giovedì 10 settembre 2009

"Camminavo su sentieri infidi..." di Paul Verlain nonché "Qui rise l'etrusco" di Santo Sammartino

Camminavo....

Camminavo su sentieri infidi,
dolorosamente incerto.
E le tue care mani mi guidarono.
Pallido un debole presagio d'alba
riluceva all'orizzonte lontano:
il tuo sguardo fu il mattino.

Nessun altro rumore che il suo passo
sonoro incoraggiava il viaggiatore.
La tua voce mi disse: Va avanti!

Il mio cuore timoroso, oscuro,
piangeva solo sulla triste via:
l'amore, delizioso vincitore,
ci ha riuniti nella gioia.

Paul Verlaine

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Altro filone ed altra canzone:

10 SETTEMBRE 2009 , ORE 21.30, Libreria del Teatro, Piazza Verdi 5/b, Viterbo: CARTOLINAE HISTORIAE di Santo Sammartino

Qui rise l'Etrusco
Ce magnò er Romano
Passarono li Longobardi
Vennero at mori' li Papi
Et poi se ripiò tutto Garibardi


Gli anni che ho trascorso nella Tuscia Laziale, in particolare a Viterbo, hanno finito per convincermi che c'è qualche cosa di radicalmente immobile nei principi autoctoni che governano questa terra. Certo, anche qui le civiltà sono passate, contribuendo allo sviluppo, alle innovazioni, ma senza mai contaminare le fondamenta genetiche. Nell'aria che respiro, questo oggi per me si traduce in fascino storico, come se invece dei canonici "corsi e ricorsi" in loco ci fossero sempre e solo stati i "corsi e corsi". Da questa intuizione nascono le Cartolinae Historiae che, giocando un po' con la Storia, si passano la stessa palla da un secolo all'altro...
Santo Sammartino


Qui rise l'Etrusco...
Incipiamo, la antica storia nostra, in uno specifico indefinito momento, in cui Aruspici solamente pioggia, vento e raccolti (più o meno consistenti) vaticinavano. Vaticini ripetuti, in ogni possibile occasione, pubblica e privata, come se l'intero popolo Rasenna d'altro non potesse, né dovesse, occuparsi. E si ringraziava Tagete, Tinia, Uni, per saggezza e forza e arguzia, che certo i loro exempla originaria (benché lontanissimi) di fondazioni volute dal fato, lasciavano in eredità, a generazioni e generazioni, il diritto divino, di essere, quello che si era sempre stato.

Di fatti recenti si menzionava, solo nei symposia, quando vene zuppe di oinos straripavano carmina rabbiosi ai vicini pecorari Romanorum, che peggio delle loro pecore puzzavano, e sempre si finiva con lo benedire il giorno in cui lasciati li avevano, nell'ignoranza e nella zozzura a marcire. In realitas, ancora non ce ne s'era fatta ragione di come l'Urbe, ribellata a gente nobile e generosa, come i Tarquini, avesse poi resistito ad assedio congiunto, condotto con maestria dal Re Porsenna in persona, che insieme alla faccia ci aveva rimesso quasi pure la corona.
Ergo, anni dopo, presso Cuma, l'intera flotta da secoli dominante il Tirreno, imponendo leggi e commercio, polverizzata in un sol colpo insieme al fior fiore della nobiltà Rasennatica, ad opera degli Ellenici Syracusani, antichi fedeli alleati, e vatti a fidare degli amici era diventato motto di sfiga comune, mentre dallo oscuro nord, popolazioni Celtiche si manifestavano con razzie improvvise, e sanguinolente...

altre informazioni http://www.santosammartino.com

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