Trionfale (Piazzale degli Eroi 9) ospiterà un confronto tra i comitati contro l’elettrosmog attivi in diversi territori della capitale e i redattori di Radio Città Aperta.
Intervengono: Daniela Caramel, Presidente del Comitato ‘Viale Lina Cavalieri’; Alessandra Perlusz, Presidente del Comitato cittadino Parco della Vittoria (Ostia); Giuseppe Teodoro, del Coordinamento dei Comitati romani contro l'Elettrosmog; un esponente dell’Associazione Medici per l’Ambiente; i Comitati del X Municipio; Francesca Romana Fragale, legale di parte civile nel processo contro Radio Vaticana; il Coordinamento dei Comitati di Roma Nord, Comitato contro l’elettrosmog de ‘La Parrocchietta’
Introduce: Alessio Ramaccioni, Radio Città Aperta

Coordina: Giampaolo Poniciappi, Radio Città Aperta
Nel corso dell’iniziativa verranno proiettati alcuni video realizzati dai Comitati contro l’elettrosmog e Gianfranco Teodoro metterà in scena una parte del suo spettacolo ‘Elettroshow’

Giovedì 29 aprile presso il C.S.O.A Spartaco (Via Selinunte 57, Quadraro) Melody Roots presenta il live/dj set di Marcello Coleman cantante (cantante degli Almamegretta).
MELODY ROOTS SOUND ft. MANLIO
RESPECT SOUND ft. EDUB e RAS MARCOLINO
DOWNTOWN ROCKERS

Ingresso: 5 euro

Radio Città Aperta sarà presente con un suo stand dove sarà possibile versare il proprio contributo all’emittente romana e avere informazioni sulla numerose iniziative previste all’interno della campagna di sottoscrizione.

O sui tetti o sottoterra!? Il lavoro e i media, un rapporto difficile.
Sabato 8 maggio, dalle 19.30, l’Associazione daSud (Via Gentile da Mogliano 168-170, Pigneto) ospita un dibattito con:
Michela Mannozzi – precari Ispra, Marco Rovelli - autore del libro ‘Lavorare uccide’, Gloria Salvatori – lavoratrice Eutelia.
Introduce: Celeste Costantino, associazione daSud
Coordina: Marco Santopadre, direttore di Radio Città Aperta
Nel corso dell’iniziativa verrà presentato il documentario ‘Cantieri letali’ di Francesca Mannocchi, curatrice della trasmissione ‘Lavorare per vivere’ su RCA, e saranno esposte le fotografie del contest dedicato alla sicurezza sul lavoro del Festival ‘Occhi Rossi’

Martedì 11 maggio, dalle 22.00
Nu Indaco in concerto per Radio Città Aperta; aprono gli Area 51 e il cantautore Marco Barbizzi.
Al Traffic Live Club – Via Vacuna 98, Roma
Ingresso 3 euro + tessera (3 euro).

Martedì 18 maggio dalle 22.00
Radio Città Aperta, la radio che ti informa e ti suona!

Al Traffic Live Club – Via Vacuna 98, Roma
Watermelon Time, Wanasgana e Diet Pope in concerto + ospiti a sorpresa
Ingresso 3 euro (tessera 3 euro)

Contro censura, editti bulgari e querele l’informazione libera ha bisogno dei guru?

Venerdì 21 maggio, dalle 19, il Centro di Cultura Popolare del Tufello (Via Capraia 81, Roma) ospita un confronto tra Marco Santopadre (direttore di Radio Città Aperta), Manuele Bonaccorsi (giornalista, autore del libro ‘Potere assoluto), Checchino Antonini (giornalista d’inchiesta, Liberazione), Ivano di Cerbo (CCPT), Enrico Giardino ed altri ospiti.

A seguire Cena Popolare, il cui ricavato andrà in sottoscrizione a Radio Città Aperta

‘Questa Terra è la mia Terra!’ L’informazione libera e gli artisti in prima linea contro nucleare e navi dei veleni
Domenica 23 maggio, dalle 18, la Casa delle Culture (Via di San Crisogono 45, Trastevere) ospiterà un dibattito con Gianni Lannes, giornalista d’inchiesta; Ulderico Pesce, autore e attore; Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace; Adriano Bono, ex frontman dei Radici nel Cemento che presenterà
il progetto ‘Artisti contro il nucleare’… Coordinano Gianfranco Bongiovanni e Marina D’Ecclesiis, di RCA
Alle 20 lo spettacolo di Ulderico Pesce: ‘Storie di scorie. Il pericolo nucleare in Italia’
http://www.uldericopesce.it/index.php?option=com_content&view=article&id=13:storie-di-scorie&catid=3:spettacoli&Itemid=10
L’ingresso è a sottoscrizione per Radio Città Aperta

Venerdì 28 maggio: ‘Sweet sound’ con i dj di RCA al Faenas cafè. Serata a sottoscrizione per Radio Città Aperta con la musica selezionata dai dj della radio, una mostra fotografica sull’emittente romana e set acustici con Giulia Anania, Airesis e altri ospiti a sorpresa!

Ingresso a sottoscrizione, dalle 19 alle 02, aperitivo e dopocena
Il Faenas Cafè è in Via Portuense 47, a Roma

Venerdì 28 maggio, dalle 22.00

Liberalarte per Radio Città Aperta!!!

Rein in concerto insieme alle band del progetto Liberalarte

Al Sinister Noise, Via dei Magazzini Generali 4B (Ostiense, Roma)

Radio Città Aperta: la musica indipendente!

Nell’ambito della rassegna Soniche Avventure sarà presente Radio Città Aperta con un suo stand dove sarà possibile sostenere economicamente l’emittente e avere informazioni sulla campagna di sottoscrizione:

SONICHE AVVENTURE: concorso per band emergenti

Giovedì 29 aprile Concerto dei MASSIMO VOLUME

Giovedì 20 maggio Concerto dei ZEN CIRCUS

Giovedì 27 maggio Concerto dei BUD SPENCER BLUES EXPLOSION

All’INIT, in Via Stazione Tuscolana 133, Roma

ELENCO DELLE CONVENZIONI ALLE QUALI DA’ DIRITTO LA TESSERA 2010 DI RADIO CITTA’ APERTA

Librerie Rinascita, Viale Agosta 36 - Via Prospero Alpino 48(Roma). Sconto del 10% su ogni libro

Associazione Culturale Duncan 3.0 ( Corsi e spettacoli d'arte performativa) Via Anassimandro 15(Roma). Sconto del 10% sui corsi mensili - riduzione fissa per ogni spettacolo.

Associazione Casa della Pace, Via di Monte Testaccio 22(Roma). Sconto del 10% sui corsi mensili

Teatro allo Scalo, Via dei Reti 36 (Roma). Riduzione fissa per ogni spettacolo.

Ristorante Il Cappellaio Matto, Via dei Marsi 25(Roma). Sconto del 10%

Big Bang (Discoteca - live music) Via di Monte Testaccio 22(Roma). Sconto del 10 % su ogni consumazione

Faenas Cafè, Via Portuense 47(Roma). Riduzione di 1 euro su ogni consumazione.

HellNation (Recordstore), Via Nomentana 113 (Roma) Sconto del 15% su cd, dvd, vinili, maglie e spille

Radiation - Circonvallazione Casilina 44, Roma: sconto del 10% su dischi, cd, dvd

martedì 27 aprile 2010

16 maggio 2010 - Marcia per la pace Perugia-Assisi - Cercasi redattori e narratori pacifisti

CERCHIAMO TRENTA REPORTER DI PACE

Guillermo Bravo Vega, Walter Tobagi, Sahar Hussein al-Haideri, Peppino Impastato, Michelle Lang, Mario Francese, Marco Lucchetta, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Enzo Baldoni, Deyda Hydara, Cosimo Cristina, Vladislav Listiev, Mauro De Mauro, Robert Capa, Maria Grazia Cutuli, Giovanni Spampinato, Antonio Russo, Giuseppe Fava, Ernie Pyle, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Larry Burrows, Beppe Alfano, Steven Vincent, Anna Politkovskaya, Christian Poveda, Sultan Munadi, Raffaele Ciriello, Rupert Hamer, Ilia Shurpaiev, Roger Mariano, Marcello Palmisano.

In ogni guerra la prima vittima è sempre la verità e con essa chi cerca di diffonderla. Non importa se il conflitto sia generato da un esercito invasore, dalla criminalità organizzata o da un governo che non rispetta i diritti umani. I nomi elencati sopra sono solo alcuni dei tanti giornalisti uccisi mentre facevano il loro lavoro: raccontare la realtà. Difendevano il significato delle parole e il valore dei fatti. In Italia e nel mondo.

La Tavola della Pace in vista della Marcia per la pace Perugia Assisi che si svolgerà il 16 maggio 2010 cerca trenta operatori della comunicazione disposti a diventare Reporter di Pace per un giorno. Uomini e donne, anche non giornalisti professionisti, che possano aiutarci a ridare significato a parole come giustizia, solidarietà, pace, nonviolenza, libertà, speranza, diritti umani.

In nome di chi ha sacrificato la vita in difesa della libertà d'informazione vogliamo creare una comunicazione condivisa e partecipata della marcia. Nello specifico cerchiamo dieci persone che possano realizzare interviste e riprese video, dieci che possano fare una copertura fotografica durante la giornata, cinque che possano fare interviste audio e cinque che possano scrivere articoli.

Per poter aderire all'iniziativa bisognerà compilare il modulo visibile sul sito.

Per adesioni e informazioni:
Tavola della Pace, via della viola 1 (06100) Perugia Tel. 075/5734830 - fax 075/5739337 - e mail: stampa@perlapace.it - www.perlapace.it

"Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo" (GIUSEPPE FAVA, 1925 - 1984)

lunedì 26 aprile 2010

India... stop all' HPV il vaccino che ammazza le donne... "Basta con le porcate farmaceutiche inviate al terzo mondo..."

New Delhi: Il Consiglio indiano di ricerca medica (ICMR) ha detto di sospendere immediatamente il programma di vaccinazione sul controllo del cancro della cervice uterina sulle ragazze. Il programma fa parte di uno studio di due anni che ha esaminato l’utilità del vaccino nei programmi di salute pubblica e l’accettabilità del Gardasil, il vaccino contro il Papilloma Virus umano (HPV) prodotto dalla Merck. Gardasil, disponibile nei negozi medici in tutto il paese , è commercializzato in India da MSD Pharmaceuticals Pvt. Ltd.

Il programma è stato segnato da polemiche dopo quattro morti e complicazioni che sono state riportate su 120 ragazze dopo la vaccinazione. Le ragazze lamentato disturbi allo stomaco, epilessia, mal di testa e menarca precoce. Il movimento delle donne attiviste ha paura che il vaccino possa avere in futuro un impatto sulla salute mentale delle ragazze che fino ad oggi non hanno mostrato segni di sofferenza.

Fonti del ministero della sanità hanno detto che il programma di vaccinazione è condotto da Gardasil, in collaborazione con PATH, una Ong con sede a Seattle, ICMR e i due governi statali. Circa 32.000 ragazze, di età compresa tra 10-14, sono state testate negli studi.

Il dottor V.M. Katoch capo dell’ICMR ha chiarito che l’ICMR era solo un partner tecnico con un ruolo consultivo nel progetto. Ma Katoch ha detto che stanno verificando le colpe.

Mettendo in discussione lo studio, la leader del CPM Brinda Karat ha dichiarato: “Come è possibile che il governo abbia intrapreso lo studio del danno a tre iniezioni sulle ragazze quando si sta pianificando un massiccio studio multi-centrico per determinare se due soli dosi saranno sufficienti?”

Un farmaco da somministrare ai bambini, ha detto la Karat, deve passare attraverso le fasi della sperimentazione clinica, incluse 3 fasi di studi clinici sugli adulti. Con Gardasil è stato effettuato un solo processo con un piccolo campione di 110 ragazze, che sono state seguite per un mese dopo il completamento della vaccinazione e dando appena un occhiata alla risposta immunitaria post-vaccinazione, ha detto la Karat. Il vaccino è stato inoltre approvato per le donne adulte di 27 anni di età senza alcuna sperimentazione su di esse.

Karat ha inoltre dichiarato che la logica scientifica e gli orientamenti etici sono stati violati a ogni passo durante la sperimentazioni dei farmaci sui vaccini.

Fonte: Informasalus

domenica 25 aprile 2010

"Treia e non Treja.." - Il famoso passaggio a Treia dal Treja, il 1 maggio 2010, con aggiunta di notizie storiche sul luogo piceno

(Stavolta mi "vesto" da "guida turistica"....vediamo se "qualcosa" si
muove...... magari il famoso "passaggio per Treia"

Andare a Treia? No problem.. basta offrire un po' di sana pubblicità,
sperando che la voglia di "viaggiare" insita dentro ciascun libero
"esploratore" di questo nostro splendido Universo, si lasci catturare
amichevolmente dalle mie parole, rivolte, con immenso piacere, alla
piccola e speciale cittadina di Treia!! Paolo D'arpini invita tutti i
collaboratori e lettori del Giornaletto ad unirisi a lui, il Primo
Maggio, appuntamento a Calcata per partire alla volta di Treia........ un'avventura meravigliosa da condividere e da raccontare....

Antontenna Pedicelli

La Storia
380 a.C. circa, il primo insediamento, ad opera dei Piceni o dei
Sabini, è lungo un ramo della via Flaminia a circa due km dall’attuale
centro storico. Il luogo diventa colonia romana e prende nome da
un’antica divinità, Trea.

II sec. a. C., Treia diventa municipio romano.
X sec. (inizio), gli abitanti della Trea romana, per sfuggire ai
ripetuti saccheggi, individuano un luogo più sicuro sui colli e
costruiscono il nuovo borgo che prende il nome di Montecchio, da
monticulum, piccolo monte.

XIII sec., Montecchio si dota di un sistema difensivo comprendente una
possente cinta muraria e si allarga fino a comprendere tre castelli
edificati su tre colli, Onglavina, Elce e Cassero. Nel 1239 è
assediata dalle truppe di Enzo, figlio naturale di Federico II, e nel
1263 da quelle di Corrado d’Antiochia, comandante imperiale che viene
catturato dai treiesi.

XIV sec., Montecchio passa alla signoria dei Da Varano e poi a
Francesco Sforza.
1447, posta dal Pontefice sotto il controllo di Alfonso d’Aragona,
Montecchio viene in seguito ceduta da Giulio II al cardinale Cesi, e
da allora segue le sorti dello Stato della Chiesa.
1778, si apre la prima sezione pubblica dell’Accademia Georgica dei
Sollevati, importante centro culturale ispirato ai principi
dell’Illuminismo.
1790, il Pontefice Pio VI restituisce al luogo l'antico nome di Treia,
elevandolo al rango di città. Il mistero dell’infinito...
Mura turrite che evocano il Duecento, ma anche tanti palazzi
neoclassici che fanno di Treia un borgo, anzi una cittadina, rigorosa
ed elegante, arroccata su un colle ma razionale nella struttura.
L’incanto si dispiega già nella scenografica piazza della Repubblica,
che accoglie il visitatore con una bianca balaustra a ferro di cavallo
e le nobili geometrie su cui si accende il colore del mattone. E
questo ocra presente in tutte le sfumature, dentro il mare di verde
del morbido paesaggio marchigiano, è un po’ la cifra del luogo. La
piazza è incorniciata su tre lati dalla palazzina dell'Accademia
Georgica, opera del Valadier, dal Palazzo Comunale (XVI-XVII sec.) che
ospita il Museo Civico e dalla Cattedrale (XVIII sec.), uno dei
maggiori edifici religiosi della regione. Dedicata alla SS.
Annunziata, è stata costruita su disegno di Andrea Vici, discepolo del
Vanvitelli, e custodisce diverse opere d’arte tra cui una pala di
Giacomo da Recanati. Sotto la panoramica piazza s’innalza il muro di
cinta dell’arena, inaugurata nel 1818 e poi dedicata al giocatore di
pallone Carlo Didimi.

Da Porta Garibaldi ha inizio l’aspra salita per le strade basse, un
dedalo di viuzze parallele al corso principale e collegate tra loro da
vicoli e scalette. Qui un tempo avevano bottega gli artigiani della
ceramica. Continuando per la circonvallazione, a destra la vista si
apre su un panorama di campi rigogliosi e colline ondulate. L’estremo
baluardo del paese verso sud è la Torre Onglavina, parte dell’antico
sistema fortificato, eretta nel XII secolo. Il luogo è un balcone
sulle Marche silenziose, che abbraccia in lontananza il mare e i monti
Sibillini.

Entrando per Porta Palestro si arriva in piazza Don Cervigni, dove a
sinistra risalta la chiesa di San Michele, romanica con elementi
gotici; e di fronte, la piccola chiesa barocca di Santa Chiara con la
statua della Madonna di Loreto: quella originale, secondo la
tradizione. Proseguendo per via dei Mille, si attraversa il quartiere
dell’Onglavina che offrì dimora a una comunità di zingari, al cui
folklore si ispira in parte la Disfida del Bracciale. Dalle vie Roma e
Cavour, fiancheggiate da palazzi eleganti che conservano sulle
facciate evidenti tracce dei periodi rinascimentale e tardo
settecentesco, e denotano la presenza di un ceto aristocratico e di
una solida borghesia, si diramano strade e scalinate. Nell’intrico dei
palazzi, due chiese: San Francesco e Santa Maria del Suffragio. E tra
di esse, un curioso edificio: la Rotonda. Nei pressi, la casa dove
visse Dolores Prato, ricordata da una lapide, e il Teatro Comunale,
inaugurato il 4 gennaio 1821 e dotato nel 1865 di uno splendido
sipario dipinto dal pittore romano Silverio Copparoni, raffigurante
l’assedio di Montecchio. Il soffitto è decorato con affreschi e motivi
floreali arricchiti nel contorno da ritratti di letterati e musicisti;
la parte centrale reca simboli e figure dell’arte scenica

Si può lasciare Treia uscendo dall’imponente Porta Vallesacco del XIII
secolo, uno dei sette antichi ingressi, per rituffarsi nel verde.
Resta da vedere, in località San Lorenzo, il Santuario del Crocefisso
dove, sul basamento del campanile e all’entrata del convento, sono
inglobati reperti della Trea romana, tra cui un mosaico con ibis. Qui
sorgeva l’antica pieve, edificata sui resti del tempio di Iside. Il
santuario conserva un pregevole crocefisso quattrocentesco che la
tradizione vuole scolpito da un angelo e che, secondo alcuni, rivela
l’arte del grande Donatello.

...........

Post Scriptum

Questa "guida" mi porterà fortuna... e rinnovo l'invito di accompagnarmi a Treia in cambio di alloggio per due giorni.. Partenza il 1 maggio mattina presto da Calcata, per appuntamento telefonarmi allo 0761/587200, oppure scrivere a circolo.vegetariano@libero.it
Paolo D'Arpini

Vedi altri articoli su Treia e sulla Festa dei Precursori che andiamo a festeggiare:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=treia

sabato 24 aprile 2010

Plagio statale col gioco d'azzardo e plagio religioso nelle scuole

In linea di massima ritengo giusta l’iniziativa relativa al gratta e vinci, lanciata da Vittorio Marinelli di European Consumers, se non altro per i minorenni.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/04/20/european-consumers-fa-causa-al-lotto-per-i-danni-causati-alla-popolazione-e-soprattutto-ai-minori-con-la-patologia-da-gratta-e-vinci/

Non sono d’accordo, invece, per i giocatori patologici. Io credo che ognuno debba essere considerato in possesso delle proprie facoltà mentali e se giuocare soddisfa certe sue anomale esigenze, non dobbiamo considerarlo privo della capacità di intendere e volere. Giusta la questione della trasparenza perché questa é un elemento di formazione della volontà dell’individuo. Permettimi di non condividere l’informazione circa l’avvenuta assegnazione dei premi maggiori. I premi sono stati fissati certamente sulla base di un presunto numero di partecipanti al giuoco. Ammetti per ipotesi che i maggiori premi dovessero essere assegnati il primo giorno, dopo poche vendite di biglietti; il giuoco salterebbe con danno per l’impresa che ha indetto il medesimo.

Giusto salvaguardare i cittadini, e io l’ho sempre fatto, ma non me la sento di tutelare un gruppo di persone che nella fattispecie non esercita un interesse da cittadini, e neppure, a mio modo di vedere, da consumatori, a danno di altri. Quindi attenzione alla class action. Consentimi di dirti che se certe cose avvengono in Italia, mi riferisco alla trasparenza, ciò é dovuto a quella cultura che qualche anno fa denunciò la Corte dei Conti, cioé che nella pubblica amministrazione i dirigenti scorretti vengono promossi e quelli corretti vengono rimossi, nel più assoluto silenzio di tutti, cioé anche di tutti i cittadini.

D’altra parte che cosa ci si può aspettare da un popolo che Leopardi definì il più cinico di quelli europei, che Shelley indicò come una tribù di sciamannati dai cui occhi non sprizza un minimo di intelligenza, che Ruskin avvicinò ad un complesso di vermi in cui dell’umano é rimasto solo il fetore e la cui penisola recentemente é stata illustrata come UNO STIVALE PUZZOLENTE?

Permettimi di cogliere l’ occasione per domandarti se non ritieni opportuno condurre anche una azione tesa a imporre la trasparenza anche nell’insegnamento della dottrina cristiana ai minorenni. Per me questo insegnamento fornito ai minorenni molto più pericoloso, da una punto di vista etico e sociale, di qualche giuocata al gratta e vinci. E’ come si volesse istruire alla cultura nazista. Io ho più volte scritto sull’analogia tra crocifisso e svastica.

Ebbene nessuno mi ha confutato e nessuno mi ha denunciato. Silenzio assoluto di tutti sia da parte dei credenti, gerachie e fedeli, sia da parte dei laici. Dovrsti leggere le due lettere che ho diffuso sull’argomento: una relativa alle aule giudiziarie e una a quelle scolastiche. Ti sarei grato se al riguardo tu volessi esprimere un tuo giudizio. Sempre al riguardo ho letto che in questi giorni é stato inaugurata la nuova tomba di Padre Pio, ora divenuto Santo.

Trattasi di una tomba, da 1uel che ho letto tutta d’oro massiccio, realizzata con le donazioni dei fedeli, donazioni che sono tese o ad avere un qualche miracolo o a conquistarsi il paradiso. Tutto cio’ mi sembra ancora più squalificante, in quanto i miracoli avvengono sempre in certi momenti storici e vengono altamente pubblicizzati, anche quelli palesemente infondati, e per quanto riguarda il paradiso nessuno ha dimostrato la sua esistenza.

Saluti, Massimo Sega

venerdì 23 aprile 2010

Ipazia al cinema nel film Agorà - "..una delle figure femminili come Trotula, Hildegarde Von Bingen, Teodora, Aspasia, Roxana di Battriana.."

Cari amici, vi chiedo solo 2 minuti di seria attenzione per una piccola riflessione, tanto per amore della verità storica che è rimasta nascosta tra le pieghe della storiografia “ufficiale”, dove non è mai stato svelato (ma semmai svilito) il ruolo delle donne. Oggi il film Agorà esce nelle sale italiane. Il successo del film è strettamente legato al botteghino, in particolare quello del primo week end. Se il film va bene, allora resterà più a lungo nelle sale, i media se ne dovranno occupare, chi l'ha visto ne parlerà ed altre persone andranno a vederlo. Altrimenti sarà stato lo svago di un fine settimana. E Ipazia di Alessandria come tante altre meravigliose figure femminili della storia (Trotula, Hildegarde Von Bingen, Teodora, Aspasia, Roxana di Battriana; Barsine etc.) tornerà ad essere conosciuta solo da quei pochi che già la conoscono e sanno che la Storia non è stata fatta solo dagli uomini. Parliamone in casa (soprattutto alle nostre figlie) e in ufficio, inviamo e-mail ad amici e conoscenti, qualsiasi iniziativa ed idea può essere utile. Naturalmente il film riguarda anche gli uomini e le persone che amano la libertà di pensiero.
TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=A5-DyM749Bo
Per chi non conoscesse la storia: http://www.terranews.it/opinioni/2010/04/agora-il-controverso-film-su-ipazia-sbarca-italia

Peter Boom

P.S.: vi chiedo la cortesia di far girare questo appello

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Commento aggiunto.
Buongiorno, vi segnaliamo il film Agorà incentrato sulla neoplatonica Ipazia. Una volta valutati i contenuti del film, si potrebbe organizzare un dibattito sul tema "Prospettive diverse per il dialogo interculturale: Neoplatonismo e Cristianesimo a confronto", o qualcosa del genere. Se nel frattempo riuscite a visionare il film, potete inviarci le vostre impressioni ed eventuali proposte, grazie
Redazione AEF www.filosofiatv.org Assoc. Eco-Filosofica

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Altri articoli su Ipazia:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=ipazia

giovedì 22 aprile 2010

25 aprile 2010 Anniversario della Liberazione - Trento: "Cara senatrice Merlin" - Viterbo: "Formazione non violenta" - Calcata: "Vuoti di memoria"

Il Tavolo LGBTQ* di Trento in collaborazione con Spazio OFF Trento
presenta "Una delle tante" tratto da "Cara Senatrice Merlin...Lettere dalle case chiuse" recital per voce narrante, arpa elettrica e video,
con Nicole De Leo, Duccio Lombardi e regia di Luki Massa.
24-25 Aprile - Spazio OFF, Via Venezia , 5 - Trento - Ore 21.00

Lo spettacolo rientra all'interno delle iniziative dedicate al 25 Aprile per ricordare il sacrificio che la comunità lesbica, gay, trans ha pagato al nazifascismo in termini di vite umane, uccise o internate nei lager. Lo spettacolo, inoltre, si carica di un'altra valenza significativa per la giornata della Liberazione. Il recital, infatti, propone una selezione di alcune tra le tante lettere che le prostitute delle case chiuse inviarono alla senatrice Lina Merlin, firmataria della legge che ne istituì la chiusura. Strutturale al programma politico fascista era una mistica della femminilità basata sulla netta divisione delle donne in "sante" o "prostitute", entrambe asservite ai bisogni e ai desideri del maschio ed entrambe funzionali a una società basata sui valori di "dio, patria e famiglia". Il movimento LGBTQ, insieme a quello femminista, è stato sempre in prima linea nel declinare la componente antisessista dell'antifascismo al punto che possiamo dire che il concetto di "Liberazione" sia mutuato dai nostri due movimenti anche dall'eredità della Resistenza che è a noi molto cara.

Alba Montori - Condominio Terra

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Domenica 25 aprile 2010, con inizio alle ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si svolgerà il ventunesimo incontro di studio del percorso di formazione e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
Partecipa il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.

Il 25 aprile essendo l'anniversario della liberazione dal nazifascismo, l'incontro sarà anche occasione di celebrazione della Resistenza, nel modo in cui la Resistenza va celebrata: ereditandone l'impegno morale e civile; inverandone i valori ed il significato, e quindi proseguendone l'impegno e la lotta contro ogni oppressione, contro ogni menzogna, contro ogni ingiustizia, contro ogni violenza, per un'umanita' di persone libere, responsabili e solidali, eguali in diritti e dignità. Poiché vi é oggi in Italia un governo golpista che ha attuato un colpo di stato razzista, e poiche' l'Italia sta criminalmente partecipando a una guerra scellerata in Afghanistan, occorre oggi impegnarsi in particolare contro il razzismo e contro la guerra; per salvare le vite e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani; con la forza della verità, con la scelta della nonviolenza.
In vista dell'incontro si suggerisce la lettura di due libri fondamentali: AA. VV., Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Einaudi, Torino 1952 (piu' volte ristampato e ampliato); AA. VV., Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, Einaudi, Torino 1954 (piu' volte ristampato e ampliato).

Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada Castel d'Asso snc, a Viterbo. L'iniziativa é ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone interessate.

Beppe Sini - Azione non Violenta

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A volte si dimentica... anche le cose più importanti scompaiono nei buchi neri... dell'assenza di presenza... a Calcata li chiamano "Vuoti di memoria" ed é anche il nome di una manifestazione per riportare l'attenzione sui fatti bellici e prebellici, che precedettero la Liberazione. Al Palazzo Baronale nel borgo antico happening con esposizione di foto, documenti, materiale storico sulla Resistenza e sulla Liberazione. Inizia il 24 e termina il 25 aprile 2010.

Organizzazione a cura di Angelo Santomauro.

mercoledì 21 aprile 2010

Ebraismo, Cristianesimo ed Islam possono essere unificati? - Commenti "altri" alla visita di Mona Siddiqui in Vaticano

Ante scriptum

Quelli che seguono sono alcuni commenti (di Giorgio ed Enrico) sulla visita della prof.ssa Mona Siddiqui in Vaticano (vedere annuncio Asca in coda), il tentativo implicito di "ri-appropiazione" giudaica (da parte di certi ambienti) delle due religioni monotesite, che partono dalla comune origine ebraica, é alquanto interessante... seppure destinato a fallire perché in verità ognuna di quelle religioni mira solo al mantenimento del proprio potere temporale.... "Ognuno per sé e Dio per tutti" (Paolo D'Arpini)


QUI IL DEUS EX MACHINA, VEDI IL CASO, è BEMPORAD ...IL BUONO! IL GIUSTO! L'ACCESSIBILE E QUANT'ALTRO. E vuole bene alla MONA!! Birbante! (tra l'altro Bemporad è un nome che mi ricorda un editore di qualche tempo fa. QUINDI non è vero che SOLO OGGI controllano la stampa. DA TANTO, TANTO TEMPO, INVECE! Giorgio

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Da TROPPO tempo.
Bemporad fu l'editore che pubblicò il demenziale "Maometto" di Essad Bey, autore che ebbe una notevole notorietà anche con altre biografie, quali quelle di Stalin e Lenin. In quel libro, "Essad Bey", che virgoletto perché era un ebreo che si paludava da musulmano (v. il recente libro "L'orientalista"), paragonava il profeta dell'Islam ad un Lutero... Insomma, ne parlava bene, ma lo presenteva in una maniera tale che il lettore non capiva nulla di cosa fosse l'Islam.
Insomma, la manovra giudaica per non far conoscere l'Islam (anche presentandolo "bene") è di lunga data, e spiega perché tutti i primi "grandi orientalisti" fossero ebrei (per la veritàanche oggi ve ne sono molti "atorevoli", tra cui Bernard Lewis).
ciao, Enrico
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HO TUTTI I LIBRI DI ESSAD BEY, CHE LEGGEVO CON NOTEVOLE INTERESSE, perchè ai miei tempi, parlo degli anni 50, c'erano ben pochi libri sull'argomento.(Io potevo leggerli perchè erano dei miei genitori). Appresi solo un paio di decenni fa che il personaggio fosse un ebreo. Un mistificante di tutti i colori, non solo nell'interesse sionico. MISTIFICAZIONI anche nella vita di tutti i giorni. IN QUESTO SONO MAESTRI. Come quell'altro che agiva alla corte di Hitler. CONCLUSIONE: non credo che fosse un insufflato. Era così per natura e per natura, ovviamente, agiva nell'interesse dei suoi consanguinei. Giorgio

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En passant... se vuoi leggere un ottimo libro su Muhammad ("Maometto") cerca Martin Lings, "Il Profeta Muhammad" (il Leone Verde edizioni).
Altro che Essad Bey (ristampato da Giunti! evidentemente fa ancora comodo raggirare qualcuno).
Questa gente ha un problema di base: NON crede a nulla se non a loro stessi, al loro potere in terra in quanto "ente collettivo".
Ma il Corano è spietato nei loro confronti (per questo lo odiano): hanno falsificato tutto, sanno la verità ma la nascondono, in primis a loro stessi, e sono attaccati al "basso mondo" in una maniera irrimediabile.
Se aggiungiamo la condanna coranica dell'usura senza sé e senza ma, il discorso è chiuso.
Faccio notare che la questione della finanza islamica è di estremo interesse. Se venisse applicato il "prestito" islamico verrebbe risolto il problema della casa. La banca ti vende direttamente la casa, tu paghi delle quote, come delle rate d'affitto, e alla fine la casa è tua. La differenza capitale col nostro sistema è che invece qua ti devi prima pagare tutta la casa, poi alla banca devi restituire le rate del muto, e se non ce la fai la casa è sua!!! Nell'Islam, invece, paghi delle quote, e se al limite non ce la fai non hai perso la casa!!!
Enrico

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CONSEQUENZIALITà è PROPRIO QUESTA ( alla quale si unisce quella del fondamentalismo cristiano iniziatosi con la conquista anglosassone degli USA). Per loro non esiste un qualsiasi aldià perchè è tutto qui, e spetta solo a LORO. L'unica moralità costituisce il loro interesse, e l'Umanità, quando può, li espelle (o cerca di farlo!).
BISOGNEREBBE PERTANTO diffondere queste notizia al numero più alto di persone. Giorgio

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Annuncio Asca introduttivo alla visita di Mona Siddiqui

Una teologa musulmana che parla in Vaticano, con la 'raccomandazione' di un importante rabbino statunitense: sono molte le 'prime volte' segnate dalla conferenza che la studiosa anglo-pakistana Mona Siddiqui terà il 20 aprile alla Pontificia Universita' San Tommaso d'Aquino (Angelicum) a Roma. A presentare l'evento, e a sottolineare la ''portata storica'' di questa occasione é stato il rabbino capo Jack Bemporad, direttore del Center for Interreligious Understanding nel New Jersey, che sara' uno degli interlocutori di Siddiqui durante la conferenza. ''E' la prima volta - affema Bemporad - di una donna musulmana in Vaticano. Ci attendiamo tutti molto da questo incontroche aprira' una nuova prospettiva rispondendo alla domanda 'Come posso essere fedele alla mia religione senza essere infedele ad altre'''.

La studiosa musulmana, che dirige il Center for the Study of Islam alla universita' di Glasgow ed e' ospite abituale della Bbc e del Times, portera' all'incontro dell'Angelicum - organizzato in collaborazione con la Russel Berrie Foundation - il ''punto di vista islamico su ebraismo e cristianita'''.

Nel suo discorso sulle prospettive della teologia islamica sull'ebraismo e il cristianesimo, Siddiqui parlera' ad un pubblico ebreo, cattolico e musulmano composto sia di studenti che di alti prelati. Al centro del suo intervento il problema che l'Islam ha affrontato sin dalle sue origini, e cioe' quello dell'ebraismo e del cristianesimo quali rivelazioni divine corrotte.

''Mona Siddiqui indica una strada nuova e audace ai musulmani - sottolinea Bemporad - dimostrando che il tradizionale punto di vista secondo cui le Scritture ebraiche e cristiane sono corrotte puo' essere reinterpretato, ed ebraismo e cristianesimo possono essere apprezzati e valutati senza condanna''. Mona Siddiqui ''non e' una femminista - aggiunge il rabbino - ha grande rispetto delle societa' musulmane e gode di quello degli studiosi musulmani. Sa inoltre coniugare gli studi accademici con la capacita' di parlare a tv e giornali, facendo dialogare il mondo musulmano con il mondo moderno e viceversa''.

asp/mar/ss

martedì 20 aprile 2010

Il mito di Cura... ri-raccontato da Antonella Pedicelli

Il mito di Cura

Il mito narra che, agli albori del mondo, la Dea Cura, mentre
passeggiava pensierosa per lande ancora disabitate, arrivata sulla
riva di un fiume, vide che i suoi piedi lasciavano un’impronta
sull’argilla. Pensò allora di dare una forma a quella argilla. Cura
aveva delle mani d'oro, e le figure le vennero proprio bene, per cui
volle fare qualcosa per le sue creature: così si rivolse a Giove,
padre di tutti gli dei, perché vi infondesse lo spirito. Giove
accondiscese volentieri alla preghiera di Cura, che tante volte
l'aveva assistito e massaggiato con preziosi unguenti quando era
stanco, era stata ad ascoltarlo quando era preoccupato e gli aveva
dato saggi consigli sulla conduzione dell'universo.

Subito dopo però Giove e Cura cominciarono a discutere animatamente,
perché il re dell’olimpo pretendeva, in cambio del suo dono, il
diritto di dare un nome alle creature. La discussione fu udita dalla
Dea Terra, che a sua volta iniziò ad arrogare a sé quel diritto, in
quanto lei aveva fornito la materia di cui erano composte le creature.
Intervenne anche il dio Tempo che, pretendendo di ergersi a giudice,
voleva imporre dei limiti temporali. Tutti alzarono la voce e
cominciarono a gridare e a minacciare di distruggere le creature di
Cura, piuttosto di lasciarle agli altri.

Cura aveva ormai concepito un grande amore per le sue creature per
cui, pur di salvarle, accettò che venisse chiamato a giudice Saturno,
per dirimere la contesa. Questi, dopo lunga meditazione, così
sentenziò: "Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte
riceverai lo spirito. Tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il
corpo. Tu Cura ,che per prima hai creato e fatto vivere il corpo, lo
“possiederai” finché vivrà (Cura enim quia prima fixit, teneat
quamdiu vixerit) e si chiamerà Homo perché è stato tratto dall’ humus
cioè dalla Terra”.

Purtroppo però Cura dovette ben presto rendersi conto che quelle
creature non solo erano mortali, ma anche estremamente fragili:
venivano al mondo debolissime, e incapaci di provvedere a se stesse,
morivano se non venivano continuamente nutrite, si ammalavano
facilmente ed erano esposte a mille altri pericoli. Gli altri dei
invece, non contenti di aver bisticciato il giorno natale degli uomini
riguardo al nome da dare, si vantavano di avere in serbo per loro
grandi progetti. La Terra li destinava al lavoro: "I campi, il cielo e
il mare sono una loro proprietà: bisognerà asservirli, sfruttali e
nulla dovrà fermarli”. Giove, sobillato da Marte suo figlio,
prospettava un futuro di conquiste: "Onore e vanto della sua stirpe
sarà il potere: dominerà, sconfiggerà, si farà temere ed obbedire".
Per Cura invece cominciarono tutti gli affanni, per mantenere in vita
la sue creature, e perse il sonno, e non riuscì più a pensare ad altro
arrabbiandosi e cercando di porre rimedio alle follie degli altri
dei. E dove questi hanno voluto dividere, ha intrecciato relazioni;
dove hanno creato baratri, ha costruito ponti; dove hanno causato
ferite, ha curato; e per ogni morte ha procurato che nascesse almeno
una nuova vita. E ogni volta che Cura provava a ricordare a quei
signori che, d’accordo con Tempo, le avevano lasciato signoria su Homo
fintanto che era in vita, essi si arrabbiavano, perché non volevano
rinunciare ai loro progetti.

Fu così che non potendo disfare ciò che era stato fatto, si
coalizzarono e magnanimamente sentenziarono: "Tu Cura, per le tue
faccenduole quotidiane, non hai bisogno di tutto il genere umano; te
ne basta una metà, mentre noi con l'altra metà potremo ben realizzare
le nostre eccelse imprese". A Cura rimasero pertanto quasi
esclusivamente le femmine. Le altre divinità inoltre, per sminuire il
lavoro di Cura ed esaltare il proprio, sparsero la voce che Cura era
una dea inferiore, capace solo di occuparsi di inabili, invalidi,
pannolini sporchi e pappe.

Cura, testarda, continuò a intrecciare amore, dialogo e solidarietà,
piangendo per tutto il dolore che uomini e dei andavano seminando per
il mondo, stando vicina alle vittime di tutte le guerre, e
rifiutandosi di credere che la ragione fosse sempre dalla parte del
più forte. Nel frattempo però Homo si inorgoglì per la propria grandezza, forza e intelligenza. Le sue pretese divennero infinite:, ardì sfidare il
cielo, la natura e i propri limiti, coprì di sangue la Terra e
ingiuriò Giove e ogni altra divinità. I fratelli uccisero i fratelli,
i padri lasciarono morire i figli di stenti, di fame, e nelle guerre
e, quanto alle donne, a loro toccò il trattamento più selvaggio.
Delusi e feriti, gli dei si volsero allora a Cura, e piangendo la
supplicarono di intervenire e di accentuare il suo impegno e i suoi
sforzi riconoscendo pubblicamente la nobiltà della sua opera.

Come molti altri racconti mitologici, le fiabe hanno la capacità di
mediare delle profonde verità e, giungendo direttamente al cuore,
fanno capire che, fin dai tempi più antichi, Cura non doveva solo
provvedere a curare ma anche a “prender­si cura” di questo Homo in
quanto lo “possiederà”, cioè lo terrà come cosa sua, finché vivrà.

Antonella Pedicelli

lunedì 19 aprile 2010

"Ci proveremo" - Opera grafica visiva poetica allucinata (o allucinante) di Emanuele Russo

Ante Scriptum
"Ci proveremo.." Paolo D'Arpini

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che bello..
"al di là".. del tuo ci proveremo..
semplicemente al di là dei veli...
nello spazio oceanico.. invece di buttarsi a capo-fitto.. meglio tuffarsi nell spazio vuoto del cuore per vivere senza sforzo compiendo spontanei miracoli che miracoli non sono.

Essere animati illuminati, l'illuminazione non è un meta.. la meta è solo l'illumin-azione, ri-versare luce in ogni movimento/passo(come ascolto totale di sè) in massima scioltezza e BENE-DIZIONE. Accompagnandosi mai con sveltezza, sempre svegliezza.

Sapersi muovere, insieme, sensibili a ciò che sorge. tutto ciò che non ci piace è un preziosisimmo segnale di come abbiamo dormito PRIMA, ma sempre ORA. Che ora è mi han chiesto? Sono le bla bla, ma è sempre l'ora di riconoscerci danzanti e in questo BEL viaggio in cui non esser mai seri/rigidi o severi, a meno che proprio non capiti.
Presente...
Present..
REGALO.
GRAZIE.

Nulla è di nessuno, Io non son mio, Io non son Io così concretamente, sono il signore in me che vigila affinchè qualsiasi movimento che restringa la consapevolezza, la presenza alla mia presenza nel presente, sia conosciuto accolto e ri-lasciato. ESSER-E-SPANSO.

Non C'è NULLA, da dimostre, solo ascoltare profonda-mente e silenziosa-mente come un bellissimo gioco (nel) "momenta-NEO" IN CUI ESSERE disinvolti, sorridenti e s-coinvolti(non coinvolti) a questo momento, PERCEPIRNE la sacralità "comunque sia", da lì, forse grazie alla prontezza e qualità d'attenzione globale in cui "non si è" e come ho letto da qualche parte.. dove non c'è scelta, solo risposta abile creativa coraggiosa memore di noi parte sacra di Lui, dell'esser anche noi formichine che si aiutano come fanno le formiche IN-fatti.. nei fatti. i tempi stanno cambiando, sono già cambiati, continuiamo a trasformarci, a essere pronti in ogni momento a scaricare qualsiasi forma di conosciuto e mantenere le antenne SUPER-NOVAE.

ESSERE MULTICOLOR, VER-IFICARE attrazioni-pulsioni ci limitano, bagnarle di luce e sperimentare nuovi modalità d'essere, e tentare, ritentare senza alcun interesse.. giocare nel cosmo.. Inventare le nostre modalità religiose per vibrare in Armonia per L'armonia.
ehi, ma su!
Stop

Ma.. sul serio ci diamo importanza? Quale serietà. Ma io per caso scrivendo questo testo mi sto compiacendo? Chi sono io ora?
pausa
vuoto il sacco..
Mi sentivo un pò come uno che parla su un palco.. alla folle folla di un'eccitazione momentanea.

scherzo

contenitori sacri liberi di modellarsi, le convenzioni(coINVENZIONI) sono nsempre nulla. annulliamoci e troveremo la gioia e la pienezza vibrante del nostro giostrire-testimone-anima. la mia presenza è qui per ballare, piroettare stare in sacro silenzio essere connesso al GRANDE SPIRITO e cercare umilemnte di essere il suo radioso ricettacollo di gioa dal tutto per tutti. Nono Essere.. minimamente attaccati a qualsiasi azione, che si compie da sè.. noi non siamo i creatori, c'è chi usa il termine CO-creatori.. a me piace molto invece: Traduttori simultabei pazienti IN-Centrati.

Essere uno specchio In Ammirazione(Amore in Azione. Prima mirare dentro, essere consapevole di cosa si sta muovendo e come sta vibrando per essere centrati e poi portare alla luce seguendo il Dharma secondo proria miglior ispirazione) Quest'Io Solare si condurrà da(l) Sè..e crescerà solo se perseverà natural-mente e alla vera natura si richiamerà rimanendo all'erta rispetto a ciò che fa e accade attraverso i suoi "movimenti". essere più devoto all'uso dei nostri canali attraverso cui fare esperienza.. ricordando che tutti stanno ri-conoscendosi sempre di nuovo.
espandersi come l'onda più consapevole attorno a Sè(involucro magnifico, Cuore, Mente Strumento divino percettivo di cui servirsi) per scomparire ed essere mossi dalla coscienza cosmica per come meglio riusciamo a riceverla.

Volevo solo scrivere che bello all'inizio ma poi son andato Oltre, mi son lasciato andare. e vabbene..
Va sempre Bene.
Grazie

E.. ad ogni respiro...
mi Re-Ispiro.
Allora, Andrebbe proprio chiamata reispirazione. resipiriamoci. evviva il corso meraviglioso della tua oper(a)azione, E'-vviva l'Armoniosa Opera In-corso.
Om

emanuele russo

domenica 18 aprile 2010

Presidio anticaccia a Montecitorio - "No all'eccidio continuato.."

Anche l'Oipa di Roma partecipa al presidio sulla caccia che ci sarà a Piazza Montecitorio lunedì 19 aprile, dalle h. 12,00 alle h. 21,00 e, soprattutto, martedì 20 dalle h. 10,00. Il parlamento si appresta a votare una norma che aumenterebbe la stagione di caccia nei mesi di febbraio e marzo, mesi particolarmente vitali per le specie migratrici e, da non tralasciare, anche per tutti gli amanti delle escursioni. Non dimentichiamo che il 2010 è l'anno che l'ONU ha chiesto al mondo intero di dedicare alla difesa della biodiversità!!!
Cerchiamo di far cambiare idea ai Deputati prima della definita approvazione dell'allungamento della stagione di caccia.

Ci sarà un presidio in piazza Montecitorio a partire da lunedì 19 ore 11 fino a martedì 20 (quando si discuterà e voterà la legge in aula alla Camera) e lanciaremo il presidio invitando la stampa italiana e estera (questa nuova legge darebbe un duro colpo a molte specie migratrici con evidenti ricadute anche negli altri paesi europei) all'apertura del presidio lunedì mattina alle ore 11:30 in piazza Montecitorio.

Chiederemo a tutti i Deputati una dichiarazione ed un impegno di voto prima che entrino in Aula a difesa della natura e degli animali selvatici.

E' fondamentale l'aiuto di ciascuno di Voi affinchè il presidio (lunedì pomeriggio e martedì mattina) sia sempre un bel presidio, con tanta, tanta gente.

Più saremo in tanti, maggiori chanche avremo di fermare questa follia di caccia selvaggia.

Contiamo davvero sul vostro aiuto e la vostra presenza per dire insieme un fortissimo NO A CACCIA SELVAGGIA.

Appuntamento in piazza Montecitorio da lunedì mattina alle ore 11:30 in avanti, fino a quando ci sarà il voto (probabilmente martedì).

Francesca Lavarini Responsabile OIPA ITALIA Onlus Roma e Provincia 366/3033017 roma@oipaitalia.com

.........

il CACCIATORE

“Nell’emozione di catturare la preda
si rinnova l’antico rituale
dell’uomo cacciatore.”

Non necessità ti spinge
verso le tue prede
ma l’appagamento
del tuo sordido egoismo
e l’egoismo è sempre
agli antipodi del cielo.
Tu profani la verde
cattedrale della vita,
violenti i suoi abitanti
seminando terrore e distruzione
portando pensieri di strage
anche tra gli umani.
Di dolore e di morte
è segnato il tuo percorso.
In te vive la nostalgia della lotta,
seme della guerra, mostro che esige
tributi di sangue e di dolore.
Suicidio dell’anima,
abisso della coscienza.
Impari lotta tra te
e la tua preda inerme,
sterile trofeo del tuo
vigliacco vanto.
Tu ami ciò che deve
essere fuggito e disprezzi
ciò che deve essere protetto.
Il fuoco della vita
arde indomabile nel petto
di ogni creatura
ma tu non hai pietà
per le tue vittime
così di te non avrà pietà
il cielo all’ultima ora.
Non ti curi di chi agonizza a causa
della tua detestabile passione,
dei piccoli che muoiono
affamati nelle tane.
Possa per te suonare accusatorio
il monito di Cristo: “Ciò che farete
alla più piccola delle creature
la avrete fatta a me.”

Franco Libero Manco

venerdì 16 aprile 2010

Rapporti sessuali liberi ed armonici … Maschile & Femminile come uscire dal meccanismo dell’uso?

Il femmineo e la sua simbologia sono mutati radicalmente nel corso dei secoli. Nella remota antichità il femminile era rappresentativo di un potere creativo assoluto e totale. Tutte le divinità si mostravano in aspetto femminile od in forme che evocavano tale qualità, a cominciare dalla Grande Madre, la natura stessa, sino a Madre Acqua, Madre Luna ed anche Madre Sole, etc. (la formula sacra più antica, il Gayatri Mantra, è dedicato a Savitri, la dea dell’energia solare).
Le donne in quanto incarnazione primigenia del potere procreativo erano pertanto degne di amore e di devozione. La paternità era "sconosciuta" (ovvero ignorata), la madre esisteva di certo e questo era un dato incontrovertibile… Come poi l’operazione procreativa accadesse era lasciato agli umori materni che venivano influenzati o sollecitati dall’amore rivolto dai maschi verso tutte le madri. Insomma il padre era un semplice elemento ispirante per promuovere la maternità, non un fattore primo ma un incidentale aiuto….

Questo sino ad un certo punto, finché non cambiarono pian piano le cose e le responsabilità nelle funzioni creatrici si rovesciarono. Ma non avvenne tutto assieme, questo andamento evolutivo dal matrismo al patriarcato prese secoli e secoli per consolidarsi. Gli studi dell’archeologa lituana Gimbutas tendevano proprio a dimostrare l’esistenza di un lunghissimo periodo di transizione fra matrismo e patriarcato. Sicuramente gli "autori" del patriarcato nacquero sulle sponde dell’Indo, la civilizzazione più antica sulla faccia della terra (antecedente ai Sumeri ed agli Egiziani di migliaia di anni), in quel "paradiso terrestre" avvenne il riconoscimento del valore della paternità come fattore "portante" e di conseguenza come elemento stimolativo per una nuova religione e mitologia. Ma il processo anche qui fu lento, dovendo giustificarsi con fatti sostanziali che ne garantissero l’accettazione per mezzo di consequenzialità storica e di significati allegorici.

Avveniva così ad esempio nella mitologia induista in cui Parvati, la Dea primordiale crea da se stessa un figlio che la protegga dall’arroganza dei maschi che servivano Shiva, il suo sposo. Questo suo figlio, Ganesh, è talmente potente che è in grado di impedire l’accesso alla camera della madre a Shiva stesso (perché non aveva chiesto il permesso di avvicinarsi, notate bene questo particolare importante in cui si garantisce alla madre il diritto di scelta nel rapporto). A questo punto Shiva invia le sue truppe maschili all’attacco di Ganesh ma tutti i suoi "gana" vengono sconfitti e Shiva medesimo vien lasciato con un palmo di naso ed infine è solo con l’inganno e chiedendo aiuto all’altro dio maschile, Vishnu, definito il conservatore, che riesce a sconfiggere Ganesh… ma non fu una totale debacle…. poiché poi, per amore di Parvati, Shiva accetta di essere padre, ovvero riconosce che Ganesh è suo figlio e lo ristora alla vita, cambiandogli però testa… (ed anche qui notate le simbologie connesse…).

Questa descrizione fantastica la dice lunga sul significato della trasformazione epocale in corso 15.000 anni prima di Cristo…. Molto più tardi, ma sempre in un ambito di civiltà indoeuropea, vediamo addirittura che è il dio maschile a creare da se stesso. Ed è quanto avviene a Giove che, non aiutato dalla consorte, produce dal proprio cervello Minerva. I tempi a questo punto son già mutati, il patriarcato ormai impera sovrano, le donne sono fattrici (od etere buone solo a passare il tempo), persino l’amore, quello vero e nobile, si manifesta fra maschi (vedasi la consuetudine di tutti i maestri greci di avere ragazzini per amanti). In quel tempo la condizione femminile era alquanto scaduta ed in Europa od in Medio Oriente restavano sacche di resistenza solo qui e lì.

Ad esempio nella tradizione giudaica la trasmissione della appartenenza al "popolo eletto" avveniva (ed è ancora oggi così) per via materna, ultimo rimasuglio matristico in mezzo ad una serie di regole molto patriarcali e misogine. Tale misoginia fu assunta –in modi differenti- anche dalle altre due religioni monoteiste: il cristianesimo e l’islamismo. Nell’islamismo però, malgrado la visione della donna in chiave di sudditanza, si salvò il criterio di bellezza e nobiltà dell’amore sensuale, infatti il profeta Maometto ebbe diverse mogli e persino il suo paradiso era riempito di belle donne accoglienti. Questo almeno consentiva un naturale intercourse di rapporti fra i due sessi. Purtroppo non avvenne la stessa cosa nel cristianesimo ove prevalse, anzi peggiorò, la misoginia originaria ebraica. Se nell’ebraismo la divinità, sia pur vista in chiave di "dio padre", manteneva un distacco verso le cose del mondo, essendo un dio non rappresentabile e puro spirito, nel cristianesimo per poter giustificare la divinità del "figlio" si cancellò completamente il ruolo creativo della madre. Maria concepì vergine dallo spirito santo, la sua è una prestazione completamente passiva e deriva da una scelta del dio padre di impalmarla e renderla madre. Insomma la povera Maria è equiparabile ad una "prostituta" spirituale.

Da questa visione deriva anche la ragione cartesiana pseudo scientifica che indica la natura come passiva, inerte e pure stupida… Insomma lo spirito maschio "infonde" la vita e la "buona" madre porta in grembo quanto le viene concesso di portare….
Capite da voi stessi che tale proiezione è ormai improponibile ed obsoleta, sia pur che la maggioranza degli uomini ancora vi si crogiola, illudendosi con favole religiose ed ideologiche della "superiorità" maschile, della "superiorità" dell’intelligenza speculativa scientifica, della "superiorità" del potere e della forza. Così non si fanno passi avanti nell’evoluzione della specie. E’ ovvio che entrambi questi aspetti, matrismo e patriarcato, hanno avuto una loro funzione storica per lo sviluppo delle "qualità" della specie umana. Ora è giunto il tempo di comprenderne la totale complementarietà e comune appartenenza, ma non per andare verso una specie unisex, bensì per riconoscere pari valore e significato ad entrambi gli aspetti e funzioni…. in una fusione simbiotica.

Anche se… diciamola tutta… il femmineo avrà sempre la mia riconoscenza e rispetto ed amore devoto, poiché merita di essere "prediletto" per la sua specialità… Purché rinunci a satana ed alle sue pompe, ovvero all’uso indirizzato e furbo di tali buone qualità..!

Paolo D’Arpini

giovedì 15 aprile 2010

"Intossicazione chimica" di Franco Libero Manco

Gli europei ingeriscono ogni anno 170.000 tonnellate di aromi industriali e 95.000 tonnellate di glutammati (antischiuma, stabilizzatori di colori, antiagglomeranti, umidificatori, solventi, flocculanti ecc.). A causa di questo il 15% della popolazione europea soffre di allergie. Siccome le proprietà organolettiche degli alimenti naturali non sono fatti per durare nel tempo, il ricorso agli aromi naturali è sistematico. Allora succede per es. che lo yogurt alla fragola riporti la scritta “aroma naturale” in realtà è una pasta, ottenuta con una mescolanza di trucioli di un albero australiano fatta con acqua, alcol e qualche ingrediente segreto. Da questa ricetta, con qualche aggiunta, è possibile ottenere l’aroma del lampone, del cioccolato, di vaniglia e così via. E così si potrebbero trovare tracce di proteine del latte nel liquore alla noce di cocco, dei peptidi di glutine nella caramelle, nei corn-flakes, delle tracce di nocciole in un dolce al limone e così via.

Questa alterazione del gusto degli alimenti non è senza conseguenze per la salute delle persone. Anche se gli industriali garantiscono l’innocuità degli additivi impiegati, non dispongono, in genere, di alcuna possibilità di verifica scientifica: controllare 20.000 additivi costerebbe troppo e richiederebbe tempi troppo lunghi. Né sono mai stati studiati finora agli inevitabili effetti delle interazioni fra i diversi prodotti chimici utilizzati. Gli industriali non hanno né i mezzi né il tempo per far testare tutti gli additivi impiegati. Per contro la gente, sempre più indaffarata ed in corsa con il tempo, ha difficoltà a cucinare ortaggi o cereali o di consumare frutta in modo sano e naturale, magari cercandola in qualche negozio bio un po’ più distante. E allora le allergie si diffondono e a guadagnarci sono gli industriali e, naturalmente, i medici.

Franco Libero Manco

mercoledì 14 aprile 2010

Economia alternativa: "Come fare a meno delle banche e vivere felici..." - Se ne discute il 24 aprile 2010 al Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata

Ante scriptum di questo che segue e di simili argomenti se ne parlerà a Calcata all'incontro del 24 aprile 2010, organizzato dal Circolo Vegetariano VV.TT., che si tiene alle h. 16.00 presso il Centro Visite del Parco del Treja al centro storico.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/03/29/22-e-24-aprile-2010-%E2%80%9Cgiornata-della-terra-e-cerchio-sciamanico-di-consapevolezza-al-circolo-vegetariano-vv-tt-di-calcata%E2%80%9D/

......

Voglio adesso proporvi un esperimento mentale di fanta-economia e fanta-credito , all' inizio richiamo alcune nozioni comuni, dopo propongo un modo per cambiare paradigma nella politica monetaria e creditizia e per dar vita ad un nuovo sistema secondo me molto più giusto ed efficiente. Fatemi sapere le vostre considerazioni.. vi prego di non limitarvi a dire che non può funzionare, sforzatevi di cercare PERCHE' non può funzionare.

Come sapete le banche non si limitano a prestare soldi che non sono loro. Ogni tanto si fanno prestare dei soldi dalla banca centrale e prestano quelli. Il tasso di interesse a cui la banca centrale è disposta a prestare denaro si chiama tasso di sconto ed è una indicatore fondamentale di un sistema economico. Variando il tasso di sconto la banca centrale influenza indirettamente la quantità di moneta presente in un dato sistema. Secondo me è un bene che la banca centrale sia indipendente dal potere politico, la decisione su quale sia la quantità di moneta ideale per un sistema è una decisione troppo delicata per lasciarla alla politica. Però è una decisione troppo delicata anche per lasciarla alla banca centrale! Come se ne esce? Un modo secondo me c'è.

Cosa succederebbe se la banca centrale improvvisamente smettesse di prestare denaro alle banche private? Ovviamente si verificherebe istantaneamente una recessione spaventosa che farebbe probabilmente dimezzare o peggio il pil. Non è dunque il caso di provare a meno che...., a meno di non adottare contemporaneamente un'altra misura.
I soldi che la banca centrale evitasse di prestare alle banche private potrebbe invece darli allo stato il quale li distribuirebbe automaticamente e in modo eguale tra tutti i cittadini. Che so, 10 o 100 o 1000 euro per ogni cittadino. Così facendo la quantità di moneta presente nel sistema rimarrebbe invariata e quindi invariati rimarrebbero teoricamente inflazione e consumi interni.

Facciamo un passo in più. La quantità di moneta di un sistema non può rimanere immutata per sempre, pena il ristagno economico e la mancanza di crescita, dunque lo stato dovrebbe procedere periodicamente a nuove piccole distrubuzioni nel corso degli anni. Naturalmente l'entità di queste periodiche distribuzioni di denaro sarebbe di un ordine di grandezza molto inferiore rispetto a quella iniziale pena un' esplosione inflazionistica. Ma chi decide l'entità precisa di queste periodiche distribuzioni dato che non è consigliabile, come abbiamo visto, affidare questa decisione nè alla politica nè alla banca centrale? La cosa più ragionevole sembrerebbe quella di legare la loro entità all'andamento del pil. Quindi schematizzando in maniera un po' rozza si può descrivere il meccanismo nei seguenti termini. Ogni anno la banca centrale si accerta della percentuale di crescita del pil e di altri indicatori macroeconomici e stampa una quantità di nuova moneta correlata a quanto accertato, quindi fornisce questa nuova moneta allo stato che la distribuisce a tutti i cittadini nel modo che abbiamo visto. In altre parole queste periodiche distribuzioni "gratuite" di moneta sarebbero un compenso che il sistema darebbe a se stesso o ai suoi membri per essere riusciti a produrre di più. Naturalmente ho tracciato uno schema generale che potrebbe avere infinite varianti dettate dalle diverse concezioni che ognuno di noi ha della politica o della società. Intanto il passaggio da un paradigma all'altro non dovrebbe avvenire necessariamente in maniera istantanea. Si potrebbe procede ad una contrazione graduale dell'offerta di moneta al sistema tramite il sistema bancario ed ad un contestuale graduale aumento dell' offerta di moneta tramite l'azione pubblica. Lo stato poi potrebbe per esempio non distribuire i soldi che gli da la banca centrale tra tutti i cittadini ma solo tra i piu' poveri, potrebbe anche non distribuirli affatto e abbassare di una quantità uguale le tasse o magari potrebbe usarli per costruire infrastrutture ecc.

(inviato da Daniele Carcea - carceada@interfree.it)

martedì 13 aprile 2010

"Lo schiavismo americano fu inventato in Africa..." - La leggenda di Kunta Kinte spiegata da Uriel

Esistono dei luoghi comuni che sono duri a morire, specialmente nella mente dei settantisti. Per il settantista ci sono sempre due fazioni, "A" e "B", una delle quali ha ragione e l'altra ha torto. Ma se anche la fazione che ha ragione avesse dei torti, sarebbe sempre... colpa di quella che ha torto.

Uno degli esempi di questa dialettica é quella della schiavitù dei negri negli USA (molto buffamente, il maggior numero di schiavi fini' nel sudamerica, che veniva spopolato e riempito nuovamente di gente presa dall'africa e da altri posti.)(1)

La tesi dei settantisti fu la seguente: tutte le colpe sono dei bianchi, tutti i costi furono dei neri, solo i bianchi si arricchirono, i neri ci rimisero e basta.

A sostegno di questa cosa uscì un libro, negli anni 70, dove si narrava l'immaginaria storia di un certo Mandinko di nome Kunta Kinte (Borghezio sa inventare nomi africani migliori, ma Alex Haley non conosceva Borghezio), il quale racconta di quale vita felice conducesse nel suo villaggio (un pelo arcaico, sì, ma e' tutto folklore) quando improvvisamente arrivarono i bianchi a rapirlo per farlo schiavo.

Questo evento, il rapimento, é la summa di tutta una leggenda creata negli anni 70 da un movimento di personaggi "radicali", i quali volevano dire alcune cose, fra le quali "la colpa e' tutta dei bianchi".

Peccato che le cose non stessero esattamente così.

Nessun nero fu rapito dai bianchi in africa per essere portato nel nuovo mondo. Essi furono comprati.

Essi furono comprati significa che esisteva ed era fiorente un mercato degli schiavi in tutta l'Africa, mercato che era in grado di soddisfare la richiesta interna PIU' la richiesta enorme del mondo colonlaie.

I neri che partivano dall'africa per le americhe erano gia' schiavi, schiavi per via delle leggi che vigevano nella totalita' delle nazioni africane dell'epoca. I bianchi andavano a comprare gli schiavi nei mercati ove essi venivano venduti: la riduzione in schiavitù e la cattura dello schiavo NON erano affare dei bianchi.

Non ci fu, insomma, nessun Kunta Kinte catturato e rapito da una pattuglia di bianchi in giro per l'africa, Kunta Kinte fu ridotto in schiavitu' dai suoi connazionali (per questioni di guerre tribali, per questioni di casta, per questioni di debiti, per millanta ragioni insite nelle culture tribali locali) e poi, semmai venduto ai negrieri bianchi.

Il suo destino sarebbe stato migliore se anziché venire venduto ad un negriero africano? Non si sa, la cosa certa é che il PIL delle colonie fosse superiore al PIL africano se ragioniamo nel breve termine.

Nel lungo termine, Kunta Kinte ci ha guadagnato: se osservassimo i discendenti di Ubongo Malingo (nome qualsiasi quanto Kunta Kinte), catturato lo stesso giorno di Kunta Kinte e venduto allo stesso mercato di schiavi, probabilmente non otterremmo nessuno che abbia potuto emanciparsi, studiare, diventare uno scrittore di successo.

Indubbiamente, il sistema schiavista americano era un sistema infame, quanto tutti i sistemi schiavisti. Era un sistema basato sulla razza, esattamente come lo era il sistema schiavistico africano, con la differenza che anziché di razza si parlava di tribù.

Allo stesso modo, un discorso di risarcimenti é piuttosto fumoso: é vero che gli schiavisti bianchi ci hanno guadagnato, ma é vero che gli schiavisti neri, in Africa, ci hanno guadagnato.

In poche parole, non é impossibile che i discendenti del vicino di casa di Kunta Kinte abbiano in tasca i soldi derivati dalla vendita di Kunta Kinte al mercato.

Ora, tutto questo di per sé non é una novità. Che non ci siano mai state razzie di schiavi in Africa, ma solo acquisti di schiavi, é testimoniato dai brogliacci delle compagnie coloniali come quella olandese, francese, inglese, svedese. Del resto attribuire solo alla domanda di schiavi la paternità del fenomeno é assurdo: non ci furono (o furono pochissimi in percentuale) schiavi dall'India, nonostante fosse una colonia inglese, non ce ne furono dall'Indocina e da tutte le altre colonie.

Lo schiavismo si concentrò laddove c'era offerta di schiavi, e non soltanto a seconda della domanda. Fu l'offerta, e non la domanda, a concentrare lo schiavismo sull'africa.

La novità consiste nel fatto che, come capita spesso, sfruttatori e sfruttati, non stanno sempre divisi perfettamente fra due barricate.

E' possibile fare un'analisi di mercato dal punto di vista della domanda/offerta?

Cosa sarebbe successo, cioé, se sui mercati africani degli schiavi non ci fosse stata un'offerta di milioni e milioni di schiavi africani?

Il "what if" nella storia e' abbastanza difficile, ma possiamo fare due ipotesi:

Una crescita del valore della manodopera agricola nel sul degli USA, con conseguente immigrazione dall'europa o da altre zone del mondo, come successe coi cinesi ai tempi della corsa verso il West.
Un afflusso di schiavi da altre zone del mondo, ammesso di trovarne , e ammesso di poterli usare senza sanguinose rivolte

Una delle domande cui si risponde poco riguardo allo schiavismo americano é "perché ci furono così poche rivolte".

Uno schiavismo tutto sommato più tenue, come quello Romano, causava rivolte su rivolte. L'intera storia di Roma ne é costellata, da quella di Spartacus a quella di Heliopolis; in Sicilia vi fu una rivolta di schiavi che durò 40 anni di fila, per tutto il medioevo le classi servili si ribellavano e si rivoltavano in continuazione, unendosi ai moti ereticali.

Solo negli USA fu possibile portare milioni di africani con un numero di rivolte limitatissimo e sporadico, con un carattere di limitatezza eccezionale.

La ragione di questa quiescenza é molto semplice: gli africani venivano comprati quando GIA' schiavi, cioé con vincoli culturali che li sottomettevano essi stessi alla schiavitù.

Tale cultura non era presente in altri luoghi; é vero che anche in India esistono le caste e in tutto l'oriente esisteva la schiavitu', c'e' pero' da dire che non esistevano I MERCATI degli schiavi, e quindi non esisteva un business gia' formato e strutturato.

In Cina, Indocina, India e altri luoghi sarebb stato DAVVERO necessario andare a rapire la gente e ridurla in schiavitù, secondo meccanismi sociali e culturali che NON erano propri di quelle culture, cui probabilmente quei popoli NON si sarebbero assoggettati o avrebbero cercato di ribellarsi, vedi alla voce "Boxer".

Diversa era la questione dell'Africa.

L'africano che arrivava negli USA pensava già a se stesso come schiavo, lo era già in patria, lo era secondo le proprie usanze e secondo la propria cultura. Una catena culturale posta nella madre patria, che permise di ammassare milioni di schiavi senza avere un centesimi delle rivolte romane, e faccio notare che i romani reprimevano le rivolte in maniera -assai più crudele-.

Per questa ragione non si ribellava: era già convinto di essere uno schiavo, ed era già impregnato della cultura che lo voleva schiavo. Kunta Kinte era già stato fatto schiavo dalla sua gente, e quel che é peggio, pensava che le cose dovessero andare così. Finire in mano ai bianchi era solo una logica conseguenza, una conseguenza dell'essere schiavo.

Questo é il motivo per il quale rifiuto di porre attenzione a tutte quelle dialettiche tipo black panther, o roba simile, per le quali se i negri sono negri allora é tutta colpa dei bianchi.

I bianchi hanno sicuramente approfittato del fatto che i negri fossero negri; essere negri, però, era un lavoro tutto loro.

Lavoro che svolgevano con entusiasmo e dedizione.

Scritto da: Uriel - http://www.wolfstep.cc

(1)altrettanto buffamente non ci sono movimenti come quello di M.L.King in sudamerica, dove il meltpot ha raggiunto livelli mai visti in alcun altro luogo. Con ogni probabilità il movimento pro-black statunitense deve essere considerato un effetto collaterale di una cattiva integrazione, e non un fenomeno storico a sé.

(Inviata da Giovanna Canzano)

lunedì 12 aprile 2010

GINO STRADA FOR PRESIDENT!

Finalmente c'è qualcuno che ha detto la verità, tutta la verità e nientaltro che la verità.

(A commento della lettera pubblicata su:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/04/12/carlo-olivieri-e-giorgio-vitali-signor-frattini-i-medici-che-tengono-fede-al-giuramento-dippocrate-sono-in-difesa-di-gino-strada/ )

Sì perché la dichiarazione di Gino Strada che ho sentito alla radio qualifica senza ulteriori orpelli l'onestà del personaggio scomodissimo per il sistema. Alla giornalista-velinara che chiedeva cosa ne pensasse Strada sul fatto dei militari italiani presenti in Afganistan, Strada ha semplicemente e pacatamente risposto: fanno il loro lavoro, cioè la guerra, insieme agli altri contingenti militari di occupazione, noi di Emergency siamo invece presenti per salvare le vite di tutti gli afgani. E la frase pronunciata dal sionista Frattini che se fossero vere le accuse ai medici di emergency sarebbe per l'Italia una vergogna lasciano capire quale abisso ci sia tra l'uno e l'altro personaggio. Semmai l'Italia si deve vergognare per aver inviato le sue truppe, in qualità di ascari dell'atlantismo, in una vera e propria guerra di aggressione e di occupazione. Ma questo purtroppo non viene mai detto né dalla cosiddetta informazione democratica né dai politicanti di destra e di sinistra.

biamonte@inwind.it

domenica 11 aprile 2010

Silvio Berlusconi, buon cristiano al quale tutto va perdonato sette volte sette.... e per sette vite!

L´altro giorno una collega spagnola, intervistandomi sul libro "Papi" appena tradotto, mi ha posto una di quelle domande che possono venire in mente solo a una giornalista non italiana, cioè non mitridatizzata al peggio: "Voi italiani a Berlusconi perdonate tutto. Fate così anche con gli altri politici o solo con lui?". Ho subito pensato alle tre-quattromila porcherie che sono emerse irrefutabilmente a carico di Berlusconi e ho provato a figurarmi che ne sarebbe di Prodi, Veltroni, Casini, Di Pietro, ma anche di Fini e perfino di Bossi se ne avessero fatta una sola, la più minuscola: giornali e tv li avrebbero già massacrati e sparati nell´iperuranio.

Per dire: se avessero ospitato in casa un mafioso per due anni, accumulato miliardi di fondi neri all´estero, sgraffignato una casa editrice a un concorrente in seguito alla sentenza di un giudice corrotto con soldi loro da un loro avvocato, comprato un testimone perché mentisse e li salvasse da un paio di processi, frequentato prostitute poi candidate alle elezioni, raccomandato signorine alla Rai per sfuggire a ricatti, minacciato un´Autorità indipendente perché chiuda programmi sgraditi, epurato Montanelli dal suo Giornale e Biagi, Luttazzi e Santoro dalla Rai, imposto al Parlamento 38 leggi ad personam per sistemare gli affaracci propri, violato la Costituzione a ogni respiro, insultato giudici, giornalisti, oppositori, elettori, Corte costituzionale, Europa e Onu, trasformato Palazzo Chigi in un lombrosario, collezionato figure di merda in ogni missione fuori dalla cinta daziaria, candidato la propria igienista dentale, baciato la mano a Gheddafi, leccato il culo a Putin e financo a Lukashenko, beatificato come eroe un mafioso sanguinario, cose così.

La risposta è: no, siamo un popolo di bocca buona e di stomaco forte, ma quel che perdoniamo a lui non lo perdoniamo a nessun altro. A questo punto, siccome la giornalista non è italiana, è scattata la seconda domanda: "Perché ? ". Perché lui ha le tv e gli altri no. Perché lui ha i giornali e gli altri no. Difficilmente, con qualche tv e qualche giornale all´attivo, il sindaco di Bologna Flavio Delbono si sarebbe dimesso all´istante per una storiella di poche migliaia di euro senza nemmeno tentare di trasformarla in un complotto ordito dalle toghe azzurre contro un primo cittadino eletto dal popolo.

Con tv e giornali dalla sua parte, nemmeno Bottino Craxi avrebbe preso la via di Hammamet. L´ha ammesso la figlia Stefania: "A Bettino gli italiani non hanno creduto, a Silvio sì". Poco meno di un anno fa Berlusconi era politicamente una larva. Dopo le passerelle del Presidente Consolatore sui cadaveri de L´Aquila a favore di telecamera e il comizio del Presidente Partigiano col fazzoletto al collo il 25 aprile a Onna, il pover´uomo fu improvvisamente investito dagli strali di Veronica ("è un uomo malato, frequenta minorenni"), dalle incaute interviste di Noemi ("da grande voglio fare la soubrette o la deputata, deciderà Papi"), dalle foto di Zappadu sull´harem di Villa Certosa, dalle registrazioni di Patrizia D´Addario sui festini a Palazzo Grazioli e dalla sentenza della Cassazione su Mills che lo immortala come un corruttore incallito.

Si sperava che l´opposizione ne approfittasse un filino e che almeno l´incubo di vederlo salire un giorno le scale del Quirinale per non uscirne più fosse definitivamente svanito. Invece, grazie al servilismo dei suoi impiegati sparsi per le tv e i giornali e alla cecità suicida dei diversamente concordi del Pd, è tutto dimenticato.

Riecco dunque il ducetto più potente e protervo che pria, travestito da padre ricostituente per riprendere in ostaggio la Giustizia, l´Unità d´Italia e la Costituzione, spalleggiato da giureconsulti del calibro di Calderoli detto Pota e Renzo Bossi detto Trota. Intanto quel che resta del capo dello Stato gli firma l´ennesima legge incostituzionale, sennò lui gli mette il broncio. E il Pd attende ansioso un invito a tavola, senz´accorgersi che il suo ruolo non è di commensale, ma di pietanza.

Lea Gatta

sabato 10 aprile 2010

Roma: "Gianni Alemanno ama il grigio/nero?" - Passeggiata ecologista per salvare il verde del comprensorio Casilino dall'ennesima colata di cemento

ROMA – DOMENICA 11 APRILE (ORE 10.00) PASSEGGIATA ECOARCHEOLOGICA IN DIFESA DEL COMPRENSORIO CASILINO, PROMOSSA DAL COMITATO TORPIGNATTARA (ADERENTE ALLA RETE ROMANA DI MUTUO SOCCORSO) E DALL'OSSERVATORIO CASILINO, CON PARTENZA DA PIAZZA MALATESTA ANGOLO VIA DELL'ACQUA BULLICANTE.

L'itinerario si snoderà nel cuore del Comprensorio Casilino lungo le vie Policastro e Labico con arrivo a Villa De Sanctis dove, alle ore 12.00, si terrà una conferenza sul tema alla quale interverranno: Paolo Berdini, Urbanista (Consigliere Nazionale WWF); Maurizio Fedele (Giurista d'impresa, Servizio Legale del Credito Fondiario, Fonspa di Roma); Raffaella Giuliani (Ispettore delle Catacombe di Roma, Pontificia Commissione di Archeologia Sacra); Vincenzo Padiglione (Professore Associato di Antropologia Culturale alla Facoltà di Psicologia Università La Sapienza di Roma, Docente di Antropologia Museale); Alessandra Broccolini (Ricercatrice Antropologia del Patrimonio Culturale e di Antropologia Urbana presso la Facoltà di Sociologia dell'Università La Sapienza di Roma).

Seguirà pranzo al sacco e un ricco programma di iniziative: mostra fotografica sul Comprensorio Casilino, incontro di yoga, laboratori per ragazzi (archeologia, riciclo, orticoltura), giochi, visite guidate al patrimonio naturalistico di Villa De Sanctis ed altro ancora.
Densità abitativa al primo posto nella capitale; percentuale di polveri sottili nell'aria al secondo posto; percentuale di verde pro-capite prossima allo zero; percentuale spropositata di auto in rapporto agli abitanti; temperatura mediamente superiore di un grado rispetto alla media cittadina.
Questa l'infelice collezione di primati negativi del VI municipio che testimonia in maniera inequivocabile il grave deterioramento della qualità della vita e la mancanza di tutela del diritto alla salute dei cittadini.

In questo scenario allarmante il Comune che fa?

Predispone un'inquietante "memoria di giunta" con la quale si appresta a riversare un'enorme colata di cemento sul Comprensorio Casilino, 143 ettari di agro romano pressoché integro e al momento abbandonato tra le vie Prenestina, Casilina, Acqua Bullicante e Viale della Primavera.

Il Comprensorio Casilino, finora incredibilmente scampato alla devastazione del cemento, è il nostro unico polmone verde ed è traboccante di tesori storici e archeologici.

Invece di valorizzarne le enormi potenzialità nel rispetto della vocazione ambientale ed al servizio della cittadinanza il Comune si predispone a seppellirlo con un esercito di ruspe.

Così laddove dovrebbe sorgere il parco archeologico Ad Duas Luros in grado di riqualificare incisivamente il territorio e di attrarre il turismo nazionale ed internazionale ci saranno circa 1.800 appartamenti, torri direzionali, centri commerciali, con il temibile corredo di auto, traffico, inquinamento che ne consegue.

Un incubo per i cittadini e una condanna per i piccoli esercenti già ridotti allo stremo per la condizione di marginalità in cui versa il territorio.

Tutto ciò è insensato, paradossale, senza futuro: non lasciamoglielo fare. www.osservatoriocasilino.it

venerdì 9 aprile 2010

"Cronistoria della Destra a partire dalla rivoluzione francese sino ad oggi" - di Gianfredo Ruggiero

Ma insomma cosa significa "destra"?

Destra è di fatto un contenitore, o se preferite un’etichetta, che ben si adatta a tutto ciò che non è riconducibile alla sinistra, basta aggiungervi un opportuno aggettivo e il gioco è fatto.

Abbiamo infatti una Destra reazionaria, tradizionalista, cattolica e antimoderna, quella di De Maistre e di René Guénon, una Destra paganeggiante, quella di Evola e di Alain De Benoist, una Destra cristiana conservatrice, quella compassionevole dei teocon americani patrocinata e sostenuta da Bush, un Destra monarchica e una destra repubblicana, la Destra storica di Cavour e la destra rautiana, abbiamo una Destra razzista, quella del National Party Sud Africano di De Klerk e del KKK americano e una Destra golpista, quella dei colonnelli greci, di Pinochet e di Videla e, per finire, la contraddittoria Destra Sociale.

Insomma c’è una destra per tutti, per tutti i gusti e per ogni convenienza.

Queste destre, tra loro distanti e spesso in conflitto, hanno però qualcosa in comune. Hanno in comune, in antitesi alla sinistra, un certo patriottismo identitario e, soprattutto, l’accettazione del principio del libero mercato teorizzato da Adam Smith il quale sostiene, come il suo omologo di sinistra Karl Marx, che alla base di una moderna società vi siano solo le dinamiche economiche, tutto il resto fa da corollario.

Per la destra lo Stato è una sovrastruttura, spesso costosa e inefficiente, tuttavia indispensabile per garantire la massima diffusione dell’economia liberale. Non a caso lo slogan preferito della destra è: meno stato e più mercato.

La Destra, declinata come dir si voglia, è quindi sinonimo di capitalismo, come sinistra è sinonimo di egualitarismo.

Il termine “destra” nasce ufficialmente in Francia nel 1789 con la “Rivoluzione Francese” per indicare i parlamentari dell’Assemblea Costituente che siedono alla destra della presidenza.

In quella grande mattanza, tra teste mozzate e terrore giacobino, va al potere la borghesia illuminata e nasce la moderna democrazia parlamentare, forma di stato basata sul potere assoluto dei partiti che, come ben sappiamo, invadono e sfruttano ogni ambito della società civile.

Da precisare che il termine democrazia viene spesso usato a sproposito come sinonimo di libertà, pluralismo e rispetto dei diritti umani. Niente di più errato: Voltaire, ad esempio, ritenuto il padre della democrazia, era, come una buona parte dei pensatori illuministi razzista, antisemita e sostenitore della schiavitù americana.

In Italia il termine destra fa la sua prima apparizione nel 1861 con il primo Parlamento unitario per indicare, anche in questo caso, i deputati e i senatori che si collocano a destra nell’emiciclo.

L’Italia risorgimentale nasce ad opera della borghesia piemontese con il sostegno militare ed economico delle massonerie di Francia e Inghilterra di cui il movimento carbonaro, come pure la Giovine Italia di Mazzini, erano un’emanazione e viene strutturata sul modello francese a partire dalla bandiera tricolore, altro simbolo massonico. Nasce così uno stato fortemente centralizzato e repressivo che a Milano con Bava Beccaris spara cannonate sulla folla che chiede il pane e nel sud d’Italia si impone con le baionette e con massacri indicibili di contadini: questa è la destra elitaria che ha fatto l’unità d’Italia nella totale indifferenza popolare.

Anche se molti cattolici hanno attivamente partecipato al risorgimento come Manzoni, Silvio Pellico e Massimo D'Azeglio, il nuovo stato unitario voluto dalla destra è fortemente anticlericale e avversato dalla Chiesa per la questione di Porta Pia che ha posto fine, dopo due millenni, al suo potere temporale.

Alla confisca dei beni ecclesiastici e alla chiusura dei conventi operati dalla destra storica al potere, la Chiesa romana di Papa Pio IX reagì scomunicando Vittorio Emanuele II e, con il famoso “non expedit”, proibendo ai cattolici di partecipare attivamente alla vita politica italiana. I cattolici torneranno ad impegnarsi in politica solo dopo il primo dopoguerra con il partito popolare di Don Sturzo.

L’Italia governata dalla destra è totalmente priva di servizi sociali: non esiste la scuola pubblica, le uniche scuole sono private e destinati ai figli della borghesia o confessionali; la sanità, anch’essa privata, è riservata ai ricchi, i meno abbienti devono affidarsi alle strutture caritatevoli. Non esiste né pensione né assistenza contro gli infortuni: un operaio o un contadino che subiva un incidente sul lavoro era abbandonato a se stesso; lo sfruttamento minorile era una pratica ritenuta normale ed ampiamente diffusa. Questa era l’Italia voluta e governata dalla destra che Mussolini raccoglierà nel 1922.

Il Fascismo, e qui entriamo in uno dei più grandi equivoci semantici della storia e della politica, viene considerato dalla pubblicistica marxista, e comunemente accettato, come fenomeno di destra. Niente di più errato.

Il Fascismo con la destra non ha nulla a che spartire.

Sfido chiunque a citarmi un qualunque documento di epoca fascista in cui si parla di destra. Anzi in un suo celebre discorso Mussolini ebbe a dire: “I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari. Le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero “di sinistra”; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro…noi siamo i proletari in lotta contro il capitalismo….il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra”. Così Benito Mussolini.

Il Fascismo non è né destra né sinistra, ma è una sintesi tra le due ideologie arricchite con delle felici intuizioni finalizzate all’interesse nazionale.

Il Fascismo infatti integra la libertà d’impresa e la tutela della proprietà privata della destra con il principio di giustizia sociale della sinistra, inserendovi la "Socializzazione delle Imprese", ossia la partecipazione dei lavoratori alla ripartizione degli utili e alla gestione delle grandi aziende e il principio corporativo della democrazia diretta attraverso l’ingresso nel Parlamento e nelle Istituzioni dei rappresentanti della società civile. Nasce così lo Stato Sociale Corporativo, terza via tra socialismo e capitalismo (anche se solo parzialmente realizzato, calato dall'alto e attuato in una cornice totalitaria, processo poi interrotto dalle vicende belliche). In quegli anni, grazie al sostegno del governo e alla diffusa libertà d’impresa, nascono o si rafforzano tutte le grandi industrie, ora finite in mani straniere dopo essere state svuotate e trasformate in semplici marchi.

Stato Sociale che ha permesso all’Italia, attraverso un vasto piano di opere pubbliche e alla nascita di istituiti come l’INPS, l’INAIL, l’IRI e provvedimenti come l’abolizione del lavoro minorile, i contratti di lavoro collettivi, la liquidazione, la Magistratura del lavoro, lo Statuto dei lavoratori, l’assistenza all’infanzia, le case popolari, le terre risanate ai contadini… di rimanere in piedi quando, a seguito della crisi di Wall Street del ’29, tutte le economie occidentali di stampo capitalista crollavano miseramente producendo fame, disoccupazione di massa e violenza diffusa, soprattutto in Germania, America e Inghilterra.

Stato Sociale Fascista poi ripreso da Rooswelt con il New Deal americano che, tuttavia, non sortì alcun effetto in quanto applicato in un contesto capitalista (l’America uscì dalla depressione solo con l’entrata in guerra, fortemente voluta dall’influente apparato industriale e finanziario americano).

Con la seconda guerra mondiale si conclude l’esperienza fascista, ma non le sue idee che vengono riprese dal Movimento Sociale Italiano, erede della Repubblica Sociale Italiana.

Inizialmente il Msi si dichiara apertamente fascista. Con l’introduzione della legge Scelba del ’52, che vieta la ricostruzione del partito fascista, si pone il problema di come definirsi. Iniziò allora a circolare la parola destra che fu ufficializzata nel 1973 da Almirante con la nascita della Destra Nazionale. Anche i simboli cambiano con l’abbandono del fascio littorio sostituito dalla croce celtica, anche se estranea alla tradizione romano-fascista.

In quegli anni, caratterizzati da un fortissimo avanzamento politico della sinistra marxista, il Msi subisce una vera e propri invasione di giovanotti borghesi timorosi di perdere la fabbrichetta del babbo o la seconda casa al mare. Queste nuove leve, di fascista non hanno assolutamente nulla, del fascismo hanno assimilato solo gli aspetti esteriori in chiave folcloristica e il mito della violenza (viva Duce, saluti romani e morte ai compagni: in questi slogan – purtroppo ancora in voga – si riassume il loro livello culturale). In realtà questi missini sono solo degli anticomunisti che, delusi dalla Dc del compromesso storico, vedono nel Msi una diga contro il comunismo dilagante.

Questa nuova linfa contribuirà a spostare il Msi su posizioni di destra filoamericana e costituirà, soprattutto con l’ascesa di Gianfranco Fini alla presidenza del Fronte della Gioventù nel 1977, la nuova classe dirigente del partito. Nomenclatura che ritroveremo poi ai vertici di Alleanza Nazionale divenuta prima corrente esterna di Forza Italia e poi fagocitata dal partito di Berlusconi, non dopo aver abbandonato tutti gli ideali e valori che hanno caratterizzato i cinquant’anni del Msi.

Con la nascita di Alleanza Nazionale finalmente la destra fa la destra, abbandona definitivamente tutte le residue connotazioni fasciste per accettare appieno il modello americano, quello del pugno duro, della tolleranza zero e della meritocrazia esasperata, contribuisce al definitivo smantellamento dello Stato Sociale, diventa antifascista e laica, accetta il mito del libero mercato, la società multietnica e la globalizzazione economica. Del vecchio Msi rimane solo un certo patriottismo oramai scolorito che cozza con la politica estera scodinzolante nei confronti dell’America e il mito identitario che fa a pugni con l’apertura all’immigrazione, soprattutto islamica.

E veniamo alla Destra Sociale che rappresenta il tentativo velleitario e per certi versi truffaldino di conciliare il fascismo sociale e riformatore con il libero mercato, attraverso la formuletta della “economia sociale di mercato” che altro non è che capitalismo caritatevole.

In questo contesto si spaccia per sociale ciò che in realtà è solo assistenzialismo, per giunta gestito dai privati che ne fanno un vero e proprio business (vedi Caritas e sindacati), allo Stato è riservato l’onere di mantenere, con i cosiddetti ammortizzatori sociali, i disoccupati scaricati dagli industriali che trovano più remunerativo chiudere le fabbriche in Italia per poi riaprirle all’estero (in epoca fascista una tale politica, oggi favorita dalla destra, non sarebbe stata tollerata perché contraria all’interesse nazionale).

La Destra Sociale sostiene la cogestione tedesca, l’azionariato operaio americano e il principio di sussidiarietà di Leone XIII che altro non sono che espedienti per rendere il capitalismo un tantino umano e togliersi dai piedi i relitti della società, ma che nulla hanno a che spartire con lo Stato Sociale Fascista e con la socializzazione delle Imprese della Repubblica Sociale Italiana.

Il Progetto di Destra Sociale era destinato fin dall’inizio a fallire perché o si è di destra o si è fascisti. Alemanno, il principale esponente di questa corrente, una volta eletto Sindaco di Roma grazie a Berlusconi, ha trovato del tutto naturale passare dall’altra parte della barricata, mentre le destre che si definiscono sociali (la Destra di Storace e la Fiamma di Romagnoli) si sono tutte accasate alla corte di Berlusconi che, come ben sappiamo, a parte il piglio decisionista che tanto piace a destra, di fascista e di sociale ha ben poco.

Fine ingloriosa di una destra che pensava di essere altro.

Gianfredo Ruggiero, presidente Circolo culturale Excalibur