venerdì 31 luglio 2009

Giorgio Nebbia: "L'importanza della protesta contro gli inquinamenti ambientali..."

Si racconta che in tempi antichi il principe incoraggiasse, o addirittura pagasse, l'opposizione perché sapeva, lui che era un principe saggio, che era opportuno che ci fosse qualcuno che lo avvertisse quando compiva degli errori. A questo pensavano coloro, ed io fra questi, che sostennero l'opportunità della presenza, nell'ambito del Ministero dell'ambiente istituito dal primo governo Craxi, di una sede in cui potessero far sentire la loro voce le associazioni ambientaliste, che da molti anni esercitavano una attiva e critica contestazione delle azioni che compromettevano l'ambiente, la natura e la salute.

Nella legge 349 del luglio 1986, che istituiva tale nuovo Ministero, fu inserito un articolo 13 che stabiliva che le associazioni ambientaliste qualificate per la loro attività e per la presenza nel territorio, facessero parte del consiglio nazionale dell'ambiente. All'articolo 18 di tale legge era stabilito che le associazioni riconosciute potevano intervenire nelle denuncie dei fatti lesivi dell'ambiente e potevano fermarli anche ricorrendo ai tribunali amministrativi regionali (TAR).

Per comprendere l'importanza di questa pur parziale conquista va ricordato che era stata la contestazione ecologica a denunciare, dagli anni sessanta del Novecento in avanti, gli inquinamenti dell'aria, delle acque e del mare, le fabbriche inquinanti, l'abuso dei pesticidi e dei detersivi non biodegradabili, a fermare opere giustamente ritenute e rivelatesi nocive, come centrali elettriche, raffinerie di petrolio, centrali nucleari, stabilimenti petrolchimici, fabbriche di bioproteine, depositi di scorie radioattive, eccetera.

Questa protesta aveva così salvato centinaia di migliaia di vite umane che altrimenti sarebbero state compromesse da agenti tossici, radioattivi, cancerogeni. Protesta sgradevolissima per molti imprenditori, per amministratori pubblici e per lo stesso governo che hanno spesso ridicolizzato e cercato di mettere a tacere questi "disturbatori". Col passare degli anni la contestazione si è affievolita e sono avanzate energicamente le politiche ispirate a togliere vincoli alle imprese, agli inquinatori e speculatori; così la legge 186 è stata, a varie riprese, svuotata di molti contenuti nel 2001 e, soprattutto, col cosiddetto testo unico sull'ambiente del 2006.

Poco dopo un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (alla fine del mandato del II governo Prodi) datato 8 aprile 2008 stabiliva che potevano essere coperti dal segreto di stato gli impianti civili per produzione di energia ed altre infrastrutture "critiche" e che nei luoghi coperti da segreto di stato le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco sarebbero state svolte da autonomi uffici. Il che significa che, per decisione del Presidente del Consiglio, un inceneritore avrebbe potuto essere considerato infrastruttura "critica" e quindi coperto dal segreto di stato e che i controlli sulle esecuzioni e sulle emissioni di fumi inquinanti avrebbero potuto essere demandati alle forze armate e i risultati resi inaccessibili alle popolazioni interessate.

Più recentemente, nel gennaio 2009, la legge 28 gennaio 2009 n. 2 all'articolo 2 prevede che per le opere pubbliche ritenute prioritarie per lo sviluppo economico del territorio possono essere nominati commissari straordinari con poteri sostitutivi delle amministrazioni interessate.

Ma neanche questo bastava per mettere a tacere l'opposizione ecologica che anzi si è fatta più vivace nella protesta contro un numero crescente di nuove iniziative, dalle discariche di rifiuti, agli inceneritori, sia pure ribattezzati eufemisticamente termovalorizzatori, a nuove fabbriche inquinanti. La protesta nel nome della salute e dell'ambiente ha utilizzato allora l'ultima possibilità rimasta dalla legge originale, il ricorso ai TAR che talvolta hanno ritenuto fondate le denunce delle associazioni e dei movimenti di difesa dell'ambiente.

Per mettere ulteriormente il bavaglio all'opposizione il 10 marzo 2009 un gruppo di 134 deputati ha depositato alla Camera un disegno di legge che toglie anche questo diritto di protesta. Secondo i proponenti molte associazioni ricorrono al TAR per far sospendere opere pubbliche e private, ritenute dannose per l'ambiente e la salute, con motivazioni "pretestuose"o per "egoismo territoriale", per non volere vicino casa propria una centrale o un inceneritore che potrebbe danneggiare piccoli interessi locali, egoistici, appunto. Se la protesta è ritenuta non motivata l'associazione è punita ai sensi del codice civile con le sanzioni previste per chi agisce con malafede o colpa grave. Se è ritenuta motivata le opere vanno avanti lo stesso e l'associazione sarà indennizzata. Quale giudice stabilirà se la protesta contro un inceneritore che potrebbe causare danni alla salute fra anni, è pretestuosa e fatta in malafede? Erano pretestuose le proteste contro la cava di amianto che avrebbe causato centinaia di tumori ai lavoratori e alle popolazioni vicine, ma solo dieci o venti anni dopo?

Con il nuovo disegno di legge nessuno potrebbe fermare la costruzione di una strada in zona franosa o che altera la circolazione delle acque, la costruzione di edifici destinati a crollare al primo terremoto. Un Parlamento e un governo che avessero a cuore l'interesse del paese, il "bonum publicum", dovrebbero incoraggiare e ascoltare la protesta di chi, talvolta proprio perché vive in un territorio e ne conosce caratteri e vincoli, chiede di "non fare" opere o interventi che possono danneggiare l'ambiente e la salute. E' certo che occorre costruire strade e fabbriche e merci, perché questo risolve problemi umani, aiuta a unire paesi lontani, a rendere migliore la vita e talvolta l'ambiente e la salute, ma occorre vigilare perché molte opere e interventi nascondono delle trappole da cui è poi difficile uscire.

A mio modesto parere la contestazione ecologica è come il gallo sul tetto: vede le prime luci dell'alba del giorno che sorge --- il sorgere di nuove attenzioni e nuovi diritti civili --- e canta e sveglia chi dorme nella casa e che è disturbato perché vorrebbe continuare a dormire. Quanto più si cerca di soffocare la protesta, tanto più vivace si fa questa protesta che alla fine vince quando è in gioco il diritto alla vita e alla salute.


Giorgio Nebbia - nebbia@quipo.it

giovedì 30 luglio 2009

Aeroporto di Viterbo - Osvaldo Ercoli invita gli amministratori locali e nazionali a desistere dal nefasto progetto aeroportuale

Nota sull'autore della lettera:

Osvaldo Ercoli, già professore amatissimo da generazioni di allievi, già consigliere comunale e provinciale, impegnato nel volontariato, nella difesa dell'ambiente, per la pace e i diritti di tutti, é per unanime consenso nel viterbese una delle più prestigiose autorità morali. Il suo rigore etico e la sua limpida generosità a Viterbo sono proverbiali. Egli è tra gli animatori del comitato che si oppone al mega aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Nel 2007 ha promosso un appello per salvare l'area archeologica, naturalistica e termale del Bullicame dalla devastazione.

Dal giorno delle esternazioni dell'allora ministro Bianchi che indicavano Viterbo come sede di un mega aeroporto, certi politici viterbesi "che contano", appartenenti alle coalizioni più importanti, hanno sottoscritto l'infausto e criminale patto di realizzare quell'opera nociva e distruttiva.

Un'opera che, se realizzata, lascerà segni indelebili, duraturi ed indesiderabili nella regione, nella provincia e nella città, con tutte le ineluttabili conseguenze indotte e connesse.

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Testo della missiva:

Cari politici, quanto avete riflettuto sullo scenario che si presenta prima e quello che si presenterà dopo la costruzione del nuovo mega aeroporto a Viterbo?

Costruire un aeroporto a ridosso di una città, che possa essere
funzionale per 300-400 voli al giorno, é demenziale per taluni, criminale
per altri, per chiunque é violenza inspiegabile, dimostrazione di non aver alcun rispetto per la città e per i suoi cittadini.

Conoscete la realtà della città di Ciampino e dintorni? Avete mai provato a chiedere notizie sul suo inquinamento acustico e chimico? Sull'incidenza dell'aeroporto sulla salute degli abitanti? Avete mai chiesto a quei cittadini se ricordano cosa sia serenità e tranquillità, col rumore assordante degli aerei, con l'aria resa irrespirabile?

Sapete che la popolazione di Ciampino da anni sta facendo le barricate per
ottenere una riduzione drastica e immediata dell'attività del suo
aeroporto? Sapete che le autorità locali di Ciampino hanno promosso un'azione legale per questo obiettivo? Sapete che gli studi scientifici condotti dimostrano la gravità e l'intollerabilità di quella situazione di inquinamento, di danno alla salute, di aggressione alla sicurezza e alla qualità della vita della popolazione di Ciampino, Marino e del X municipio di Roma? Vi siete chiesti perché i cittadini di Ciampino rifiutano con tanto vigore e convinzione il cosiddetto "benessere" e il cosiddetto "sviluppo" che certi politici nostrani dicono essere impliciti nella realizzazione del mega aeroporto di Viterbo?

Nessuno dotato del ben dell'intelletto rinuncerebbe a cuor leggero al
benessere e allo sviluppo. I cittadini di Ciampino non fanno eccezione.
L'esempio di Ciampino é chiaro ed eloquente, dimostra senza ombra di dubbio che un aeroporto a ridosso di una città é una calamità che tutti vogliono tenere lontana.

Nel nostro caso, meraviglia che certi politici nostrani, che a parole tanto si affannano ad auspicare "sviluppo, lavoro e benessere" per la nostra terra, non abbiano fatto una tanto semplice deduzione. E' difficile credere che non abbiano capito cosa significa l'esempio di Ciampino.

Ed allora: perché continuare a sostenere la realizzazione del mega aeroporto, sapendo già quali danni provocherà alla salute, alla
sicurezza e ai diritti della popolazione? A chi giova un'operazione
speculativa, devastatrice di preziose risorse e nociva per la popolazione?
Non giova certo ai cittadini di Viterbo, neppure a quelli che continuano a credere ai falsi profeti (ed ai veri imbroglioni).

Le motivazioni per opporsi al mega-aeroporto sono tante, ma questa che ho
esposto mi sembra la più facilmente comprensibile per chiunque non manchi
di buon senso, ed é impossibile da confutare da parte dei politici della
lobby del mega aeroporto.

Osvaldo Ercoli
osvaldo.ercoli@fastwebnet.it

(Per contattare il Comitato che si oppone al mega aeroporto di Viterbo:
antonella.litta@libero.it)

mercoledì 29 luglio 2009

Sopravvivere ad impatto zero? - Steven Brommer ci prova alla grande e quasi ci riesce...

"Da Bruges a Gent..." Siamo nelle Fiandre e nelle Fiandre -si sa- la gente ha il pallino della sopravvivenza ecologica, almeno questo è il ricordo che ho del Belgio. Degli allevamenti di capre in casa, del giardino fatto ad orto, dei servizi igienici alla siberiana, delle biciclette, della raccolta di legna secca in giro per i boschi, del dormire tutti in un letto per scaldarsi meglio....
(P.D'A.)

Questa sotto è l'esperienza di Steven Brommer nella sua casa:

Gent (BELGIO) - Ridurre l’impatto ambientale consumando meno risorse del nostro pianeta è possibile? Secondo Steven Vromman, cittadino belga di 48 anni, sopracciglia chiare e fisico asciutto, sì. Steven, più conosciuto come Low Impact Man, ha deciso il Primo Maggio 2008 di vivere con una impronta ecologica bassissima, mantenendo, comunque, una buona qualità della vita. «Sulla terra ci sono sei miliardi settecentomila abitanti, dividendo il pianeta per ogni singolo individuo, la quantità di terra a disposizione di ognuno è di 1,6 ettari. Se tutti vivessero come i cittadini del mondo occidentale, come i belgi con una media di 5,1 ettari, ci vorrebbero tre pianeti!». Steven aveva già una coscienza ambientalista e non possedeva un automobile: il suo impatto ambientale era di 3,5 ettari. Low Impact Man non è andato a vivere nella foresta come un eremita, è rimasto a casa sua, a Gent, ricca città delle Fiandre a 56 km da Bruxelles. Ha deciso di modificare le sue abitudini quotidiane e ha apportato innovazioni “verdi” alla sua abitazione.

ENERGY BIKE – Per alimentare il suo computer, utilizza l’energia generata pedalando su una bicicletta da passeggio collegata con un generatore di corrente e una batteria. Con venti minuti di pedalate ha elettricità per utilizzare 1 ora il computer. Ha scelto un computer portatile perché consuma meno di un normale computer da scrivania. Low Impact Man non è un bieco oppositore della tecnologia, anzi, crede nel suo valore informativo, usa Facebook per trovare velocemente notizie, ha un blog – che ritiene essere un grande strumento divulgativo - seguitissimo . Usa il weblog, che è diventato anche un libro, per condividere la sua esperienza e riceve moltissimi commenti. Ha un lettore mp3 che funziona a manovella con una dinamo. «Quando lo uso in pubblico qualcuno mi guarda con espressione sorpresa». Ha sostituito tutte le vecchie lampadine di casa con quelle ecologiche, ha messo uno strato di carta velina trasparente sui vetri delle finestre ottenendo così lo stesso effetto delle finestre a doppio vetro. Trattenere il calore è fondamentale per consumare minore quantità energia possibile. La temperatura in casa è di 18 gradi. Tra i termosifoni e il muro c’è uno strato di alluminio, così il calore non si disperde sulla parete, ma è reindirizzato nell’ambiente casalingo. Il pavimento è isolato tramite un soppalco di 10 centimetri fatto di sughero - «È un ottimo materiale isolante ed è naturale» – dice Steven Vrommer che ha “cacciato di casa” la televisione, il ferro da stiro, il bollitore e il forno a microonde. I giornali non li compra, li consulta in biblioteca.

DOCCIA CON ACQUA PIOVANA - Steven ha fuori dalla sua casa a piano terra una cisterna nella quale raccoglie acqua piovana che utilizza per il bagno. L’acqua corrente del rubinetto serve solo per bere, cucinare e lavare i piatti. Bagnoschiuma e shampoo sono banditi, preferisce una tradizionalissima saponetta. Si rade con lamette usa e getta e schiuma da barba. I suoi due bambini Adam (10 anni) e Marieke (13 anni) usano la doccia e non sono obbligati ad alcuna restrizione perché “i bimbi fanno l’opposto di quello che gli si comanda. Ogni tanto sono loro a dirmi papà ma questo non è ecologico!” Steven è divorziato e i figli vivono con lui due settimane al mese.

BOLLETTE MENO SALATE – «Prima pagavo 100 euro al mese, ora solo 40». Il costo delle bollette di Steven è sceso vertiginosamente. «D’estate anche l’impianto di riscaldamento dell’acqua rimane spento e, se serve, l’acqua la scaldo sul fornello a gas. L’impatto ecologico è minore». In media utilizza 2 o 3 kilowatt al giorno di elettricità, arrivando saltuariamente a 7 e il consumo di acqua è enormemente basso: 15 litri al giorno per Low Impact Man contro i 120 litri consumati generalmente procapite. Anche il cibo gli costa meno, infatti Steven Vrommer compra solo prodotti locali, spesso dalle fattorie, il latte per esempio. «Se compri alimenti che vengono da paesi lontani c’è il consumo di energia per il trasporto con navi e aerei». Così facendo acquista cibo non confezionato: prezzo basso e assenza di produzione di rifiuti perché ha dei contenitori – sempre gli stessi – che utilizza per andare a fare la spesa. Di buste di plastica neanche a parlare. Nel salotto ha varie piante e coltiva pomodori e insalate. È vegetariano - infatti con la carne si produce un alto tasso di emissioni di CO2 – ma non vegano. «Ho tentato, ma con i miei due figli, è difficile».

"Non è difficile vivere in armonia con il pianeta, dobbiamo, però, tenere sempre in mente che ne abbiamo uno. Dobbiamo solo cambiare un po’ il nostro modo di pensare"

martedì 28 luglio 2009

"Matite appuntite..." di Antonino Calabrese - Della serie colpisce più la matita che la spada...

Pettegolezzi politico-istituzionali.

I suoi cortigiani hanno cercato di accostarlo a Kennedy o Mitterrand, meno a Clinton per evitare di ricordare anche la virulenta gogna giudiziaria e mediatica subita. Niente di più lontano dalla realtà. Quegli illustri ed imparagonabili uomini politici, avevano semplicemente vite sessuali e sentimentali variegate. Nel nostro caso, invece, stiamo parlando di una storia orchestrata da "ruffiani", che per ingraziarsi i favori del principe gli procurano favori sessuali pagando donne compiacenti. Accade spesso che se siete un cliente importante, soprattutto all'estero, il vostro fornitore farà in modo di farvi assaporare le delizie locali prima della firma del contratto. Captatio benevolentiae, niente di nuovo, quindi, se siete un imprenditore. Ma se siete un politico, la riconoscenza magari potrebbe essere tradotta in agevolazioni o concessioni della cosa pubblica non giustificate. Ma proprio questo è lo scopo dei ruffiani e dei corruttori in generale, avere vantaggi non meritati. Altrimenti perché qualcuno dovrebbe organizzare feste pagando donne disponibili? Si dice che ognuno ha il suo prezzo e non necessariamente è espresso in denaro, soprattutto per chi di denaro ne ha in abbondanza. Quindi, capire che il "prezzo" del nostro uomo è fargli credere di essere ancora affascinante, diventa il segreto per riuscire a "comprarlo". Ricordate l'affermazione: "mai pagata una donna, senza il gusto della conquista non c'è soddisfazione". Come se una bella e giovane donna, sana di corpo e di mente, possa essere attratta da un ultrasettantenne che non sia Sean Connery o Robert Redford. Ma la cosa veramente preoccupante, è che magari ci crede sul serio, dando così ragione i ruffiani di cui sopra. Matitate Gente, matitate.

Antonino Calabrese
www.orizzontinuovi.org


Matite ben temperate.

La matita scrive sempre ed ovunque, non si scioglie al sole del deserto, non gela tra i ghiacci del polo, non ha orrore del vuoto e la gravità non la influenza, sulla carta vetrata non desiste ed anche un muro non la ferma; non tradisce mai, non ha meccanismi che si inceppano, la sua funzione è nella sua stessa natura, finché l'ultimo mozzicone non è terminato ha sempre qualcosa da scrivere ed ogni lato è quello buono.

La matita si può dividere per dare ad altri la possibilità di scrivere; non perde mai e non macchia la camicia o la mano; ha ogni sfumatura, può essere tanto dura da bucare il foglio e tanto morbida da scorrere come il burro; si può sempre cambiare idea, ma non cambia mai colore col tempo.

La matita deve essere anche ben temperata perché deve essere acuta; deve far da pungolo; deve essere puntuta tanto da penetrare ed andare a fondo in ogni questione; sempre pronta a rispondere ad ogni sollecitazione; sempre curiosa e disponibile, mai disinteressata....

(Commento aggiunto di Sergio Romano)

lunedì 27 luglio 2009

Disperazione, noia e depressione curati con alcol, droga e psicofarmaci... Funziona?

Brindiamo al nulla!

In questi giorni si fa finta di parlare della proibizione della vendita di alcolici ai minori di 16 anni. Tanto per avere il consenso politico di genitori incapaci di gestire la propria vita e spaventati da figli altrettanto incapaci.

Che gran parte degli abitanti del pianeta siano consumatori di droga e alcol non è una grande novità. La disperazione, la noia, la depressione, la rabbia, la solitudine endemica si respira nell’aria. E così la diffusione dei calmanti a buon mercato per queste patologie è inevitabile. Una vita di merda si può reggere solo con alcol e droga o psicofarmaci e abbuffate di cibo, sigarette a tutto spiano e overdosi di contemplazione di monitor accesi.

Aumenta la sofferenza nel mondo e la non consapevolezza di ciò che la causa. E così un popolo di disperati passa il tempo in attesa della morte leggendo insulsi giornali, pregando davanti a monitor, e soprattutto partecipando a notti bianche per nascondere le proprie disperate notti in bianco.

D’estate feste della birra ricordano ai giovani che per loro c’è solo lo sballo alcolico per sopportare una vita senza senso.

E a poco a poco folle di esseri umani, anzi di umanoidi, celebrano con entusiasmo idiota lo shopping, ovvero la trasmutazione dell’uomo, creato a immagine di Dio in consumatore-utente, cioè in nulla.

Paolo Buttiglieri - paolobuttiglieri@alice.it

"Il massaggio dell'anima è l'arte di sciogliere le contrazioni fisiche liberando l'energie in essa bloccate e svuotare la mente da tutti i condizionamenti psicologici. Svuota la mente e decontrae il corpo ripristinando il collegamento tra il corpo e la mente e rendendo la persona libera mentalmente e piena di energia".

sabato 25 luglio 2009

Blera (Viterbo) - Programmi passati, presenti e futuri nel Giardino della Biodiversità: "Il 2 agosto facciamo il sapone.."

Resoconto della festa del primo raccolto ortofrutticolo nel Giardino della biodiversità di Blera e programmi futuri.

Blera, come molti paesi del viterbese, sorge su uno sperone tufaceo circondato da forre, buona parte di queste sono terrazzate con muri a secco ed utilizzate come orti familiari. Il progressivo abbandono dei lavori agricoli ha portato ad un degrado che ha visto il crollo di alcuni muretti e l'invasione di vegetazione spontanea. Nasce così l'associazione culturale "Luni" che si prefigge, tra l'altro, il recupero degli orti e la salvaguardia di semi antichi che vanno scomparendo. Grazie anche all'Università agraria di Blera, che ha concesso in uso alcuni appezzamenti di terreno, l'associazione culturale Luni, dopo un duro lavoro di ripulitura e di ripristino ha cominciato la semina, rigorosamente biologica, di vari ortaggi. Chi lavora può usufruire del raccolto ed il rimanente sarà venduto a gruppi d'acquisto solidali.

Sabato 4 luglio, Marco, Marina, Claudio e Alessandra hanno organizzato una festa intorno al fuoco dove sono stati serviti i prodotti dell'orto biologico, pane fatto a mano e acquacotta. Al suono dell'organetto e della ciaramella si è mangiato, bevuto e cantato, nella meravigliosa forra del Biedano, sotto la luna, in un'atmosfera d'altri tempi, pregna di sentimento, vera, viva, fatta di semplicità, solidarietà e condivisione, ritorno alla terra e alle tradizioni, alla natura e a valori dimenticati, valori che vanno riscoperti ed offerti anche ai giovani in alternativa al vuoto di oggi.

Sabato 25 luglio p.v. l'associazione Luni sarà presente alla festa multiculturale, per promuovere varie iniziative.
Sabato 2 agosto 2009, a cura di Luni, si terrà un laboratorio sul sapone, per apprendere come preparare saponi e detersivi fatti in casa.

"Ci siamo procurati il percarbonato e l'acido citrico non facilmente reperibili in commercio -dicono gli organizzatori Marco e Marina- un buon metodo questo per scoprire qualche trucco sui detersivi in commercio, come ad esempio gli ammorbidenti e alcuni miracolosi sbiancanti, che non sbiancano affatto, ma che in compenso procurano dermatiti ecc. e che possono essere facilmente sostituiti da prodotti realizzati con le nostre manine. A sera riunione presso il Giardino della Biodiversità, dove si può cenare convivialmente a contribuzione minima. E' gradita la prenotazione".

Marilina Fravolini

P.S. Marco e Marina partono domenica 26 luglio p.v. per un corso sulla salvaguardia dei semi, di cui daranno ampio resoconto prossimamente.

venerdì 24 luglio 2009

Calcata: 14 e 15 e 16 agosto 2009 - Tre giorni al Circolo Vegetariano VV.TT. In perenne attesa del Grande Cocomero

Dall'archivio storico del Corriere della Sera 1993, il programma di una delle prime edizioni della festa del Grande Cocomero:
... Ecco un vademecum per "sopravvivere" a Ferragosto: dalla A alla Z. ... Week end all'insegna della magia con la "Festa del grande cocomero". ... al Circolo vegetariano di Calcata - archiviostorico.corriere.it/

Nota introduttiva e programmatica del Ferragosto 2009.

Dal canto di Lino Toffolo "Penuria de anguria y penuria de melon".
"Galo l'anguria? - Gavemo persegoni.. - Galo meloni? - Ghè pomi e peperoni.. - Fiol d'un persegaro sa dirme perché, meloni e anguria quest'ano no ghe né.. - Penuria de anguria, penuria de melon... penuria de anguria y penuria.. de melon.. (cha cha cha)"

Questi tre giorni son dedicati all’attesa senza attesa, scrutando il cielo di metà agosto pieno di stelle cadenti, seduti nell’orto dei cocomeri dove non c’è nemmeno un cocomero…. Vi sentite in un mondo surreale? Forse è un sogno, oppure un incubo?

Per tre giorni restiamo in una via di mezzo, in un dormiveglia, nessuna speranza da soddisfare, nessun ottenimento da perseguire, ecco ci qui a compiere il nostro dovere, il dovere di risvegliarci a noi stessi….

Destati, oh uomo, dall’illusione della superficialità e della separazione. Riconosci la tua appartenenza inscindibile alla vita. Nel tuo viaggio di ritorno a casa hai dimenticato chi sei, inebriandoti nella vanità del possesso materiale. Hai avuto paura di nuotare, di galleggiare, nel grande flusso della vita e ti sei fermato sulle sponde duali dell’istinto e della ragione. Scopri orsù l’Ulisse indomito che è in te, oh uomo, non arrenderti alle sirene dell’oblio. Perché ti limiti a vagare nelle nebbie oscure, seguendo tracce in tondo in tondo, ignorando l’intuizione dell’intelletto? Scopri ora il segreto della tua vera identità, non manipolare i segnali chiari della conoscenza interiore, assicurati che il loro significato ti sia comprensibile, osserva vigile…

Guarda, hai creato religioni e dottrine, ti sei abbagliato nelle ideologie, hai imprigionato la tua mente rendendola serva della limitazione e dell’inferiorità. Hai creduto ottusamente nella scienza legittimando così la sola dimensione materiale. Hai sostituito la consapevolezza innata del sé con la sterile informazione sul divenire. La tua cultura è accumulazione. La tua sperimentazione si è arresa passivamente alla dialettica, ti sei lasciato abbindolare, ubriaco di nozioni sterili, vaghi untuosamente pregno di niente, tronfio e senza discernimento preda d’inganno e truffa auto-indotte. Balia di stimoli malsani, oh mio buon uomo, hai serrato gli occhi alla verità cedendo all’orgia sfrenata della finzione e -nella tua ignoranza- l’hai definita “successo”.

Uomo, dimmi dunque, perché hai rinunciato all’amore per prostituirti in un contratto?
Perché hai reso funzionale il ruolo dello Yin e dello Yang ostruendone l’incontro?
E’ tempo buono ora che tu veda quel che hai costruito dentro e fuori di te, guarda attentamente quel che hai fatto al tuo cibo, come hai avvelenato la tua acqua la tua aria, come hai manipolato il tuo corpo e la tua mente. Questo è solo il retroscena della tua caparbia illusione… Tu hai sostituito il sacro con il rito, hai chiamato la guerra giustizia, hai accettato la sudditanza definendola libertà, hai diffuso la dipendenza e l’insolvenza stabilendo l’economia. Ora lo vedi il risultato? Paura rabbia frustrazione rivolta odio stupidità. Oh uomo è il tempo giusto per te di risvegliarti, oh uomo benedetto.

Appuntamento alle h. 11.00 del 14 agosto 2008 in via del Fontanile snc.
Si potranno trascorrere i tre giorni restando ospiti del Circolo vegetariano di Calcata. La manifestazione prevede passeggiate nella valle del Treja, meditazioni sulla Grande Madre, visite ai luoghi sacri dedicati alla Dea, convivialità e gioco.
Portare sacco a pelo e cibo vegetariano bastante e buona volontà per la permanenza.

Prenotazione necessaria: Tel. 0761-587200
circolovegetariano@gmail.com

www.circolovegetarianocalcata.it

giovedì 23 luglio 2009

Maremma: il furore per l'ambiente avvelenato e distrutto - Italia: il furore per l'egoismo e la cecità umana

Due interventi sul "Furore" il primo è la rabbia per la devastazione e l'avvelenamento ambientale perpetrato a Civitavecchia e Montalto di Castro dall'Enel (Ente Nefando Energia Lurida), che con la scusa della produzione energetica uccide pian piano tutti gli abitanti della maremma laziale. L'altro "Furore" è il lamento di Giorgio Nebbia per le mortifere norme contro l'umanità diramate dal governo Berlusconi, eufemisticamente denominate "Pacchetto Sicurezza".
(P.D'A.)

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Il popolo inquinato.

I comitati contro il carbone all' "Audizione dell'Autorità per L'Energia Elettrica e il Gas", per riferire in nome del popolo inquinato la scelta scellerata del carbone: "Si imponga ai gestori il pagamento dei danni sanitari per le ricadute inquinanti sulle spalle delle famiglie e della comunità"

22 luglio 2009. Secondo giorno di audizioni dell' Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas, presieduta da Alessandro Ortis, a Roma presso la sede del CNEL. Ascoltao dall' Autorità anche il Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia che ha denunciato come la centrale a carbone di Civitavecchia (2000 MW) presenti sempre più profili di illeggittimità delle procedure e delle autorizzazioni che la rendono ancora più odiata dalla popolazione inquinata. A partire dalla Valutazione d'Impatto Ambientale che, come ebbero a scrivere i Periti CTU del Tribunale di Civitavecchia nel 2004 durante la causa intentata dal Comune di Ladispoli per i danni sanitari della centrale a carbone, è "piena di anomalie, lacune ed omissioni", si è giunti alle vicende recenti legate all'Autorizzazione Integrata Ambientale dell'impianto di Torrevaldaliga Nord, in esercizio senza AIA, non possedendo la centrale a carbone un'autonoma registrazione EMAS o ISO 14001, come denunciato nelle sedi opportune. È stato poi sottolineato che le registrazioni di qualità ambientale (EMAS) hanno anche una forte valenza morale perché configurano un patto con gli inquinati. La mancanza di una volontà reale di porre le questioni ambientali al centro dell'attenzione è stata provata citando le Dichiarazioni Ambientali del gestore, anni 2005-2007 e 2007, che nella descrizione del sito della centrale a carbone non menzionano la compresenza della centrale di "Torrevaldaliga Sud" (circa 1500 Mw misti gas e OCD) di proprietà Tirreno Power S.p.A, distante poche decine di metri dall'impianto Enel. Le emissioni di inquinanti, cumulate dai due impianti, è come se fossero rilasciate da una sola ciminiera, con un aggravamento dei danni sanitari, oggi computabili in termini monetari con procedure riconosciute dall'Unione Europea come ExternE ed Ecosense. A conclusione è stato chiesto all' Autorità di censurare comportamenti e procedure immorali, ricercando anche la modalità per imporre al gestore il pagamento dei danni sanitari che sono già noti applicando i programmi menzionati e i danni economici all'agricoltura e al turismo.

Comitati Nocoke Alto Lazio


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Egoismo e cecità umana.

Esattamente settant'anni fa, nel 1939, appariva, come romanzo ecologico e politico, "Furore", dello scrittore americano John Steinbeck (premio Nobel 1962), immediatamente tradotto in Italia da Bompiani nel 1940; dal libro fu tratto, nello stesso 1940, un celebre film di John Ford, interpretato, fra l'altro, da un eccezionale Henry Fonda giovane.

Il romanzo è ambientato negli anni trenta del Novecento, nell'Oklahoma, uno degli stati agricoli degli Stati Uniti centrali; nei molti decenni precedenti gli immigrati, sbarcando sulla costa atlantica del Nord America, avevano cercato terre fertili spingendosi verso ovest, nel selvaggio West, dove avevano trovato grandi praterie in delicato equilibrio ecologico; la coltivazione a grano e mais ha trasformato il fragile terreno dei pascoli in un suolo esposto all'erosione del vento e delle piogge e ben presto le pianure si sono trasformate in una terra arida, in una "scodella di polvere". Centinaia di migliaia di famiglie di contadini a poco a poco hanno visto sfumare il povero reddito e, non potendo pagare i debiti e i mutui alle banche, sono stati sfrattati e sono diventati, ancora una volta emigranti.

Una di queste famiglie, quella di Tom Joad, giovani e anziani, decide di caricare le povere masserizie su una traballante automobile per andare a ovest dove dicono che in California, terra di ricchi raccolti e di acque, è possibile trovare occupazione in agricoltura. Dopo un lungo terribile viaggio la California, terra promessa, si rivela però subito ostile; ci sono troppi immigrati, non c'è lavoro per tutti e le paghe sono basse al punto che è in atto uno sciopero; i padroni, attraverso "caporali" organizzati dalla criminalità, sono disposti ad assumere i nuovi arrivati come crumiri che subito si scontrano con gli altri poveri in sciopero, poveri contro poveri.

Uno spiraglio è offerto da un campo di accoglienza statale della "Resettlement Administration", l'agenzia creata da F.D.Roosevelt (1882-1945), divenuto presidente degli Stati Uniti nel marzo 1933, e affidata a Rexford Tugwell (1891-1979), un professore di economia, studioso di agricoltura, ma soprattutto una eccezionale figura di difensore dei diritti civili e degli emigranti. Nel campo dell'agenzia gli immigrati con poca spesa trovano casette decenti, docce e acqua corrente, spazi per i bambini; l'agenzia statale ha cura anche di procurare lavoro a paghe dignitose, organizza opere di difesa del suolo e rimboschimento, assegna piccoli appezzamenti di terreno e organizza cooperative. Naturalmente i padroni degli operai in sciopero usano la criminalità locale, con la complicità della polizia, per cercare di smantellare i campi di accoglienza con la scusa che sono fonte di disordini.

Il libro "Furore" finisce con una pagina di commovente solidarietà; proprio quando sembra che stia finendo il lungo calvario, Rosa, la più giovane dei Joad, perde il bambino di cui era incinta e offre il latte del proprio seno ad un vecchio che sta per morire disidratato e che rinasce col latte che era destinato al bambino morto.

"Furore" è una parabola di quanto è sotto i nostri occhi di questi tempi. Alla base delle migrazioni ci sono sempre, direttamente o indirettamente, crisi ambientali. Oggi la siccità e le inondazioni spingono persone e popoli dall'Africa e dall'Asia verso l'Europa, alla ricerca di condizioni migliori di vita per se e per i propri figli.Anche da noi, come nella California dei Joad, gli abitanti, ricchi egoisti o poveri anch'essi, li respingono o costringono a lavori spesso disumani; gli immigrati nei campi:"muoiono di fame perché noi si possa mangiare", oggi come nel 1938 quando Edith Lowry scrisse il suo celebre libro, lavorano in fabbriche inquinanti e pericolose, in cantieri edili su impalcature insicure, esposti al caporalato e alla criminalità.

Come nella California dei Joad la nostra società assiste impassibile, anzi con odio, ai viaggi disperati dalle terre d'origine all'Italia, lascia marcire degli immigrati in rifugi in cui neanche i cani abiterebbero --- ne abbiamo avuto testimonianze anche in recenti servizi della televisione di stato --- e assiste indifferente al loro dolore: dolore per la lontananza dai loro cari, per la difficoltà della lingua; solo poche strutture di assistenza, spesso volontarie, li aiutano a superare i cavilli burocratici e li aiutano a spedire i magri risparmi alle lontane famiglie. Con la promessa di "sicurezza" per i bianchi padani e con una campagna di odio sobillata da molta parte della stampa, l'attuale maggioranza parlamentare respinge gli immigrati più indifesi, li rimanda alla loro miseria.

Eppure non siamo sempre stati così. Dopo la Liberazione, negli anni cinquanta, il "Comitato Amministrativo di Soccorso Ai Senzatetto", l'UNRRA-CASAS, col sostegno del "Movimento di Comunità" di Adriano Olivetti (1901-1960), assicurò una vera abitazione, non un rifugio, ai contadini meridionali immigrati nelle terre della riforma fondiaria. Apparve anche allora che un intervento statale di costruzione di alloggi e di assistenza civile può alleviare il disagio dei poveri togliendoli dalle grinfie della speculazione, della illegalità e della criminalità. San Paolo nella Lettera agli Ebrei (cap. 13) ricorda che "alcuni praticando l'ospitalità hanno accolto degli angeli senza saperlo". Centinaia di migliaia di famiglie italiane hanno trovato nelle badanti straniere un angelo che assiste gli anziani e gli pulisce (scusate il termine) il sedere.

Ma "Furore" è anche una parabola di speranza: che un giorno si possa avere un'Italia governata da persone della statura politica e morale di Roosevelt e di Tugwell, capace di praticare l'accoglienza e assicurare giusti salari e dare decenti abitazioni agli immigrati che contribuiscono alla nostra ricchezza, liberandoli dallo sfruttamento per miseri giacigli ad alto prezzo. Se non lo si vuol fare per amore cristiano, lo si faccia almeno ricordando che la paura di un popolo che non ha casa e non ha meta, genera, come ha raccontato Steinbeck, furore.

Giorgio Nebbia - La Gazzetta del Mezzogiorno, 21 luglio 2009

mercoledì 22 luglio 2009

"Sessualità da mercato" - Quando il sesso diventa discriminante e speculativo - Uso strumentale del corpo femminile e maschile

Ricevo la lettera sottostante di Peter Boom, sulla libertà di espressione pansessuale, che vorrei però far precedere da una mia considerazione sull'uso esagerato di immagini sessuali nella società moderna.

Al proposito dello "sbandieramento" eterosessuale, menzionato da Peter, vorrei dire che questo è diventato una vera e propria forma di pornografia, in tutti i sensi. Non si può far a ameno di notare che tale sbandieramento è funzionale al commercio. Infatti è una vera vergogna che la sessualità venga usata a fini commerciali... guardate su tutti i giornali, siti, televisioni, manifesti, libri, come viene usata la sessualità cosidetta "normale" in realtà essa è diventata un assoluto businnes. Vi invito a leggere l'articolo di Maria Laura Di Tommaso:
http://www.econ-pol.unisi.it/blog/?p=1693

Ed anche: http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2009/07/le-donne-sono-offese-dallutilizzo.html

Nonché, "dulcis in fundo": http://saul-arpino.blogspot.com/2009/07/la-sacralita-del-femmineo-e-la-rinuncia.html

Paolo D'Arpini

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Lettera di Peter Boom.

Ancora oggi sento dire dei gay ”Non devono sbandierare la loro omosessualità”, affermazione veramente ridicola perché l'omosessualità è una condizione umana perfettamente normale e legale.

L'eterosessualità invece viene spudoratamente sbandierata. I bambini devono già avere la fidanzatina e mi diverte sempre lo sguardo attonito di questi ragazzini dai quali si aspetta con trepidazione il bacetto, un condizionamento da loro certamente non compreso e non sentito.

Nel periodo della pubertà, quando cioè si manifesta lo sviluppo sessuale, iniziano le stringenti raccomandazioni che consigliano il fidanzamento, che poi verrà subito sbandierato ai quattro venti trovando il culmine con una grande festa e gli anelli che dovrebbero legare la femmina al maschio. Seguita il matrimonio con il bacio in bocca simboleggiante il primo atto sessuale allo scopo di procreare e altri anelli come legame indissolubile al quale poi è difficile e poco probabile essere fedeli per sempre.

Le diverse forme della nostra pansessualità devono essere tenute nascoste ed è meglio neanche parlarne. Meglio essere ipocriti e le persone non devono mai ostentare la loro vera “Natura”.

Prendiamo il caso della coraggiosissima poliziotta che si è dichiarata lesbica e che per questo ha dovuto subire un insistente mobbing da parte di alcuni colleghi e l'esplicito invito di non dire la verità, un invito da ripensare soprattutto per chi fa parte delle Forze dell'Ordine delle quali ci si aspetta un “La verità e nient'altro della verità”.

Un poliziotto omosessuale deve poter esternare tranquillamente la propria sessualità. Se gli viene imposto o chiesto di tenerla nascosta potrebbe diventare oggetto di mobbing o peggio di ricatto, molto controproducente per l'attività che svolge. Ricordiamoci inoltre che il mobbing, in questo caso, viene fatto per la maggior parte da persone che sentono il bisogno di dimostrare agli altri di non essere gay, che combattono così la propria componente omosessuale latente, fenomeno che in psicologia si chiama omofobia interiorizzata. Una persona al cento per cento eterosessuale non sente questa esigenza, non gliene può importare di meno.

Nei paesi veramente laici e democratici esistono organizzazioni di tutori dell'ordine omosessuali.

Anni fa già scrissi un articolo “Polizia Pansessuale” (si può trovare sul sito http://digilander.libero.it/pansexuality ), che allora inviai ai Ministeri dell'Interno, della Difesa, della Finanza ed alle Prefetture. Articolo poi servito per un'interrogazione presentata dall'Onorevole Franco Grillini e sottoscritto da numerosi parlamentari.

L'Italia purtroppo tarda a divenire un paese laico ed ha bisogno di persone oneste e coraggiose come quella poliziotta lesbica

martedì 21 luglio 2009

"Con il petrolio siamo arrivati al picco altro che raddoppio entro il 2050" - Notizie energetiche ENI, commento ecologista e poesia cerchiobottista

La nota dell'Ansa che segue è da conservare e riproporre periodicamente.

Commento di Marco Palombo:
E' incredibile che l'amministratore dell'Eni dica sciocchezze così grandi, fidando sulla complicità dei media di tutto il mondo.

La produzione petrolifera viene considerata, già ora, vicina al suo picco da enti ufficiali internazionali. La data del picco la capiremo solo dopo che questo è arrivato, ma che nel 2050 la "domanda" di petrolio possa essere doppia di quella attuale è una affermazione fuori dal mondo. Anche in questo momento, se il prezzo del petrolio fosse lo stesso del 2000, sotto i 20 dollari al barile, la domanda sarebbe molto più alta, pensate solo alla vostra benzina. Occorre ribattere queste affermazioni che non sono frutto di ignoranza ma funzionali alla strategia energetica dell'Eni, finalizzata al profitto a breve termine senza tenere conto del futuro dei nostri figli e dell'ambiente. Instiste poi sulla bufala che prezzi bassi provocano meno investimenti. Il problema è che ora attivare nuovi giacimenti costa molto di più. Estrarre nuovo petrolio a prezzi accessibili è possibile solo in Medio Oriente, mentre cala in maniera sensibile già adesso la produzione del mare del Nord e del Messico.

PS. Oggi il petrolio è salito di nuovo a 65 dollari il barile, proseguendo le sue ampie oscillazioni, ma con i limiti,alti e bassi, dell'intervallo di queste oscillazioni che tendono ad aumentare.

Marco Palombo - ecologia@peacelink.it
http://blogs.myspace.com/

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Energia: Scaroni, il futuro di Eni è petrolio e solare

(ANSA) - LONDRA, 20 LUG - Il futuro di Eni è petrolio e solare. Lo ha detto alla BBC l'ad Scaroni, per il quale la domanda di petrolio raddoppierà entro il 2050. Paolo Scaroni ha negato che Eni sia concentrata solo sul lato 'petrolifero'. Sulla ricerca l'ad ha precisato che 120 milioni dal 2008 al 2011 sono per ricerca e sviluppo. "Abbiamo attivato una partecipazione con il Mit di Boston - ha spiegato - per cercare la nuova tecnologia solare che servirà al mondo". "E' di certo una possibilita' che la domanda di petrolio raddoppi entro il 2050 se i cinesi e gli indiani guideranno o useranno l'aereo come noi facciamo al giorno d'oggi". "Per allora - ha proseguito Scaroni - noi stimiamo che ci saranno già altre soluzioni per l'energia e noi useremo l'energia in modo molto più efficiente rispetto a oggi". Per l'ad la volatilità dei prezzi del petrolio non è un problema per Eni: "I contratti sono costruiti in un modo che non è un dramma se il prezzo del petrolio si abbassa. Il problema lo sentono i consumatori, i paesi produttori, e chi fa investimenti nel settore del petrolio". Per arginare il saliscendi dei prezzi l'ad di Eni ha proposto la creazione di una 'Global Oil Agency'. "Quando i prezzi scendono si tagliano gli investimenti: meno petrolio viene immesso sul mercato e molto presto i prezzi aumentano di nuovo".(ANSA).

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E' una cosa meravigliosa essere venuti al mondo,
se non dai troppa importanza alla felicità ed al divertimento.
se non ti dispiace un tocco d'inferno qua e là,
poiché va benissimo così...
Neppure in paradiso cantano e ballano tutto il tempo!

lunedì 20 luglio 2009

Il mistero dei 134,5 miliardi di dollari sequestrati a Chiasso - "Sono veri.. ma non li ha emessi la Federal Reserve..."

E' un intrigo internazionale. Il mistero dei 134,5 miliardi di dollari sequestrati a Chiasso lo scorso 3 giugno 2009 è sempre più allarmante e avrebbe origine nella crisi finanziaria giapponese del 1998.

Circolano banconote da un miliardo di dollari l'una ma non emesse dalla Fed. Una storia di finanza parallela con i servizi segreti Usa (e i nostri) in chiaroscuro. I due fermati a Chiasso hanno un nome: Mitsuyoshi Watanabe e Akihiko Yamaguchi, personaggi già abbondantemente "bruciati" in campo finanziario internazionale e coinvolti (nel 2004) nel caso di una emissione non autorizzata di bond giapponesi (i cosiddetti Japanese 57 Series Bond - titoli esclusivamente utilizzati in transazioni intergovernative) del valore di 500 miliardi di yen ognuno. Una operazione in cui si sospetta vi sia stato lo zampino della Cia. Inoltre Yamaguchi è stato indicato da fonti riservate come dirigente del ministero delle finanze giapponese e cognato di Toshiro Muto. Un nome che porta lontano e talmente in alto da far comprendere come mai, dopo un mese e mezzo, ancora non sia stato emesso un solo comunicato ufficiale.



Stati Uniti Giappone e Italia

Stati Uniti, Giappone e Italia appaiono in misura diversa imbarazzati protagonisti di uno scandalo di stato. Il giorno dopo il vertice del G8 dell'Aquila sarebbe arrivata conferma che una speciale commissione sarebbe in arrivo dagli States per stabilire finalmente se i titoli sequestrati, per un importo di dimensioni tali da collocarsi al quarto posto nella classifica dei maggiori creditori degli Usa, dopo la Russia e prima dell'Inghilterra, siano veri o falsi. In ogni caso si tratta del più ingente traffico valutario della storia. Ma dell'arrivo degli "esperti" americani si favoleggia inutilmente sin dal giorno successivo al sequestro di Como.

Anomali traffici di stato

Veri o falsi? Non ha molta importanza: è una cifra in grado di incidere sugli assetti valutari del dollaro. Una eventualità che ha messo in fibrillazione i servizi segreti e le banche centrali di tutto il mondo. La Banca d'Italia non ha voluto rilasciare commenti rinviando la palla al Ministero dell'Economia dove fonti anonime hanno confermato che nella vicenda il profilo valutario è il più preoccupante. In questa faccenda ci sono troppe cose che non funzionano. Tanto per cominciare, quelli sequestrati a Como sono titoli esclusi dalle normali negoziazioni trattandosi di importi e tagli utilizzati nelle transazioni e nei rapporti tra stati e governi e non è credibile che siano stati messi in circolazione per una tentata truffa. Fatto sta che il 3 giugno i finanzieri di Como vanno a colpo sicuro, secondo fonti del Il Giornale , imbeccati dalla Cia che ai primi di maggio avrebbero avvisato i nostri servizi del possibile arrivo in Italia di una valanga di titoli di Stato Usa che "il governo nordcoreano stava cercando di convertire in euro. I nostri servizi allertano così la Guardia di Finanza e i titoli, per un importo che la Corea del Nord non ha mai posseduto, arrivano puntualmente a Chiasso, trasportati da due orientali regolarmente attesi al varco.

I titoli e la pista Americana

Si tratta di 249 titoli. 10 Kennedy Notes da un miliardo di dollari l'uno e 239 titoli del Tesoro Americano da 500 milioni di dollari l'uno. Proprio dai Kennedy Notes arriva il bandolo per iniziare a sbrogliare questa intricatissima matassa. Non si tratta infatti di buoni del Tesoro ma di vera e propria carta moneta. Sissignori, si tratta di biglietti da un miliardo di dollari l'uno. Il fatto è però che l'emissione di tale Biglietto di Stato era, sino al sequestro di Como, se non proprio segreta, almeno non di dominio pubblico.. Evidentemente è assai improbabile che un falsario riproduca, con assoluta perfezione (per la Guardia di Finanza si tratta di titoli indistinguibili dagli originali) un biglietto non in circolazione e di cui non è nota l'esistenza. Le super-banconote sarebbero state emesse nel 1998 e non sarebbero garantite dalla Federal Reserve che, in effetti, ha già dichiarato ufficialmente di non aver mai emesso titoli per il valore nominale di un miliardo di dollari.

La Fed non mente

I super-biglietti farebbero parte di una speciale emissione effettuata in base all'ordine esecutivo 11.110, firmato il 4 giugno 1963 dal presidente John Kennedy che aveva restituito al governo Usa il potere di emettere moneta, senza il coinvolgimento del Congresso, garantita attraverso le riserve federali di argento, e senza passare attraverso la Fed. Dopo l'assassinio del Presidente Kennedy l'ordine esecutivo 11.110 cadde in disuso e le banconote emesse dal governo furono ritirate dal mercato. Ma il fatto è che l'ordine esecutivo 11.110 non è mai stato formalmente abrogato. Si stima che nel 1998 il 99% delle banconote in circolazione erano "Banconote della Federal Riserve" mentre l'1% era costituito da "Banconote degli Stati Uniti". Bisogna sapere, per capirci qualcosa, che la stampa dei due tipi di banconote è quasi identica ad eccezione del fatto che una riporta la dicitura "Banconota della Federal Reserve" e l'altra "Banconota degli Stati Uniti". Inoltre, quelle della Federal Reserve hanno marchio e numero di serie verdi, quelle degli Stati Uniti marchio e numero di serie rossi. Basta guardare le foto diffuse dalla Guardia di finanza di Como per rendersi conto che le banconote da un miliardo di dollari sequestrate a Chiasso sono state messe dal Ministero del Tesoro Usa e non dalla Fed.

I consiglieri di Obama e la crisi del 1998

Al 1998 risale la grande crisi dello yen, con l'economia giapponese sull'orlo della bancarotta e il rischio di un tracollo dei mercati finanziari dello stesso tipo di quello che stiamo vivendo oggi.
Una eventualità allora scongiurata dall'intervento del governo americano deciso a sostenere il peso valutario dello yen in caduta libera. Nessuno si ricorda più di quella crisi ma all'epoca intervennero personalmente Rubin, ministro del Tesoro, e il suo vice: Larry Summers, oggi consigliere economico di Barak Obama e all'epoca inviato speciale di Washington nei Paesi nei guai, precipitatosi a Tokio il 18 giugno del 1998 per incontrare il ministro delle Finanze Hikaru Matsunaga e il suo vice, Eisuke Sakakibara, l'uomo conosciuto sui mercati come "Mister Yen".

Una trappola da romanzo

Ora il fatto davvero interessante è che i due giapponesi fermati a Chiasso, con la ciclopica cifra di 134,5 miliardi di dollari, sono personaggi abbondantemente "bruciati" essendo stati coinvolti in un precedente traffico miliardiario di titoli falsi in yen. In più le precauzioni assunte dai due per varcare la frontiera italo-svizzera sono da subito apparse agli investigatori assolutamente inadeguate al valore del traffico messo in atto. Una ingenuità incongruente con il curriculum dei due corrieri nipponici che invece hanno precedenti da professionisti dei traffici finanziari di altissimo livello. Yamaguchi in particolare sembra il personaggio più interessante e intorno al quale potrebbe cominciare a chiudersi il cerchio dei misteri sul "tesoro di Chiasso": se venisse confermato che si tratta di un ex alto funzionario del Ministero del Tesoro giapponese e se il suo nome porta effettivamente a Toshiro Muto i conti potrebbero cominciare a tornare. Toshiro Muto è stato infatti fino a poco tempo fa vice-governatore della Banca del Giappone ma anche, nel 1998, contestatissimo direttore del segretariato generale del ministero delle finanze di Hikaru Matsunaga e di Eisuke Sakakibara, i protagonisti, con Summers e Rubin, del "salvataggio dello yen" del 1998. Sakakibara fino a poco tempo fa è stato anche tra i più convinti sponsor della nomina di Muto a governatore della Banca centrale del Giappone. Insomma tutto fa pensare che i titoli del "tesoro di Chiasso" siano autentici e che rappresentino un acuto mal di pancia per l'entourage finanziario del governo Obama più che per quello Giapponese. Insomma, tira aria da colpi bassi.

Luigi Grimaldi - Liberazione.it

sabato 18 luglio 2009

18 luglio 2009 - L'antipapa Paolo D'Arpini ha visitato Viterbo - Scomunicato Stampa


Felicemente portata a termine la visita antipapale di Paolo D'Arpini, il quale è giunto a Viterbo Bagnaia in mattinata ed ha potuto incontrare tre amici al bar, raggiungendo in tal modo il totale di quattro, numero perfetto per una riunione laica "altra" (odi la canzone "eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo: https://www.youtube.com/watch?v=0QGN62xiRU8"). 

Sono state così gettate le basi per una società veramente laica nella città dei papi (e degli antipapi). "Andiamo oltre la religione e l'ideologia!" Ha affermato il D'Arpini, confortato e coadiuvato nell'intento dall'avvocato Vittorio Marinelli di European Consumers e dagli altri due amici presenti all'incontro semiclandestino in un baretto di Bagnaia, davanti ad una birretta, due caffè ed un cappuccino. 

Nel mentre fuori, nella piazza, un nutrito numero di agenti in borghese controllava che non venissero infrante norme dello stato o della chiesa. E non essendo state rilevate infrazioni, né prove di sedizione religiosa o politica (a parte le opinioni personali espresse dal gruppetto), nessuno dei partecipanti alla "rimpatriata laica" è stato incriminato o arrestato. 

"Già un risultato positivo lo abbiamo ottenuto!" Ha commentato il D'Arpini, in veste d'antipapa (vedi foto allegata). Comunque chiedendosi: "Che fine avrà fatto l'ultimo antipapa Benedetto XVI, non questo Ratzinger ma quello del XV secolo che infine si sottomise ad Alessandro VI...?!". "Inoltre, chissà se la precedente esistenza di un Benedetto XVI non dovrebbe far sì che Ratzinger avesse il numero XVII..? O forse no, poiché il XVII è considerato infausto?". 

Ma il dubbio atroce del D'Arpini è stato prontamente fugato dai presenti che all'unisono hanno dichiarato che questi discorsi non hanno né capo nè coda e che a loro non gliene fregava niente di questi numeri! Il sedicente antipapa, Paolo D'Arpini, ha infine ringraziato la popolazione viterbese per la calda accoglienza (c'erano almeno 30 gradi all'ombra), le forze dell'ordine (per aver mantenuto una ragionevole calma) e gli organi d'informazione (per aver ignorato l'evento). 

La prossima visita dell'antipapa a Viterbo, forse a dorso d'asino, è prevista per il 3 settembre 2009 in occasione del trasporto della macchina di Santa Rosa. *

Ufficio Stampa Antipapale Viterbo Bagnaia - 18 luglio 2009

spiritolaico@gmail.com


Quel senso di presenza che dice "io sono" è il solo capitale che abbiamo....

Caro Paolo, continuo a leggerti........
quante parole..... sei una poesia vivente ed io ogni giorno bevo un po' da questa sorgente di pure acque, anche se a volte dici pubblicamente delle cose così intime che mi sembra quasi di esere un voyeur che guarda da un buco della serratura....... e mi sento quasi in imbarazzo.
Parli del senso di presenza, dell'"Io sono", ma io, sarà per il caldo di questi giorni che mi stordisce, sento allontanarsi e farsi sempre più flebile il mio senso di esserci, come se per un po' avessi bisogno di non esserci, per ritrovarmi, io stessa, e solo il fatto di pensarlo e di sentire che è possibile, mi fa star meglio.
Caterina
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Carissima Caterina, che gioia leggere la tua lettera...
L'io sono è l'ego, quel riflesso della coscienza che si appropria del vissuto e decide di essere lui l'attore ed autore delle azioni compiute... Il desiderio che provi verso il sottile vuoto dell'io, non macchiato da identificazioni, è la naturale e spontanea propensione a ritornare quel che siamo sempre stati: l'Io, il Sé, l'Assoluto, che è consapevolezza aldilà del tempo e dello spazio e priva di ogni minima traccia di oggetivazione. Pura soggettività non consapevole di essere consapevole. Il riposo della mente, il luogo intimo dal quale la mente sorge e si scioglie. Quello tu sei e null'altro...
Paolo

venerdì 17 luglio 2009

Un antipapa a Viterbo, il 18 luglio 2009, per proporre un comitato per la Cultura Laica - Comunicato Stampa

Il 18 luglio 2009 Paolo D'Arpini sarà nella "città dei papi", nella veste di antipapa per proporre la fondazione di un Comitato per la Cultura Laica.

Ecco l'annuncio del D'Arpini: "Ho pensato di organizzare a Viterbo un Comitato per la cultura laica, le pari opportunità ed i diritti civili. I cittadini laici o le associazioni che sono interessate al progetto possono compartecipare ed aderire anche con proposte di manifestazioni culturali in sintonia".

Paolo D'Arpini conclude: "Credo che questa sia una buona opportunità per tutti coloro che a Viterbo, od in provincia, operano negli ambiti predetti e non si piegano alla deriva perbenista ideologica religiosa, pertanto non prendete sottogamba questa proposta".

Paolo D'Arpini sarà alle h. 12 del 18 luglio 2009 a Bagnaia Viterbo nella Piazza Castello. All'incontro segue un picnic in campagna, ognuno porta qualcosa di vegetariano.

Per informazioni: spirito.laico@libero.it
Recapiti telefonici: 0761/587200 - 333.5994451

"Quell'aria gialla e fetida che respiriamo..." - I cittadini del territorio cornetano si ribellano alla morte lenta per asfissia: "No Coke!"

Ancora una volta il 15 luglio 2009 alle 13.30, puntuale a lottare per la vita, è partito il bus dei cittadini dell´Alto Lazio verso il Ministero dell'Ambiente.

Obiettivo: sostenere le ragioni della popolazione dell'Alto Lazio alla Conferenza dei Servizi indetta per decidere il livello di monossido di carbonio emesso dalla centrale a carbone di TVN. A bordo i medici, testimoni della sofferenza di chi s'ammala e muore per le centrali, due consiglieri comunali e gente di Civitavecchia e Tarquinia, supplenti del silenzio degli amministratori.

Chi ha versato milioni di euro ha voluto occhi chiusi, orecchie intasate e bocche cucite.

I rappresentanti del gruppo sono stati ascoltati dai rappresentanti del Ministero dell'Ambiente,della Regione Lazio, della Provincia di Roma e della Commissione IPCC (Integrated Pollution Panel Control) e hanno ribadito la necessità di spegnere TVN, che attualmente sta funzionando in assenza di autorizzazione, in nome di chi pagherà il massimo del prezzo per il suo funzionamento.

Hanno dimostrato, inoltre, documenti alla mano, che ENEL non ha diritto al limite che chiede, 3 volte maggiore del valore massimo fissato dagli organismi europei per impianti similari (30/50 mg) e che la legge sia italiana che europea non consente una tale deroga.

I medici hanno presentato studi scientifici recentissimi che legano in proporzione diretta il monossido di carbonio alla mortalità della popolazione adulta e a gravi malformazioni cardiache nella prima infanzia.

Ciononostante la Conferenza dei Servizi ha stabilito di concedere il limite di 130 mg, in contrasto con le norme italiane ed europee, nonché con la Valutazione d'Impatto Ambientale, dove è scritto che l'emissione annua di monossido di carbonio è zero.

E´ prevalsa, quindi, la volontà di agevolare ENEL, società privata, per consentire la messa in esercizio della centrale nonostante le "lacune, omissioni e anomalie della Valutazione d'Impatto Ambientale" e dell´iter autorizzativo, nonostante non abbia mai funzionato l'Osservatorio Ambientale, nonostante non sia mai stata valutata la compresenza della centrale di Torrevaldaliga Sud che emette canna a canna, nonostante non sia stato attivato l'Organismo di Controllo del rispetto delle prescrizioni, nonostante la menzogna del "carbone pulito" ripetuta con sprezzante crudeltà dai pinocchio dell'ENEL.

Da oltre due anni i cittadini dell'Alto Lazio presentano diffide e denunce, determinando spesso l'agenda dei lavori delle amministrazioni coinvolte nell'affare TVN. Dopo ogni diffida o denuncia i burocrati si affannano per ricomporre un quadro di credibile correttezza formale nel tentativo di mettere al riparo da azioni giudiziarie le proprie omissioni, che hanno permesso all'inquinatore di agire indisturbato fuori dal quadro autorizzativo.

Nel frattempo la ciminiera continua a sputare veleni e il cielo ridiventa giallo come non mai. E, proprio per dare concretezza a tali affermazioni durante la conferenza sono state mostrate e fatte inserire agli atti le foto della centrale a "carbone pulito" con un denso pennacchio di fumo nero che esce dalla ciminiera.

Promemoria per amministratori e abitanti distratti: quell'aria gialla che sembra rimanere in cielo ci avvolge ed è ciò che respiriamo, respirate e fate respirare ai vostri cari.

Promemoria per i lavoratori della centrale: i vostri capi sanno già di cosa morirete, voi forse no!



Movimento No Coke Alto Lazio
Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia

ecologia-request@peacelink.it

giovedì 16 luglio 2009

Claudio Martinotti, cavaliere del Monferrato, sul concetto di identità territoriale: “L'Italia ed alcune ipotesi di riassetto bioregionale"

Quanto qui di seguito espongo non ha alcuna pretesa di scientificità ed esaustività, vuol solo essere un approccio a queste tematiche, a scopo propedeutico, per suscitare qualche riflessione e col tempo poter pervenire ad una proposta organica multidisciplinare e con la più ampia partecipazione possibile.

Mi scuso fin d'ora per la riduttività dei concetti, inevitabilmente sintetici per ovvi motivi di spazio, e per aver ricorso ad un linguaggio almeno parzialmente rinnovato, forse anche con qualche neologismo di facile interpretazione. Volutamente ho rifiutato il ricorso ad ormai logori termini formali ed accademici, giuridico istituzionali, perché la mia vuol essere occasione per stimolare interesse e curiosità, intuizioni e riflessioni autonome ed individuali, per avviare un dibattito che renda le persone partecipi ai processi politici (almeno a livello localistico) e non più indifferenti, schifate e con moti di repulsione e di chiusura nel proprio individualismo rinunciatario ...

L’Italia pur essendo di piccole dimensioni rispetto a molti altri stati, è a tutti gli effetti un “microcontinente”, non solo per la morfologia del Suo territorio che è ricchissimo di ecosistemi, possedendo la maggior biodiversità d’Europa (oltre al maggior patrimonio culturale mondiale ed oltre mille aree protette, ideali per il turismo naturalistico), ma per la diversificazione delle sue genti e la moltitudine delle sue minoranze etniche, culturali e linguistiche.

La nostra penisola è caratterizzata da centinaia di borghi antichi ancora ben conservati nei loro centri storici medievali, che rendono il nostro paese una potenziale ed esclusiva destinazione per un turismo storico culturale di qualità e di nicchia. Elementi che da soli basterebbero per rendere il turismo nel nostro paese la prima fonte di reddito, mentre siamo ormai relegati al decimo posto mondiale come meta del turismo internazionale.

Quando si costituì l’Unità d’Italia si parlavano una miriade di lingue e dialetti e vi erano costumi sociali talmente diversi che le varie popolazioni neanche si capivano tra di loro. Ad una simile situazione di eterogeneità di solito si rimedia politicamente con un forte statalismo accentratore. E' nota infatti l’aneddotica attribuita a Massimo d’Azeglio che "fatta l’Italia poi si dovevano fare gli italiani!" Solo che nessuno ci è mai riuscito. L’Italia come nazione non è mai esistita se non sulla carta, a livello fittizio, burocratico e geografico.
Fin dai suoi primordi unitari, ed ancora più nel 1876 con la vittoria della sinistra (che attenuò il "senso dello stato" e ne accentuò la privatizzazione ed il business a favore di pochi sfruttatori elitari, contrariamente a quanto si crede ...), si favorì e si accolse nel governo elitario, composto da nobili, notabili e professionisti (soprattutto avvocati), ogni caratteristica localistica negativa presente nella penisola: dal particolarismo al clientelismo, dal campanilismo al trasformismo, dal parassitismo al latifondismo, ecc., in una sequela di "ismo" che furono poi successivamente codificati in una gigantesca burocrazia in espansione progressiva e di connotazione kafkiana, colonizzata perlopiù dalle baronie meridionali.

Quindi siamo partiti male e siamo approdati ancora peggio dopo il ventennio fascista, con una disfatta ed una distruzione della penisola senza precedenti, cui seguì un referendum istituzionale falsato nei risultati a favore della repubblica (voluta dagli “Alleati” vincitori della guerra, in particolare dagli USA), che solo la saggezza e responsabilità del Re Umberto II evitò potesse sfociare in un'ulteriore guerra civile, per cui preferì autoesiliarsi in Portogallo piuttosto che provocare altre sofferenze alla popolazione. Sicuramente, se Umberto II non si fosse autoesiliato in Portogallo, si sarebbe scatenata una ulteriore guerra civile ed il paese si sarebbe probabilmente spaccato in due, essendo all'epoca il meridione prevalentemente monarchico.

Quando nel ’43 si ventilava l’ipotesi che persa la guerra gli alleati avrebbero imposto la repubblica cacciando il Re, Vittorio Emanuele III che non era lo stupido e pavido che la storiografia successivamente designò come stereotipo, disse che la repubblica sarebbe stata la rovina dell’Italia, perché gli italiani erano troppo individualisti, immaturi ed irresponsabili per poter gestire il bene comune, che ognuno avrebbe fatto per sé, per i propri interessi, la corruzione avrebbe dilagato e portato il paese alla rovina … Qualcuno lo può forse smentire?

Sintetizzando riduttivamente ma realisticamente, da una prima fase in cui si veniva cooptati al potere se in possesso di determinate caratteristiche elitarie comuni (grandi elettori, controllo dei pochi voti necessari ad essere eletti, ne bastavano anche solo poche centinaia), successivamente alle varie riforme elettorali tendenti ad allargare il suffragio, si passò poi alla costituzione di partiti che necessitavano del consenso per poter aver successo politico, e quindi si ricorse al voto di scambio, clientelare e pregiudiziale. Mai nella storia dello stato italiano si manifestò una democrazia minimamente matura e responsabile. Occorre sempre tenere conto che la popolazione era quasi interamente analfabeta ed ancora oggi lo è prevalentemente anche se si definisce "di ritorno", perché non avvezza a leggere, studiare, analizzare, documentarsi, ecc., quindi priva di strumenti culturali per poter valutare le proposte politiche e demistificare le menzogne, divenute abituali con poche varianti ed eccezioni, sostenute ormai da una propaganda spregiudicata ed invadente, con la complicità mediatica e con una qualità dei programmi televisivi talmente scadente da provocare atrofie neurologiche in chi guarda la TV passivamente ed abitualmente.

Non a caso le ultime ricerche sociologiche indicano in circa l''80% la popolazione italiana ormai priva di strumenti culturali ed autonomia di giudizio e di elaborazione del pensiero, in quanto disabituata a leggere libri e riviste impegnative e incapace di comprendere ed analizzare concetti articolati e profondi ...

La situazione socio-politica che stiamo vivendo è molto particolare, come opinione pubblica e società civile (almeno di quel 20% di popolazione ancora in grado di pensare autonomamente), siamo ormai pervenuti ad un punto di saturazione, l'esasperazione verso l'indegno modo di far politica in Italia (partitocrazia clientelare ed oligarchia pseudodemocratica) ha raggiunto ormai livelli intollerabili, e sfocerà inevitabilmente in conflitti sociali non negoziabili, incrementerà l'individualismo e l'immoralità, ed aumenterà l'ingovernabilità del Paese, i cui segnali precursori sono evidenti da tempo. Coloro che ancora reggono il gioco ad una tale classe politica (la cosiddetta "casta", personaggi totalmente inadeguati alle responsabilità assunte nei confronti della collettività) è perché hanno interessi diretti o indiretti a sostenerla, in qualche modo si sono prostituiti e prostrati ad essa, tutti gli altri, in particolare le persone oneste, sono solamente penalizzata e scandalizzate, e si vergognano sempre più di essere italiani, mentre dovremmo esserne fieri, se non fosse per la pessima classe politica che ci governa indecentemente da troppo tempo.

La partitocrazia parassitaria, in questi decenni ha occupato tutti i gangli del potere politico ed economico della penisola, arrecando danni incalcolabili per la loro insipienza e protervia (superiori a quelli arrecati dalle cinque grandi organizzazioni criminali presenti ed operanti nel nostro Paese, che già lo rende un caso unico al mondo), ed ovviamente non ha alcuna intenzione di rinnovarsi adeguandosi alle istanze provenienti dalla società civile, perché significherebbe ridurre i propri privilegi e rinunciare al potere. Sarebbe come se un ladro rinunciasse spontaneamente al suo bottino ... inoltre una prolungata impunità l'ha inebriata, inculcandole in profondità una sorta di delirio di onnipotenza che impedisce di percepire la realtà vera, e quindi fino alla fine, gli attuali politici di professione e coloro che si sono prostituiti al loro servizio, non si renderanno conto dei fenomeni e sommovimenti in corso che faranno implodere l'attuale sistema politico, e non si renderanno conto di essere morti (politicamente) finché non saranno chiusi nelle bare, sigillati e posti nei sepolcri. La partitocrazia parassitaria o casta è pertanto destinata col tempo ad implodere, collassare. Noi abbiamo il dovere morale di studiare il modo di accelerare i tempi.

Tramite lo studio della Storia, soprattutto localistica e denominata a mio avviso impropriamente “minore”, dovremmo cercare di cogliere qualche aspetto che possa essere di utilità, qualche elemento, condizione e spunto che possa essere rielaborato ed adattato come soluzione alla deprecabile e degradata situazione odierna.

Partiamo dalla consapevolezza che dobbiamo soprattutto rendere merito al fenomeno storico medievale dei "comuni e delle signorie cittadine", ed alla loro evoluzione storica e grandezza acquisita, se col tempo il nostro paese è divenuto nei secoli così apprezzato per la sua ricchezza culturale. E non certo alle grandi dinastie o ai grandi stati, che si sono perlopiù dedicati alla guerra di espansione, all'arricchimento smisurato, alle vessazioni fiscali, alla soppressione delle libertà, ecc., salvo eccezioni, fino ai tempi recenti nei quali si sono dedicati anche alla distruzione delle risorse ambientali ed alla omogeneizzazione dei costumi sociali e culturali, disperdendo tradizioni ed identità comunitarie, pervenendo persino a denigrarle e deriderle, sostituendole con iniziative autoreferenziali ed autocelebrative elitarie, spesso intrise di clientelismo e scandaloso spreco di denaro pubblico.

Nel medioevo la nostra penisola era divisa in talmente tanti staterelli che è impossibile per qualsiasi storico ricordarli tutti a memoria, ma molti di loro permasero a lungo, per molti secoli, e questo non può essere un fenomeno imputabile solo al caso, ma soprattutto alle forti identità comunitarie ed omogeneità territoriali, cito l’esempio che meglio conosco e studio da tempo: il Marchesato di Monferrato (che perdurò per oltre sette secoli), che sul finire del XIII° secolo aveva anche raggiunto dimensioni ragguardevoli fino a occupare i tre quarti del Piemonte (che allora non esisteva, essendo definita tutta l'area del nord ovest come Lombardia) ed un bel pezzo dell'attuale Lombardia, era talmente diviso internamente che i Marchesi Aleramici, titolari dello stato dovevano muoversi in continuazione da un feudo all’altro (la cosiddetta "corte itinerante") per garantirsi la fedeltà di ogni signorotto locale. Fate conto che ogni borgo (e da noi ce ne sono un’infinità) aveva un signore che in pratica faceva quello che voleva ed era una banderuola come alleanze e comportamenti politici … finché non sono arrivati nel 1306 i Paleologi di Bisanzio a governare, divenendo quindi i Paleologi Marchesi di Monferrato, ed allora hanno iniziato a fare sul serio, avendo l’esperienza dell’Impero Romano d’Oriente.

Ma l'aspetto assolutamente interessante ed assai curioso è che non si sono affatto imposti, ma sono venuti a governare il Monferrato in seguito alla decisione intrapresa da quello che è passato alla Storia locale come il primo Parlamento del Monferrato avvenuto nel 1305, al quale parteciparono tutte le rappresentanze del territorio, dai nobili ai delegati delle comunità, che rifiutando le ingerenze espansionistiche del Marchesato di Saluzzo e dei suoi alleati Savoia, Acaia, Angioini oltre al potente comune di Asti, decisero di inviare cinque ambasciatori a Costantinopoli per chiedere alla Basilissa Iolanda (o Irene), sorella dell'ultimo Marchese Aleramico (rimasto senza eredi), di inviare suo figlio Teodoro principe di Bisanzio a governare il Monferrato come legittimo successore, giurandogli fedeltà.

Anche nel medioevo c'erano spazi di libertà e di autonomia (non solo sfociata nel fenomeno tipicamente italico dei comuni), pur essendo le guerre e la prepotenza degli eserciti, condizione normale in cui versava la nostra penisola, a causa soprattutto delle ingerenze e degli appoggi delle grandi potenze straniere, che da sempre ambivano a possedere porzioni di territorio italico, sia per la sua ricchezza materiale (prodotta dall'abilità dei suoi abitanti), la fertilità delle sue terre, per le sue bellezze naturalistiche, per la sua posizione strategica.
Il medioevo finì e si transitò nel Rinascimento, come si è convenuto storicamente con la scoperta ufficiale dell'America nel 1492, ed a quell'epoca la penisola era suddivisa in decine di Marchesati, Ducati, Principati, Repubbliche e Regni (perlopiù dominati da dinastie straniere), alcuni autonomi oppure stati “cuscinetto”.

Alcuni di questi territori rimasero più o meno integri ed autonomi fino alle conquiste napoleoniche ed anche oltre, fino all'Unità d'Italia. Permasero per secoli cambiando solo le dinastie regnanti, ma rimanendo forti nelle loro identità storico culturali, come dimostrano ancor oggi frequenti progetti di promozione turistica da parte di agenzie turistiche specializzate locali (anche di livello regionale o nazionale), che si fondano sul richiamo storico-culturale e simbolico di queste lande e regni preunitari per attirare i turisti (soprattutto ricorrendo alle rievocazioni storiche e valorizzazioni di eventi epici), che senza una partecipazione attiva e condivisa della popolazione locale, rimarrebbero progetti effimeri, lettera morta, fallimentari. Se invece alle vestigia storiche si unisce la fierezza di appartenenza a quelle terre ed un minimo di conoscenza e consapevolezza storica, unitamente al calore umano ed alla cultura dell'accoglienza, ecco che allora le possibilità di successo si ampliano e si consolidano.

Si dovrebbe riprendere come modello di riferimento politico istituzionale la dimensione e possibilmente la storia identitaria dei molteplici stati preunitari. Del resto anche se si guarda oltre confine, sono sempre gli stati di modeste dimensioni quelli dove la qualità della vita a livello di servizi sociali e di democrazia applicata è la migliore. Personalmente posso citare i casi della Costa Rica, che avendo rinunciato alle Forze Armate ha puntato principalmente sull'istruzione e la sanità, e successivamente sulla protezione dell'ambiente, raggiungendo il 30% di aree protette e facendo dell'ecoturismo la prima voce di reddito per la popolazione, o il caso della Slovenia, considerata la Svizzera dei Balcani, riuscita ad evitare la guerra dei Balcani del decennio scorso, ricoperta da una folta foresta promuove anch'essa un turismo di qualità che si fonda soprattutto sull'ambiente incontaminato, e per ultimo il Montenegro, stato recentemente divenuto autonomo, ma già da anni improntato anch'esso all'ecologia ed al turismo, con paesaggi da sogno, anche se purtroppo l'impegno ecologico rimane perlopiù teorico. A livello demografico andiamo dai 3,5 milioni di abitanti della Costa Rica, ai poco più di due della Slovenia allo 0,7 milioni del Montenegro, con superfici simili ad una nostra regione o al massimo ad un paio, giuste dimensioni per potersi rapportare politicamente, partecipando attivamente alla sua evoluzione.

Sono infatti tutti quanti stati ad elevata socializzazione, in particolare la Costa Rica, dove il calore umano si percepisce in maniera palpabile ed indelebile. In molti invece, citano come alternativa da imitare, gli esempi di stati di modestissime dimensioni, come San Marino o il Principato di Monaco, ma non fanno testo per le mie proposte, perché la loro ricchezza si fonda su altri fattori, non sempre e facilmente riproducibili, e le loro dimensioni sono troppo modeste per essere prese a modello di riferimento da riproporre con credibilità anche in altri contesti.

Personalmente come modello di riferimento (anche se ultimamente è leggermente scaduto, forse perché lentamente contaminato dalla vicina Italia e dalla crisi finanziaria internazionale in corso…) ricorro spesso alla Svizzera. In Svizzera hanno solo sette ministri (loro li chiamano Consiglieri) di cui uno a turno annuale fa il presidente, e le donne sono spesso pari o addirittura superiori come numero agli uomini. Quando un ministro non è gradito glielo dicono senza mezzi termini, lo sfiduciano e lo sostituiscono in tempi brevi. Lo stesso avviene per qualsiasi alta carica dello stato e delle istituzioni confederate, al minimo sgarro o scandalo (che da noi farebbe sorridere) o danno le dimissioni o sono sfiduciati … il senso dello Stato è al primo posto dei sentimenti di tutti i politici, ed anche quando fanno qualcosa che non è gradito agli elettori, i cittadini indicono un referendum, che a differenza che in Italia, sono frequenti ed hanno potere decisionale, nel senso che determinano le scelte politiche e sono immediatamente efficaci … mentre in Italia sono divenuti delle burle cui non crede più nessuno, perché la classe politica (casta - partitocrazia) temendoli, ne ha inficiato la credibilità in tutti i modi, abusando della tolleranza e dell'ignoranza degli italiani. Tolleranza di quel quinto della popolazione, che in base alle ricerche sociali risulta essere il più colto ed informato, ed ignoranza dei quattro quinti, che sempre in seguito alle recenti ricerche sociali risulta essere semianalfabeta (o analfabetismo di ritorno), pare non leggano mai nulla di minimamente impegnativo (meno che mai i libri) e pare attingano solo dalla televisione le loro informazioni e nozioni, per cui si comprende la degenerazione a cui siamo pervenuti con processi di delega non solo politica ma anche della facoltà analitica e di pensare, e si capisce il perché i politici italiani siano i peggiori del mondo occidentale ed industriale, privi del senso del pudore, della misura, della dignità, ecc. ...

Il modello di riferimento a livello macro politico per me rimane la Svizzera, cioè uno stato confederato basato sulla democrazia diretta (come lo fu Atene nel V secolo A.C.), suddiviso in Cantoni che mantengono un'ampia sovranità, delegando al governo federale solo alcune funzioni. Governo per altro composto da poche persone e tenute sotto stretta osservazione dagli elettori e applicando tra di loro la rotazione dell'incarico di Presidente.

Il modello cui auspico, dovrebbe disporre di un istituto referendario fortemente potenziato ed agevolato, anche con il ricorso alla tecnologia, purché certificata ed autenticata, scevra da rischi di manipolazione. In una struttura del genere la partitocrazia è destinata a scomparire non avendo più alcuno spazio di manovra, perché prevarranno le istanze della società civile per il tramite soprattutto di liste civiche, movimenti ed associazioni, che sceglieranno i rappresentanti dei comuni e dei Cantoni. Le poltrone saranno ridotte ai minimi termini come pure i privilegi e le rendite da posizione (che in pratica scompariranno), le retribuzioni subiranno un drastico ridimensionamento.

In Italia attualmente sappiamo tutti come sia degenerata la suddivisione politica delle competenze e dei poteri, frutto perlopiù di una politica clientelare e spartitoria, accentuata negli ultimi decenni a causa del predominio della partitocrazia, che ha moltiplicato gli enti pubblici, locali e territoriali, monopolistici ed oligopolistici, per distribuire poltrone e prebende ad una moltitudine di personaggi al servizio dei partiti, perlopiù incapaci ed incompetenti, prodighi nel fare danni e nell'abusare del potere loro concesso, creando complessivamente una situazione paradossale, parassitaria parossistica, gravemente discriminatoria e sperequativa, che non ha precedenti ed eguali nella storia d'Italia e del mondo.

Solo in rarissimi casi qualche provincia o regione corrisponde per grandi linee a quanto sussisteva storicamente e culturalmente come identità omogenea sociopolitica (vedasi ad esempio la Toscana corrispondente al precedente Granducato di nascita rinascimentale ed origine mediceo fiorentina e di alcune regioni e province a statuto autonomo), nella maggioranza dei casi sono frutto di suddivisioni politiche decise a tavolino per accontentare qualche potente politico, in posizione di forza impositiva, per favorire feudi elettorali ed interessi economici particolari e partitocratici. La somma di tutti queste azioni, prive di substrato storico culturale e sociale, hanno portato ad una situazione di ingovernabilità diffusa e sempre più grave, ad una grave disaffezione ed un profondo distacco tra la cittadinanza e la politica.

Occorre pertanto elaborare una riforma radicale della politica territoriale, eliminando tutti gli attuali enti locali, regioni, province (divenute addirittura 110 di cui 3 in fase di attuazione, alcune totalmente prive di senso e già conflittuali prima ancora di essere avviate, come Barletta- Andria- Trani) , comunità montane e collinari, ecc., ormai considerati dalla popolazione dei "poltronifici" dove sono state collocate perlopiù indegnamente centinaia di migliaia di professionisti della politica e suoi parassiti asserviti (tra cui molti consulenti), veri e propri “cortigiani”, e sostituirli con aggregazioni territoriali liberamente concepite dalle popolazioni stesse (tramite consultazioni e pattuizioni ed elaborazione di statuti) sulle orme degli stati preunitari, che potrebbero assumere la connotazione di Cantoni, come in Svizzera, dotati di ampia autonomia, per sfociare appunto in una Confederazione. Si tratterebbe pertanto di una forma ripropositiva attualizzata degli stati preunitari, in chiave moderna e con tutti gli adattamenti del caso, che non sarà affatto calata dall'alto e studiata a tavolino (come hanno sempre fatto politici e burocrati) ma elaborata dalla società civile, in maniera condivisa e partecipata e con il ricorso all'istituto referendario per confermare le scelte effettuate.

A livello territoriale localistico, che potremmo definire "cellulare" o di micropolitica, dovrebbero rimanere solo i comuni, ma con requisiti minimi, soprattutto demografici, con una soglia minima ad esempio di 10 mila abitanti, per cui si dovrebbero aggregare liberamente per pervenire a queste dimensioni funzionali. I comuni attualmente più piccoli, o anche le frazioni di grandi dimensioni (nella penisola ce ne sono oltre 60 mila, alcune sono molto più grandi di comuni esistenti) avranno diritto ad eleggere un proprio rappresentante, che sarà delegato con pieni poteri ad agire per l'interesse della comunità di provenienza, presso il nuovo comune costituito (di dimensioni appunto superiori ai 10 mila abitanti).

In pratica ogni delegato di una piccola comunità (borgo), che quindi non sarà affatto soppressa, diverrà consigliere nel comune di più grandi dimensioni e responsabile della gestione del proprio borgo e comunità ed avrà diritto solo a rimborsi spese ed un minimo di assegnazione logistica ed operativa idonea alle sue funzioni.

Solo i comuni così costituiti avranno una Giunta esecutiva, i cui membri avranno diritto ad una indennità di ruolo, tutte le altre saranno sciolte, e così saranno eliminati quasi tutti gli attuali ruoli di potere parassitario gestiti dalla partitocrazia. I Comuni così costituiti a loro volta delegheranno un rappresentante in seno al Cantone, in base ai criteri statutari che saranno determinati liberamente. I partiti che hanno dato corpo all'abominevole partitocrazia saranno così privati della loro linfa vitale e la società civile tornerà ad essere protagonista della politica attiva, riappropriandosi della sua libertà. Le società a partecipazione pubblica dovranno essere gestite da manager provenienti dal mercato o dalla società civile, per meriti competenze e qualifiche, e mai dai partiti.

Che vi siano già da tempo in corso istanze di maggiore libertà ed autonomia nella nostra penisola, è un fenomeno evidente a chiunque anche solo affrettatamente faccia una ricerca in internet, dove compariranno decine e decine di gruppi, associazioni, movimenti, ecc. che si rifanno a valori di indipendentismo, autodeterminazione, autonomia, protezione delle minoranze, ecc. Ne cito solo alcune a titolo dimostrativo ed esemplificativo: Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna (Indipendenza della Repubblica di Sardegna) - Partito Sardo d'Azione (Partidu Sardu) - Liga Veneta Repubblica - Partito Nazionale Veneto, Venetia Libera e Indipendente - Domà Nunch Associazione, econazionalista Insubre - Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT) – Movimento politico “La Colomba” per il Friuli Venezia Giulia - Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu - Movimento Autonomista Toscano - Movimento Indipendentista Ligure - Terra e Liberazione Per l´Indipendenza del Popolo Siciliano, ecc..

Inoltre sono sempre più frequenti esempi di ricerca di coesione territoriale fondata su radici storico culturali condivise e supportate da una forte identità comunitaria, come dimostrato di recente, ad esempio, dall'approvazione dello Statuto comunitario per la Valtellina (rammento che la Valtellina sarebbe stato il 24° cantone svizzero se Napoleone nel 1797 non lo avesse conquistato sottraendolo ai Grigioni ...). Cito soltanto superficialmente fenomeni in corso da diversi anni come il "Principato di Seborga", perché più che su solide basi storico culturali ed identitarie, si fonda su un'abile ed astuta gestione del business turistico, sempre più attratto da questi eventi e proposte autonomistiche fondate su presunte basi storiche ...

Queste diffuse espressioni autonomiste ed identitarie della società civile locale, sempre più potenti e capillari, e dotate di un notevole consenso latente (che i partiti cercano di soffocare o assorbire fagocitandolo), sono un segnale inequivocabile di un forte desiderio di libertà, di volersi liberare dal parassitismo e dalla corruzione soffocante, pervenendo a nuove aggregazioni politiche di piccole dimensioni, meglio governabili e controllabili, dove un sano individualismo creativo, tramite l'applicazione della democrazia diretta e partecipata, può dare più facilmente il suo contributo al benessere generale, migliorando la qualità della vita dei suoi abitanti. Dove i talenti non siano schiacciati e costretti ad emigrare ma siano valorizzati. Soprattutto in questo periodo di crisi finanziaria ed economica mondiale, che è dimostrazione del fallimento dell'attuale sistema politico economico dominante, fondato sulla creazione di denaro tipografico (immissione di liquidità senza contropartita valoriale, che è causa della vera “inflazione”) e sull'indebitamento sproporzionato ed indotto artificialmente, sull'ingerenza statalista nel mercato, sullo sfruttamento insensato delle risorse naturali, sull'assoluta assenza di etica politica ed economica, ecc., soprattutto ora si rende indispensabile rivedere totalmente le basi strutturali su cui fondare la società, che deve essere sostenuta da chi crea vera ricchezza con le proprie idee ed il proprio lavoro, con i propri risparmi ed investimenti, e non su chi ne abusa autoritariamente, appropriandosene parassitariamente.

Claudio Martinotti
http://www.cavalieredimonferrato.it

mercoledì 15 luglio 2009

Proposta di Gianfranco Paris per il riassetto bioregionale del Lazio, e programmi di settembre 2009 a Sant'Oreste (Roma) e Poggio Mirteto (Rieti)

Intervento per l'attuazione bioregionale in chiave istituzionale.

Condivido il Bioregionalismo nella sua sostanza ma l‘obbiettivo nell’attuale assetto istituzionale italiano non può che essere raggiunto per gradi.

Nella prima fase bisogna tener conto dell’esistenza delle Regioni così come sono oggi, senza pretendere modifiche di territorio perché queste per essere realizzate necessitano di complicati meccanismi costituzionali e scatenano nel contempo reazioni a catena dovute ad interessi precostituiti che è difficilissimo scardinare.

Questa situazione rende per i momento utopistica l’istanza bioregionale anche se effettivamente ben motivata. Oggi quindi il bioregionalismo amministrativo può avere, a breve e medio termine, una concreta possibilità di realizzazione solo con accorpamenti e ristrutturazioni di enti all’interno delle singole Regioni.

Nel nostro caso ci soccorre la Legge 145 del 1990, una buona legge partorita dalla Prima Repubblica, purtroppo ancora disapplicata.
Nel Lazio ci sono tre realtà territoriali e socio economiche diverse. C’è l’area metropolitana romana che comprende gran parte del territorio e degli abitanti laziali, c’è il sud pontino e ciociaro che è riuscito in questi ultimi 60 anni ha guadagnare un parziale progresso, c’è un nord sabino e la Tuscia che rappresentano l’anello più debole della catena regionale. Pur tuttavia sia il nord, ovvero la provincia di Rieti e Viterbo, che il sud, cioè Frosinone e Latina, sono legati da una omogeneità socio economica, di tradizione culturali e storiche che possono riconoscersi in un’unica matrice bioregionale. Tutte e quattro queste province hanno comunque tratti comuni evidenti di condizioni economiche, sociali e culturali che hanno poca attinenza con la realtà della megalopoli romana. La legge del 1990 prevede l’istituzione delle Aree Metropolitane, una sorta di città stato alla maniera tedesca (dove funzionano molto bene), staccate amministrativamente dalle Regioni di cui fanno parte ed il cui territorio non dovrebbe allargarsi più di tanto dagli attuali confini comunali. In questo modo l‘attuale territorio della Provincia di Roma, non necessaria all’Area Metropolitana, dovrebbe essere ceduto alle Province storiche confinanti (in chiave omogenea) rendendole così più solide dal punto di vista politico ed economico.
Ne verrebbe fuori un nuovo Lazio di due regioni, la prima costituita dall’Area Metropolitana di Roma, la seconda dalle quattro province autonome capaci di amministrarsi e programmare un loro sviluppo adeguato alle proprie esigenze, anche in considerazione delle esigenze metropolitane ma ad esse non soggette né condizionate.
Per realizzare tutto ciò non occorre una legge costituzionale, basta applicare la L.142/1990 sul riordinamento degli enti locali che consente questi aggiustamenti.

In tal modo sarà possibile realizzare a breve una prima graduale applicazione del bioregionalismo, lasciando a tempi più maturi la prospettiva di una riaggregazione su base prettamente bioregionale del territorio dell’Italia centrale.

Gianfranco Paris

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Commento:

Accolgo con grande piacere questa lettera-proposta di Gianfranco Paris, che riporta tutta la discussione bioregionale alla sua origine. Infatti questa descritta da Gianfranco è la prima proposta bioregionale avanzata da un nostro comitato chiamato “Punto Verde Calcata”, proprio negli anni ’90 del secolo scorso, prima ancora della fondazione della Rete Bioregionale Italiana e dell’uso del termine “bioregionalismo” che –ricordiamolo- è un neologismo d’importazione statunitense, oggi entrato nell’uso comune, in precedenza si usavano i termini “coesione delle aree omogenee” “ecosistema condiviso” “comune ambito socio culturale e geografico” etc.. Già dal 1990 questo discorso era partito assieme con la VAS di Stefano Zuppello e di Guido Pollice, successivamente con il discorso “etnico geografico” di Edoardo Zarelli (tra i primi fautori dell’ecologia geografica in Italia), con Accademia Europea di Carlo Carli, con la proposta di Luigi Daga per una Nuova Regione Etruria, con il Comitato per l'Etruria di Armando Gabrielli di Viterbo, poi sono arrivati gli americani con la nuova terminologia “bioregionale”….

L’intervento di Gianfranco Paris che, essendo direttore della testata locale Mondo Sabino, nonché compartecipe del “Punto Verde” per il riassetto del Centro Italia, e che ha sempre praticato un “bioregionalismo” ante litteram mi fa molto piacere e rende giustizia storica al nostro impegno.

Questa proposta di riaggregazione bioregionale del Lazio viene inserita negli argomenti in discussione in due prossime tavole rotonde, una in provincia di Roma, sul Soratte, e l'altra in provincia di Rieti, a Poggio Mirteto:

Sant'Oreste - Sabato 19 settembre 2009
h. 16.00 - Palazzo Canali Caccia a Sant’Oreste (RM) Inaugurazione Mostra e Tavola Rotonda sui Riti Fescennini e la sacralità del Soratte. Presenziano le Autorità Istituzionali e gli esponenti degli Enti Patrocinanti e dei Comuni coinvolti.


Poggio Mirteto - Domenica 20 settembre 2009
h. 10.30 - A Poggio Mirteto (Rieti) - Appuntamento a Palazzo Farnese – Passeggiata nei luoghi da cui la montagna sacra è visibile in lontananza e racconti sulla sacralità del territorio e sull’antica unione fra genti sabine, falische ed etrusche. Picnic in loco.
h.16.00 – Nel Palazzo Farnese meditazione sul Monte Soratte. Giro di condivisione di esperienze sul Soratte ed incontro conviviale, in cui esprimere varie forme di spiritualità naturale: la poesia, la musica arcaica, le storie.

Paolo D’Arpini

martedì 14 luglio 2009

Viterbo, estate 2009 – La città è più "bella" ... a piedi! - Invito peripatetico di Gianfranco Faperdue

Qualche volta ne vale veramente la pena....

Qualche volta lasciare la macchina o la moto in garage anche per poche ore e girare per la città a piedi è una cosa che molti viterbesi dovrebbero fare.

Scoprirebbero, con loro grande sorpresa, cose fino ad allora rimaste fuori dalla loro vista , una vista rigidamente e giustamente esclusivamente riservata alla guida del mezzo. E vedrebbero allora, semplicemente alzando lo sguardo angoli, scorci, palazzetti e viuzze che mai e poi mai avrebbero immaginato esistere nella nostra piccola ma bellissima città.

Scoprirebbero nuove bellezze, ma , hainoi, anche alcune sconcezze che mal si coniugano con la nostra: “ Città d’Arte e di Cultura”. Accanto ad alcune viuzze medioevale dei quartieri di San Pellegrino e Pianoscarano, ben tenute, linde e , soprattutto in questa stagione, ricche di piante e fiori, scoprirebbero quello che è capitato a noi di scoprire redici da alcune passeggiate all’interno ed all’esterno proprio quasi a ridosso delle mura civiche.

Scoprirebbero, cioè, aree abbandonate a se stesse, palazzetti fatiscenti e pericolanti e tante altre bruttezze alle quale si dovrebbe, in qualche modo porre rimedio. Quello in cui versa l’edificio, o ciò che rimane di esso che, nel tredicesimo secolo ospitò il primo ospedale viterbese e lo stato in cui versano due bellissimi profferli di via Bellavista abbandonati a se stessi, piene di erbacce di ogni tipo e con il rischio che possano crollare da un momento all’altro.

Ma accanto a queste scoperte, altre, se ne possono fare come ad esempio scoprire che forse tra qualche giorno inizieranno i lavori per la riapertura nelle mura civiche della vecchia Porta di San Marco che permetterà ai pedoni di raggiungere facilmente, da Viale Raniero Capocci, la zona di Piazza Verdi,passando sul retro del Teatro Unione e scoprendo così un suggestivo angolo della vecchia Viterbo medioevale, angolo rimasto fino ad oggi pressoché sconosciuto per la difficoltà di poterlo raggiungere .

Tutto questo lo abbiamo dedotto facilmente notando della barriere metalliche sistemate a ridosso delle mura e leggendo ( cosa che abbiamo potuto fare proprio perché eravamo a piedi), un cartello con le indicazioni dell’opera che si andrà ad intraprendere . Ed abbbiamo anche scoperto che le promesse di circa un mese orsono dell’assessore Giovanni Arena cominciano ad essere promesse reali. E questa scoperta l’abbiamo fatta in via Rosselli ove sono iniziati i lavori di rifacimento del manto bituminoso. E mano mano che passeranno i giorni e che ci avvicineremo sempre di più al 6 settembre, data fissata per la storica visita del Santo Padre Benedetto XVI, siamo non certi ma certissimi di questi lavori ne vedremo molti.

Comunque vogliamo ricordare ai nostri amministratori che si, siamo d’accordo che il centro storico va salvaguardato, curato ed abbellito ma questo, non deve porre in secondo piano i tanti problemi che affliggono la periferia. Va bene che i cartelli della toponomastica stradale sono stati posti in via Ioppi dopo anni ed anni di richieste dei cittadini ivi residenti, va bene che i lavori della rotatoria a Santa Barbara sembra proseguano celermente , ma non per questo si deve abbassare il livello di attenzione per le altre opere che attendono ormai da molto, troppo tempo.

Gianfranco Faperdue - www.latuavoce.it