mercoledì 17 marzo 2010

Inconscio collettivo, stati di coscienza ordinaria, stati di coscienza altri…

Platone diceva che l’uomo vive dentro un buco. Il buco dei suoi pensieri personali e delle sue proiezioni. Questa descrizione si adatta benissimo alla condizione del moderno essere umano. Noi continuiamo a vivere in un guscio. E’ il guscio del nostro mondo personale, in cui tutto, anche la comunicazione, avviene solo in forma virtuale e solo attraverso il conosciuto. La memoria impera sovrana nel nostro io che interpreta il mondo sulla base del riconoscibile e delle sue possibili varianti. Quello che si definisce io è il carattere, la ‘personalità’ che domina nel suo mondo ristretto. Come uscire da questo involucro e tornare a pulsare nel grande flusso della vita? Come far germogliare questo seme dalla Terra?

Quello che noi chiamiamo ‘aura’ è la parte psichica visibile denotante la condizione mentale vissuta dall’ente o dalla persona in esame. Ogni essere vivente è dotato di aura ed anche la Terra in quanto genitrice di tutti gli esseri manifesta una sua aura. L’aura della Terra è l’insieme delle aure di tutti gli esseri e della capacità di integrazione nel disegno vitale. Se noi consideriamo la condizione del vissuto psichico scopriamo che una grande quantità di esseri umani, animali e piante, emettono vibrazioni collegate alla sofferenza. Le capacità di assorbimento e riconversione nell’equilibrio della grande aura terrestre son messe a dura prova. Per reintegrarsi nel suo insieme la Terra lavora come farebbe il fegato di un alcolista, essa prova il dolore di un padre od una madre che vede languire i propri figli.

Malgrado la dovizia di doni benefici offerti alla vita di ognuno la Terra sta riflettendo il grande cataclisma di una umanità che vuole ribellarsi alla vita. Il riallineamento all’aura spirituale della Terra, e l’aiuto spontaneo offerto alla trasformazione spirituale, è il dovere al quale noi umani siamo chiamati. La nostra società ha compiuto atti basilari, qualificati nel libero arbitrio, la nostra ribellione è simile a quella di un adolescente che per affermare la sua crescita dimostra distruttività nei confronti della famiglia. Nella fase adolescenziale di crescita sono evidenti soprattutto i brufoli ed i bubboni, che si formano sul viso a simboleggiare l’energia prorompente che lotta contro l’inerzia. Una ‘fatica’ che infine viene ricompensata dalla maturazione.

Ritengo che non sia però necessario compiere sforzi deliberati per ottenere la crescita, questo vale sia per l’ambito spirituale che in quello fisico dello sviluppo. E’ sufficiente ascoltare i suoi messaggi aderendo di volta in volta alla pulsioni naturali. Certo alcune cose pian piano debbono sparire, come l’amore smodato per la cioccolata/consumismo o per quelle illusioni emotive che ci trattengono al mondano. Ed è anche vero che il rifiuto alla crescita è forte, e pretende forti pegni dall’anima umana, ma alla fine non si può far a meno di lasciarsi andare alla vita. Nell’innocenza del riconoscimento della propria condizione, amandoci per quello che siamo, poco pochissimo o niente, ci accorgiamo di non essere mai stati fuori dal grande flusso della vita, che la nostra aura e quella della Terra hanno sempre giocato al caleidoscopio, in perfetto unisono.

Accorgersi di essere noi stessi la fonte di questo gioco è l’unico requisito richiesto. Ma come si può far combaciare le vie del mondo alle esigenze di rinnovamento? Ancora una volta ci viene in aiuto Platone che racconta dei sette saggi riuniti a Delfo. Quei sette saggi forse tutt’oggi si interrogano: “Dichiararsi pazzi ed agire da savi? Oppure dichiararsi savi ed essere presi per pazzi?” Cari saggi, non si deve tener conto della reazione speculativa esterna nella ricerca di un equilibrio interno. Forse attorno a noi continueremo a manifestarsi stupidità e conflitto ma a che serve restare avvinghiati a ciò? La crescita non necessita certo di conferma e nemmeno la saggezza, questo è il messaggio rovesciato della storia dei sette saggi.

Paolo D’Arpini

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