sabato 26 settembre 2009

Anatemi ed iconoclastia di Antonino Amato: "Il Vangelo, riveduto e scorretto..."

Premessa.
Antonino Amato afferma di voler cantare fuori da ogni coro... come puro solista. E siccome quasi nessuno ha il coraggio di ascoltare le sue canzoni, senza pregiudizi, mi sono concesso di pubblicarle su questo blog "altro", dissentendo in parte ed in parte riflettendoci sopra... (P.D'A.)


E Gesù disse: “Date alla Chiesa quello che è di Dio e a Giuda quello che è di Cesare”

Leggo il “Corriere della Sera” del 25 settembre 2009 e mi sovvengo delle mie giovanili letture dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli. Evidentemente, nei Sacri Palazzi, devono avervi apportato mutamenti tali da renderli irriconoscibili. Io rammentavo che Gesù avesse detto: “Date a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare”. Volendo significare che si deve tener conto di una certa discrasia tra “l’amore di Dio” e la “vita reale degli uomini”. Oggi mi tocca notare che, di questa necessaria discrasia, la Chiesa si serve come di un “istrumentum Regni” e per fare della volgarissima politica. E, poiché l’affermazione è forte, cercherò di svilupparci su un mio ragionamento.

Il fatto. L’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del “consiglio pontificio per i migranti e gli itineranti”, rilascia certe dichiarazioni critiche sull’accoglienza che la Repubblica Italiana riserba agli immigrati. Calderoli (Lega Nord) risponde che “le parole di Vegliò non sono quelle del Vaticano”. Ma ieri “l’Osservatore Romano” ha pubblicato una intervista nella quale Monsignor Vegliò ribadisce le sue posizioni e chiarisce che le sue parole rispecchiano la posizione della Santa Sede.

Osservazioni. Niente da eccepire sul fatto che Monsignor Vegliò parli a nome della Santa Sede. Ma mi tocca osservare che le parole del Vegliò e della Santa Sede sono “dissennate”, contrarie ad ogni norma di buonsenso. E difatti nessuno si sogna di contestare “l’accoglienza che si deve ad un qualche singolo oppure ad alcuni singoli”. Il problema nasce, invece, quando alla frontiere della Repubblica si presentano e premono “milioni di singoli”. Nel Vangelo si predica: “Quello che avanza datelo ai poveri”. Non sta scritto: “Togliete il pane di bocca ai vostri figli per darlo ad altri”. E si deve pur convenire, quale che sia la fede che anima i singoli, che Santa Romana Chiesa è tutta presa dal desiderio di ammassare nei forzieri vaticani enormi ricchezze e, contestualmente, predica a noi Italyani una “carità spinta fino al martirio”

Io non so, ma a me pare che a molti chierici di Santa Romana Chiesa si attagli l’epiteto di Gesù: “Scribi e Farisei”. A confermarlo aiutano le parole del Vegliò (e della Santa Sede) che “Spiega che l’Europa presenta già un volto multietnico, multireligioso e multiculturale“ e che “Negare la metaformosi che sta avvenendo a livello internazionale non solo è un’assurdità ma è anche una scelta pericolosa e irresponsabile”. E difatti.... E difatti vero è che San Paolo predicava che “agli occhi di Cristo non c’è ebreo, non c’è greco e non c’è romano”. Ma San Paolo, così predicando, delineava la Chiesa come “cattolica”. Non imponeva certo agli altri di fondersi in un miscuglio caotico. E, quando nel Medio Evo nacque quel tipo di civiltà che tanti chiamarono “Civitas christiana”, si riconobbe a tutte le nazioni pari dignità, non si predicò e non si favorì la mescolanza....

Conclusioni. A parte queste ovvie osservazioni, mi tocca notare che Santa Romana Chiesa applica molti pesi e molte misure. Al punto da potersi sostenere che pratica la “politica dell’imbroglio”. E difatti predica continuamente a noi Italyani di “tenere aperte le frontiere a beneficio degli stranieri in entrata” ma non fiata sul fatto che “Israele tiene aperte le frontiere per l’uscita dei Palestinesi dalla Palestina”. Così come non fiata per il fatto che i leaders israeliani rivendicano che “Israele deve essere giudaico”. Anzi arriva al punto, nell’amministrazione delle sue pecorelle, da porsi il problema di non suscitare reazioni tra gli Ebrei. E ribadisce dieci, cento e mille volte che il Papa, nell’accogliere la Confraternita Sacerdotale San Pio X, non era stato informato delle dichiarazioni negazioniste di Williamson.

Insomma: continue recriminazioni su noi Italyani, ma coda tra le gambe e lingua a penzoloni verso di Ebrei. Colpa dei chierici? NO: merito degli Ebrei che da 5.000 anni tengono fermo sul loro “Dio nazionale” Jahvé e demerito nostro che ci siamo scordati dei nostri “Dei nazionali”. Amen.

Antonino Amato

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