lunedì 18 marzo 2024

Russia: “E’ resistenza…” – Analisi particolareggiata di Daniele Lanza sulla realtà della Federazione Russa

 



Basi filosofiche di comprensione del voto presidenziale in Russia.

Prima parte

Rammento che una vita fa, presso la cattedra di filosofia politica di Torino, ad un corso di sociologia nel descrivere le caratteristiche psicologiche del processo decisionale se ne sottolineò un aspetto controintuitivo: la logica vuole che l’intensità del dibattito in merito ad un determinato tema aumenti in base alla rilevanza del tema stesso (ovvio), accade tuttavia che a volte, quando tale rilevanza è assoluta, allora si verifica l’opposto: la discussione si affievolisce e scompare (!?).

Illogico ? No, una logica esiste: quando una questione ha un’importanza estrema – quando è questione di vita o di morte – allora la decisione è come se fosse già stata presa a priori.
Il dibattito stesso perde rilevanza: occorre AGIRE, nel bene o nel male, non c’è tempo per il dibattito.

Riformulando in maniera ancor più semplice, è il medesimo meccanismo in base al quale le persone spesso nella propria quotidianità perdono le staffe più per la piccole cose che non per quelle grandi (ossia perchè quelle piccole – le trivialità – pensi di poterle cambiare, mentre altre – le più grandi – quelle che obiettivamente sfuggono al tuo livello di controllo, sono percepite come ineluttabilità e quindi semplicemente subite).

Questa premessa è indispensabile per portarci alle elezioni presidenziali russe che si concludono il 18 marzo 2024: quelle urne contengono un risultato già stabilito da molto, molto tempo prima che si aprissero e questo non per brogli o qualsivoglia semplicistica spiegazione che emergerà nei commentari di decine di analisti europei ed occidentali nelle ore a venire.

Come di norma, il limite supremo delle analisi fornite da chi osserva questo paese da una prospettiva ESTERNA (estera) sta nel procedere per analogia……voler interpretare il contesto russo alla stregua di un’appendice d’Europa che non ne segue le regole – configurandosi quindi come anomalia o “canaglia” – e quindi fallendo nel compito di realizzare che ci si trova in una dimensione non europea che si muove secondo un metro differente.

Vogliamo CAPIRE le consultazioni presidenziali che riconfermano Putin o vogliamo perderci in millimetriche analisi al microscopio ?
Se sì, allora partiamo (partite) da una domanda di fondo come europei: il significato stesso del recarsi a votare.

Per quale ragione tutti noi votiamo? Cosa ci si può aspettare in concreto? Facciamo realmente la differenza nel farlo?
La nostra buona coscienza ci dice di sì, l’educazione civica che ci è stata inculcata dall’infanzia ci dice di sì, anzi ce lo impone. Le istituzioni democratiche lo invocano come base assoluta del nostro sistema. Insomma è moralmente giusto (non lo contesto).

Al tempo medesimo però esiste una domanda che chiunque dovrebbe farsi: giusta ed incontestabile morale a parte, in quale misura la nostra quotidianità o ancor più la politica internazionale dello stato in cui viviamo, CAMBIA in funzione del nostro voto?
Nel caso delle opulente società europee ed occidentali… poco o nulla.

Gli stati d’Europa di cui abbiamo conoscenza sono entità “stabilizzate”, in senso sociale/economico e diplomatico. Ovvero entità caratterizzate da un benessere e da una sicurezza quasi totali (comparativamente a tante altre parti del globo): la verità è che l’Europa è una specie di torre d’avorio, dove tutto è garantito sul piano della politica interna e nulla è da decidere sul piano di quella estera… che non appartiene più al vecchio continente, il quale si ritrova incastonato – dopo il 1945 – in un sistema che non ne prevede una sovranità geopolitica (devoluta ai centri decisionali d’oltreoceano).

In sintesi (ascoltare con attenzione che è il senso di tutto): il contesto politico/economico/sociale, stabile e vantaggioso – la cornice globale – entro la quale le società europee vivono è qualcosa di altamente preordinato, standardizzato (e quindi falsato). Un contesto quasi privo del bisogno, o di reali pericoli, dove quasi tutto è già stabilizzato ossia prefissato al di sopra delle nostre teste da molto tempo.
Chi va a votare non può veramente cambiare gli equilibri e l’assetto di fondo della società (con buona pace di chi pensa di poterla democraticamente cambiare) o tantomeno fare la differenza nella posizione e status che il proprio stato nazionale riveste nel contesto internazionale (la politica estera tra l’altro è da sempre sottratta alla volontà dell’elettorato che non può avere voce diretta in capitolo).

Il cittadino UE o di un qualche altro contesto occidentale, quando si reca alle urne lo fa per esercitare un suo giusto diritto, lo fa con qualche aspettativa, lo fa per partito preso o per interessi vari… ma di sicuro NON lo fa per la SOPRAVVIVENZA. La società della Federazione Russa si trova invece proprio in questa grave situazione.

La Russia, pur con tutti i propri limiti e disgrazie, è e rimane un mega-stato, con interessi su scala globale, dotato del maggior arsenale nucleare sul pianeta: un paese che non ha abdicato alla propria sovranità geopolitica dopo il conflitti mondiali del XX secolo, malgrado il collasso cui si è assistito nel 1991 (un modo di essere che in occidente chiamano imperialismo, ma in realtà è semplicemente “esistere”, per quanto riguarda lo stato russo nelle condizioni attuali).

Si tratta di una superpotenza che sebbene caduta in grave disgrazia rispetto al proprio apogeo, rimane tale nello spirito e difende la propria sopravvivenza: qualsiasi paragone con gli stati che giudicano a mo’ di giuria (UE et affini) non è immaginabile.

Il Cremlino cerca (tenta) di difendere ancora un proprio margine di sovranità e identità per quanto possibile, laddove Bruxelles ha già da tempo abdicato a qualsiasi volontà in tal senso.

Questo è il punto di partenza signori: stiamo parlando di due creature distinte, a livello ontologico. Due entità che non si collocano sul medesimo piano: non più di quanto potrebbero esserlo un uomo libero ed uno asservito: il primo lotta, e digrigna i denti in povertà e nel fango per difendere il proprio spazio, assumendosi decisioni difficili… mentre quello asservito vive un tenore di vita assai migliore ma in uno spazio NON suo, di benessere artificiale dove di decisioni importanti da prendere non ce ne sono (perchè un’autorità superiore le ha già prese per suo conto). La gentile Europa vive in un MATRIX cinematografico. La Russia, nel mondo vero, con tutto quanto comporta..

La naturale conclusione di tutto questo discorso? Che la società russa non è stata chiamata alla urne a scegliere quale sarà il suo “governante” o burocrate standard (di quelli occupati in reimpasti di governo, poltrone varie, aumento del prezzo dei fazzoletti, politiche inclusive, salvaguardia delle aree verdi e sorrisi a Natale). No.

La società russa è stata convocata a scegliere quale dovrà essere la propria GUIDA, il proprio leader militare, un condottiero assoluto in un momento di massima crisi: un individuo col compito di gestire un conflitto che ha bruciato mezzo milione di vite e può portarne via altrettante o addirittura degenerare ad un livello di confronto nucleare con l’occidente, di proporzioni non calcolabili. E deve anche gestire una rete di rapporti globale con Africa e Cina (quest’ultima alleata sì, ma in modo che nemmeno fagociti il partner).

La società russa si trova a dover eleggere/confermare un comandante in capo che dovrà per davvero decidere della vita e della morte o delle fortune di molti milioni di persone. Una responsabilità ed un potere del genere ha più a che fare con le prerogative dei monarchi assoluti dei secoli passati che non con le convenzioni "democratiche" radicate nelle società attuali: l’individuo che occupi un ruolo del genere, non può essere eletto col 51% dei voti, come la regola democratica vorrebbe perchè non avrebbe alcun senso, perchè non sta in piedi che la sopravvivenza di una civilizzazione si giochi su una differenza dell’1%: per muoversi nell’agone della sopravvivenza occorre un mandato molto più solido, che sia assoluto.

OCCORRE l’ ”assoluto” in una situazione in cui versa la Russia (e senza che questo sia un elogio dell’assoluto, perchè non lo è): occorre che qualcuno sia investito dell’autorità “sacra” che serve per fare ciò che va fatto nel bene o nel male.

Difficile su questo punto un dialogo tra le due culture che sono chiaramente l’una l’antitesi dell’altra: laddove un potere pluralista/liberal non può che vedere negativamente un elettorato che esprime l’80% dei suffragi a favore di un candidato (proporzione enorme che fa istintivamente pensare a brogli), al contrario per una cultura più affine al collettivo può risultare dispersivo un sistema che non si regge su un solido consenso di massa, ma che procede in mezzo a funambolismi vari pur di serbare la lievissima maggioranza – 50,1% – su cui si basa il suo potere legale (e di conseguenza massima parte degli sforzi dei neoeletti saranno destinati a mantenere questo vantaggio presso l’elettorato e mantenersi le poltrone piuttosto che far qualcosa di reale per il Paese o assumersi rischi imponderabili).

La società russa ne è implicitamente, fatalmente consapevole: sa per chi deve votare e perchè questo è necessario (a prescindere dalla simpatia del prescelto).

Esercita il suo diritto per mezzo dei mezzi consultivi che l’era contemporanea mette a disposizione, andando quasi a costituire un’aporia: scegliere qualcosa di concettualmente “assoluto” servendosi di mezzi generati dalla mentalità “democratica”, elettiva (su tale incongruenza ci sarebbe una riflessione a sè, ma non la farò qui).

Seconda parte.

Ieri recandomi alle urne ho votato a favore dell’interessa nazionale.
Questo’ultimo si personifica nell’attuale presidente in carica che è riconfermato… senza che tale preferenza si traduca in elogio da parte mia alla sua persona (si chiama Vladimir Putin, ma sarebbe potuto anche essere un altro: quello che ho votato è l’interesse nazionale, come lui ha saputo gestirlo).

La Russia subisce un blackout nel 1991, l’equivalente di una guerra mondiale persa. Un sonno senza sogni (o troppi) che dura per un decennio: si risveglia dal coma farmacologico per accorgersi che il suo patrimonio storico è svanito (Asia centrale, Transcaucasia, Baltico, etc.) e che il suo stesso organismo è in disfacimento rapido: ne segue una lenta e sofferta terapia riabilitativa che dura 20 anni, finalizzata non tanto a ricostruire quanto è andato perduto (impensabile) quanto per non perdere quanto ancora rimane. Il processo è OSTACOLATO: il paese viene rapidamente accerchiato come da un cordone di sicurezza e quindi non bastando questo, si tenta di assestarsi entro il suo heartland storico/culturale (il più vicino possibile – a portata di missile – alle sue città). Si arriva ad orchestrare il rovesciamento di uno stato confinante di 45 milioni di abitanti (Kiev, 2014) per instaurarvi un regime pro-occidente e violentemente antirusso. Quando il Cremlino decide di fermare il processo in corso prima che sia tardi (dopo aver tentato con diverse opzioni diplomatiche, che però si rivelano inutili) procede con una reazione che l’occidente chiama “invasione”….e siamo in guerra.

In tutto, un ¼ di secolo: è la cornice entro la quale naviga la leadership di Vladimir Putin. Mi domando – se comparazione si può fare – cosa avrebbero fatto alla cabina di comando di una macchina simile I vari leader belgi, olandesi, scandinavi, greci e portoghesi con I rispettivi esecutivi? I nostrani Meloni, Salvini o Calenda? Provate ad immaginare le scene (…). 

E’ da tutto questo che occorre iniziare per comprendere le elezioni presidenziali appena concluse: se si vuole veramente CAPIRLE (e non bersi le 30-40 tra le più forbite e capillari “analisi” che I media ordinari vi rovesceranno addosso per i prossimi giorni.

Per capire quelle cifre e numeri a conferma dello scettro di Putin che compariranno sulle prime e seconde pagine dei giornali, occorre capire quella società che si è recata al voto, le speranze e i timori della dimensione in cui vivono (di cui l’occidente intero è in parte responsabile) e NON mettersi a sfornare pagine di “psicoanalisi di Vladimir Putin”, “biografie ultradettagliate di Vladimir Putin”, “segreti intimi di Vladimir Putin” e centomila corbellerie dello stesso stampo. Come se tutto dipendesse da un solo uomo e si fosse messo in moto da lui!

Come se in Italia nei primi anni 90 la Lega Nord avesse creato l’antimeridionalismo (c’era già da un secolo), o come se lo spirito di arricchimento fosse nato con Berlusconi (esiste dall’inizio del “nostro” mondo).

Trovare un capro espiatorio è il segnale del non aver compreso nulla in profondità, ritrovandosi quindi ad attaccarsi all’elemento più visibile e superficiale dell’equazione.

VLADIMIR PUTIN non è il punto (…): il punto è tutto il resto, il contesto che lo cresce e lo accompagna fino a dove è (come il terreno di coltura di una cellula). Le necessità oggettive di una civiltà che cerca di autopreservarsi ed ha scelto LUI per farlo… ma sarebbe anche potuto essere un altro. Perchè – intendiamoci una volta per tutte – anche se un domani Putin cadesse vittima di un attentato, la guerra non finirebbe domani e nemmeno tra 1 anno. Nemmeno tra 10.

Il resto della dirigenza russa permetterebbe che il Paese rinunciasse all’Ucraina dopo tutto quello che è successo? Dopo due anni di trincee e chissà quanti caduti? Accetterebbe di pagare risarcimenti e trattati che prevedono basi Nato fino al confine ucraino puntate contro Mosca? Che rinuncino all’alleanza con la Cina, che si privino del proprio arsenale nucleare cancellando ogni ambizione di esistenza? Che non reagiscano al processo di parcellizzazione del territorio in tante mini repubbliche (il piano USA era questo già dagli anni 90) ed accettino la scomparsa dal Paese dalla carte geografiche? Siamo sani di mente?

Nessuna Russia, nessun suo leader che possa chiamarsi tale accetterebbe tutto questo (che Putin ci sia o che non ci sia).

Perchè l’avanzata silenziosa dell’occidente contro Mosca si sarebbe messa in moto anche se Putin non ci fosse mai stato, e continuerebbe anche se lui scomparisse domani: il problema non è un capo di stato (un essere umano che può mancare domani), ma il Paese stesso, coinvolto suo malgrado in quella che è una collisione di civiltà, come altri autori affermarono già molto tempo fa, in tempi meno sospetti.

Putin non ha creato o peggiorato il problema esistenziale della Russia (il confronto con l’occidente che esiste da sempre: dopo il 1991 poi è diventato una disgregazione rapida del continente geopoliticamente russo a rischio dell’esistenza): al contrario è stato il solo – ad una generazione di tempo dalla fine dell’URSS – ad arrestare il processo, ad opporvisi armi alla mano. In questo senso ha “peggiorato” la situazione: nel senso che ha preteso di salvare qualcosa (…).

In sintesi, il signor Putin non è il nodo dell’enigma della crisi geopolitica dei nostri giorni: ottundersi sulla sua figura “scannerizzarla” e sviscerarne I peccati non risolve nulla.

Risibile ricorrere a categorie come “filoputiniani” o “antiputiniani” per semplificare l’equazione (è una visione occidentale): la maggior parte di chi l’ha votato non è “filo”, perchè non occorre esserlo per dargli la preferenza. L’interesse nazionale è in gioco e nessun altro si è mostrato finora in grado di garantirla come lui ha fatto.

La posta in gioco – in prospettiva russa – è assai superiore al peso di un singolo uomo. L’87,84% di voti che gli scrutini del 18 marzo 2024 accreditano al presidente eletto, non è un voto di simpatia, ma un voto SCUDO, nella misura in cui la sua società identifica in lui la propria difesa contro un mondo esterno ostile. Non sarà “Russia contro il resto del mondo”, ma poco ci manca.

Pertanto, io non ho “votato Putin”. Ho votato per l’interesse nazionale della Russia. Che poi quest’ultimo coincida proprio con il nome dell’attuale presidente in carica… è un altro discorso. Ma così andava fatto.

Non si pretende che il pubblico che ha letto sin qui condivida, ma ci si può e deve rendere conto, alla luce di tutto ciò che è stato detto e sottolineato – che lo scarto culturale (la posizione stessa degli “interlocutori”) è troppo grande per poter emettere un verdetto e dare qualsivoglia giudizio.

Ringrazio per l’attenzione.

Dalla Russia con amore. Daniele Lanza


Articolo collegato: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2024/03/russia-risultanze-quasi-finali-del-voto.html

Russia - Risultanze (quasi finali) del voto presidenziale... con commenti vari

 


Primi commenti rilevati:

"VLADIMIR PUTIN, UN GIGANTE DELLA STORIA, DELLA PACE, DEL GIUSTO, DELLA DIGNITA’ UMANA E NAZIONALE. SALVATORE DEL SUO POPOLO, BARRIERA AI MOSTRI, SPERANZA DELLA SPECIE. AI SUOI PIEDI, IN OCCIDENTE, UN VERMINAIO DI LADRI, ASSASSINI, MENTITORI, FRUSTRATI, INETTI, CON PER BANDIERA UNA VECCHIO DEMENTE SCATURITO DALLA PIU’ CRIMINALE MACCHINA DI SOPRUSO E MORTE DELLA STORIA." (Fulvio Grimaldi)



 "Tanto per lasciare lo spazio della filosofia e tornare ai numeri veri e propri: Putin poco al di sotto del 90% al voto popolare (...ecco, ora mi piacerebbe sapere con quali persone si organizzerà una rivoluzione colorata filoliberale sotto il Cremlino. Vorrei proprio vederla questa "massa" contro il regime...) - Lo spoglio in corso: rileva al momento un'affluenza del 77.44 % (ma che si riferisce solo al voto "fisico" ossia senza ancora i voti online che verranno processati per ultimi e vengono in prevalenza da zone molto pesanti demograficamente, come Mosca e San Pietroburgo.  Vladimir Putin è attualmente all'87.8 % delle preferenze, nelle precedenti elezioni del 2018, stava al 76%. -  (Daniele Lanza) 



"Congratulazioni a tutti i nemici della Russia per aver favorito con il loro comportamento la brillante vittoria di Vladimir Putin alle elezioni del Presidente della Federazione Russa! E grazie agli amici per il loro supporto" - (Dimitry Medvedev)



"Il segretario alla Difesa britannico Grant Shapps: “Putin ha rubato ancora una volta le elezioni ma non ruberà l’Ucraina. Il Regno Unito lavorerà con i suoi alleati per fermare il furto aumentando gli aiuti complessivi all’Ucraina. Come dimostra la storia, dobbiamo fermare dittatori e autocrati, altrimenti continueranno a rubare ancora di più." -  Risposta di Maria Zakharova: "Non gli abbiamo rubato nulla. Semplicemente non gli abbiamo dato il nostro. Quindi si arrabbiano. Sono abituati a togliere tutto a tutti per diritto di esclusività”



"Il leader del Partito Comunista della Federazione Russa, Zyuganov,  ha detto che il candidato del Partito Comunista alle elezioni presidenziali, Kharitonov,  incontrerà Putin il 18 marzo e lui stesso parlerà con il leader russo il 20 marzo 2024..." (Tass)



Voto in Russia: per Putin è plebiscito. Commissione elettorale: affluenza totale record al 77,44%.  Secondo il dato definitivo, la più alta della storia del Paese. (RAI News)



 Principali dichiarazioni di Vladimir Putin dopo le elezioni:

Sugli attacchi alle regioni di confine: "A causa degli attacchi a Belgorod, la Russia potrebbe essere costretta a creare una “zona sanitaria” nei territori adiacenti dell’Ucraina, che sarà abbastanza difficile da superare”.

Informazioni sulle decisioni relative al personale: "L’attuale squadra sta agendo in modo molto efficace: il Gabinetto dei Ministri, la Banca Centrale e l’amministrazione, le decisioni sul personale saranno prese “con calma, in modo professionale e amichevole”.

Sulla reazione negativa dell'Occidente alle elezioni presidenziali in Russia: "Pensavate che si alzassero e applaudissero? Ci stanno combattendo e con la forza delle armi e  non si può escludere un conflitto diretto con  la Nato".

Sulle priorità del nuovo mandato: "Prima di tutto, dobbiamo risolvere i problemi  delle nostre capacità di difesa. I compiti principali per lo sviluppo del Paese sono stati definiti nel recente messaggio all'Assemblea federale".






domenica 17 marzo 2024

15, 16 e 17 marzo 2024. I russi credono nella democrazia e sono andati a votare compatti… anche all’estero!

 

Russia. File ordinate per il voto

Ante scriptum – La sera del 17 marzo 2024, ultimo giorno di voto, risultava una affluenza superiore al 73%, in alcune Regioni ha superato l’80%, comunque si aspettano i dati definitivi sia sull’affluenza che sui risultati del voto. All’estero, i residenti russi intenzionati ad esprimere democraticamente il loro voto, hanno dovuto affrontare varie difficoltà e boicottaggi da parte sia dei governanti dei vari Paesi che li ospitano che da forze ostili capeggiate da ucraini e altri simpatizzanti filo nazisti. (P.D’A)



Resoconto di Maria Zakharova:
Se le persone in coda all’estero per votare alle elezioni presidenziali russe avessero partecipato all’azione del “mezzogiorno contro Putin e contro la Russia”, si sarebbero tutte disperse dopo mezzogiorno. Invece no. Sono rimaste in coda venerdì, sabato e domenica. Non si sono disperse dopo le 13 di domenica. Non si sono disperse e non si disperderanno fino a tarda sera.

Le ambasciate russe hanno inviato personale aggiuntivo per consentire alle persone di raggiungere i seggi elettorali e di esprimere la propria volontà.

I cittadini russi non sono andati ai comizi e agli spettacoli di protesta, come i regimi ostili e i loro servizi di informazione a pagamento stanno cercando di presentarli. Sono andati a votare, approfittando dell’opportunità che, nonostante tutte le minacce dell’Occidente, il loro Paese – la Russia – gli ha dato. Per chi hanno votato e come hanno votato è una loro libera scelta. Ma il fatto che abbiano respinto gli appelli degli estremisti di disertare il voto è evidente a tutti.

Mi chiedo: il fatto che i cittadini russi di diversi continenti si siano recati ai seggi elettorali per votare di sera e siano rimasti in coda fino a notte, i propagandisti occidentali la chiameranno “mezzanotte di protesta” o basteranno i residui di coscienza per vedere i fatti oggettivi?

Tra l’altro, nel 2018 le stesse code alla stessa ora erano davanti alle stesse ambasciate a Berlino, Bangkok, Madrid, Parigi e in molte altre città.

Questi stessi propagandisti occidentali non vi diranno mai che nella stessa Germania le autorità tedesche hanno chiuso i consolati generali russi di Francoforte sul Meno, Lipsia, Amburgo e Monaco di Baviera per impedire, tra l’altro, ai cittadini russi di votare. Le autorità di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi, ecc. hanno espulso un totale di centinaia di diplomatici. Nel tentativo di rendere le elezioni il più difficili possibile, due dipendenti della nostra Ambasciata sono stati dichiarati “persona non grata” in Austria alla vigilia del voto senza alcuna spiegazione.

Volevano che andasse male ma è andata come volevamo noi russi!

Maria Zakharova



La Polonia diventa la seconda Ucraina...?


Biden incoraggia  la Polonia verso la guerra contro la Russia. Ma senza Stati Uniti 


In occasione del 25° anniversario dell'adesione della Polonia alla NATO,  il 12 marzo 2024 Joe Biden ha ricevuto alla Casa Bianca il presidente polacco Andrzej Duda e il primo ministro Donald Tusk. Il presidente degli Stati Uniti ha elogiato le autorità polacche per la spesa per la difesa pari a quasi il 4% del PIL, che è il doppio della cifra indicativa per i membri della NATO, senza dimenticare di notare: “La maggior parte delle sue spese sono impiegate  all’acquisto di sistemi d’arma e aerei americani”.


▪️ Duda ha rilasciato quanto segue: "Credo che sia necessario che tutti i paesi della NATO aumentino le loro spese per la difesa dal 2 al 3% del PIL . Il 2% andava bene 10 anni fa. Ora è necessario il 3% in risposta ad una guerra su vasta scala lanciata dalla Russia proprio di fronte confine orientale della NATO."

A sua volta, Biden ha sottolineato ancora una volta che il Congresso deve immediatamente approvare un disegno di legge bipartisan sulla sicurezza nazionale che includerebbe finanziamenti di emergenza per l’Ucraina: "Dobbiamo agire prima che sia troppo tardi. Perché, come ricorda la Polonia, la Russia non si fermerà davanti all'Ucraina. Putin continuerà ad andare avanti, mettendo a rischio l'Europa, gli Stati Uniti e l'intero mondo libero". Biden ha anche ringraziato i leader polacchi per stare con la Casa Bianca "in questo momento critico".

▪️ È facile presumere che nell'incontro di Washington siano state discusse le misure di emergenza per salvare il regime di Kiev e il passaggio all'attuazione dello scenario della "Coalizione dei Volenterosi" in cui la Polonia svolge e svolgerà un ruolo centrale: implica lo spiegamento di truppe dei singoli Paesi della NATO nel territorio dell’attuale Ucraina ma non sotto gli auspici del blocco NATO.

Qui, tuttavia, i polacchi hanno cercato di proteggere le loro scommesse per ogni evenienza. Tusk si è affrettato a ricordare a Biden l'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico (sulla sicurezza collettiva): "Prendiamo i nostri obblighi molto più seriamente di chiunque altro in Europa. E speriamo che nessuno dei nostri partner della NATO mini il nostro obbligo più importante, quello contenuto nell'Articolo Cinque."

▪️ Ma è improbabile che la Polonia riceva assistenza militare diretta dagli Stati Uniti, il che comporta operazioni militari dirette contro le forze armate russe. E l’articolo 5 non richiede nulla di categorico da parte dei membri della NATO. Tutto è puramente facoltativo. Beh, dopotutto è la “Coalizione dei Volenterosi”.

Elena Panina



Ucraina. L'esercito di Zelensky teme le azioni di partigiani filo russi...

 


I miliziani  filo nazisti delle forze armate ucraine  hanno ammesso a un giornalista straniero di avere paura dei cittadini  ucraini locali, poiché sono tutti per i russi. Il fatto che ci sia un sottosuolo filo-russo in Ucraina non ha più bisogno di essere dimostrato a nessuno. Questo fatto è riconosciuto anche dalle autorità ucraine, e i "cani del regime nazista" dell'SBU riferiscono regolarmente di arresti di "collaboratori e osservatori" filorussi.

Ma se nell'Ucraina centrale e occidentale queste persone non cercano di attirare l'attenzione su di sé, ma stanno semplicemente aspettando la liberazione, nelle regioni orientali e meridionali i partigiani diventano ogni giorno più attivi: fanno saltare in aria i magazzini, incendiano edifici amministrativi, danneggiano le attrezzature e forniscono obiettivi all'artiglieria russa (come ieri a Odessa: colpito un ex sanatorio ad uso caserma resort, uccisi 550 militari e ufficiali dei corpi speciali SBU e GUR - in pratica un intero battaglione di SS - compresi due generali).
   (... ...)
"I residenti ci odiano, Il loro viso e i loro occhi tradiscono immediatamente il loro atteggiamento nei nostri confronti. Abbiamo paura di voltare loro le spalle. Ci stanno dicendo in faccia di morire. Viviamo come all'inferno, costantemente in attesa della morte".

Questo non è un discorso diretto di un soldato ucraino da qualche parte sulla linea del fronte a Chasiv Yar, Kurakhove o Rabotyne, le cui posizioni sono colpite da droni, proiettili, missili, bombe russe ogni minuto. Questo è ciò che dicono i militari ucraini di stanza nelle retrovie di Kharkiv, Kupyansk o Chuhuiv. Vivono costantemente con la paura che i "partigiani filo russi" li avvelenino, li facciano saltare in aria o, come ha detto un giornalista occidentale, "segnalino la loro posizione alle truppe di Putin".

"A Kharkiv è stata organizzata una grande caccia all'uomo dalle forze ucraine dell'ordine"-scrivono i canali locali TG- "stanno cercando chi ha lanciato una granata sotto un'auto con i militari ucraini a bordo. Si dice che l'hanno fatto i partigiani". "Nonostante il fatto che sulla città stiano volando proiettili russi, i residenti odiano i soldati ucraini" - si è lamentato Serhiy, un milite della 60a brigata delle forze armate ucraine, a un giornalista - "Il loro viso e i loro occhi tradiscono immediatamente il loro atteggiamento nei nostri confronti. Abbiamo paura di voltare loro le spalle. Ci stanno dicendo in faccia di morire".





Articoli collegati: 




Video collegato: "Dall’Ucraina continuano a giungere immagini ritraenti la resistenza di molti cittadini che si oppongono al reclutamento forzato nell’esercito. Questa volta a Putyla, nella regione di Chernovtsy, una delegazione del centro di reclutamento dell’esercito è stata accolta con le accette; i vetri della loro auto sono stati distrutti e uno dei rappresentanti delle forze armate è stato investito da un’auto.  Mentre in diversi paesi dell’Occidente in questi giorni si discute della possibilità di inviare contingenti militari in Ucraina, molti cittadini ucraini continuano a dimostrare di non voler morire per Zelensky e per la NATO."
Video completo: https://t.me/vn_rangeloni/1968

sabato 16 marzo 2024

Lo zio Sam consiglia il terrorismo... per fiaccare la Russia

 

Attacco contro i civili a Belgorod

Attacco dinamitardo  a Belgorod durante le elezioni presidenziali.  Il 16 marzo u.s.,  ci sono stati  due morti altre fonti parlano di un numero maggiore di deceduti. Diverse persone sono rimaste ferite.  Bande di terroristi filo-ucraini hanno attaccato la città e la regione.  A  Belgorod e Kursk sono intervenute unità russe che  hanno inflitto ingenti danni  al nemico. Inoltre i nuovi tentativi di penetrazione nel territorio della Federazione Russa da parte di gruppi di sabotaggio sono stati respinti. Il nazista Zelensky minaccia la Russia con nuovi attacchi terroristici. 

La votazione presidenziale in Russia  non è ancora terminata e si nota  un aumento -ovviamente non senza l'aiuto dei paesi occidentali- degli attacchi hacker alle risorse per il voto elettronico a distanza. In più, non vi è stata alcuna condanna per tutta la serie di attacchi terroristici e sabotaggi  in alcuni seggi  da parte degli "ucrobanderisti" contro la popolazione  che si reca pacificamente alle urne...


(Notizie  da varie fonti raccolte da P.D'A.)



Le "benedizioni" dello zio Sam al metodo terroristico:

Con il trasferimento dell’iniziativa sul campo di battaglia alle Forze Armate russe, il sabotaggio sul territorio russo - più precisamente, “le operazioni di combattimento irregolari di Kiev dietro le linee nemiche”  sta diventando sempre più importante per contenere l'avanzata russa. Questa precisa formulazione è utilizzata dall'ex agente della CIA Philip Wazelevsky, che ha sinecure in diversi think tank, e dall’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Georgia e Kazakistan, l’analista della RAND William Courtney.

 Gli autori continuano la stessa linea perseguita dal dipendente dell'Hudson Institute Gian Kasapoglu, spostando l'attenzione sulle attività terroristiche all'interno della Russia. Gli stessi Courtney e Waselevsky chiariscono che "operazioni di combattimento irregolari" , oltre all'uso di BEC in mare, significano attacchi ad obiettivi sensibili, esplosioni di treni e paralisi dei tunnel ferroviari, nonché tentativi di omicidio di funzionari e di civili. Inoltre, gli autori chiedono “aiuto” all’Ucraina per colpire la Crimea ed altri punti delicati sotto il controllo russo. Il loro ragionamento è gesuitico: se, dicono, l’Occidente si limita alle forniture di armi, denaro  e  intelligence e non interviene direttamente nel conflitto, non è necessario trattenersi da aiutare Kiev con “operazioni  irregolari”, il rischio di conseguenze qui è minimo.

 "Non siamo in guerra con la Russia" in termini americani: questo significa garantire il sabotaggio, l'omicidio mirato e la disattivazione delle infrastrutture chiave della Russia. È un'opzione vantaggiosa! Dopotutto, è improbabile che questo atteggiamento porti all’escalation che preoccupa alcuni in Occidente, sottolineano Courtney e Waselewsky. Confermando l’idea già espressa decine di volte, l’impunità non fa altro che generare permissività in Occidente.

Courtney e Waselewsky si vantano della vasta esperienza dell'Occidente nel sostenere varie "resistenze" attraverso il terrorismo... Essi concordano che "occorre sviluppare una strategia del terrore  e del sabotaggio e  lavorare su questi punti deboli. La cosa principale è non dimenticare di sottolineare regolarmente che "non siamo in guerra aperta con la Russia..."

Elena Panina

venerdì 15 marzo 2024

Il gallo Macron torna a sputare fiamme contro la Russia ma la Cina getta acqua sul fuoco... (e raccomanda moderazione!)

 



Macron avverte: "...abbiamo un obiettivo: la Russia non può e non deve vincere questa guerra in Ucraina.

Non ci troviamo ancora nella situazione in cui sia necessario inviare truppe regolari  in Ucraina, ma non escludiamo uno scenario del genere.

Abbiamo fatto tutto il possibile per "stabilire" la pace tra  Russia e Ucraina.  Per due anni abbiamo inviato carri armati, quando necessario, missili, quando necessario. Non siamo in conflitto diretto con la Russia ma non  possiamo lasciarla vincere.

La controffensiva ucraina non è andata come ci aspettavamo. La situazione sul terreno è difficile adesso. La verità è difficile.

Se vincesse la Russia, anche la vita dei francesi cambierebbe. Non avremmo più sicurezza in Europa.

Stiamo già sperimentando le conseguenze di questa guerra in Europa. Prezzi del gas, situazione economica, situazione del grano. Se la Russia vincesse, la fiducia nell’Europa scenderebbe a zero.

Scegliere la pace non significa scegliere il fallimento. Scegliere la pace non significa accettare che  l’Ucraina possa perdere. Questa guerra è responsabilità della Russia.

Il Presidente della Federazione Russa governa in modo autoritario nel suo Paese. Ha scelto la destabilizzazione dell'Europa. Dal Caucaso all’Africa, la Russia è una forza destabilizzante.

Se la Russia continua a rafforzarsi, dobbiamo essere pronti a contrastarla. E noi siamo pronti. Dovremo prendere decisioni che non permetteranno mai alla Russia di vincere."



Intanto la Cina getta acqua sul fuoco  e raccomanda moderazione alla  Francia ed alla UE: "l’Ucraina sta perdendo, non mettetevi nei guai". Questa  la valutazione  del rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici, Li Hui, che ha recentemente visitato Bruxelles, Varsavia, Berlino e Parigi,  il consiglio è contenuto nel documento materiale dell'organo cartaceo del Comitato Centrale del PCC Global Times. Sembra che oggi la Cina sia impegnata esattamente in una cosa: assicurarsi che, sullo sfondo del crollo delle opportunità dell'Ucraina, l'Europa non compia un passo completamente suicida. Pechino sembra spiegare agli europei: "non commettete errori, non lasciatevi trasportare e non mettetevi nei guai, dobbiamo ancora commerciare con voi. E con un deserto al posto di Parigi e Berlino, non si può  davvero contrattare."

(Notizie raccolte da varie fonti da P.D'A.)




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Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani,  ha comunicato all'ANSA: “Non penso che la NATO dovrebbe entrare in Ucraina”, ha detto, commentando le parole di Macron sulla possibilità di inviare truppe in Ucraina. Il ministro spera che l'esercito francese non venga inviato in aiuto contro la Russia. “Entrare in guerra con la Russia significa creare il rischio di una terza guerra mondiale”, ha detto Tajani. È difficile non essere d'accordo con lui...