lunedì 1 marzo 2010

Energie rinnovabili: eolico, solare, biomasse...? Come dove e quando... Il parere di Benito Castorina

Come sappiamo, quello che colpisce il lettore è il titolo di una notizia o informazione e molte volte è quello che gli rimane come unica informazione per mancanza di tempo o altro.

Se io scrivo: Pasquale non ha ucciso Carmelo è diverso da Pasquale ha ucciso Carmelo.

Basta omettere una parola per cambiare il significato di una frase… nel caso specifico manderemmo Pasquale in galera.
Così se io scrivo: Raccomandazioni dall’Europa Coltivare biomasse non invasive può danneggiare la diversità, è diverso da: Raccomandazioni dall’Europa Coltivare biomasse può danneggiare la diversità… poiché omettendo “non invasive” faccio intendere che la coltivazione di qualunque biomassa può danneggiare la diversità.

Tra l’altro contrariamente a quanto lascia intendere il titolo così formulato, l’ISPRA, da quanto si evince dalla nota inviataci, estende l’uso di biomasse anche a quelle provenienti da piante infestanti purchè siano “coltivate in maniera ambientalmente sostenibile”.

Non trovo banale ma utile che non ci sia ombra di dubbio sul ruolo vitale che le piante svolgono e possono svolgere negli anni a venire, chiarendo quali piante, in che modo e a quali fini. Dobbiamo tenere conto che il progressivo esaurimento dei pozzi di petrolio, non rappresenta in prospettiva la scomparsa di un carburante, ma la scomparsa di una materia prima necessaria per la produzione di medicinali, concimi, pesticidi, tessuti, filtri, mobili, parti di automobili, suppellettili, un’infinità di materiali plastici, un’infinità di prodotti che non possono essere generati dai pannelli solari, dalle turbine eoliche, centrali turbogas, nucleari e quant’altro. L’ambiente e l’umanità hanno bisogno delle piante, sia per il riequilibrio degli ecosistemi (inclusa la graduale eliminazione dei gas serra), sia per superare una criticità socio-economica altrimenti non risolvibile, che sarà certamente aggravata se tutte le nostre attenzioni saranno prevalentemente indirizzate a fonti energetiche che per produrre energia squilibrano gli ecosistemi nei quali si inseriscono, e in aggiunta producono scorie e nanopolveri per la loro qualità o quantità devastanti, producono black out e problemi per lo smaltimento dei rifiuti, mentre le biomasse provenienti da piante dedicate e dal sistema agroalimentare non producono scorie e inquinamento, ma energia essendo la CO2 prodotta compresa nei cicli naturali.

Attualmente l’attenzione viene rivolta all’esaurimento dei carburanti fossili (carbone, gas, petrolio) e all’energia, ma l’uso di biomasse provenienti da colture dedicate, non riguarda solo l’energia, ma anche l’energia e in considerazione di ciò ritengo che dobbiamo al più presto recuperare il patrimonio culturale che in passato ha consentito grazie alle piante e al sistema agroalimentare, la produzione di medicinali, concimi, pesticidi, tessuti, e quant’altro, come pure, è opportuno sospendere gradualmente ma in tempi stretti l’impiego del petrolio come carburante ed utilizzarlo solo per i casi dove non è attualmente sostituibile in attesa della scoperta e/o l’impiego di fonti alternative e rinnovabili.

Infine, la salvaguardia della diversità o biodiversità in un sistema dove inquinamento di aria terra ed acqua, tropicalizzazione, desertificazione e quant’altro in atto nel nostro Paese e nel mondo, nonché la soluzione alla scomparsa di microrganismi, insetti e piante è ottenibile con maggiore successo con l’utilizzo di piante e interventi mirati e naturali (è stata sufficiente la bonifica dell’acqua per fare ritornare piante scomparse da secoli).

Occorre guardare le condizioni ed i bisogni del pianeta olisticamente e poi zummare sino a quelli personali per poter elaborare un piano strategico basato sul nostro patrimonio, le sue condizioni e le sue potenzialità.

L’italia Paese del sole, della cultura e della creatività, nonché del biologico e dei prodotti tipici e di nicchia, deve mettere a frutto i propri tesori, come fanno i Paesi che detengono i brevetti delle nuove attività industriali. L’Italia ritengo che debba cogliere l’occasione dell’attuale crisi per sviluppare quel piano strategico che punti all’utilizzo del proprio germoplasma per la produzione di piante, nonché le attività di pesca e di allevamento che consentono di sostituire, in maniera più ampia possibile il petrolio nei suoi impieghi, per precorrere, percorrere ed indicare una strada verso uno sviluppo equo e sostenibile.

Cari saluti a chi mi legge, Benito Castorina


P.S.
Ad Aprilia, che è la città dove risiedo, è in costruzione una megaturbogas per la produzione di energia elettrica di 750 MW, che emetterà una megaquantità di nanopolveri, che mosse dal vento incontreranno quelle di Roma, con effetti che non sono calcolabili. Sempre ad Aprilia, sorgerà un parco fotovoltaico da 10 MW, con gli effetti dannosi a tutti noti.

Ecco il link:
http://iltempo.ilsole24ore.com/latina/2008/07/09/900046-parco_fotovoltaico_vicino_alla_turbogas_presentato_progetto.shtml

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